Torino, inizio d’estate. Isa, ventenne studentessa universitaria di Lettere, organizza una festa nella villa con giardino dei genitori. Arrivano i compagni di corso, i vecchi amici, gli amici di amici, i conoscenti, gli imbucati. Alcol e cibo in abbondanza, la musica giusta, all’occorrenza qualche droga per rilassare la testa e il corpo. L’unico a non essere ancora arrivato è Ezio, l’invitato che Isa aspetta con più ansia. Un piccolo episodio accende gli eventi. Da un regalo anonimo salta fuori un biglietto minaccioso: se entro l’una di notte nessun invitato avrà il coraggio di toccare il casuario dei vicini, Ezio morirà. È uno scherzo, si dicono gli amici. E poi, cos’è un casuario? E perché ce n’è uno proprio nel giardino accanto? Il casuario è una sorta di struzzo, ma parecchio più pericoloso: con il suo artiglio lungo e affilato come un coltello, è in grado di uccidere una persona e non ama essere disturbato. Isa e i suoi amici, mentre la festa si dilata e si amplifica nelle parole e nei gesti, reagiscono ciascuno in modo diverso. Tutto sembra convergere verso uno spazio, un orario, un istante preciso e fatale, accanto a una rete di metallo, a decidere per sé e per gli altri. A domandarsi chi sarà così pazzo da varcare il recinto per toccare il casuario. Leonardo San Pietro tratteggia sbandamenti e reticenze, ansie e inquietudini, creando una tensione e una suspense inaspettata. La misteriosa prova del casuario innesca un gioco di camuffamenti e disvelamenti in un momento speciale della vita, gli anni dell’università, in cui si supera il confine che porta alla «realtà». Nel suo romanzo c’è la felicità della festa, dell’abbandono e del divertimento, una gioia luminosa che serra lo stomaco e lucida lo sguardo. Poi incontenibile irrompe lo sgomento del futuro, il buio di un precipizio, e si svela il volto nascosto della sfrenata voglia di vivere e di sfidare tutto e tutti, reclamando a gran voce un posto nel mondo.
Un bell'esordio, uno stile riconoscibile in un panorama editoriale in cui le voci degli autori sembrano create da una AI tanto sono ripetitive. Si legge in un attimo, e l'esperienza è esattamente quella di essere alla festa coi protagonisti. Alla fine del libro l'autore ringrazia le persone a cui vuol bene per avergli "prestato" umorismo, tic, parole e inteligenza, e posso dire che il prestito è ben percepibile: penso che uno dei punti forti del romanzo sia il realismo dei dialoghi e degli scambi dei ragazzi.
Ho comprato il libro incuriosito dalla scelta dell’animale perché il casuario è uno dei miei animali preferiti. Inoltre il ragazzo è legato da due delle città che preferisco al mondo: Torino e Bologna (dove ho studiato anche io per la magistrale e vivo). Devo dire però che il libro mi ha deluso. Apprezzo la scrittura confusa e la suspense (che però non porta a niente) ma l’ho trovata piena di clichés da studenti tipici di lettere di sinistra. Un libro su cui avevo riposto grandi aspettative ma che mi ha deluso, mi aspettavo un altro Zannoni. 1 stella anziché 2 perché rimane un autore giovane alla sua prima opera.
In primo luogo non mi è piaciuto lo stile narrativo, parecchio insignificante. Ancora più debole mi è sembrata la trama, seppure riconosco una certa originalità. L’ho acquistato perché Sellerio è una garanzia, perché il titolo è originale e la copertina è bella. Poi è stata fatta parecchia pubblicità. Per tutte queste ragioni avevo aspettative, non dico alte, ma almeno di arrivare a un tre stelle. Aspettative deluse.
Un romanzo veramente debole. Stile banale, personaggi mono dimensionali caratterizzati esclusivamente dal loro trauma, malattia mentale, presunta psicosi. Trama da giallo inconsistente. Premesse totalmente disattese nel finale, perfino più deludente di tutto il resto del libro. Presuntuoso e di cattivo gusto.
