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La ferocia

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In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate così? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli - in particolare quello con Michele, l'ombroso, l'instabile, il ribelle - può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell'azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L'intensità della scrittura - mai così limpida e potente - ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.

418 pages, Hardcover

First published September 23, 2014

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About the author

Nicola Lagioia

37 books294 followers
Born in Bari, Lagioia debuted as a novelist in 2001 with Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi). With his novel Riportando tutto a casa he won several awards, including the 2010 Viareggio Prize. In 2013 and in 2014 he was among the film selectors of the Venice International Venice Film Festival. In 2015 he won the Strega Prize with the novel La ferocia.

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Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,432 followers
September 8, 2022
WHATEVER HAPPENED TO CLARA SALVEMINI?



Un libro molto bello, un premio Strega meritato.
Un romanzo ricco, denso, sontuoso, stratificato.
Una lettura avvincente, emozionante, sorprendente.
Come definirlo? Thriller? Romanzo gotico? Un noir? Una saga familiare? O forse un romanzo di denuncia, oppure…?
Sono i Buddenbrook o I Vicerè alla barese, Twin Peaks in salsa pugliese?
L’occasione di immergersi in uno spaccato sociale del sud Italia?
Oppure, come recita il risvolto di copertina, è un romanzo che mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo?

È semplicemente, e decisamente, senza mezze misure, un bel libro, con una bella storia e una scrittura molto bella.

description
Laura Palmer

I Salvemini, famiglia del Sud (Bari, Puglia): padre, madre, e quattro figli.
Uno zoo umano che si rispecchia nello bestiario animale, in tutti gli animali, insetti uccelli roditori felini rettili, che Lagioia mette in campo (d’altra parte un personaggio dice che la migliore scienza per interpretare il presente è proprio l’etologia).
Lagioia comincia a seguire i Salvemini dal primo incontro dei genitori, e continua a farlo per i seguenti cinquant’anni.

Vittorio Salvemini è un costruttore e uno speculatore, ha fatto fortuna, e prima di tutto, ha costruito la sua fortuna.
Per farlo, per arrivare così in alto e in così poco tempo, si è comportato da corrotto e corruttore, è sceso a patti equivoci, abusi, ricatti, raggiri, fuori dalla legge, regolati dall’imbroglio, dalla truffa, dall’illegalità. Pochi scrupoli, anzi nessuno. Famelico, secondo i principi della ferocia.
Una figura che questo paese conosce molto bene, avendola eletta primo ministro per ben tre volte, continuando a votarla e sostenerla da oltre vent’anni, permettendole di circondarsi di pari sodali, e quindi per equazione logica, l’elettore è della stessa pasta dell’eletto, e ne consegue che i Vittorio Salvemini siano davvero tanti in questo paese, e Lagioia ha raccontato un italiano tipico.

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L’incipit

Il libro si apre in modo magistrale, l’incipit è memorabile, da rileggere più volte: una giovane donna nuda, ferita e sanguinante, cammina barcollando di notte, attraversa campi, prati, finisce al centro della strada che da Taranto porta a Bari – Lagioia si immerge in un immaginario vasto, e sa calibrarlo a misura del suo paesaggio, geografico e umano.
Dove va quella donna, così bella e così nuda, così malridotta? Fugge? Se appaiono dei binari accanto ai suoi piedi penseremo a Laura Palmer…
Incidente? Suicidio? Omicidio? C’è un corpo morto, questo è certo.

C’è un’indagine.
A condurla non sono né poliziotti né magistrati, che se ne guardano bene, hanno un prezzo e lo riscuotono.
A condurre l’inchiesta è un fratello della defunta: un trentenne che ha un passato di cliniche e cure psichiatriche, schizofrenico, forse bipolare, sicuramente instabile, inquieto, a disagio, incapace, infelice, disadattato (non adatto all’ambiente in cui vive)…
Con queste premesse, non può che trattarsi di un’indagine maldestra, incerta, timida… Ma ottiene il suo scopo, l’unico punto del libro che non mi convince pienamente.

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Resilienza

Ci sono altre storie, altre chiavi di lettura: è un’opera che si apre a molteplici interpretazioni, nella quale ciascuno può scegliere la sua, trovare il suo punto di vista. Questo è un grande romanzo.
Per me, per esempio, è molto forte la parte tra fratello e sorella, tra Michele e Clara Salvemini. Condividono solo il padre, non la madre, ma crescono insieme, nella stessa casa. E costruiscono tra loro un legame forte, denso, forse torbido, ma probabilmente la loro unica fonte di felicità.
Sento parentele con i ragazzi terribili di Cocteau – con Ulrich e Agathe, i fratelli protagonisti del capolavoro di Musil – echi di Faulkner, un po’ urlo e un po’ furore, senza dimenticare Emily Brontë, e i suoi fratellastri tempestosissimi…

Ma tutti questi antecedenti letterari, anche più di quelli che ho citato, e quelli cinematografici, perché si respira pure tanto cinema tra queste pagine, Lagioia sa plasmarli, adattarli, farli suoi, ne è padrone, nuovo artefice.

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Jean Cocteau, I ragazzi terribili.

E come scrive Lagioia! Che forma adotta! Che stile! Come struttura! Come costruisce la sua opera!
Dipana una matassa, stratifica, intreccia, scioglie man mano il nucleo più difficile, con lo scorrere delle pagine cresce il ritmo, la lettura si fa ansiogena, frenetica, percussiva, aumenta la suspense – usa il montaggio delle scene come si fa nel cinema, sposta il punto di vista in panoramica, in carrellata, con una zoomata, flashback e flashforward, le situazione si completano solo quando vengono riprese e raccontate di nuovo da un altro personaggio, anche molto tempo dopo, con altra angolatura, per avere il quadro generale completo bisogna ricostruire il prisma come se si trattasse dell’obiettivo di una macchina da presa.

Grazie a un processo di decostruzione e ricombinazione il mero dato dell’esistente si converte in una configurazione ricca di senso.
Sergej Michajlovič Ėjzenštejn

description
”Touch of Evil-L’infernale Quinlan” di Orson Welles, 1958, il noir dei noir. Qui un momento del leggendario piano sequenza iniziale. A quell’epoca, e per diversi decenni a venire, i piani sequenza erano limitati nella durata dalla lunghezza della pellicola contenuta nello chassis della macchina da presa.
Profile Image for Vit Babenco.
1,784 reviews5,786 followers
October 26, 2023
Ferocity is a long sequence of causes and effects… It is a novel of digressions – digressions into all the sick quirks of the modern world. The style is metaphorical and baroque and there is more than just a hint at the dark mockery.
Nighttime… A naked woman is walking through the garden…
It was against the background of the impalpable grey-green bank of haze that the young woman made her entrance into the garden. She was naked, and ashen, and covered in blood. She had red polish on her toenails, nice ankles, and a pair of legs that were long but not skinny. Soft hips. A full, taut pair of breasts. She put one foot in front of the other – slowly, tottering, cutting straight across the lawn.

The rich family resides in the luxurious villa… The old father is an influential politician and well-known builder… The mother is a part of the entourage… The eldest son is an eminent oncologist… The eldest daughter – the one that walked in the garden – is now dead… The youngest daughter is in her twenties and somewhat infantile… Their alienated step-brother isn’t all there… 
Michele had vanished years ago into the jammed streets of the nation’s corrupt capital, and even though his mind was fragile – bipolar or schizophrenic or whatever disturbance it was that afflicted him – for the son of Vittorio Salvemini it was quite obviously not a sufficiently large obstacle to prevent him from getting his work published in national papers.

Something is rotten in the father’s kingdom… Decline and fall… Money corrupts… The bigger the money the greater is corruption… The tower of Babel – or is it an ephemeral card house? – is on the verge of collapse…
And in parallel with the world of humans there is always present the world of insects…
The curve of the abdomen tensed in on itself and then broke. Under the thrust of the molt, a brand new epidermis emerged from the dead carcass, brownish in color. After letting the cuticle harden in the open air, the cicada took its first flight. It landed on a rosemary leaf. The tymbals under the abdomen began to vibrate, and a sharp sound, like a finger-snap, signaled its presence to the world.

