La storia millenaria del Mediterraneo raccontata per quella che è: una grande epopea umana. Dai Neanderthal alle misteriose civiltà dell'età del bronzo, dagli imperi in guerra fino al mare di oggi, è qui che decidiamo chi diventare.
Per gran parte della storia umana il mare ha suscitato una sensazione la paura. Persino in un posto come il Mediterraneo centrale, dove Europa e Africa si guardano a poca distanza. La storia di questo pezzo di mondo, di un mare che può essere un ponte ma anche una barriera invalicabile, dice molto di noi. Dagli uomini preistorici che dalle sue sponde osservavano quelle acque oscure e minacciose senza mai trovare il coraggio di attraversarle, alle popolazioni che per prime intagliarono un tronco e lo misero in acqua; dai mercanti di ossidiana e i loro riti perduti, alle misteriose civiltà dell'età del bronzo; e le conquiste degli imperi, le scorribande dei pirati, i flussi migratori che da nord andavano verso sud, come gli italiani che furono spediti in Libia dal regime fascista, o quelli che da sud vanno verso nord, come le migliaia di persone che oggi si affidano a traversate rischiosissime in cerca di una nuova vita o anche solo della sopravvivenza. Luca Misculin fa un vero e proprio carotaggio storico, raccontando la stratificazione di popoli, uomini e miti che si sono succeduti nel corso dei secoli. E allo stesso tempo racconta il Mediterraneo di oggi, le sue isole e i suoi porti, i suoi uccelli migratori e i cavi sottomarini che lo attraversano, i suoi luoghi piú inaccessibili, come basi militari abbandonate o piattaforme petrolifere. Muovendosi fra le coste libiche e tunisine, Pantelleria e Linosa fino a Lampedusa, Misculin ci fa conoscere un mare tutt'altro che nostrum, mostrandoci il Mediterraneo come fosse la prima volta, con tutte le sue contraddizioni, la sua severa spietatezza, la sua straordinaria profondità storica e umana.
Un saggio estremamente vario su quel pezzo di mare, tra la Sicilia e il Nord Africa, che viene chiamato Canale di Sicilia, e che fa da cartina tornasole per tutto il Mediterraneo. Si parte dalla Preistoria per fare un viaggio che arriva fino a noi, passando attraverso mari in tempesta, etimologie complicate di nomi famosissimi, isole che compaiono e poi scompaiono, battaglie combattute e battaglie forse immaginate, navi di pirati e di trafficanti, dittatori e colonialismo, nidi di uccelli marini in pericolo di estinzione, peperoncini piccantissimi e tanta, forse troppa, umanità. Tanta Storia, tante storie: istruttivo, interessante, divertente, commovente e necessario. Il libro giusto al momento giusto.
Si sente il lavoro enorme di studio per la costruzione del libro e la passione dell'autore. Il tutto scorre agevolmente tra Uomo di Neanderthal, berte maggiori, ricette dell'harissa e colonie libiche in epoca fascista. Preziosa mappa per orientarsi nei giorni nostri.
Premettendo che adoro Luca Misculin, i suoi articoli e podcast, sono rimasta un po’ delusa da questo libro. Pur essendo consapevole del fatto che fosse una raccolta di storie su svariati temi « mediterranei », la scelta di alcuni di questi mi é sembrata quasi casuale… mi è mancata la presenza di un filo conduttore nel libro. Ovviamente, alcuni capitoli sono molto interessanti e pieni di curiositá sulla zona tra il Canale di Sicilia e il Nord Africa; ma nella seconda metá del libro mi è sembrato molto una raccolta di fatti storici scelti un po’ arbitrariamente senza un nesso logico. Comunque, ti adoro lo stesso Misculin <3
c'è chi dice che ricordi «Sapiens» di Harari, e chi ne apprezza davvero il contenuto. ho apprezzato la ricostruzione delle Storie della vita umana attorno a uno stretto di mare (che poi raccontano molto di più della vita umana sulla Terra) e di come questa si è scissa in gruppi che poi sono diventati Stati. Si parla anche di tartarughe e altri animali nostrani. piccoli sgarbi alle persone sarde e a chi pensa di ritornare all'impero romano (when you know you know) Misculin ha una piccola passione per i fenici, poi è simpatico :')
A Linosa c'erano un sacco di animaletti. Cartagine era na bomba. Il mediterraneo è di tutti se lo lasciamo in pace. Misculin non è di tutti invece, purtroppo.
Interessante, ricco di Storia e di storie diverse che offrono spunti su cui riflettere. Difficile da inquadrare come genere, forse lo definirei più podcast scritto che saggio, ma estremamente godibile nella lettura. Luca Misculin sempre garanzia di precisione e di umanità.