«Uscendo dal bosco cominciano a vederlo in lontananza. Il casuario è solo una macchia scura dietro gli altri e la recinzione, ma per Tennyson è come un patibolo di impiccati oscillanti che lo attende. Un vento di montagna gli percorre la schiena, anche se non c'è quasi vento. Fin da quando il biglietto è stato letto, non ha avuto la minima esitazione: affronterò il casuario e salverò Ezio. Allora perché adesso sente quello che sente? Perché l'ha visto. Ha visto il corpo del casuario. Il gruppo si avvicina alla recinzione, Tennyson trattiene un urlo. Il cuore comincia a battergli fortissimo. Per calmarsi si dice: se non lo vuoi affrontare, non lo affronterai. Il patibolo evapora e lui tira un sospiro di sollievo, ma dopo mezzo secondo realizza con terrore: se nessuno toccherà il casuario il mio migliore amico morirà.»
3 ⭐️ Isa M. ventenne di Torino e studentessa universitaria di Lettere, organizza in una sera d’estate una festa nella villa dei suoi genitori. Ci sono ragazzi del secondo anno, ma anche del primo e del terzo, non mancano anche quelli della magistrale; ci sono amici storici di Isa, ma anche sconosciuti che si imbucano, e sopratutto alcool e cibo in abbondanza così come la droga, coca e jinx, che insieme alla musica serve per rilassare la testa e il corpo. L’unico a non essere ancora arrivato è Ezio, il ragazzo che piace a Isa e che, confidandosi con l’amica Claudia, si mostra preoccupata perché doveva arrivare per aiutare con i preparativi per la festa e invece sono le ventuno e non si è ancora fatto vedere. Nel frattempo si intuisce che Isabella, Isa M per le amiche, quando era liceale ha avuto una grave depressione senza nessun apparente motivo, oggi però sta bene. Ma torniamo alla festa, c’è un regalo in particolare con scritto “aprimi subito Isabella”, Isa allora acclamata dai suoi amici, apre questo biglietto che si rivela subito minaccioso: se entro l’una di notte nessuno degli invitati toccherà il casuario dei vicini allora Ezio morirà. Tutti pensano a uno scherzo di cattivo gusto e poi cos’è un casuario? Nel giardino accanto? Il casuario è simile a uno struzzo: una bestia oscura con due zampe robuste, un collo lungo e molto pericoloso. Quindi qual’è la strategia? Innanzitutto capire chi ha scritto il biglietto e perché per fermarlo, capire quanto sia pericoloso l’animale e poi pensare, infine, a chi potrebbe affrontarlo. Ma la domanda principale è: chi sarà il pazzo da avvicinarsi al recinto e toccare il casuario? Lascio a voi scoprire come prosegue la storia, un po’ grottesca, e il finale lascia un po’ a desiderare.
Questo libro, che ho divorato in aereo (sono 150 pagine ma non mi capitava di divorare un libro da un sacco di tempo) è spettacolare! Bello Intrigante “Ispirante” Moderno Penso sia uno dei libri più belli letti negli ultimi anni. Un grande esordio Bravo!
"Cadendo sull'erba bagnata e morbida realizza di colpo con una lucidità sicurissima una cosa, e la cosa è che ci personaggiamo tutto il tempo, fissiamo gli altri in una forma che ci è comoda per prevedere quello che faranno ed evitare di aver paura della loro complessità fluida e multiforme e terribile, e va bene così perché ci è utile nella vita di tutti i giorni, ma oltre il sipario nessuno di noi è veramente quello, nessuno può fissarsi in una forma e non essere più paurosamente dinamico, sfumato, vaporoso, mostruosamente individuale. Non siamo che caos, si dice poco prima di chiudere gli occhi. Non siamo che caos, ed è questo forse il passaggio che ci manca, il passaggio che ci condanna a non capirci come invece capiamo il vento."
"E' un po' come vedere il tuo contrario e scoprire che riesce a vivere e ad abitare il mondo tranquillamente e chiederti com'è possibile che io ghiaccio veda da vicino lui fuoco e che due cose che si negano in questo modo appartengano alla stessa dimensione e allo stesso tempo? E' possibile, è possibile, è possibile vivere in milioni di modi, tutti leciti e tutti assurdi."