Cicadas know no vices they just heed the call of procreation. 
Profile Image for Sandra.
964 reviews333 followers
July 3, 2019
Perchè si scrive un romanzo? Per sè stessi o per raccontare ai lettori, per farsi comprendere da chi legge e lasciare un pensiero su cui riflettere, un insegnamento, condividere emozioni e pensieri, insomma per interagire con il lettore? Ho la sensazione che gli scrittori italiani contemporanei non sappiano farsi comprendere. Lagioia per lo meno mi ha fatto pensare questo. E' questo il motivo per il quale ho un rapporto difficile con gli scrittori italiani contemporanei.
Lagioia scrive in modo complesso, compiaciuto della sua indiscutibile proprietà lessicale, molto curata, certo, troppo, tanto da risultare artificiosa, e comunque in modo tale che la comprensione della storia sia difficile. Per me è un romanzo elitario, non destinato a tutti, "antipatico"così come -purtroppo- mi risulta antipatico chi lo scrive.
Ciò che è chiaro è che il romanzo contiene una pletora di personaggi negativi e squallidi che danno l'immagine dell'Italia di oggi, a partire dalla famiglia anaffettiva protagonista della storia, quella dei costruttori edili baresi Salvemini, che si allarga ad altri soggetti legati da rapporti di potere tra economia, giustizia e politica che stringono al collo la famiglia dei protagonisti e in generale l'Italia di oggi. Per il resto la trama è poco chiara, diciamo che il senso si comprende ma richiede uno sforzo eccessivo che, a me, ha sottratto la massima parte del piacere di leggere.
Profile Image for Paolo.
162 reviews194 followers
August 17, 2015
"La figura sottile si voltò verso di lui. Giuseppe Greco si sentì invaso da un'inspiegabile sensazione di rammarico. Come toccasse la carlinga di un relitto abbandonato nel fondo dell'oceano. Il ricordo della giovinezza. Accese la luce.

Ecco, immagino anche voi sappiate come ci si sente a toccare la carlinga di un relitto in fondo all'oceano....

Tutte le 400 e più pagine, ma con particolare accanimento le prime cinquanta, sono costellate di metafore, ricercate e ad effetto, intervallate a periodi tronchi e scarni. Metafore ed effetti poi profusi in qualsiasi circostanza della narrazione, livellando i vari momenti della narrazione, che sia un gatto investito o il (presunto) suicidio della protagonista, trasmettendo la netta impressione che l'autore sia stato più attento ed interessato all'ostentazione del proprio virtuosismo che alla narrazione della storia ed alla costruzione dei personaggi.

E così, tutto intento a contemplare se stesso scrivente, l'Autore non si decide tra epopea familiare, affresco di una società e thriller, evidentemente sembrandogli troppo banale e non abbastanza da artista scegliere un genere e raccontare una storia.

Mi è capitato di leggere nell'arco di un mese tre premi Strega recenti: Come Dio comanda di Ammanniti, Resistere non serve a niente di Walter Siti e questo La Ferocia di Lagioia: tutti e tre si confrontano coraggiosamente ed anche con onestà con gli orrori della società italiana di questo primo scorcio del secolo, approdando ad esiti deludenti - sia pure per motivi diversi. Ma forse è il nostro presente che è talmente eccessivo da essere irrapresentabile.
Profile Image for Cristian Fassi.
108 reviews243 followers
September 14, 2019
Prime impressioni a caldo:

Incipit favoloso.

Facciamole leggere questo libro a David Lynch o David Fincher, ne trarrebbero un film magnifico, proprio nelle loro corde.

Storia corale raccontata con grande stile, montata con flashback e flashforward ben incastrati.

L'uso magnifico della ripetizione di una scena, prima come un'anticipazione, poi un promemoria, e poi come l'incipit al momento che sta per capitare finalmente, l'estratto seguente viene ripetuto nel libro 3 volte, quando l'ho letto la terza mi sono fermato, la mia mente ha iniziato a farsi delle domande, sto sognando, l'ho sognato prima, loro stanno sognando, magnifico:

"Quando, molti anni dopo, Gennaro Lopez, ex medico legale dell’azienda Asl 2 di Bari, si sarebbe trovato a estrarre dai suoi molti benché confusi ricordi il piú spaventoso, cioè quello che avrebbe potuto causargli maggior danno, avrebbe scelto la sera in cui un ragazzo sui trent’anni bussò alla porta di casa sua e iniziò a riempirlo di domande sul certificato di morte della sorella."


È semplicemente un bel libro, con una bella storia e una scrittura molto bella.

Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews465 followers
July 2, 2015
I protagonisti

Già il titolo dovrebbe mettere sull'avviso: è un romanzo feroce, questo, un romanzo che si insinua, corrode, disintegra.
Ed è proprio la ferocia, più animalesca di quella delle bestie (che Lagioia ci racconta con degli inserti affatto casuali), perché ragionata e premeditata, a essere protagonista: nella società, nella famiglia, nell'individuo.
Una ferocia che consuma, dicevo, una ferocia che uccide.
Lagioia ce la racconta in maniera complessa, a suo modo, con quella scrittura barocca, che tende ad avvitarsi e avvilupparsi, ricca di metafore ai limiti dell'equilibrismo (persino irritanti, a volte) e di arabeschi a volte superlfui, che tanto mi aveva disturbata nel suo precedente romanzo, Riportando tutto a casa.
Qui invece funziona, e mi ha conquistata e avvinta lentamente, con una storia che si pone a metà fra una saga familiare del meridione - la storia è ambientata a Bari nel XXI secolo - e un romanzo anche giallo, noir, ricco di venature gotiche.
È la storia della famiglia Salvemini, palazzinari arroganti e prepotenti, nella figure di Vittorio, il capofamiglia intrallazzatore e manipolatore, della moglie Annamaria, opportunista e arrampicatrice (ma nel contempo muta e fredda come il marmo) e in quelle dei loro quattro figli; anzi tre, perché Michele è una storia a parte.
E il romanzo parte con la morte di Clara, che attraversa la strada provinciale, nuda e insanguinata, in una notte di primavera, che incrocia la propria fine al destino di un camionista, povero disgraziato, che si trova a percorre nella notte la stessa strada.
Tutti e quattro i Salvemini di seconda generazione, da Ruggero a Clara, da Michele a Gioia, sono merce di scambio, pedine in mano all'arrivismo e all'ingordigia dello status quo che la famiglia ha raggiunto e intende mantenere, ciascuno con le sue proprio turbe, maniacalità, deviazioni.
Lo scenario è quello dei nostri giorni, quello delle tangenti e delle bustarelle, del potere e del potere del denaro; della corruzione di medici, politici, giornalisti e imprenditori; della cocaina e della prostituzione di lusso; quello in cui i nuovi ricchi sguazzano come pesci nell'acqua, come squali in cerca di sangue.
Ma quello che mi ha colpita, a parte la storia in sé, è finalmente la scrittura di Lagioia, o forse, ancora di più, l'architettura del romanzo: che è cinematografico e tridimensionale, capace di scorrere dal passato al presente e da un protagonista all'altro, senza perdere il filo conduttore; di ruotare la camera intorno alla scena e di cambiare punto di vista, di muoversi e seguire un nuovo personaggio; di spostare il microfono per ascoltare voci che un attimo prima erano solo chiacchiericcio e brusio di fondo; di insistere - nei capitoli finali - in maniera quasi ossessiva, su quello che sarà un parziale punto di svolta, preannunciandolo a più riprese.
E se alcune scelte narrative, mi hanno fatto pensare, in qualche modo, ad alcuni film di Altman, la famiglia Salvemini, invece, sia pure con tutto un altro registro narrativo, mi ha ricordato la famiglia del trafficante di armi Alberto Sordi in «Finché c'è guerra c'è speranza»: spregiudicata, agghiacciante, ipocrita.
È un romanzo ambizioso, non c'è dubbio, per certi versi anche pretenzioso, ma è indubbiamente un'opera ricca, costruita, pensata, che pretende attenzione e costringe non solo a leggere, ma anche a rileggere: ricca nella lingua, pensata nei contenuti, costruita negli intenti.
Un'opera disturbante, in tutti i sensi, ma finalmente un'opera viva.

