Non è una di loro, Mallena. Un giorno di sedici anni prima è arrivata a Norolani insieme con Jubanne, cui è bastato un attimo per innamorarsi e che l’ha sposata per proteggerla da un destino che gravava su di lei come una condanna. Eppure, per gli abitanti di quel paese dove il maestrale porta il respiro del mare, ormai è diventata un punto di riferimento. Perché Mallena è una llevadora che, mettendo in pratica il sapere antico tramandatole dalla madre, assiste tutte le partorienti, anche quelle delle famiglie più umili, senza mai pretendere nulla in cambio. Ma tutto precipita nel settembre 1917, quando Jubanne torna dal fronte ferito nel corpo e nell’anima. Per pagargli le cure necessarie, Mallena chiede a gran voce al consiglio comunale di essere remunerata per il suo lavoro e, ancora una volta, quel sussidio le viene negato. Come se non bastasse, in conformità a un decreto regio, viene assunta un’ostetrica diplomata, destinata a sostituirla. Arriva dal continente, Angelica Ferrari: nonostante la giovane età, per essere lì ha combattuto a lungo, sfidando le convenzioni sociali e la disapprovazione del padre, che voleva relegarla tra le mura domestiche, sposata con un buon partito. E adesso deve lottare contro la diffidenza delle donne del paese, che la vedono come un’estranea e rifiutano le sue cure. Dovrebbero essere rivali, Mallena e Angelica, invece sono le due facce della stessa medaglia, entrambe spinte dal desiderio di libertà e indipendenza, entrambe tradite dalle persone che avrebbero dovuto proteggerle e vittime della quotidiana ingiustizia che il mondo sa riservare soprattutto alle donne. Tuttavia, quando la situazione si farà insostenibile e i fantasmi del passato torneranno a bussare alla porta di Mallena, sarà proprio l’intera comunità di Norolani a pretendere che, per una volta, si faccia davverogiustizia.
Una grande storia al femminile che, attraverso la lingua, i profumi, la poesia e la ruvidezza della vita quotidiana nella Sardegna d’inizio Novecento, narra di gente umile e schiva, ma unita da un profondo senso di comunità. E di una protagonista che, grazie a una saggezza ancestrale e alla solidarietà delle altre donne, matura in sé una nuova e luminosa consapevolezza.
4.5⭐️ Con qualche piccolo aggiustamento sarebbe potuto essere un 5 stelle! Avrei preferito meno fretta nella parte finale e un rapporto più aperto e approfondito tra Mallena e Angelica. Qualche “soddisfazione” in più lo avrebbe reso perfetto, secondo me.
Bibbiana Cau dà vita al personaggio di Mallena Devaddis, una donna di quasi quarant'anni che lavora come "llevadora" nella Sardegna del 1900. Si è trasferita in un paesino dell'entroterra sardo per amore di Jubanne, l'uomo che l'ha conquistata con un solo sguardo e che l'ha aiutata a fuggire da una relazione violenta. Insieme hanno due figli: il piccolo Daniele e la giovane Rosa. La loro vita cambia quando Jubanne va a combattere durante la Grande Guerra e cambia un'altra volta quando fa ritorno dal fronte portandosi dietro un grande dolore fisico e psicologico. Mallena deve destreggiarsi tra il prendersi cura del marito e delle partorienti del paese, le piace dare una mano e sa sempre come fare in modo che i neonati vengano al mondo in salute. Non è però tutto oro ciò che luccica, e un ennesimo bastone fra le ruote di nome Angelica Ferrari mette a dura prova Mallena. Angelica è un'ostetrica laureatasi all'università di Pavia e per questo potrà anche ricevere un compenso, a differenza di Mallena, che vive in povertà e a cui viene intimato di non toccare più donne incinte e neonati. Mallena ha dalla sua l'essere una donna forte e sicura di sé, non si lascia fermare da una forestiera, men che meno dagli uomini del suo paese che cercano di metterla fuori gioco.