Interessante saggio divulgativo che ripercorre la storia umana che ha interessato il Canale di Sicilia nelle varie epoche storiche. Il testo è scorrevole e a una comunicazione colloquiale sono affiancati molti concetti e informazioni approfondite. Ho apprezzato i capitoli storici alternati a brevi racconti più attuali, che riguardano le varie isole nel Canale di Sicilia e alcune peculiarità di contorno. Nel complesso si ottiene una lettura di materiale vario e ricco per conoscere una zona di mondo così vicina e "calda".
Se c’è una cosa che ci ha insegnato questo viaggio nel tempo e nello spazio attorno al Canale di Sicilia è che persino in un posto così eterogeneo e frammentato, i cui fondali sono pieni di navi affondate e corpi di persone uccise o respinte, si possono trovare periodi e contesti a cui ispirarsi, in cui la diversità, anzi, è stata un elemento di ricchezza. Basti pensare ai secoli in cui Lampedusa è stata un porto franco in mezzo a uno dei mari più pericolosi al mondo, allo sviluppo agricolo e commerciale della Sicilia durante il governo arabo, al miscuglio di comunità che portò alla fondazione - pacifica — di Cartagine, fino agli equipaggi multietnici delle navi delle Ong, che soccorrono i migranti in difficoltà nelle stesse acque in cui meno di duecento anni fa i paesi europei si contendevano un isolotto vulcanico appena emerso dal fondale.
Il Canale di Sicilia non è destinato a essere un luogo di scontro permanente, cioè il destino che attende tutte le zone di confine secondo gli esperti di geopolitica e insomma chi ritiene che le comunità umane siano incatenate alla conformazione geografica del posto in cui vivono. Allo stesso modo non si realizzerà mai un mondo in cui spontaneamente i gruppi umani intorno al Canale di Sicilia deporranno le armi, fisiche ma anche politiche e retoriche, riconosceranno che siamo tutti parte di un unico grande popolo mediterraneo, e vivranno per sempre felici e contenti. Un mondo del genere va costruito, proprio perché nella storia umana il Canale di Sicilia è stato entrambe le cose: un luogo di scontri violentissimi, ma anche di slanci di inclusione e progetti condivisi. Non siamo condannati: dobbiamo semplicemente scegliere a quale delle due facce ispirarci.
Libro bellissimo e molto ben documentato, narra il Mediterraneo centrale in diversi tempi e spazi che, in qualche modo, si connettono l'un l'altro. Molto interessante e toccante la parte finale che racconta, nelle storie di alcuni/e di loro, l'esperienza drammatica dei migranti che tentano di trovare un futuro migliore in Europa attraversando, su mezzi di fortuna, il Mediterraneo centrale.
Coinvolgente e scorrevole. Ho imparato varie cose interessanti, soprattutto di storia (ad esempio le colonie italiane in Libia, le migrazioni preistoriche). Il limite del libro è che salta di palo in frasca, a volte andando a finire su temi di scarso interesse (il calcio a Lampedusa) o da sussidiario (i cartaginesi), per concludersi con l'inevitabile riferimento alla migrazione contemporanea: fin dall'inizio è chiaro che lo scopo è arrivare lì (e va bene così), ma ci si arriva quasi per caso. Un'ottima lettura, ma il classico libro che ha senso commercialmente solo perché scritto da un giornalista noto. Sembra una serie vari lunghi articoli di approfondimento uniti un po' pretestuosamente con un criterio geografico (ma mi sembra che solo uno dei capitoli è la rielaborazione di un articolo del Post). Forse è inevitabile, o quasi, quando un giornalista prova per la prima volta a scrivere un saggio lungo.
Luca Misculin ha scritto un gran bel libro che ripercorre migliaia di anni della storia del Mediteranneo e ci racconta della sua attualità con la delicatezza che gli si riconosce. Ci sono 6 capitoli alternati a intervalli che spaziano dai gatti al calcio, da Alarm Phone alla II Guerra Mondiale. Luca riesce a mettere insieme la storia di Cartagine, un campionato di calcio e la tragica storia dei migranti di oggi, il tutto senza apparire fuori luogo e senza cadere nella retorica. Mare aperto non è un libro facile, il sesto capitolo ci sbatte in faccia la realtà dei viaggi delle persone migranti ed è forse il più complesso da leggere. Era però necessario: il giusto completamento di un lavoro intenso e dal quale traspare grande empatia e capacità di racconto. Il Mediteranneo è un confine, come tutti i confini ha avuto momenti in cui ha unito e momenti (come oggi) in cui ha diviso anche duramente. Come dice Misculin a conclusione “dobbiamo semplicemente scegliere a quale delle due parti ispirarci”.