Io e Lagioia abbiamo fatto pace, almeno per ora.
Profile Image for Michela De Bartolo.
163 reviews88 followers
July 17, 2018
Drammatica la vicenda neorealista che ruota attorno al nucleo familiare dei Salvemini, dominato dalla figura di Vittorio, padre – padrone che per raggiungere i suoi obiettivi di grosso imprenditore immobiliare , non ha nessuno scrupolo non solo nei rapporti con le figure dominanti nel labirinto amministrativo in cui deve muoversi, ma anche nel rapporto con i familiari, strumentalizzati con un cinismo totale, spinto oltre i limiti della credibilità. Il suo potere gli consente di tenere soggiogati moglie, figli e genero, personaggi del tutto anaffettivi, legati solo dall'interesse economico: unica eccezione il figliastro Michele, soggetto schizofrenico legato alla sorella Clara da un rapporto simbiotico interrotto dalla scissione nel loro percorso di vita; un rapporto che lui cerca di far rivivere dopo la tragica morte di lei. E' difficile da spiegare, ma la scrittura di Lagioia, secondo me, piu che a raccontare una storia, mira a farti "visualizzare" delle sensazioni, che in realtà sono inafferrabili , cercando di riproporre con le lettere, con le parole, un arcobaleno fatto di mille sfumature e, inevitabilmente, finisce per confondere troppi colori e un po' anche la mente del lettore!
Ma il risultato finale risulta comunque affascinante...come un quadro astratto, di cui non comprendi bene il significato, ma che ti piace lo stesso...e rimani lì a guardarlo.
Profile Image for Cosimo.
443 reviews
January 31, 2017
Dove tu vai è autunno e sera

L'essenza di ogni storia di amore, secondo molti scrittori, è in un continuo cercarsi; e a volte ne rimane solo la traccia infelice, il gene incapace alla vita. Siamo nella Bari contemporanea. Clara si suicida, oppure no, distrutta dagli adulteri con uomini corrotti, dal senso di colpa curato con la cocaina, soccombendo alla ferocia del mondo familiare e sociale nel quale i suoi complessi si risolvono tragicamente, con la morte. Michele è l'ombra della vita che avrebbe potuto avere, Michele è il fratello bastardo, schizofrenico, fragile e disadattato, che ama profondamente Clara e ne conosce la vera natura; non riesce a evitare il sacrificio della bella e giovane sorella (come nella poesia del suicida Georg Trakl e della sorella Grete) a causa del contesto umano che si impone annullandoli, insidiandone l'innocenza, con atti di brutalità, istinto animale e perversione; crudeltà e indifferenza ne segnano il destino irrimediabile. Qui non c'è incesto, ma simbiosi e autentico sentimento di unione. Sono esseri umani sbagliati, nati come legni storti, presi da ossessione e follia, sopraffatti da menzogna e privilegio; non sanno stare alle regole del gioco, del ricatto e del raggiro, provano vergogna. L'impero economico della famiglia Salvemini si frammenta e si decompone, materia di abiezione di uomini potenti e ciechi; gli individui che ne fanno parte cercano di sopravvivere e guardare altrove, di continuare a tessere una tela di calcolo e spregiudicatezza. Michele, vero protagonista del testo, radicalmente altro rispetto al sangue e all'orgoglio, escluso dal consesso borghese e dal gruppo umano, diviene l'antieroe che cerca una ragione oltre la verità, una causa banale e sensata al di là dell'egoismo e della miseria. In fondo l'anomalo e unico legame con Clara è forse uno dei primi elementi ad inclinare verso una discesa agli inferi la sua parabola vitale; a precipitarla in un enigma di silenzi e connivenze. In una Puglia dannatamente verosimile, le creature di Lagioia si muovono su molteplici dimensioni in un'atmosfera noir e decadente, dando vita a una lingua espressiva e originale, carica di sensibilità e presenze. Lagioia è bravo a disinnescare i dispositivi romanzeschi, liberando i propri personaggi di un lato negativo e fantasmatico; inserendo le loro voci spaventose e nude in una rete metaforica controllata e contingente. Nel dramma qui narrato c'è un'idea di vendetta che indaga e non si lascia sondare, c'è uno sgomento di fronte al cinismo della vita e alla natura predatoria dell'uomo che mai cerca di nascondere la vocazione al mistero e allo scandalo dei protagonisti della vicenda. Nessuno ha coscienza delle proprie azioni e la normalità si ottiene e si conserva al prezzo di una indicibile violenza. Non si intravede rispetto per l'ambiente e il paesaggio, così come è esposta con abusi e violazioni la vulnerabilità del corpo e della bellezza femminile. Scelta e destino sono in conflitto, natura e cultura si contrappongono come regni che non sanno comunicare; ci pensa l'autore a fare narrazione di questo dissidio, con una scrittura che avvolge i contrasti, sviluppa visione e sogni, descrive il reale ascoltato da dentro e da dietro, come un fantasma immerso nel futuro, come uno sguardo ultimo sulla notte della grazia.
Profile Image for Evi *.
395 reviews308 followers
May 12, 2019
5 stelle arrotondate per eccesso.

La ferocia è una storia molto originale con incastri narrativi e drammaturgici che obbligano il lettore ad un certo sforzo di comprensione, anche per i molteplici piani narrativi che arrivano a chiarirsi solo dopo molte pagine.
E per quanto si sia davanti ad una storia che annida in sé una componente noir che si esplicita già a poche pagine dall’inizio:

Una donna o una ragazza camminava nel centro esatto della carreggiata, completamente nuda, e ricoperta di sangue

la ricerca del colpo d’effetto e della verità di una morte tragica – suicidio - non hanno la priorità nel romanzo e si mescolano alla descrizione del tessuto sociale di una Bari molto attuale, fatto di eventi mondani, di relazioni, connivenze tra medici politici, avvocati, magistrati

città di uffici, di tribunali, di giornalisti e circoli sportivi

si mescolano alla rappresentazione dei rapporti di prevaricazione, subordinazione e insubordinazione che legano un padre, imprenditore brillante e sfrontato, ai figli in una delle famiglie più in vista di Bari, agiata nel benessere costruito dal nulla dalle discutibili speculazioni edilizie del capofamiglia.
Famiglia che oscilla tra splendore e disastro, tra i quattro fratelli brillano le personalità di Clara e Michele (il fratellastro, il negletto), uniti da un rapporto profondo e unico.