Finalmente una storia che ruota attorno a ciò che promette senza farsi oscurare dal tema della guerra, ahimè molto bistrattato e buttato un po' ovunque. Ho apprezzato molto i termini dialettali, anche se avrei preferito un piccolo glossario con le traduzioni. La scrittura di Bibbiana Cau è scorrevole, semplice, ti invoglia a continuare e a saperne di più di quello che succede nel paesino di Norolani.
Un buon esordio che fa l'occhiolino a quei romanzi in stile "Portalettere" che tanto sono piaciuti al pubblico italiano. Una protagonista forte a cui è facile (fin troppo) affezionarsi perché è delineata proprio per piacere ai lettori, una bella ambientazione, sfondo storico importante, insomma gli ingredienti ci sono (quasi) tutti. Peccato per una scrittura piuttosto piatta, senza guizzi di originalità.
"Scusate se… sono rimasta imbambolata, ma a me non sarebbe mai passato per la testa che si poteva vendere una cosa che, come l’aria, c’è in natura ed è di tutti quanti. E poi, quando c’è bisogno di aiutare qualcheduno, tocca farlo anche senza pretendere mercede alcuna, specie da chi non può pagare."
Il romanzo di esordio di Bibbiana Cau si inserisce perfettamente in uno dei filoni narrativi di maggior successo nel più recente panorama letterario italiano: quello dedicato alle storie familiari corredate di uno sfondo storico ben delineato e una protagonista femminile forte e intrepida a cui è impossibile non sentirsi vicini. E Mallena, attrice principale della vicenda, nonché la levatrice che dà il titolo al libro, non fa eccezione: una donna coraggiosa, un passato oscuro e violento dal quale è fuggita in una notte tenebrosa a cavallo di un asino, la custode di un sapere antico legato alla natura e alle tradizioni sarde, madre, moglie e, soprattutto, punto di riferimento per tutte le donne di Norolani, il paesino che fa da sfondo alla narrazione. Conosciamo Mallena proprio mentre svolge il suo lavoro di assistenza a una giovane donna in procinto di partorire, davanti agli occhi prima attoniti, poi orgogliosi, di sua figlia. In paese la conoscono tutti la “llevadora”, colei che si prende cura della salute delle donne che alle sue mani sapienti si affidano totalmente nel momento più delicato della loro vita. Eppure Mallena non ha studiato, addirittura non sa né leggere né scrivere, attività per le quali conta solo su sua figlia nella quale ha riposto le speranze future, perché tutta la sua conoscenza le è stata tramandata da sua madre, anche lei guaritrice ed esperta di rimedi naturali. Mallena non fa altro che rievocarla tra le pagine in un misto di amore e tristezza per la sua vita sfortunata; in ogni foglia, radice, fiore, odore selvatico, rivede quelle sue mani magiche capaci di alleviare dolori e accarezzare corpi sofferenti che sono sempre state la sua ispirazione. Il mondo dei rimedi naturali è molto ben descritto anche attraverso la figura enigmatica della vecchia tzia Nonnora, guaritrice dai “poteri” sorprendenti, anima terrena capace di capire al volo le sofferenze altrui tramite una connessione con la natura stessa e guida imprescindibile nella vita di Mallena. È l’aspetto più suggestivo e interessante del romanzo. Merito, questo, anche di una Sardegna che, lungi dall’essere un mero sfondo alle vicende, si percepisce tra le pagine più viva che mai, anche grazie alla lingua sarda che irrompe molto spesso nel racconto, senza mai minarne la scorrevolezza. Cau, lei stessa sarda nonché ostetrica di professione, fa con questo romanzo un omaggio alla sua terra, alle sue tradizioni, all’immagine e al lavoro fondamentale e durissimo della “llevadora”, mai davvero riconosciuto dalla Storia.
