Saranno pure «inanimati», ma le nostre vite sono fatte di relazioni intime, quotidiane, spesso indispensabili, con oggetti, strumenti, prodotti, arnesi di ogni genere, che abbiano la versatilità del coltellino svizzero o la strettissima funzione del carrello della spesa (non così stretta, ci mettiamo anche i bambini). Oggetti che a volte viviamo solo per il loro uso pratico oppure con cui costruiamo rapporti che coinvolgono emozioni e persino sentimenti; del cui aspetto e storia ci curiamo poco oppure che chiamiamo «di design», dimenticando che ogni cosa ha un design e che quelli più riusciti sono il risultato di attenzioni alle funzioni o lunghissimi tempi di studio, sperimentazione o uso. La loro storia è un pezzo della storia del genere umano e il rapporto con gli oggetti descrive popoli e tra i quali c'è chi seleziona oggetti accuratamente, chi ne accumula in modo compulsivo, chi studia come eliminarli, e chi dà loro un nome proprio. Fra le tante storie e spiegazioni contenute in questo numero di COSE Spiegate bene ci sono la presenza rilevante della plastica nelle cose che ci circondano, i pregi e i difetti del cartone della pizza, il bianchetto e la donna che lo inventò, il cambiamento del rapporto con la musica introdotto dal Walkman, la storia del bidet e del perché si trova solo in alcuni paesi, e anche il bancale, il vibratore, il cubo di Rubik e una breve storia delle maniglie. Un COSE sulle cose.
A differenza di altri volumi della stessa collana gli argomenti trattati sono generalmente privi di utilità, per natura stessa dell’ambito scelto. Insomma, il mio.
Ne condivide invece i testi brevi, lunghi il tempo di una panoramica. Quindi se ne sai poco poco in merito fai cinque minuti ad annuire e buona lì.
Non riesco a dargli un voto però: sarebbe come darlo al libro di estimo delle superiori o agli articoli (quelli magnificamente inutili) che leggo tutti i giorni.
Una raccolta di infime storielle che si alternano tra l’essere inutili e l’essere noiose. Scritto in modo pedante e con la varietà di linguaggio di un elenco telefonico.
Se l’avesse scritto un’intelligenza artificiale tarata per comunicare con una scimmia il risultato sarebbe stato migliore.
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Qualche tempo fa parlando con una collega nettamente più giovane di me, le dico: «Per salvare il movimento clicchi sul floppy». La grande spada di Damocle del divario generazionale che si porta appresso la realizzazione che no, io non sono più un’adolescente cresciuta, si è abbattuta su di me in modo particolarmente duro: chiaramente non sapeva cosa fosse un floppy e anche una penna usb quasi le suonava obsoleta, ma sapeva che quel quadratino era in effetti l’icona universale del salvataggio. Quindi, ormai etichettata come vecchia bacucca, le ho raccontato cosa fossero, della scarsa memoria che avevano ma che a noi sembrava un miracolo, ma anche del pezzo in alluminio superiore col quale giocavo a mo’ di antistress tirandolo da una parte e facendolo scattare dall’altra - e poi mi sono chiesta quale fenomeno facesse sì che lei ricollegasse quel floppy all’icona di salvataggio (si dice skeuomorfismo, e comprende pure l’icona della cornetta del telefono, il suono di scatto delle fotocamere dei cellulari, il carrello negli e-commerce) per capire quale fosse il punto di congiunzione fra me e lei nell’interpretazione di quel simbolo. Il motivo per cui nascono, i modi e gli utilizzi verso i quali evolvono gli oggetti mi attraggono per diverse ragioni: alcuni hanno cambiato volenti o nolenti le sorti del mondo e più in generale raccontano tanto di chi siamo e della civiltà in cui siamo immersi; per esempio affogati e sguazzantemente felici in un’era iper connessa - dalla quale non torneremmo certo indietro - andiamo a ricercare modi vintage per fruire di servizi raggiungibili in un secondo: i vinili, le cassette; oppure non riusciamo a godere di niente senza farlo diventare un obbiettivo da raggiungere, come i tornei del cubo di Rubik che peraltro è nato nel ‘74 ma per me è così consolidato che potrebbe esser stato inventato nel pleistocene. Ora che ci penso, usiamo anche spesso l’associazione “persona-oggetto” in modo dispregiativo senza mai renderci conto che gli oggetti che usiamo, amiamo, ai quali ci affezioniamo e dei quali non possiamo fare a meno ci distinguono come persone e anzi, partecipano insieme a noi (grazie a noi) al cambiamento del mondo. Il modo in cui interagiamo con ciò che usiamo quotidianamente o che trattiamo come irraggiungibile dipende dalla parte del mondo, dall’estrazione sociale, dall’epoca e dall’educazione da cui proveniamo, ci può far sentire a casa o dispersi ed è pazzesco se ci soffermiamo a pensare, che qualunque cosa, in mano a persone diverse, abbia potenzialmente un aspetto e un significato differente.
“Il fatto è, però, che nel rapporto con gli oggetti c'è spesso anche qualcosa di invece felice e di non superfluo: sia nelle sue conseguenze di fatto - le nostre giornate sono facilitate e rese migliori dagli oggetti, dalla mattina alla sera: che si tratti di una caffettiera, di un tram o di un regalo di compleanno - sia nelle apparentemente sterili relazioni emotive che creiamo con gli oggetti stessi, anche in assenza di altre funzioni. Molto del «superfluo» ci dà in effetti piacere (a volte anche solo nella sua contemplazione), e questo lo rende assai meno superfluo.”