E perdono abbondantemente all’autore alcuni passaggi arditi (barocchi, rococò? Non credo comunque siano le definizioni corrette, preferirei dire a volte inutilmente attorcigliati) passaggi avversati da alcuni lettori ma che nell’economia della storia peserebbero alla fine solo per uno scarso 4%, aspetti marginali che non offuscano il lavoro notevole di scrittura che sta dietro questo romanzo.
Così come perdono alcune incongruenze, e aspetti del romanzo lasciati come in sospeso dall’autore.
Perché è un libro che mi ha risucchiato come un vortice, di grande impatto emotivo, bellissimo.
Per fortuna non tutti gli Strega vengono per nuocere.
Profile Image for Dolceluna ♡.
1,265 reviews153 followers
July 6, 2019
E’ incredibile la quantità di persone che, in rete, hanno stroncato “Ferocia” solo perché ha ricevuto il Premio Strega qualche anno fa. Cos’è, la solita reazione da “bastian contrario” all’italiana?
Io, quando l’ho arraffato dallo scaffale della biblioteca, nemmeno sapevo che avesse vinto il Premio Strega. E comunque, il fatto di vincere o meno premi letterari non inficia mai il mio parere sul libro che sto leggendo: se lo apprezzo o meno, è indipendentemente da tutto il resto. Ma va beh.
“Ferocia” è a mio avviso un romanzo molto, molto notevole.
La storia pare uscire una pellicola in bianco e nero degli anni 40. La maestria, la delicatezza, la quotidianità, il dramma, lo sfumato dei capolavori del Neorealismo sullo sfondo di una città e di una provincia del nostro sud, Bari. E’ qui che, una notte, Clara Salvemini, bella e giovane figlia di uno dei costruttori più noti e ricchi della città, viene rinvenuta mentre vaga, nuda e coperta di sangue: morirà, ritrovata da un cittadino che passa per la statale in macchina e che, con tentativi non propriamente riusciti, si tenterà di tenere a bocca chiusa. Da qui partono continui flashback sul passato di Clara, donna confusa e complessa, persa in diverse relazioni extra-coniugali e sulla storia della sua famiglia, protagonista di relazioni difficili, segreti taciuti e traffici illegali.
La ferocia. Intesa come sopraffazione, fisica e morale e speculazione, immobiliare e finanziaria: la brutalità dell’inganno, il desiderio di arricchimento che calpesta ogni dignità morale, la perdita della fiducia, la falsità, la paura.
La prosa di Lagioia, quasi un gioco stilistico nel quale il lettore non di rado rischia di perdersi, è mirabile, perfetta nel descrivere impressioni, sensazioni, stati d’animo, zone impercettibili tra ombra e luce. Bellissime sono poi queste figure tanto vere nella loro complessità, non solo Clara, ma anche, fra le tante, quella del fratello Michele, un ragazzo disturbato, indagatore, e nel quale covano tanta rabbia e tanto dolore.
In conclusione, un libro di classe, ammirevole ed elegante.
Profile Image for Marcello S.
647 reviews291 followers
July 12, 2015
Caro Nicola, com’è stato bello leggerti. Davvero.

Leggere di Michele e dei suoi spasmi emotivi. Ovunque crepe. Di Clara fragile e bellissima.
Il senso della catastrofe.

Debolezze e aspirazioni. Una società (e una famiglia) in disfacimento.
Di crisi di identità e degli affetti.

La trama è valida anche se non memorabile. Però dentro ci sono alcune tra le pagine meglio concepite che abbia letto recentemente.
Ma più di tutto è lo stile di scrittura che ti prende e ti porta via.
I piani temporali che si accavallano e ti fanno sentire su un ottovolante.

Non una lettura facile facile ma, almeno per me, molto goduriosa.
Finale non all’altezza.

Torno alle quattro stelle dopo qualche lettura non proprio esaltante. [76/100]
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
August 9, 2017
Ho iniziato a leggere e ho trovato la scrittura fittizia, forzata, a tratti posticcia: non è scattato l'incantesimo della narrazione, mentre leggevo non riuscivo a perdermi nelle parole dell'autore e vedere con gli occhi della mente il film che va raccontando, continuavo a vedermi davanti semplicemente un tizio seduto che cerca di scrivere e montare un romanzo. Ho idea che questo possa essere un difetto grave. Poi, procedendo, ho iniziato mio malgrado ad addentrarmi nel meccanismo: pur non essendo un giallo vero e proprio, il libro si struttura come un'indagine. A questo senso di ricostruzione a ritroso degli eventi accaduti contribuisce la linea temporale che è notevolmente, anzi eccessivamente frastagliata, un continuo flashback e flash forward in cui il lettore non rischia di perdersi, ma tuttavia di sentirsi spesso fuori posto o fuori fase.

I personaggi - ovvero i componenti della famiglia Salvemini, più tutte le numerose comparse che sono i loro amici, nemici, amanti, parenti e conoscenti - sono tutti odiosi, impossibile entrare in empatia con alcuno di loro: ma ci vorrebbe una mano ben più abile per creare un cast del genere e contemporaneamente emozionare il lettore e fargli desiderare di saper cosa succede a siffatti personaggi. Il primo esempio che mi viene in mente è De Roberto ne "I Viceré".

Forse questo romanzo non è poi così profondo come si propone l'autore e come si potrebbe pensare da alcune recensioni: piccola saga di una famiglia del sud, piccolo affresco dell'Italia moderna, della provincia e degli intrecci tra politica, imprenditoria, sanità, droga; dei paesaggi industriali con i cantieri e le gru, i capannoni e gli autosilos, l'acciaieria e le ciminiere, le centrali, le strade statali con le stazioni di servizio; piccole riflessioni filosofiche a condire il tutto.

"…stava giungendo alla conclusione che l'ingenuità era una cortina fumogena per nascondere l'assenza di talento. Se con tutta la buona volontà non era saltato fuori un Fassbinder, un Giulian Beck, neanche una giovane Fallaci […], significava che l'ebollizione del composto chimico che nelle biografie dei grandi uomini fa dire con sicurezza "Qui", indicando su una mappa il punto da cui erano partiti, si stava verificando altrove. Una città del Sud senza grandi tradizioni a parte l'intraprendenza delle imprese edili e degli studi legali. Ecco cosa sarebbe rimasta Bari."

Nel racconto corale si osservano gli eventi che occorrono alla famiglia e a tutto l'entourage successivamente al suicidio della figlia maggiore. La ragazza suicida è come un vero e proprio filo conduttore che trasmette elettricità tra un personaggio e l'altro. Il sussulto stimolato in ciascuno di essi da questa scossa elettrica si manifesta attraverso i ricordi e le riflessioni, più o meno ingenue e incoscienti.

Altro tema su cui si pone l'accento sono i rapporti affettivi andati a male, letteralmente incancreniti, dove ognuno per sé e Dio per tutti e dove, anche all'interno della famiglia, sotto sotto, vige la regola del tutti contro tutti: anche in questo c'è una similitudine con gli Uzeda, ma come già dicevo è un paragone che regge solo in teoria, poi nella pratica narrativa crolla all'istante. A proposito di "famiglia andata a male", penso di aver preferito quella di Gallo in "Come l'insalata sotto la neve": viene raccontata con più ironia, senza tutta questa ferocia, ma nel complesso con più efficacia.

E' invece ben descritto lo stato di disagio del figlio Michele: disturbo di attenzione, disturbo bipolare, lieve forma di schizofrenia o di autismo, l'intera famiglia non è capace di dare un nome a ciò che lo avvolge come un bozzolo e che si riflette su Clara affetta a sua volta da tutti gli autolesionismi possibili. Questi disturbi vengono raccontati in modo semplice ma non facilone e neanche compiaciuto - ed è un bene, altrimenti sarebbero risultati indigesti. E altrettanto ben descritto è il rapporto speciale, non perfetto ma certamente esclusivo tra i due fratelli Clara e Michele, anche se il voler proseguire a tutti i costi questo rapporto speciale anche dopo la morte della prima, come se il suo spirito fosse sempre presente sotto forma di luce o di una magica sensazione, fa parte di quelle forzature cui accennavo all'inizio. La struttura che viene piano piano formandosi è quella di un giallo in cui i due si cercano a vicenda, ricostruiscono vicendevolmente l'uno la storia dell'altro.

Lettura sufficiente. Non è un romanzo profondo, né emozionante né tantomeno illuminante, comunque è a suo modo coinvolgente, e a chi fosse appassionato di gialli o si sentisse anche solo un poco incuriosito, consiglierei il tentativo.
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January 17, 2020
Bravo, majstore Tolstoj! Bravo! Gromoglasni aplauz, skidam kapu!