Mallena, infatti, dovrà lottare con le unghie e con i denti per avere anche un minimo compenso che le spetta e le permetterebbe di vivere dignitosamente, compenso che le viene costantemente negato perché lei “non possiede un pezzo di carta” che attesti le sue qualità di levatrice. Non basta, forse, una vita intera dedicata alla sicurezza e alla salute delle donne e dei bambini del paese? È questo che si chiede, disperata, è questo che la ossessione quando la sua stessa vita comincia ad andare in pezzi. E proprio a questo punto della storia si innesta una delle tematiche principali del romanzo: la solidarietà femminile. Quando sarà Mallena a essere in difficoltà, le donne del paese vinceranno la loro ancestrale ritrosia, quella tendenza a starsene sempre zitte e buone tra le mura domestiche, per scendere in piazza e alzare finalmente la voce in difesa di una sorella che si è sempre presa cura di loro. È un romanzo, questo, in cui sono le donne a tenere il filo della narrazione, anche perché a Norolani non sono rimasti molti uomini, fatta eccezione per gli anziani del paese. Questo perché ci troviamo, da un punto di vista temporale, nell’Italia di inizio ‘900, dilaniata dalle battaglie della prima guerra mondiale che hanno rubato al paese tutti i giovani insieme alle loro speranze e illusioni.
La guerra è un’altra grande protagonista del romanzo, fa breccia con la sua ferocia in quasi tutte le pagine sia attraverso il racconto di battaglie al fronte, sia tramite il drammatico destino del marito di Mallena, un soldato che torna a casa martoriato nel corpo e nello spirito, una figura tragica che fa stringere il cuore. Jubanne, come lo chiamano tutti in paese, diventa così emblema di tutti quei giovani mandati a morire in una guerra insensata e vigliacca che ha rovinato la vita di tante famiglie, proprio come accade a quella di Mallena. Il loro è un amore puro, vissuto tra passione e tenerezza, che sembra, però, doversi arrendere davanti alla sofferenza indicibile di Jubanne, perso nei suoi incubi che lo proiettano ancora in una trincea attorniato da compagni morti e nella sofferenza di un corpo che lui non sa più riconoscere. Attraverso gli occhi di Mallena intravediamo anche il suo dolore, la sua impotenza dinanzi alle grida lancinanti del marito, il suo cuore che sanguina al ricordo di una vita strappata, la sua rabbia e quella di tutte le donne in attesa di figli, padri, fratelli, compagni che forse non faranno mai più ritorno.
Ciò che accade al marito apre una crepa nell’audacia e nella sfrontatezza di Mallena, ci mostra le sue fragilità e al contempo la determinazione a fare di tutto per salvarlo, rendendo il personaggio molto più sfaccettato e interessante. Anche Mallena vive momenti di sconforto: cade, si dispera, ha paura, sbaglia, crolla, ma si rialza, sempre. Tutto questo non fa che permettere al lettore di affezionarsi sempre più a lei e alla sua storia fino a gioire del suo, meritato, riscatto. Mallena vincerà la sua battaglia contro uomini superbi e bigotti e contro un insieme di leggi assurde e offensive, ma non tutto finirà nel verso giusto. Il finale che ci regala l’autrice, anche se amaro, risulta perfettamente coerente con tutta la storia e ci lascia l’immagine più vivida che mai di una Mallena costretta a prendere la decisione più difficile della sua vita, mentre i rintocchi del campanile di Norolani annunciano, festosi, l’arrivo del Natale, creando una contrapposizione che ho trovato bellissima.
È un romanzo molto godibile che gioca molto sull’emotività del lettore perché ricco anche di momenti drammatici descritti in modo talmente vivido da trasportarci proprio lì, sulla scena. Il passato oscuro di Mallena che ciclicamente torna nella storia è quel pizzico di mistero che rende il tutto ancora più avvincente, mentre la dimensione naturale di questa Sardegna brulla, immobile, rigogliosa, quasi sospesa nel tempo è per me la parte più incisiva in assoluto. Bibbiana Cau ha ricostruito un affresco della Sardegna di inizio Novecento, dando finalmente voce e dignità alla figura della “llevadora” e al suo lavoro imprescindibile per tantissime donne del tempo.
Insomma, una buona lettura che per me sta un po' nel mezzo: ok, ma si poteva fare di più.
