«Il cammino portoghese. Parto o non parto? Alla fine, sono partito.» La proposta casuale di un amico e la nostalgia dei trekking a piedi superano la diffidenza verso il Camino de Santiago, che ogni anno attira migliaia di viaggiatori, mossi ora da spirito di avventura, ora da fede, ora dal desiderio di raccontarlo. Chi ha fatto un cammino, però, lo non è tanto l’arrivo a Compostela, Roma o Gerusalemme a contare, ma il modo in cui impariamo a percorrere la strada. Non è un caso se nelle lingue semitiche le parole «viaggio» e «racconto» hanno la stessa radice, perché non esiste un racconto senza uno spostamento, e non esiste uno spostamento finché non accettiamo di abbandonare i nostri punti fermi, almeno per un po’. Con sguardo aperto e curioso, Diego Passoni indaga tappa dopo tappa quel che resta di oltre la grande operazione di marketing di un vescovo visionario, oltre il mito del pellegrino e la religione dei selfie, delinea la vera forma del viaggio, fatta di vesciche, zaini troppo pesanti e strade sbagliate, di letti scomodi e sonni profondi, di chiacchiere banali e illuminanti, e di incontri con l’altro che a volte possono portare verso noi stessi. Questo libro, ci avverte, non è «un manuale d’autoaiuto per trovare l’illuminazione a chilometro zero», ma un invito a essere presenti, e a riscoprire l’atto rivoluzionario di muoversi al ritmo delle proprie gambe, attraverso una geografia fisica, ma soprattutto interiore e spirituale. Una mappa dell’anima in cui ritrovare se stessi e quel mondo che, fin troppo a lungo, abbiamo dimenticato di guardare.
Mi è molto simpatico Diego Passoni, alla radio lo ascolto ormai da tanti anni. Questo suo libro mi ha lasciato qualcosa di buono e qualcosa meno; la parte inerente ai Cammini (da fare sempre rigorosamente a piedi) mi è sembrata un po' "asciuttina" e forse non meritevole di un libro; la parte che l'autore dedica invece all'interiorità e alla spiritualità è il vero piatto forte e meritevole di una lettura attenta. I Cammini sono viaggi particolari, sono l'archetipo della definizione per cui quello che conta non è l'arrivo ma il viaggio, viaggio da fare a una velocità lenta, quella dei nostri piedi, con un occhio rivolto all'interno di se più che all'esterno. Sono viaggi che predispongono all'accettazione e alla crescita interiore e direi che Diego ha centrato perfettamente il punto nello scriverne in questo libro.
sicuramente la descrizione del libro é scritta bene, sembrava proprio quello che volevo leggere in un libro sul cammino di Santiago. Purtroppo niente di tutto ciò l'ho trovato durante la lettura. il testo contiene informazioni banali, qualche storia personale e alcuni aneddoti di altri pellegrini con cui ha parlato sui social. Un libro scontato.
Sono onesto: ho preso l'eBook di Diego quando era in offerta sul Kindle. Ma questo volume vale il prezzo pieno: l'autore parla con ironia e leggerezza la sua esperienza del Cammino: togliendo la parte romantica e parlando in modo profondo e leggero di come ha vissuto il cammino e cosa gli ha dato. Consigliato. PS: forse Diego potrebbe piacermi più come autore che come voce a deejay.
Una partenza a razzo, divertente e ironica, un intermezzo di elucubrazioni da pellegrino, e un finale inaspettato, molto profondo e che fa molto riflettere.