Ne, u nastavku ovog teksta sigurno nećete čitati o romanu Ana Karenjina, ali nisam se mogao oteti dojmu- dok sam čitao Bijes Nicole Lagioie- kako rečenica, koja je vremenom dovedena do ruba nepodnošljivog klišeja, korištena tamo gdje ima i nema smisla- ona o sličnosti svake sretne i jedinstvenosti svake nesretne obitelji- stoljećima poslije pokazuje svoju autentičnost i snagu. Kao da postoji nepresušno vrelo prokletstava, inspiracije i načina na koje obitelji, nešto što bi trebalo biti sveto i nedodirljivo, mogu biti nesretne.

Prikladno upozorenje na početku ove knjige bilo bi: Lasciate ogni speranza voi che entrate! Svi vi koji ulazite, napustite svaku nadu, jer u ovom romanu je zaista nema! Ali napustite i svaku nadu da ćete, jednom kad uzmete u ruke ovaj roman, čitati jedan brzi, eksplozivni i napeti triler, jer mnogi bi pomislili da je to ono što ih čeka do kraja romana, jednom kad pročitate uvodno poglavlje.

Triler je samo jedna kratka nota u ovom romanu koji je zapravo rekvijem za ljudskost, rekvijem za zdravi razum, rekvijem za monstruoznost koja je svojim košćatim zlokobnim rukama spremna posegnuti za onim što bi trebalo nedodirljivo.

U jednoj pravoj filmskoj fincherovskoj sceni gola djevojka, u mirnom pandemoniumu misli, s ranama kao Rorschachovim mrljama po cijelom tijelu, korača prema svom kraju, prema smrti pod kotačima kamiona.

Od prekaljenog poslovnog čovjeka kao što je Vittorio Salvemini koji si ne želi priuštiti i ne može dopustiti nešto kao što je oplakivanje mrtve kćeri; preko polubrata Michelea, koji je Claru gledao kao stup svoje obitelji i kojeg je s pokojnom sestrom povezivala ljubav kojoj ni sam nije mogao odrediti granice; preko braće i sestara i ucviljene majke, pa sve do društva s kojim je obitelj Salvemini ili njezini članovi pojedinačno bilo u vezi- kako je smrt jedne žene uzdrmala puno više ljudi nego što je trebala?

I dok bi bilo tako lako, ali pogrešno, zaključiti kako je stravična smrt Clare Salvemini uzrok jednom nizu događaja koji će dovesti do konačnog otkrića njenog ubojice, ona je zapravo posljedica jednog trulog i beskrupuloznog, ne samo društvenog i poslovnog, već i obiteljskog života čija se umrljana prošlost, sadašnjost i budućnost otkriva u svakoj stranici ovog romana.

Iako je svaka od njih na svoj način nesretna, mnoštvo takvih obitelji ima jednu zajedničku crtu- nisu ni svjesne ponora svoje nesreće, odbijaju je prihvatiti, odbijaju uvažiti njenu prisutnost. Novcem, dragocjenim i svjetlucavim predmetima pokušavaju je preodjenuti, prikazati je sebi i svijetu u drugačijem svijetlu, sve dok se stara dama ne zasiti svog dugo pripremanog ruha, sve dok u već napuklu čašu ne padne ona jedna mala kap koja će je silovito preliti, možda i razbiti.

Izgladnjela lisica pred zečevima, sićušna grinja koja nadvladava deset puta veću osu, uzbuđenje mačke koja svojim zubima pronalazi arteriju na štakorovu vratu, životinje koje pod okriljem noći pronalaze slabiji plijen... ekstenzivni opisi životinja koje ćete pronaći u ovom romanu ne služe samo za upoznavanje životinjskog svijeta u našoj neposrednoj blizini, već za isticanje ono iskonskog, životinjskog- bilo to za razmnožavanje, hranjenje ili pak puko preživljavanje- nagona kojeg smo evolucijom i društvenim normama navodno stavili pod kontrolu.

Lukavost, snaga, spretnost, ili pak čista nadmoć preslikava se sa ponašanja životinja- za koje često govorimo da je nagonski- na ljude koji, razumu unatoč, jako često ne izgledaju kao ništa drugo nego- bezumne i nasilne životinje.

I to je zapravo suština romana Bijes. Prikaz zamagljene granice između čistog nagonskog i racionalnog ponašanja, ali i onog najopasnijeg - izrazito razumnog ponašanja, vođenog čistom željom za moći, u kojem se ne gleda na čiji će se okrvavljeni leš nagaziti.

Bijes nikako nije roman za publiku željnu eksplozivnih romana punih prevrata. U pitanju je sceničan, potresan i složen roman napisan bez imalo suzdržavanja i bespredmetnog uljepšavanja jedne društvene, obiteljske i moralne truleži. Roman koji je u mojim očima apsolutno opravdao svaku nagradu koju je osvojio- iako mnogima danas nije jasno kako- i koji je postao predmetom svake moje ozbiljne preporuke.
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July 15, 2021
Solo chi non ha mai avuto niente si accontenta

La ferocia è un romanzo che all’inizio lavora come un metro telescopico
https://www.sola.at/it-it/prodotti/te...
Lagioia più che della presa diretta si avvale dei ricordi dei suoi personaggi e quando uno di essi sta per fare una rivelazione, la stecca del metro finisce la sua corsa ed innesca quella successiva. Rivelazione e rilevazione vengono rimandati da un elemento all’altro, l’attenzione del lettore è tenuta desta con un metodo alla Koch e verificata alternando presente e ricordi senza preavviso. In alcuni casi si produce un leggero sfarfallio, bisogna risintonizzarsi. Lagioia corrobora la narrazione con intermezzi di sex, drug and alcool assicurandosi il favore dei viziosi. Le prime centocinquanta pagine hanno il ritmo volta pagina che molti scrittori vorrebbero imprimere ai loro lavori. Io venivo da una serie di letture poco appaganti, alcune delle immagini di questo libro mi si sono impresse quanto quelle create da Ford in Sportswriter.
Il protagonista del romanzo è Vittorio Salvemini, un imprenditore edile privo di scrupoli che dalla metà degli anni ’70 agli anni ’10 mette su un piccolo impero con metodi sempre meno ortodossi. Vengono ritratte le sue collusioni con la politica locale (La vicenda si svolge a Bari) e viene intersecata alla sua, la storia della sua famiglia. Vittorio ha tre figli legittimi e uno nato fuori dal matrimonio, quest’ultimo diventerà protagonista quando il romanzo lavorerà come un metro telescopico guasto.
E’ una storia familiare che si allarga a temi di denuncia sociale, la famiglia tuttavia resta il cardine sul quale ruotano tutte le porte narrative

Per quanto assurdo, era come se Clara fosse figlia non di un altro padre ma di una madre diversa, un remoto principio femminile che – conoscendo, anzi approvando la ferocia della bimba – l’avesse posta in un grembo verso cui non era necessario essere clementi.

Clara è la figlia maggiore di Vittorio, è un personaggio chiave, a me è sembrato però troppo carico di virtù e vizi e soprattutto ho trovato forzato attribuire al legame spezzato con il fratellastro la ragione della sua auto distruttività. Il fratellastro Michele è il protagonista improbabile dell’ultima parte del romanzo nonché la rappresentazione di come la famiglia sia al tempo stesso rifugio e galera, protezione e maledizione, spinta e laccio, nella vita di ciascuno.
Mi è piaciuto il capitoletto finale quando si dice di un uomo “certo della sua fetta di fortuna”. C’è un momento preciso in cui nella vita si può maturare quella certezza, dura il tempo di accorgersi che la fetta è insufficiente che se ne vuole di più, che se ne vuole ancora.. come fanno tutti i personaggi di questo libro, Michele Salvemini escluso.
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August 19, 2025
” Persino la dignità nasceva dalla prevaricazione.”


Una trama claustrofobica, una schiera di personaggi odiosi, un ritmo che oscilla bruscamente tra presente e passato e poi una scrittura opulenta.