Mallena è la voce di tante, troppe donne che in passato hanno tentato di affermarsi, di far riconoscere il loro operato, le loro straordinarie capacità (e non sono in campo ostetrico-ginecologico) più o meno invano, in una società troppo acerba per comprendere ed accettare le capacità di una "fimmina", soprattutto se non "istudiata". Ma questo romanzo contiene anche un fedele spaccato della Sardegna del primo '900, vessata dalla povertà inflitta dalla guerra ed al contempo resa forte dalla tenacia dei suoi indigenti abitanti, ignoranti ma caparbi, uniti più che mai in quei tempi disperati.
La Sardegna di un tempo, le storie che sentivo raccontare da mia nonna, una vita familiare faticosa ed a tratti disperata. Una donna che cerca in tutti i modi di mandare avanti una famiglia e nonostante tutti i sacrifici e gli sforzi, non raggiunge i risultati sperati. Un bellissimo libro che, attraverso la storia di una donna, facente uno dei più vecchi lavori praticati in Sardegna, riporta tradizioni, usi e costumi dell'epoca.
Donne che sostengono, aiutano e confortano altre donne. Nel silenzio, senza alcun riconoscimento e, anzi, spesso osteggiate. Uno Stato che per le donne è sempre stato assente e ostile. Fare rete, si direbbe oggi! Dobbiamo essere grate a queste donne semplici che hanno lottato anche per noi!
Bellissimo, assolutamente consigliato. Un viaggio nel cuore della Sardegna, delle sue tradizioni e che racconta la storia di una donna coraggiosa e forte, che non si ferma davanti a nulla. Il finale molto commovente.
Nel 1917 a Norolani, paesino dell’entroterra sardo, Mallena aiuta le donne durante il parto perché ha imparato l’arte del far nascere i bambini dalla madre, morta prematuramente. La donna non ha studiato come ostetrica, si affida esclusivamente alla sua esperienza pratica, rispettando la Natura e le tradizioni della sua terra, meritando la fiducia delle persone. Il ritorno del marito invalido dalla Guerra e l’arrivo di un’ostetrica diplomata mutano la sua quotidianità e la rendono vittima di giustizie e della Storia. Un ottimo romanzo d’esordio che contrappone la medicina ai medicamenti antichi, Angelica, l’ostetrica, a Mallena, che risultano entrambe vittime del potere degli uomini e della loro volontà. Mallena è una donna decisa, concreta e generosa, disposta ad aiutare le donne anche senza compenso, nonostante l’estrema povertà. Quando cerca di far valere i suoi diritti, trova barriere insormontabili.
“So che io cerco la giustizia, perché è meglio che ci manchi il pane che non sa zustizia, quella non deve mai mancare, ma di certo non la loro, che è tutta un’altra cosa e che Dio ce ne iscampede dall’essere rincorsi dalla loro zustizia”
La narrazione è fluida e empatica, il dialetto sardo, comprensibile, risalta la figura della protagonista, contrapponendosi all’italiano. Jubanne, il marito, rappresenta l’insensatezza e la crudeltà della guerra, la mancanza di aiuti da parte dello stato e la difficoltà di acccetare una disabilità che gli stravolge la vita.
“Nella testa del vecchio risuonava la stessa domanda: Perché? Le risposte che trovava erano: Per la Patria, la libertà e la giustizia, ma, continuando ad ascoltare le parole del figlio, quelle risposte gli apparvero svuotate di ogni senso”
Il romanzo crea rabbia, disperazione, insofferenza, soprattutto a causa del trattamento riservato a Mallena che l’autrice è riuscita a ricreare in modo efficace, anche attraverso la descrizione accurata del periodo storico e del contesto sociale della Sardegna dell’epoca.
“Come il vento che arriva dal mare, che si sente, si respira e sembra che ci può abbracciare e ci entra dentro, anche la morte è così, fizza mia, ci abbraccia, ci accompagna e talvolta ci salva. Siamo nella stessa strada fin da quando nasciamo.”