"Di colpo sente il luogo ostile e terribile, un incubo. Ha i polmoni schiacciati da una pressa e soprattutto, soprattutto quella sensazione. È lei, sospetta Luc, a innescare molti dei circoli che portano al panico. È subdola: comincia come una vaghezza, una percezione di sogno. Poi ti trascina delicatamente fuori da te stesso, così fuori certe volte che temi di non tornare più, e a quel punto hai solo tantissima paura di rimanere lì, in purgatorio, e impazzire. Ogni cosa viene moltiplicata nei suoi aspetti spaventosi, e ogni cosa ne ha. Un filo d’erba è l’orrore di essere così fragili, la luna è la distanza incolmabile con tutto quanto, le persone un milione di spettatori che disprezzano la tua tragedia. Il mondo è di colpo un luogo troppo vasto e troppo complicato per muovere anche solo un singolo passo in una qualsiasi infinita direzione."
"Ma Luc è in un altro mondo. Vorrebbe dire tante cose. Vorrebbe dire che ha paura di quello che succederà, una paura che è una nera marea soffocante che non si vede per giorni e poi torna, e ritorna, e ritorna. Che non riesce a immaginarsi un futuro in cui possa stare bene al mondo. Che da privilegiato ha le tasche piene di opportunità e non sa che farsene, e dovrebbe, e invece non lo sa perché non desidera nulla, non vuole nulla, nessuna di queste strade. Perché lottare per un futuro incerto e indesiderato, perché dimenarsi in una palude? Vorrebbe gridare a tutti che è in una palude di vergogna privilegiata paralizzato dalla sua fragilità, dalla sua terribile consapevolezza. Vorrebbe dire che vede tutto, tutto quanto: gli squali infelici che gli sfrecciano attorno a velocità illogiche, le persone divorate dai dove- runcoli e dai problemi del lavoro e del tempo, gli amici laureati costretti a fare i camerieri in nero, quelli che se ne andranno via – vede persino i pochi che sembrano avere le istruzioni per la vita e sorridono forte, e si chiede cos’hanno loro che io non ho. A volte pensa di avere due organi interiori rotti: quello della decisione e quello del desiderio. Questo lo vorrebbe dire. E vorrebbe aggiungere che essere adulti è una minaccia, essere adulti gli sembra la cosa più terribile. Vorrebbe dire che si trova al confine tra due mondi e che quello alle spalle è caldo e denso di magia, quello davanti difficile e vuoto – chi mai farebbe un passo in quella direzione? Chi mai venderebbe il meglio delle sue giornate? Sa che queste cose in parte le pensa l’angoscia, eppure vorrebbe con tutto se stesso dirle ugualmente. E vorrebbe anche dire che siamo tanti, con lavori precari e malpagati, una generazione che non parla e quando lo fa non viene ascoltata da nessuno, da un mondo che se ne frega e va nelle sue direzioni cieche, verso il profitto a tutti i costi, il caldo, le alluvioni, la depressione e l’ansia di tutti zittite solo individualmente e per poco con benzodiazepine e terapeuti, verso l’erosione di ogni spazio vero in cui stare con gli altri."
"Con uno spasmo di lucidità pensa che quello stupido nome di poeta che gli hanno affibbiato al liceo è appropriato, che è proprio da poeta vivere così, nei sogni e nelle immagini, e bruciarsi al contatto col mondo. Poi capisce che anche adesso, anche con questo pensiero sta fuggendo, sta sempre fuggendo, e capisce che la verità è più banale, la verità è sempre più banale. È un vigliacco, e la fuga è tutto ciò che è. Papà, hai ragione. Sono un ragazzino che vuole solo bere il miele finché può, risparmiandosi la vita. Fare Lettere per me è una fuga, amare i ragazzi sbagliati è un’altra fuga, non dare gli esami è una fuga, vestirsi con questa canottiera nera e truccarsi è una fuga, bere e fumare sono una fuga, litigare con te è una fuga. Ho fatto ogni cosa, nella mia vita, per paura di qualcos’altro."
Esordio narrativo che suscita interesse già dal titolo, promette di essere interessante e coinvolgente nonostante le 100 pagine o giù di lì. L’autore pecca talvolta di immaturità in alcuni passaggi di stile e di trama, ma ho molto apprezzato l’originalità del racconto e il continuo cambio di prospettiva sulle vicende, che ci invitano a riflettere sui rapporti e sui comportamenti umani quando si trovano di fronte l’Imprevisto, nel contesto dell’ansia generazionale che pervade l’età dei giovani adulti. Consigliato per chi vuole una lettura disinvolta ma non per questo noiosa o superficiale.