La storia della famiglia Salvemini si svolge a Bari e trasporta il lettore in una cornice molto realistica, ossia quella dei cosiddetti “palazzinari”, speculatori edilizi senza scrupoli.
Così Vittorio il capostipite, è il regista di un’intricata ragnatela che a mano a mano invischia chiunque gli stia attorno cominciando da Clara sua figlia..

Attorno alla famiglia altolocati personaggi condividono l’infamante palcoscenico.
La ferocia, in queste pagine, non è solo quella con cui al Sud si sente il bisogno di affermare se stessi ma quella di una categoria di persone che pretende con forza un posto a tavola e non un posto qualunque.
Michele, il figlio bastardo, sembra essere l’unico a non essere trascinato negli affari ma il suo è un isolamento che nasce dal dolore di non aver ricevuto affetto.
Non c’è posto per l’amore se si vuole arrivare in alto..

★★★½ è il mio giudizio finale
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January 31, 2015
Proprio un bel romanzo. Originale. Anche appassionante. Una saga pugliese (avi nobili più tra i Karamazov che tra i Buddembrook) con colorazione in giallo molto ben resa, i tempi giusti, un bel gioco di incastro degli scenari narrativi, personaggi (per niente facili da rendere) scolpiti in modo minuzioso e potente.
Uno spaccato da interno famigliare dell'Italia peggiore. Quella dei palazzinari, dei politici da rapina, dei giudici da salotto, della borghesia male educata e male arricchita; con cattivi sentimenti e cattive abitudini. I soldi spesso peggiorano le persone, nella sostanza e anche nella forma, tra ipocrisia delle buone maniere e arroganza. Accade dappertutto. Ma a sud, si nota di più. E da questo punto di vista è un romanzo meridionale esemplare, di cui c’era bisogno, soprattutto scritto da un meridionale.

Per completezza, devo anche dire che leggendo mi è venuta in mente quella volta in cui Gianni Agnelli definì De Mita "un intellettuale della Magna Grecia". Si riferiva soprattutto al suo linguaggio: barocco, involuto, immaginifico, compiaciuto. Lagioia, intendiamoci, scrive benissimo. In questo libro si vede che dietro la sua prosa ci sono fondamenta robuste e lavoro vero; e una ricerca stilistica faticosa. Però (o proprio per questo) il sapore di un eccesso di barocco l’ho sentito. Quel qualcosa, anche qui, di tipicamente meridionale, da “intellettuale della Magna Grecia”, appunto. Aggettivi decorativi, torciglioni di metafore. Virtuosismi anche audaci e apprezzabili; ma lasciano affiorare la sensazione che eccedano e debordino almeno di un pizzico di troppo rispetto alla giusta misura. E la giusta misura è quella del rigore, cioè la sovrapposizione precisa e la simmetria col concetto, l'oggetto, la sostanza del fatto. Quando vuoi essere barocco il rigore è indispensabile (Gadda, tanto per dire, era barocco, ma prendeva misure millimetriche, da ingegnere, tra le parole - che raccattava dappertutto - e la cosa che dovevano raccontare).
Parliamo di dettagli comunque. Le mie sono pignolerie da meridionale del nord. Resta un bel romanzo.
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did-not-finish
November 29, 2017
Three reasons I gave up on Ferocity:
1. The descriptions of women are atrocious. By 'atrocious' I mean... no worse than they are in plenty of books (and not all of them written by men), but I've become so sick of this stuff that I have a very low tolerance for it. Lots of cliches (if I never see the phrase 'full breasts' again it'll be too soon) and sometimes quite bizarre phrasing, e.g. there is one reference to 'the tenderest part of [female character's] pelvis' and I think that's supposed to mean her vagina but honestly I have no idea?!
2. It's overloaded with metaphors and similes; sometimes they're just boring, dragging out sentences for no reason, and other times they simply don't work. For example: 'Like a Japanese umbrella, the insect resheathed its wings and paused on one of the doors of the bookshelf.' Do Japanese umbrellas have wings? Are they well-known for their habit of sitting on bookshelves?
3. I'm just over 10% in and there have already been numerous passages I've been unable to grasp the meaning of, even after rereading them several times. Blame the book, blame my stupidity – either way, it's certainly not making me want to read on.

I find it difficult to imagine the translation is the problem, since Antony Shugaar is responsible for the excellent English translation of Domenico Starnone's First Execution. Perhaps in Lagioia's particular case, what's beautifully poetic in Italian just does not compute in English. Whatever the reason, this book was not for me.
Profile Image for Tuck.
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November 13, 2017
Won the strega prize. A bit of an xrated no holds barred soap opera of a multi national construction mogul and his family based in bari Italy. Corruption, murder, sex drugs n a Little Rock n roll and guilt of course. Fast paced but long. Author' s translated into English debut.
Profile Image for Issicratea.
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October 16, 2016
This is an extraordinary novel. I’m still reeling from the impact, and half-wishing I had another four hundred pages yet to go.

As an English-language equivalent, the book that kept coming to my mind as I read it was Marlon James’s A Brief History of Seven Killings. The two novels have the same potent cocktail of epic scale combined with highly crafted, virtuosistic writing. Both employ multiple perspectives and are markedly nonlinear in terms of narrative structure. Both are relentless in their vision of the corrosive effects of violence and corruption on a fraying social fabric, although James is perhaps more inclined to seek the causes of this ugliness in historical circumstances, while Lagioa’s “ferocity” has a quasi-existential quality, pervading every aspect of life.

Lagioa’s novel is set in his native Bari, in Puglia, mainly within the disfunctional family of a wealthy and unscrupulous property developer, Vittorio Salvemini. The plot trigger is the death of a member of the family in ambiguous circumstances, and a linear plot summary would center, detective-novel style, on the progressive unveiling of the sordid circumstances that led to this death, and the equally sordid consequences that span out from it. La ferocia is anything but linear, however; and in terms of genre, it is as much a family saga as a detective novel. A few episodes in, we plunge into the quietly ferocious history of the Salvemini family, saturated to the core with a metaphorical toxicity that reflects the literal, chemical toxicity that Vittorio is happy to inflict on the natural environment in his rapacious pursuit of profit. The two most evidently troubled of the family’s four children, Michele and Clara offer the closest the novel is going to give us to sympathetic characters. Their intense, fragile, adolescent moment of connection is the emotional thread around which much of the novel’s kaleidoscopically complex plot is woven.

Around this tale of a family corroding away behind the haute bourgeois façade of a suburban villa, Lagioa evokes a dystopian and heterotopian Bari, emphasizing the badland outskirts where African prostitutes await their variously ferocious clients (sex in this novel tends to the nasty, brutish, and short), or shopping centres where locals condemned to a precarious future by the ferocious economy feed their drug habits with Mcjobs handing out promotional leaflets dressed as cartoon animals. This feverish, cruel human existence is reflected in the invisible, or half-glimpsed, Darwinism world of insect and animal life that surrounds it. Lagioa likes to cut away from his human narrative at points to give us a lurid close-up of insects preying on one another (it’s impossible to avoid cinematic terms when speaking of this novel; like James’s Seven Killings, it’s a profoundly filmic work.)

La ferocia has had a rocky ride terms of reception. It won the top fiction prize in Italy last year, the Strega, by a wide margin, but the win attracted quite a bit of controversy. Elena Ferrante was among the contenders and many felt that it was a scandal that she had never had this accolade, given her international reputation. Critics who consider the prize a stitch-up among the major publishing houses found new fuel for their polemic in Lagioa’s win (La ferocia was published by Einaudi). Reviews have been mixed. Many readers find Lagioa’s prose tortuous and overblown, and I have seen the novel decried as so complex in its narration as to be unintelligible.