Un esordio brillante attraverso un romanzo che parla di donne e alle donne.
complice il caldo e le vacanze letto in una settimana. prima parte bella e intensa : riflessioni sul ruolo della donna ,sul mistero della maternità che nel Novecento era guidata da mani esperte e riti segreti. toccanti i passaggi sui reduci della prima guerra mondiale di cui fa parte il marito della protagonista. ultime 80/70 pagine invece ridondanti a tratti macabre, evitabili insomma. finale un po deludente
"...T'assicuro ch'a tie...ch'a tie solu bramo...ca t'amo forte, t'amo, t'amo, t'am..." "...foglie cadute...attraversate da numerose sfumature di colore, decise a restare intatte eppure destinate ad appassire e dissolversi..."
una storia straziante e molto vera.......ancora una volta le donne dimostrano una forza e una resilienza fuori dal comune......bello da leggere con un fazzoletto vicino....
Divorato. Forse avrei dedicato più tempo e spazio ad Angelica. Tante cose erano molto prevedibili, ma l’ho trovato comunque un libro godibile e un ottimo esordio.
Scrittura scorrevole, intreccio ben scritto e protagonista che ha ancora molto da raccontare. Sono sicura che vedremo presto un seguito di questo libro!
È un romanzo dalla storia intensa e triste, che a tratti può risultare un po’ pesante da seguire. Durante la lettura si nutre la speranza che, prima o poi, le cose possano migliorare, ma questa attesa viene costantemente disattesa.
Una storia femminile del primo 900. La ruvida vita , i profumi, le tradizioni della Sardegna. L'esoterismo si scontra con la medicina e la scienza. Protagonista Mallena, una donna forte, in lotta perenne. Un libro che si fa ricordare. Voto 7 ½
Mallena è il perno di questo libro, una donna che per necessità e suo volere ha scelto una vita dedicata agli altri, ad essere la levatrice della terra che l'ha adottata, costretta da giovanissima a lasciare il suo paese ma accompagnata dal suo amato Jubanne. Quando ho comprato il libro i vari commenti e le sinossi che avevo trovato parlavano di un confronto fra due donne, uno scontro fra l'antico e il nuovo sapere medico. Non l'ho trovato. L'ostetrica assunta miseramente dal comune mi è parsa più una figurina, sovrastata dalle tradizioni e dalla diffidenza contro il moderno progresso. Una sottotrama brilla lungo tutta la narrazione: il passato di Mallena e quella cicatrice che l'ha marchiata per sempre. Un peccato averla sfruttata così poco. Detto ciò, il libro è davvero bello e scorrevole, ricco di immagini, colori, odori e sapori evocati fantasticamente, lasciando poco spazio all'immaginazione. I dialoghi sono molto coerenti, con questo intendo dire che non sono sempre poemi ricchi di salamecchi o congiuntivi, ma frasi semplici o discorsi articolati a seconda dei personaggi e delle loro possibilità linguistiche (qualcosa che altri autori dimenticano, facendoli parere dei nuovi Dante). Mi piace l'idea che traspare della Sardegna, diversa da quella che tutti noi conosciamo adesso, un'isola naturale e verace, ricca di piante e paesi con la propria identità, ma con una malinconica nebbia che l'accompagna, generata dal primo grande conflitto mondiale. E proprio questa guerra genera l'ambiente perfetto per la narrazione, in un contesto largamente femminile, dove gli unici uomini rimasti sono o troppo giovani o troppo vecchi, o troppo malaticci o in fuga dalle autorità, un ambiente che pullula di donne forti e unite. Quattro stelle (e qualcosa in più) meritatissime.
PRO: è un libro scritto molto bene. I dialettismi e la descrizione dell'ambiente rurale permettono di immergersi completamente nella realtà del paesino sardo dove la storia è ambientata. La realtà delle donne "sole" durante la prima guerra mondiale è un tema molto marcato, ma lo è altrettanto il fatto di doversi fare forza l'un l'altra, per farsi sentire e per andare avanti. Il finale è molto struggente e il dolore di Mallena viene trasmesso perfettamente, duro e consapevole di ciò che sta accadendo.