Una sottiletta ad altissima densità. Dentro questo libro c'è la leggerezza dei rapporti spesso superficiali tra persone che sono poco più che conoscenti, e la profondità di riflessioni intime legate alle parti più oscure delle persone.
"...lui si che vuole osservare e giudicare e capire. Comprendere gli altri, e comprendendo gli altri comprendere se stesso."
«[…] E Luc non capisce se sigaretta ha la maiuscola o meno, e questo gli fa venire in mente che la nostra vita accade quasi tutta fuori da una limpida sintassi, e che anche quando accade all’interno di una limpida sintassi sbrodola continuamente, e che forse le frasi che scriviamo e i romanzi che leggiamo sono una specie di immenso tovagliolo per pulirci gli angoli luridi della bocca.»
È un esordio molto particolare quello di Leonardo San Pietro, classe 1997, che approda in libreria con il suo “Festa con casuario”. E la prima immancabile domanda che sorge è: ma che cos’è un casuario?
Un titolo particolare che ci porta in una Torino d’inizio estate. È quella che potrebbe essere una serata come tante, Isa M è una studentessa ventenne di Lettere che ben pensa di organizzare una festa nella villa con giardino dei genitori che ha libera. Invita diverse persone, gruppi di amici di vecchia data, studenti del suo corso di laurea, altrettanti di altri corsi e via dicendo. Più siamo, meglio è, pensa. Tuttavia, è Ezio l’invitato che più aspetta e che più non si presenta. Tra alcol, cibo, musica giusta e perché no, anche qualche droga per rilassarsi un po’, il ragazzo proprio non si vede. Non entra in WhatsApp da ore, non visualizza i messaggi, non si sa che fine abbia fatto. Poi, proprio durante lo scorrere della festa, un pacco anonimo scuote gli animi: il dono cela un minaccioso avvertimento, se entro le una di notte nessun invitato avrà il coraggio di toccare il casuario dei vicini, Ezio morirà. Che si tratti di uno scherzo? Che sia realtà? Chi ha portato il pacco e perché qualcuno dovrebbe far del male ad Ezio? Ma come rischiare? Se davvero ne va della sua vita, non possono non toccare il casuario.
Il casuarius è un genere di uccelli della famiglia Casuariidae. È capace di volare, fa parte di un gruppo di uccelli che contiene anche un emù, struzzo, moa e kiwi. È un animale molto diffidente verso gli esseri umani, tende ad attaccare e può provocare anche ferite mortali se si spaventa. Ma cosa rappresenta il casuario? A far da sfondo, ancora, la domanda: sei davvero quello che hai sempre detto di essere? O forse la tua maschera è più forte di chi sei davvero?
«Chissà come funziona la sofferenza delle persone. Te lo chiedi mai?»
«In che senso?»
«Non sappiamo nulla di come funzioni. È cinque centimetri dietro la fronte, e bastano cinque centimetri a non farci capire nulla. Condiziona tutti i nostri gesti, dal primo all’ultimo, eppure affiora solo ogni tanto, e quando succede ci stupiamo e diciamo oh, ma da dove salta fuori, e invece è sempre stata lì, invisibile, intricatissima, solo cinque centimetri dietro la fronte, a scrivere la nostra vita.»
“Festa con casuario” di Leonardo San Pietro è un romanzo che al suo interno cela tanti aspetti su cui riflettere. A prescindere dalla curiosità verso questa specie di struzzo a sua volta solo, un po’ come molti di noi oggi come oggi si sentono, a prescindere dal sapere sin da subito cosa sia o cosa non sia, dalla curiosità iniziale per il mistero che si cela dietro l’uccello e dietro ad Ezio, al sapere se i ragazzi davvero cercheranno di toccarlo o meno, quel che emerge dalle parole del narratore è ben oltre.
L’autore per mezzo di questo animale bellissimo e pericolosissimo che è espediente e metafora, si cimenta nel trattare di tutte quelle tematiche che toccano oggi come oggi il ventenne. Un ventenne che è diverso dai tempi di ieri perché diversi sono i tempi. Un ventenne che, come in passato, è timido e cerca di trovare il proprio posto nel mondo, ma che nel suo presente ha nuove ansie, nuove paure, nuove fragilità, nuove disperazioni, una solitudine tanto vecchia quanto nuova, ed anche nuove volontà di ricerca di una felicità che va rincorsa, acciuffatta, fatta nostra, nonostante tutto.