Judgments of prose style are always going to be subjective—I enjoyed Lagioa's convolutions and obliquities, once I started going with the flow—but I disagree quite strongly with the accusation of unintelligibility. One thing that fascinated me, reading this novel, is how skilfully Lagioa meshes together his countless narrative threads. There’s a great deal of incident and detail that’s incomprehensible at first encounter, but its significance is always revealed in due course, whether suddenly or progressively, in a drip-feed of retrospective illumination (to mix my metaphors.) In a book that centres on secrets and lies and coverups and unveilings, this oblique manner of narration is thematically justified, as well as artistically satisfying. Who said novels had to be intelligible, anyway?

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May 7, 2020
Sono certa che qualcuno che non abbia mai avuto l'occasione di leggere un libro in vita sua potrebbe gradire questo "tentativo letterario", qualcuno che non abbia la minima idea di come sia un libro scritto bene davvero, che non sia un tentativo di ermetico estetismo fine a se stesso, francamente manifestazione di un inutile sforzo compiaciuto e privo di talento.
Non ho mai commentato qui un libro che non mi fosse piaciuto, e non ho mai dispensato voti bassi, poiché ritengo, quasi sempre, che se un libro non mi piace sia, in qualche modo, più "colpa" mia che dell'autore. Questa volta, invece, mi sono sentita così presa in giro, mi sono così arrabbiata durante la lettura che non ho resistito. Questa non vuol essere una recensione ma solo uno sfogo, o addirittura un avvertimento a chi, come me, avesse incautamente acquistato "La ferocia" nella convinzione che si trattasse di un libro per poi scoprire che, invece, era il temino del quarto anno del liceo, quello che, nelle nostre adolescenziali velleità di wanna-be scrittori, pensavamo ci fosse venuto bene e ci avesse avvicinati a Faulkner, e che, invece, la Prof. di italiano aveva liquidato con un 6 e mezzo e la raccomandazione di smetterla con i periodi di 10 righe e lasciare i flussi di coscienza a chi sapesse gestirli.
Profile Image for Gauss74.
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December 13, 2019
Una interessantissima digressione sul fenomeno della corruzione nel mondo dell'edilizia che da sempre affligge la nostra nazione, deturpa il nostro territorio, erode risorse economiche già scarse. Un sistema che non può rinunciare all'ansia di arricchirsi senza fine, alla mancanza di scrupoli, tipica di un popolo abituato a vivere di espendienti e non di ideali e che porta ad una borghesia piena di vizi e ladronerie, della quale la famiglia salvemini di Bari è l'archetipo perfetto.
Vittorio Salvemini a prima vista potrebbe essere visto come una figura ideale: avido ed ambizioso ma anche amorevole padre di quattro figli, ha condotto con una politica spregiudicata a dir poco la sua impresa edile ad essere tra le più grandi del Gargano, ma come Nicola Lagioia racconta la polvere sotto il tappeto è davvero tanta: non si riesce a decidere se sia più mefitica la (molto ben decritta) rete di clientele e ricatti che insieme protegge e sostiene gli affari drogati della Salvemini costruzioni, o la nube di perversioni di ogni tipo di cui ciascun membro di questa decadente famiglia si copre, alla ricerca di esperienze sempre nuove per sfuggire al senso di vuoto che il denaro comunque non può in nessun modo coprire.

Con la tragica morte prematura della figlia maggiore Clara in circostanze (apparentemente) chiare si apre il romanzo. Potrebbe sembrare l'incipit di un romanzo di azione, o di un poliziesco spostato sul noir, ed invece niente di tutto questo. perchè Nicola Lagioia sposta il difficile equilibrio tra realtà e narrazione tutto verso la prima: la trama è praticamente inesistente, tutto si articola in un sapiente e molto ben gestito spezzettamento della linea temporale tra continui flashback e cambi di punti di vista, che toccano tutti i singoli membri della famiglia e le persone che vengono loro in contatto. Ne nasce una raffigurazione a tutto tondo della borghesia imprenditoriale italiana in generale e del sud in particolare, nelle sue ambizioni, anche nel suo talento, ma anche nel suo affogare in un marciume sempre più ineliminabile. Secondo me questo è il significato ultimo di "la ferocia", molto più un ritratto molto ben fatto che un romanzo.

Detto questo, secondo i miei gusti personali, più ombre che luci. L'immaginario è semplicemente assente: non si hanno percezioni visive (ma neanche sensoriali in generale) leggendo "la ferocia". Se è una cosa che mi infastidisce in qualsiasi tipo di romanzo, in un'opera ambientata nientemeno che in Puglia e che comunque parla delle logiche che devastano un territorio, diventa una colpa grave. La Puglia, in "la ferocia" di Nicola Lagioia, semplicemente non c'è. Posso capire benissimo che in un tipo umano come il borghese medio che frigge di ambizione l'identità culturale trovi ben poco spazio (parliamo di gente che usa parole inglesi per darsi importanza ma non spiaccica un congiuntivo, mentre si sposta da un brunch ad un lunch, da un coffee break ad un tiro di coca). Ma che i lavoratori dell'ilva di Taranto (non una riga di descrizione) parlino senza nemmeno un'ombra di inflessione dialettale, che la riviera del Gargano e la macchia mediterranea di fronte ad Ostuni me le liquidi con due parole e tre virgole, no. Non passa. Soprattutto se della minaccia all'integrità di quei territori stai parlando. E' un po' la ragione per cui, per esempio, non leggo i pur popolarissimi romanzi di Maurizio de Giovanni sui suoi bastardi di Pizzofalcone. Si ambientano a Napoli, ma avrebbero potuto ambientarsi anche a Pavia che sarebbe stata esattamente la stessa cosa. Andrea Camilleri e Marcello Fois dove siete.

Ultimo e peggiore di tutti, la minaccia incombente di chi vuole trasmettere sensazioni tetre ed altro elemento castigabilmente in comune con Maurizio de Giovanni, l'effetto Veronica Castro.
Veronica Castro era la star di una telenovela sudamericana degli anni 80 che si chiamava "Anche i ricchi piangono", dove tutti, ma proprio tutti, avevano un segreto dei più marci da nascondere, una situazione dove come minimo la tata che veniva a stirare le camice era una strega fattucchiera che lanciava maledizioni che manco il malleus maleficarum.
Ecco. Certi libri potrebbero essere la sinossi di anche i ricchi piangono.
L'effetto Veronica Castro è quello per cui tutti i personaggi di un libro inclusi quelli secondari hanno sempre, puntualmente, fumettisticamente qualcosa di vergognoso da nascondere ma che incredibilmente non problematizzano proprio per niente. Ora, non è che non capisca che tutti gli esseri umani di ogni generazione non sono MAI completamente in pace con se stessi (no, Gandhi e Gesù non fanno testo), ma in generale parliamo di idiosincrasie personali che la stragrande maggioranza delle persone considererebbe accettabilissime o comunque non molto gravi. E ancora comunque anche in caso di problematiche serie, queste vengono comunque vissute come un problema, ciascuno di noi è tenuto a farci i conti, a trovare il modo di sentirsi buoni lo stesso.
In questo libro ma anche in mille altri questo non succede, esattamente come in una telenovelas. Il padre cresce un figlio illegittimo, la figlia maggiore partecipa a orge con membri eminenti delle istituzioni, un'altro si droga, un'altro va a puttane, un'altro ha un cancro al colon, così, in allegria. Mai una volta che capiti per pietà, un qualsiasi imprenditore che semplicemente non riesce a smettere di fumare, o che non vada d'accordo col padre, o che si accorge di essere razzista senza avere nessunissima ragione per farlo, o comunque che problematizzi cose normali, insomma.
Zeno Cosini, Guido Speier, Thomas Buddenbrook, Georg Karnowsky dove siete.

Nicola Lagioia dimostra di avere un'ottima tecnica narrativa e di saper gestire molto bene cambi di tempo, di luogo e di punti di vista. Ma "la ferocia" secondo me è un romanzo grigio, con un immaginario evanescente, ed afflitto da un aberrante effetto Veronica Castro. Non ce la faccio a considerarmi soddisfatto da questo libro.