CONTRO: a mio avviso sono stati sbagliati i tempi di narrazione. Per 150 pagine (40% del libro) dell'ostetrica comunale nessuna traccia. Si fa grande descrizione di tutta l'ambientazione del paese, delle persone, della famiglia, del lavoro di Mallena, dei figli, del marito, dei parti, ma del fulcro del romanzo (la minaccia dell'ostetrica) neanche l'ombra.
Dall'inizio del libro si fa menzione a questo "lui" che minaccia la vita di Mallena da 16 anni: questo soggetto compare randomicamente in sì e no 10 pagine, 40 pagine prima della fine del romanzo, senza che ci sia un riscontro effettivo sulle vicende narrate. Perchè è stata inserita questa figura? A cosa è servita ai fini della storia?
Stesso discorso per l'ostetricia comunale: dalla trama sembra che le due figure dell'ostetricia e della levatrice in qualche modo debbano interagire e fare fronte comune contro le ingiustizie che perseguitano queste due donne. Ma questo non succede: interagiscono un paio di volte senza che ci sia un punto di incontro ed il tutto si risolve con l'ostetricia che se ne va e Mallena che torna a fare quello che faceva.
Palesemente non il romanzo per me. Scusa Bibbiana, ti vi bi.
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Un buon romanzo d’esordio, con una protagonista forte e un’ambientazione sarda ricostruita con cura, ma che per me non è riuscito a mantenere la stessa intensità per tutta la lettura.
La storia di Mallena, la llevadora che porta sulle spalle il peso della famiglia, del paese e di un marito devastato dalla guerra, ha sicuramente elementi potenti. L’autrice restituisce bene il contesto storico, il ruolo delle donne, il contrasto tra tradizione e modernità, e alcuni passaggi – soprattutto quelli legati alla natura, ai rimedi antichi e alle figure femminili che sostengono Mallena – sono davvero suggestivi.
Il problema, per me, è la gestione delle sottotrame. Il romanzo si dilunga molto in direzioni laterali che poi non trovano uno sviluppo vero e proprio. L’arrivo della levatrice “dal continente”, ad esempio, sembrava aprire a un confronto interessante, forse persino a una forma di alleanza o di legame più profondo tra lei e Mallena… e invece Angelica sparisce improvvisamente, lasciando in sospeso tutto ciò che il testo aveva suggerito.
Con così tante piste aperte, alla fine si ha la sensazione che la direzione generale del romanzo rimanga un po’ confusa. E quando finalmente si torna alla storia d’amore tra Mallena e Jubanne – che pure ha un potenziale enorme – lo si fa dopo averla trascurata per buona parte del libro, rendendo il loro rapporto meno incisivo di quanto meriterebbe.
La scrittura è scorrevole, e l’ambientazione è la parte più riuscita dell’opera, però mi sarebbe piaciuta una costruzione più compatta e una maggiore coerenza nel portare avanti le molte idee messe in campo.
In sintesi: una lettura interessante e a tratti coinvolgente, ma che per me non riesce a sfruttare pienamente il proprio potenziale. 3 stelle.
Mallena è una llevadora, in italiano una levatrice, precisamente del paesino sardo di Norolani e delle sue zone limitrofe. Siamo nel periodo della prima guerra mondiale e tutti gli uomini sono stati richiamati al fronte. Mallena, insieme a Rosa e Daniele, i suoi due figli, tira avanti come può ma non si tira mai indietro quando è necessario prestare aiuto alle partorienti e ai nascituri. Lo fa gratuitamente da sedici anni, perche non le è mai stato riconosciuto nessun beneficio economico, non essendo lei "studiata". Mallena non possiede competenze universitarie, non è qualificata per fare ciò che fà ma conosce metodi di assistenza e cura tramandati di madre in figlia da generazioni e possiede l'esperienza necessaria per far venire alla luce ogni bambino. Ma ben presto arriva a Norolani Angelica, una giovane un'ostetrica autorizzata che complicherà le cose, già diventate difficili dal ritorno di Jubanne dalla guerra.