«[…] Ad Attilio viene in mente che qualsiasi cosa spezzi la solitudine profonda è benvenuta. Qualsiasi cosa.»
Il casuario è simbolo che richiama l’inesprimibile e l’atavico ma è anche ciò che ci obbliga a buttar giù quelle maschere che spesso dobbiamo indossare e a fare i conti con falsità e attenuanti di cui spesso ci muniamo. Questo ci lascia “nudi”, senza involucri, senza scudi. È il nostro naufragio più profondo, il nostro esame personale che ci porta a chiederci chi siamo e se siamo quel che abbiamo sempre creduto di voler essere e detto di essere. Il momento in cui alla festa i ragazzi devono decidere se incontrare o meno l’uccello rappresenta l’evento in cui devono mettere tutto il superfluo in pausa ed ascoltarsi e affrontare ciò che più temono e hanno dentro. Che si tratti di illusioni, insicurezze, paure, ironia o sciocco e imprudente coraggio.
Lo stile è lapidario ove necessario, corposo e ricco di dialoghi dove la suspense aumenta. Notevole è l’introspezione che ne emerge e l’empatia suscitata. Una penna che prende per mano e accompagna con rapidità.
Si potrebbe dire ancora e ancora su “Festa con casuario” di Leonardo San Pietro perché tante sono le chiavi di lettura e le emozioni e sensazioni che suscita ma proprio per la sua unicità e la sua multiversatilità, è bene fermarsi, custodirlo e consigliare a gran voce la lettura. Perché San Pietro realizza un esordio originale, fuori dagli schemi e capace di incuriosire, un esordio che nel panorama attuale sa fare la differenza e va letto.
«[…] È subdola: comincia come una vaghezza, una percezione di sogno. Poi ti trascina delicatamente fuori da te stesso, così fuori certe volte che temi di non tornare più. E a quel punto hai solo tantissima paura di restare lì, in purgatorio, e impazzire. Ogni cosa viene moltiplicata nei suoi aspetti spaventosi, e ogni cosa ne ha. Un filo d’erba è l’orrore di essere così fragili, la luna è la distanza incolmabile con tutto quanto, le persone un milione di spettatori che disprezzano la tua tragedia. Il mondo è di colpo un luogo troppo vasto e troppo complicato per muovere anche solo un singolo passo in una qualsiasi infinita direzione.»
"Perché lottare per un futuro incerto e indesiderato, perché dimenarsi in una palude? Vorrebbe gridare a tutti che è in una palude di vergogna privilegiata paralizzato dalla sua fragilità, dalla sua terribile consapevolezza."
Metti una festa in una casa di provincia, un gruppo di ventenni disallineati e un casuario — un uccello incapace di volare, gigantesco e piuttosto incazzoso — come simbolo di tutto ciò che non riusciamo a addomesticare. Leonardo San Pietro, classe ’97, nel suo Festa con casuario (edito nel 2025 da Sellerio) tenta la cosa più rischiosa che possa capitare a un esordiente: raccontare la propria generazione senza sembrare un influencer travestito da scrittore. E in buona parte ci riesce.
Tutto parte da una festa, come spesso accade quando non si ha ancora idea di dove si stia andando. Ci sono studenti, nerd incalliti, aspiranti artisti e clima droghereccio. L’unico a non essere ancora arrivato è Ezio, l’invitato che Isa aspetta con più ansia. Da un regalo anonimo salta fuori un biglietto minaccioso: se entro l’una di notte nessun invitato avrà il coraggio di toccare il casuario dei vicini, Ezio morirà. Da lì in poi, il libro si muove come un ubriaco brillante: barcolla, inciampa, ma resta in piedi. Il libro è un racconto corale che si muove attorno a questa insolita sparizione.
San Pietro scrive di ragazzi che si parlano senza ascoltarsi, che si ubriacano e fanno sesso per non pensare e che vivono come se tutto fosse una prova generale di qualcosa che non arriverà mai. L’atmosfera è da provincia esistenziale, quella dove ogni serata sembra un déjà-vu con musica diversa.