Non avevo nessun dubbio sulle abilità narrative di Misculin.
I racconti sono su vari temi che coinvolgono la porzione mediale del Mediterraneo, in particolare il canale di Sicilia, quale zona e via di comunicazione strategica del passato e del presente. Ci sono argomenti storici che non si studiano a scuola, come ad esempio quelli delle piccole isole comprese in quel tratto di mare o i dettagli della campagna di Libia nei primi anni del secolo scorso. Alcuni sono leggeri, anche se in grado di stimolare riflessioni, altri molto pesanti come l'emigrazione.
Anch'io ho visitato alcuni dei luoghi di cui si parla, ma l'autore dà prospettive nuove, oltre il limite della terraferma e si immagina con spirito diverso la distesa d'acqua che sta davanti.
Una storia molto umana di un pezzo di mare che spesso pensiamo essere vuoto e invece è pieno di cose. Misculin le raccoglie tutte, sia quelle positive che negative, e lo fa con uno stile giornalistico, che non si perde in fronzoli, ma che comunque lascia trapelare i sentimenti dell’autore rispetto a ciò che sta raccontando. Per me molto bello.
È un libro affascinante che ci porta a scoprire un angolo di Mediterraneo a noi vicinissimo ma ancora poco conosciuto: il Canale di Sicilia, con le vicende e i popoli che lo hanno attraversato dai Neandertal fino a oggi.
Leggendolo, però, ho avuto la sensazione che (come accade in altri saggi scritti da giornalistə usciti negli ultimi anni) si trattasse quasi di una versione “Instagram story” di un libro.
Mi spiego: molti saggi contemporanei che ho letto, anche quelli che ho apprezzato di più, sembrano costruiti come una raccolta di storie più o meno brevi che, sommate, cercano di restituire un quadro d’insieme. In parte ci riescono, ma ho l’impressione che questa forma risponda più alle esigenze del mercato che a una scelta stilistica consapevole. In una società sempre meno capace di sostenere l’attenzione su testi lunghi, la saggistica si è adattata offrendo pillole facilmente condivisibili (perfette per una conversazione a cena) piuttosto che un vero approfondimento.
La domanda che mi sono posta leggendo questo libro, che comunque ho apprezzato e di cui stimo l’autore, è se non sarebbe compito della saggistica tornare a essere soprattutto uno spazio di indagine e di analisi più profonda, invece di limitarsi a inseguire la forma frammentata del nostro tempo.
"Mare aperto – Storia umana del Mediterraneo Centrale”; di Luca Misculin; edizioni Einaudi; Isbn 978-88-06-26605-9.
Il Canale di Sicilia, toccando le coste siciliane, l’arcipelago maltese e le coste africane di Libia e Tunisia, fin da tempi remoti si è presentato, a seconda dei momenti, delle capacità tecnologiche e dal clima geopolitico, nel doppio ruolo di linea di divisione e/o di luogo di passaggio e integrazione di queste terre.
Partendo dall’alba dei tempi, ove il mare costituiva una barriera ma anche una garanzia di sicurezza grazie all’isolamento, l’Autore ci guida in un excursus che mescola storia a curiosi aneddoti passati e moderni ma che ha soprattutto l’obiettivo di ricordarci come questo lembo di mare sia soprattutto “nostrum”, ovvero di tutte le genti che ne abitano le coste.
Libro divertente e probabilmente da considerarsi non completamente “ortodosso” e “accademico”, visto il suo soffermarsi, mettendoli quasi sullo stesso piano, su grandi eventi e piccole storie.
“In fondo, il Canale di Sicilia è un Mediterraneo su scala più piccola. Un mare aperto ma allo stesso tempo quasi chiuso, eterogeneo, un mare «delle possibilità», come l'hanno definito alcuni degli studiosi che negli ultimi anni stanno cambiando la percezione della distesa d'acqua che ci circonda. Non più un luogo sostanzialmente uniforme dal Mar Nero fino a Gibilterra, microcosmo di fratellanza mediterranea, stessa faza stessa raza, dove «le persone in difficoltà sono sempre state soccorse», come dice qualcuno: ma un mare che è stato di incontro e di scontro, di pace e di guerra, di differenze apparentemente inconciliabili e di integrazione. Soltanto se conosciamo entrambe le facce, entrambe le versioni di questo Canale di Sicilia, di questo Mediterraneo, possiamo scegliere consapevolmente a quale ispirarci.”
Libro sorpresa dell'anno, questo "Mare aperto": chi l'avrebbe detto che un argomento così ampio e sfaccettato potesse essere tanto interessante e divulgativo, oserei dire didattico?