Con questa lettura ero a casa, ho avuto il vantaggio di comprendere benissimo le parole in sardo utilizzate e la mentalità generale di un piccolo paese, la fierezza, l'orgoglio che distingueva la maggioranza degli individui. Gente povera, senza istruzione, abituata a vivere con ciò che la terra e il gregge fruttava, restia al cambiamento e alle novità, legata saldamente alle tradizioni, al rispetto, all'onore. Mallena è una donna piegata dalla vita che nonostante le ingiustizie e le difficoltà ha un coraggio e una forza a dir poco straordinarie. Un personaggio per cui ho provato grande ammirazione. Un libro bellissimo che tocca tanti temi importanti. Ricorderò il finale con grande commozione.
#BibbianaCau esordisce nel 2025 con #LaLevatrice (@editricenord), un romanzo che ha conquistato lettrici e lettori grazie a una sapiente alchimia di ingredienti: il conflitto tra il sapere antico della levatrice empirica e la medicina “istituzionale” dell’ostetrica diplomata, la condizione sociale delle donne, la devastazione della guerra.
Una storia dove realismo e lirismo si fondono nel cuore della cultura sarda, terra affascinante in cui vita e morte scorrono insieme come dimensioni essenziali dell’esistenza, soprattutto nelle comunità segnate dall’isolamento.
Il romanzo racconta la difficile affermazione del lavoro femminile, tanto per chi non possiede un titolo professionale quanto per chi lo ha conquistato. Mallena e Angelica, apparentemente avversarie, sono in realtà entrambe vittime dell’ingiustizia sociale: due eroine che lottano, ciascuna a suo modo, per essere riconosciute nel proprio ruolo.
La Prima guerra mondiale non resta sullo sfondo: irrompe nelle case, nei corpi, nelle relazioni, attraverso il trauma di chi combatte e di chi attende.
Indimenticabile il momento in cui Jubanne dice a Mallena: «Se solo ne avessi la forza… ti avrei dedicato la poesia di Badore Sini… Non potho reposare amore e coro pensende a tie…» Un passaggio che racchiude l’intensità emotiva di tutto il romanzo. #bellissimalettura #magiadeilibri #consiglidilettura #ibriicheamo #letture2025
La levatrice è la storia toccante di una donna che lotta per la sua vita e la sua realizzazione. È una donna che segue i ritmi della natura e a lei si affida con fede e fiducia. Le sue avventure mi hanno commossa, fatta infuriare e scioccata allo stesso tempo: pensare a quanto abbiano lottato donne come Mallena per ottenere anche solo due spiccioli mi fa imbestialire, specie perché lei non si è limitata a starsene seduta a una scrivania, ma ha permesso alla vita di venire al mondo, parto dopo parto. E, nonostante decida di farlo senza stipendio, non solo si ritrova le porte degli uomini in faccia, ma anche quelle della stessa vita che tanto si impegna a donare agli altri. Suo marito torna dalla guerra mutilato e no, non sta bene. Non starà bene. Questo è anche il romanzo di un ciclo, quello della vita, della nascita e della morte, che spesso vengono intrecciate dalle forze misteriose di quella natura ancestrale che Mallena segue nel professare la sua antica e nobile arte.
Romanzo d’esordio di questa scrittrice che in passato ha lavorato come ostetrica.
Ci racconta la storia di Mallena, conosciuta nel suo paese, Norolani, in Sardegna, come la “Ilevadora” Mallena esercita questa arte antica tramandata da sua madre. Il racconto è ambientato negli anni della prima guerra mondiale, in particolare la vicenda narrata si svolge principalmente lungo l’anno 1917. Mallena e’ una donna forte, determinata, che sa farsi valere con tutti, anche con uomini di potere, come il Sindaco ad esempio. Dice sempre quello che pensa e non tollera le ingiustizie. Nonostante sia analfabeta, sarà capace di mostrare a tutti il suo valore come donna e come levatrice. L’ho ammirata molto leggendo la sua storia e a volte avrei voluto abbracciarla per dirle “Ce la farai anche stavolta”. Coinvolgente lo stile di scrittura. Consiglio la lettura!
