Che cos'è la terapia psicanalitica se non un racconto, un racconto infinito? Andrea G. Pinketts ce lo dimostra lasciandoci assistere ai propri incontri con la dottoressa B., analista transazionale. Invece di Edipi, traumi e scene primarie, in luogo di madri e padri ci vengono incontro nani, serial killer, premi Nobel affamati, licantropi, vedove malandrine e golem il fantastico caravanserraglio della mitologia pinkettsiana.
Io, non io, neanche lui non è una semplice raccolta che include storie quali Il punto di vista del licantropo o E l'anatra diventò farfalla, premiati al MystFest di Cattolica rispettivamente nel 1989 e 1990, o Bassi appetiti, poi divenuto un'efficace performance teatrale. È il primo dei celebri "romanzi di racconti" di Andrea G. Pinketts, costruiti su un percorso narrativo che collega tra loro vicende diverse. Il libro aggiunge un tassello decisivo al mosaico metropolitano di un autore che dissemina i suoi virus narrativi di disperata comicità con gioiosa determinazione, lasciandosi contaminare volentieri da febbre "gialla", delirio satirico, infezioni horror. In appendice i contenuti speciali di Andrea G. Il poeta è maledetto - Saludos, enemigos - Che fine ha fatto Baby Ruth? -Confidenzialmente mostro.
Andrea G. Pinketts nasce a Milano nel 1961 sotto il segno del leone ascendente ariete, sin da piccolo dimostra una pertinace tendenza all'insubordinazione e alle armi da fuoco, specialmente a quelle puntate contro di lui. Studi irregolari, espulsione dal liceo linguistico per avere mal-menato il preside disossandolo. A 17 anni dà prova di resistenza nella giungla urbana quando, essendo rimasto chiuso all'interno di un cinema periferico a causa di un colpo di sonno indotto da una bottiglia di whiskey tracannata durante la proiezione di "Tre contro tutti", demolisce il portone del cinema a colpi di mannaia. Dopo dodici giorni di servizio militare evade dalla caserma dei granatieri di Orvieto e, per evitare spiacevoli conseguenze, si finge psicopatico. Tra le sue attività annoveriamo: fotomodello, cacciatore di dote, istruttore di arti marziali, giornalista investigativo (premio "Una Remington per la strada" 1991). Le sue inchieste sul settimanale "Esquire" lo hanno visto di volta in volta sviluppare l'arte del trasformismo diventando negro, barbone, viado, satanista, pornodivo col nickname di "Udo Kuoio il re della frusta". Ha sempre avuto una passione sfrenata per le cattive compagnie, la letteratura, i bar equivoci, i sigari e le donne. Non necessariamente in questo ordine.
Diciamo che la peculiarità di Pinketts (i suoi ridondanti e alogici giochi di parole) non è peculiarità abbastanza forte da poterci costruire su un romanzo: infatti ricordo che "Lazzaro vieni fuori" mi aveva terribilmente annoiato. Avevo pensato, ricordando quanto invece avevo apprezzato "L'ultimo dei neuroni", che fosse interessante per scrivere una raccolta di racconti: questo libro mi ha fatto pensare che mi sono sbagliato la seconda volta. Si tratta di una serie di racconti paradossali che, pur essendo paradossali, finiscono per assomigliarsi un po' tutti. Niente che, a partire da pagina quindici, possa in qualche modo interessare o sorprendere il lettore. Sconsigliato. Nota: Ho saputo che attualmente Pinketts fa l'inviato per "mistero". Ho visto un video in cui sfoderava uno dei suoi celebri giochi di parole ("Questo non è il polso di un uomo di polso... Questi sono i lapislazzuli di Pinketts!"). E' stato imbarazzante.
primo libro di pinketts che leggo. la fortuna è che sono racconti brevi, non fanno in tempo a stufare, se presi a piccole dosi. poi la fantasia c'è, e un paio di episodi sono veramente bellini.