Annoiata da quella saggistica che non fa altro che confermare tesi già espresse altrove, mi ritrovo a fare il pieno di informazioni, prospettive, stimoli che passano dall'età del bronzo alle guerre puniche, dai Borboni al futuro più prossimo. L'oggetto è quel Mar Mediterraneo che ci circonda e che è protagonista della storia umana in modi che spesso non consideriamo, ma che andrebbero ricordati a chi pensa alle migrazioni come un "problema moderno" o a chi crede che la globalizzazione sia un fenomeno proprio della sola modernità.
Secondo la mia opinione è certamente un saggio interessante ma troppo eterogeneo: spesso l’autore passa da un argomento all’altro, e da un luogo (o epoca) all’altro, in modo troppo brusco. Mi sono ritrovata a volte spaesata, nonostante la divisione in capitoli, sia per i passaggi bruschi sopra citati che per i rimandi interni a tratti poco chiari. Sicuramente è un limite mio (vedo che le altre recensioni hanno toni entusiastici) ma avrei apprezzato una struttura e un filo conduttore più chiari.
Saggio pop sul Mediterraneo Centrale e su quel pezzo di mare, il canale di Sicilia, in cui è stata e continua ad essere scritta la nostra storia.
Suona e scivola via come un podcast, perfetto da leggere questa estate. Un po’ di approfondimento viene sacrificato in favore della leggibilità, ma non è necessariamente un male, anzi.
L’unico timore è che possa invecchiare molto in fretta, leggetelo finché siete in tempo.
Lettura molto interessante, ricchissima di informazioni e spunti di riflessione.
Lo stile con cui Luca Misculin racconta la storia e le vicissitudini dei popoli affacciati sul Canale di Sicilia è quello a cui ci ha abituati nei suoi podcast: chiaro e preciso, con la giusta dose di proto-indoeuropeo e di Eurovision Song Contest.
Sapevo non sarei rimasta delusa da questo saggio, bimba di Luca Misculin per sempre.
Diciotto storie diverse e non ripetitive che raccontano territori, cibi, persone, pietre e animali che si affacciano sul Mediterraneo centrale. Il libro intreccia riferimenti storici, aneddoti curiosi e temi di attualità con uno stile semplice e diretto, che personalmente mi piace molto. Una lettura piacevole e ben documentata, che scorre veloce; cosa rara, almeno per me, quando si tratta di libri acquistati di recente.
Una ricostruzione precisa e appassionata delle vicende millenarie, e sino alla attualità, del tratto di mare tra la Sicilia e il nord Africa. Un contributo importante per comprendere, capire e accettare. Una lettura da consigliare. Utile per chi ha una certa sensibilità sulla questione delle migrazioni e dei protagonisti sfortunati è necessaria per chi, invece, li vede come nemici invasori.
Saggio molto scorrevole e allo stesso tempo denso sulla storia, la geografia, la politica e molto altro del Canale di Sicilia, dall’ossidiana di Pantelleria ai misteriosi primi abitanti di Malta, dalla brutale storia della colonizzazione fascista della Libia, all’odierno inferno libico, dalla pirateria ottomana all’isola effimera di Ferdinandea.
Nel focus sul Canale di Sicilia con una visione storica ed alcuni riferimenti attuali. Libro carino, deve piacere lo stile giornalistico in cui i vari capitoli sono come degli articoli di giornale particolarmente approfonditi ma fondamentalmente distaccati l’uno dall’altro. Libro piacevole e scorrevole.
Bello bello Un intreccio di storia e storie tutte intorno al mediterraneo. Con estrema competenza ma anche grande chiarezza, Misculin ci mostra chi siamo e da dove veniamo e ci ricorda che il futuro non è automatico ma dipende dalle scelte che facciamo, nel concreto, oggi.
Brevi racconti e aneddoti sulla storia del Canale di Sicilia, quel triangolo tra Sicilia, Tunisia e Libia. Non è una vera e propria storia cronologica dell'area ma attraverso alcuni cenni ne ripercorre alcune tra la vicende principali. Bella lettura, su un argomento diverso dal solito.
Un giornalista chiaro e con uno sguardo attento alla realtà che parla di Mediterraneo, a partire dalla preistoria per arrivare ai giorni nostri. è importante sapere da dove veniamo per essere consapevoli di quale direzione dobbiamo prendere.
Per essere una saggio é un po' troppo poco approfondito, per essere un podcast lo é troppo. Mi sarebbe piaciuto uno "scavo" maggiore su alcuni temi appena accennati, comunque un'opera meritoria che può essere la base per ulteriori approfondimenti. E sagge ed umane riflessioni sull'umanità.