Anno 1917. In una Sardegna privata dei suoi uomini inviati sul fronte in nome di una patria di cui non conoscono bene neanche il senso., le protagoniste sono le donne. donne guaritrici che alleviano i mali della gente attraverso medicamenti antichi e preghiere e levatrici, come la protagonista Mallena che accompagnano alla nuova vita, rispettandola le indicazioni della natura e il ciclo della vita. In contrapposizione a Mallena c’è un’altra figura, Angelica una donna gentile e delicata, un’ostetrica che ha studiato a Pavia e che si è trasferita in Sardegna, un luogo a lei inospitale, di cui non conosce la storia e in cui non riesce ad integrarsi. La narrativa è avvincente la trama è ben costruita, la storia è emozionante ed ntensa. Ci si lascia trasportare nella storia dei personaggi che sono i protagonisti. Un libro bellissimo, intenso ed emozionante.
Sardegna 1917, Mallena la levatrice del paese è stufa di esercitare la professione senza essere pagata e perciò chiede al sindaco adeguata retribuzione; ma invece in Comune si decide di chiamare in’ostetrica diplomata dal Continente. La storia si dipana tra le disgrazie di Mallena ( il marito torna dalla guerra invalido e malato, soldi che mancano, un ex fidanzato che la vuole morta ) e quella di un paese arretrato che non ne vuole sapere di adeguarsi alla modernità. Romanzo molto difficile da leggere a causa dell’uso eccessivo del dialetto sardo che appesantisce la lettura; inoltre la storia è molto statica non decolla mai, la figura dell’ostetrica Angelica è appena accennata e non si capisce neanche dove poi finisca. Mallena è una donna sempre cupa, triste e impaurita che non riesce e farsi amare dal lettore. Nel complesso non un ‘opera favolosa.
Ho apprezzato davvero tanto questo libro .uno perché ha focalizzato l’attenzione su una figura così importante in situazioni come quelle descritte nel libro . la levatrice , la donna che aiutava a far nascere i bambini cada per casa , a qualsiasi ora del giorno e della notte . Una figura che accompagnandosi da antichi saperi viene mal vista dalle autorità e dalle nuove avanguardie della medicina . La storia di Mallena è una storia potente , ma ho apprezzato tanto anche la figura di Angelica , l’ostretica “studiata” che arriva dal “continente” , ma che non avrà grosso successo . Lei vittima impotente del sistema .
Tristissima la parte finale del libro 😞sulle frasi di No porgo reposare ho pianto .
Trovo l'idea molto interessante e si percepisce chiaramente che dietro a questo romanzo c'è molta ricerca storica, oltre che tanta dedizione e cura per una resa autentica della lingua e della cultura sarda. Tuttavia, le parti che compongono la trama sembrano in qualche modo slegate, come se fossero singoli fatti. In particolare, le vicende che riguardano l'altra levatrice sono davvero poco avvincenti e ho pensato in alcuni momenti che, privando la trama di quelle vicende, non sarebbe praticamente cambiato nulla perché non c'è una reale interazione, una tensione utile alla narrazione. Tra l'altro, la fine del libro lo conferma: non c'è nessuna reale conquista, le cose non cambiano, nessuna evoluzione, a differenza di come lasciava presagire la descrizione del libro.
Molto bello per la ricostruzione storica e l’approfondimento sul passaggio fra la medicina tradizionale e quella moderna, soprattutto nel contesto delle levatrici. Da questo punto di vista l’ho trovato interessantissimo e lodevole nel suo far riflettere e offrire spunti per diverse riflessioni. Meno interessante per quanto riguarda l’intreccio e l’introspezione dei personaggi. Si poteva giocare di più sul confronto Mallena e Angelica, invece quest’ultima resta in secondo piano nonostante sia l’unico pov alternativo della storia: personaggio con ottime potenzialità, ma poco sfruttato. Infine, il dramma del passato di Mallena, citofonato per tutto il libro, si rivolve in maniera troppo rapida, se non fosse stato presente non avrebbe tolto nulla alla storia.