Avevo un attesa spropositata (ho sempre desiderato, immaginato, sognato un libro dove venissero raccontati gli oggetti intorno a noi). Ma purtroppo l'attesa è stata delusa. Gli articoli degli autori esterni all'opera sono esasperanti, forzati all'inverosimile in una narrazione che non ha nulla da aggiungere, se non farti porre delle domande su quello che stai leggendo.
"La sicurezza degli oggetti" pubblicato nel 2025 e il 13° libro della collana "Cose spiegate bene" realizzata da "Il Post" e pubblicata da Iperborea.
Di cosa parla? Si tratta di un saggio sulle cose. All'interno troviamo diversi articoli sulle cose che utilizziamo nella vita di tutti i giorni e su come sono fatte, qual è la loro storia, ma anche i problemi che hanno creato o risolto: si parla della plastica nelle cose che ci circondano, della storia del bianchetto e la donna che lo inventò e del cambiamento del rapporto con la musica introdotto dal Walkman, la storia del bidet e anche del bancale, del vibratore, e una breve storia delle maniglie. Con i contributi di Roberto Alajmo, Stefania Carini, Matteo Curti e Anna Siccardi e le illustrazioni di Klaus Kremmerz.
Perché leggerlo? Perché sei curiosi di capire come funzionano le cose che utilizziamo tutti i giorni e apprezzi lo stile de Il Post.
Una frase «I principali rischi nell’acquisizione e possesso degli oggetti direi siano tre: il perdere le proporzioni delle proprie priorità di spesa, e trovarsi senza soldi per la bolletta del gas per essersi comprati una borsa firmata; il finire letteralmente travolti da patologiche tendenze all’accumulo (lo raccontiamo a pagina 257); il mettere nei guai gli eredi che si troveranno con un’eredità non necessariamente preziosa da smaltire. Gli antichi si facevano seppellire con le loro cose forse anche per risparmiare ai loro discendenti le giornate necessarie per liberarsene tra rigattieri, sensi di colpa e momenti di commozione.»
🤍 Cose spiegate bene. La sicurezza degli oggetti 🤍
Un saggio dalla lettura leggera. Ogni capitolo prende in analisi un oggetto e ne scrive storia e curiosità. Ottimo per quei momenti in cui si ha bisogno di letture semplici ma intelligenti. Mi è piaciuta molto la storia politica delle pentole che ignoravo completamente, ma anche la storia del bidet con i pregiudizi a esso legati e tante altre storie che non avrei mai immaginato. Mi ha fatto sorridere che all'interno del capitolo sul bidet la giornalista si chiedesse se fosse preferibile utilizzare la carta igienica o il bidet perché nella mia cultura si utilizzano entrambi senza scegliere. C'è solo una cosa che non mi è piaciuta e sta nell'introduzione di Nicola Sofri. Non capisco perché associare un gesto affettivo come il dare un nome a un oggetto a questioni serie come la "tendenza di alcuni uomini a ritenere le donne di loro proprietà". Penso si potesse anche fare un discorso sul tema del possedere rendendolo un punto di riflessione, ma buttato così in poche righe risulta un modo per attirare l'attenzione, una caduta di stile secondo me. Piuttosto, avrei parlato in modo positivo di come gli esseri umani riescano ad affezionarsi persino agli oggetti (che poi è quello che spesso ci spinge a dar loro un nome, senza necessariamente trattare male gli altri esseri umani).
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Sempre interessanti i volumi della rivista Cose spiegate bene ma questo, dedicato proprio alle cose, cioè agli oggetti, è forse uno dei migliori di quelli che ho letto, insieme al primo volume dedicato ai libri. Se siete curiosi di scoprire storie singolari, a volte particolari e a volte incredibili delle cose che circondano la nostra vita quotidiana e di trovare risposta ad alcuni “grandi” perché - il tapis roulant che nasce come strumento di tortura, il ruolo della plastica nella nostra vita, il teflon scoperto mentre si cercava un gas per refrigerare i frigoriferi e come è finito nelle padelle antiaderenti, perché alcuni paesi non hanno il bidet, chi ha inventato il carrello della spesa o il bianchetto, la linea sottile fra collezionare ed accumulare cose in misura patologica e molto altro - approfittate del periodo estivo per leggere questo libro nel quale perdersi e dal quale recuperare informazioni che potrete sempre usare e rivendere ai vostri amici!
Un'altra bella uscita che spiega bene l'origine di tanti oggetti di uso comune, nei più disparati campi del quotidiano. Dispiace solo che dello spazio (poco, ad essere onesti) sia stato sprecato per delle esposizioni di cui non si sentiva proprio la necessità -a meno di essere un bambino delle elementari.
Curioso, simpatico. Un po' di alti e bassi tra cose spiegate molto bene e nel dettaglio e altre trattate semplicisticamente e sbrigativamente. Non tutti gli inserti hanno lo stesso stile, ma non ho ancora chiaro se sia un elemento a suo vantaggio o detrimento
Uno dei miei volumi preferiti di questa collana che, ci tengo a dirlo, non mi ha ancora mai deluso! Solo un paio di argomenti un po' più noiosetti (vedi il numero sul giornalismo e l'informazione). Ho il numero successivo già in lettura, visto che qui ne esce uno al mese!
Interessante, ma data la natura dell'opera che mischia storie relative a molti oggetti diversi tra loro, non è detto che tutti essi suscitatino sul lettore lo stesso livello di Interesse
Letto di tanto intanto. Interessante come tutti libri di Cose spiegate bene, solo che per questo libro dove si parla di oggetti che ci fosse stata un’immagine/illustrazione per mostrare gli oggetti.