Il vero protagonista, il personaggio di cui più volevo che si indagassero la psiche e le motivazioni, è il grande assente del finale: dov'è Ezio? Ero sicura sarebbe comparso (non per forza all'interno della scena finale, anche solo con un flashback più corposo e sensato di quello che il lettore si ritrova), ma è rimasto del tutto in ombra, come un espediente narrativo utile allo storia e basta. Il romanzo mi stava piacendo (sebbene un po’ ripetitivo nell'insistere sullo spaesamento esistenziale abbastanza identico di tutti i personaggi coinvolti), ma era necessario a mio avviso un finale più significativo, anche a costo di un brevissimo anticlimax.
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L’idea generale della storia è molto carina: la vita è una grande festa in cui tutti i personaggi devono affrontare le mille relazioni superficiali, momenti difficili (rappresentati dai problemi più o meno comuni), amore e amicizie strette o meno. Le “maschere” sono ben scritte, e lo stile di scrittura è incalzante, mi ha tenuta attaccata alle pagine. Mi sarebbe piaciuto indagare più nel profondo nella storia di ogni personaggio, cosa impossibile data la lunghezza del libro.
Sì! Facciamo scrivere i libri ai giovani! Bello: le teorie sulla vita che un po' ognuno ha le sue e siamo sempre alla ricerca di quelle degli altri. Mmm: i dialoghi. Liste infinite di ho fatto questo in questo modo per questo motivo.
Un libricino di poche pagine. Un giallo avvincente e fuori dal comune, folle e controcorrente. Il classico libro che ci potrebbe fare compagnia in una mattinata sotto il caldo e bellissimo sole di una spiaggia. È leggero e ironico ma allo stesso tempo profondo e spietato. Una storia che si legge tutta d'un fiato. Un ritmo incalzante che fa aumentare sempre di più l'adrenalina e la curiosità. Una missione a tempo, e ne hanno davvero poco. Poco più di due ore per toccare un animale pericoloso, trovare chi ha inviato quel biglietto assurdo e chi ha avuto questa folle idea, ma soprattutto meno di 3 ore per salvare il loro amico. La loro ansia e disperazione è ben papabile e pagina dopo pagina, col passare del tempo e l'avvicinarsi dello scadere del tempo, il cuore di tutti (compreso del lettore) iniziano a battere più forte, incerti e spaventati del prossimo futuro.
Un testo ricco ed intenso. Un finale assurdo e allucinante che mi ha lasciata letteralmente di stucco.
Ammetto che quando ho visto la copertina e ho letto la trama ero un po' scettica invece mi sono piacevolmente ricreduta. Tra l'altro per essere un romanzo d'esordio l'ho trovato molto interessante ed accattivante. Le parole e la suspence pesata al modo giusto, confonde il lettore non facendo capire assolutamente nulla e rendendolo complice del panico e dello smarrimento dei ragazzi protagonisti. Penso di averlo divorato in un paio d'ore. Si presta davvero bene e l'ho trovata una lettura davvero rigenerante e confortevole. Mi spiace di non essere riuscita a dare 5⭐ ma solo perché di solito preferisco anche un contorno e dei personaggi più definiti, ma ciò non toglie che è davvero un testo che merita di essere letto, soprattutto per chi è alla ricerca di un giallo sfizioso e non troppo impegnativo.
Una festa, un gruppo di amici, un casuario, animale di cui onestamente ignoravo l'esistenza. Il racconto si snoda attorno ad una sfida/minaccia che diventa l'occasione per studiare i legami tra i protagonisti e le loro esistenze.
Il libro si legge in due orette scarse anche perché il ritmo è incalzante e la tensione aumenta costantemente.
Dove l'autore riesce pienamente è nel delineare in pochissime pagine la personalità degli studenti perché non è da tutti dare un senso ad un personaggio in poco spazio: ci sono scrittori che impiegano pagine e pagine per non dire nulla e non lasciano un'anima alle persone che descrivono ma non è il caso di San Pietro cui bastano poche righe per farti mettere a fuoco una vita intera. Dove l'autore riesce meno è nella veridicità della trama che ho trovato un po' forzata in alcuni passaggi e frettolosa soprattutto nel finale.
Esalirante, incalzante, irriverente. Troppi più autori si assomigliano e questo romanzo d’esordio suona come una voce fuori dal coro. E la storià è folle! Consigliatissimo.