Non aiuta la lettura di dario Agrillo, che ho trovato piatta, uniforme, senza cambi di tono e sempre uguale a se stessa. Anche qui, molto poco caratterizzata da un'ambientazione dall'identità così forte come quella pugliese. Marco d'Amore o Toni Servillo sono un'altra cosa.
Profile Image for Come Musica.
2,061 reviews627 followers
June 6, 2015
Bella la storia.
Ma che fastidio nel leggere certi periodi così sgrammaticati: da una casa editrice come Einaudi non è ammissibile.
Ci si chiede, leggendolo, dove fosse l'editor.
Profile Image for Barbaraw - su anobii aussi.
247 reviews34 followers
January 15, 2018
Grande ammirazione iniziale: non avevo mai letto nulla di Lagioia, ascoltavo i suoi commenti mattutini con piacere (presentava e forse ancora presenta prima pagina su radio3) e non mi aspettavo questa deflagrazione.
Sono stata buttata in un mondo subdolamente violento dove una ragazza bellissima, protetta -si pensa - da uno statuto sociale elevato, cammina nuda e sanguinante sulla strada sin dalle prime pagine, ridotta come un martire nell'arena, come un cow-boy barcollante dopo la rissa mortale, come un'apparizione allo sciagurato guidatore che se la trova davanti.
Su quello che è l'Italia – per non dire la Puglia – La Ferocia dice, come lo preannuncia il titolo – quello che che ne ha detto Sorrentino in La Grande Bellezza, Saviano in Gomorra, e quanti alti ancora…e senza vera crudezza lo dice, la ferocia è nelle persone che sembrano imprenditori e sono tigri, sembrano padri di famiglia e sono dei divoratori di figli. Non c’è crudezza nella narrazione se non quella che troviamo ovunque nella storia dell’uomo – Caino che uccide Abele, per cominciare.
Spesso Lagioia inserisce nel suo racconto piccoli cammei su comportamenti animali, pause o respiri che guardano con la lente dell’entomologo quello che è in natura; così incontriamo, sparsi sul territorio di questa saga formiche, ragni, pivieri, fenicotteri o acari come questo, che illustrano in poche righe la spietatezza nostra. Inserimenti raffinati, discreti, preziosi che orientano il lettore senza pesanti esplicitazioni: “Nonostante la vespa fosse grossa dieci volte tanto – la sua puntura in grado di provocare uno shock anafilattico in un cane di piccola taglia – la forza impersonale che governava l’acaro lo spinse ad aggredirla non appena ne individuò la presenza nel vaso di ciclamini. La vespa provò a reagire, ma era lenta. L’acaro poté artigliarle l’addome coi suoi dentini aguzzi, fino a infilarceli dentro le potenti appendici saldate a tubo. Non poteva sapere che l’ape era vecchia e malandata, e che questa era l’unica ragione per la quale avrebbe avuto la meglio. Lo sapeva la sua forza, e tanto bastava.”
Inoltrati a poco a poco nella giungla della famiglia Salvemini - quattro figli così diversi che potrebbero rappresentare ognuno un pezzo di umanità, fratelli più nel subdolo sangue corrotto che corre nelle vene che per legami di solidarietà – scopriamo segreti di famiglia, nodi neri che mettono in moto la tragedia.

E’ tragedia quando un libro si apre con una morte, ed è ancora tragedia quando le tensioni ed i conflitti esterni si riversano all'interno. E’ tragedia che nasce in seno alla famiglia, luogo nativo di ogni follia.
E questa è la grandezza del libro. Ma quando si spargono indizi, vengono fuori foto e fatti, nomi e luoghi, è più trama da giallo, e la forza della tragedia si scioglie nei numerosi rivoletti di dettagli, medici legali, incroci di elementi sparsi che si ricompongono.
L’ho amato molto questo libro, ho amato “à la folie” il suo stile, generoso, innovativo, difficile come deve essere se occorre; è una sfida contro la facilità che appiattisce tante letture. Mi è capitato di dover rileggere una frase due volte per capirla, e questo piacere – della frase lunga, tortuosa come il corso di un ruscello, acrobatica, e perfettamente retta, non mi era più capitata da quando leggevo Proust!
Ma il finale risolutivo scioglie il mistero ed i misteri svelati perdono molto del loro fascino
Profile Image for Lucia Nieto Navarro.
1,387 reviews363 followers
June 12, 2024
3,5

Esta novela destaca por su prosa, compleja, llena de metáforas, algunas interesantes y otras muy forzadas y diría que innecesarias, y por lo general demasiadas haciendo una lectura difícil y para mi, un obstáculo en el desarrollo de la trama.
La trama, es verdad que podría considerarse una saga familiar pero no seguimos la sucesión de varias generaciones, simplemente nos centramos en una familia, muy peculiar, pero una familia a lo largo de treinta años, una familia que esconde secretos muy turbios. Los niños odias a sus padres, solo piensan en el dinero, hay malatrato por parte de la madrastra… y la clave esta novela, Clara, con ella comienza esta historia, por medio de una carretera, desnuda y atropellada por un camión… una mujer bella, misteriosa. Su padre un hombre de negocios sin escrúpulos, la madre que se casa por interés, el hermano mayor que se desahoga con prostitutas, y la mimada hermana menor.
Asique si hay que etiquetarlo de alguna manera diría que es un libro “noir” ya que la muerta de la protagonista al final no es un gran misterio, y que el autor quiere “recordarnos” el nivel de corrupción y depravación de las clases dominantes.
Quizá no sea una novela profunda, ni apasionante, y si, es muy compleja como ya he dicho pero es atrapante a su manera. Considero que es una historia diferente, no es el clásico misterio, asique si ya has leído al autor y sabes como es su manera de escribir te gustara, y si buscas algo diferente también.
Profile Image for Chiara Basile.
238 reviews141 followers
February 22, 2021
Sono 4 stelle un po' deboli e poco convinte ma devo dire che questo libro gioie e dolori. Inizialmente ho fatto fatica ad abituarmi alla scrittura di Lagioia, mi è sembrata molto forzata e costruita, quasi a voler sfoggiare a tutti i costi una certa maestria nella scrittura, che spesso però ho trovato fine a se stessa. Dopo il primo centinaio di pagine però la situazione migliora (o forse sono io che mi sono assuefatta e ho smesso di farci caso). La storia viene costruita in modo quasi cinematografico, si ha come l'impressione di assistere alle scene di un film (ancora non ho capito se questa cosa mi è piaciuta o no), c'è un continuo cambio di piani temporali e prospettive che confondono il lettore ma fino a un certo punto perché, bisogna ammetterlo, Lagioia è abbastanza bravo nel segnalare queste variazioni senza che si creino degli squarci nella narrazione. Ho apprezzato il fatto che la trama si snodi attraverso diversi punti di vista e che questi siano usati per ricostruire lentamente sia la trama principale sia le dinamiche familiari dei Salvemini. In generale la storia mi ha preso parecchio e si lascia leggere (complice forse anche il fatto che alla base ci sia un mistero da risolvere, che di per sé si presta molto al coinvolgimento del lettore). Considerando che questo romanzo ha vinto lo Strega mi aspettavo molto, molto peggio.
Profile Image for Nixi92.
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June 16, 2020
Un racconto straziante e crudele, che fa immedesimare e chiedere come sia possibile che la cattiveria umana sia così normalizzata nella nostra società. Nonostante non sia facile seguire il filo del racconto, per i continui cambi di punto di vista e i troppi personaggi narranti, una bella prova di scrittura. Avrei preferito la presenza di meno personaggi, che avrebbe permesso di approfondirli meglio da un punto di vista psicologico, come succede per Michele e Clara. A volte si sente troppo la presenza di comparse, "macchiette" dimenticabili, che oscurano i veri protagonisti del racconto.
Profile Image for Pavel Nedelcu.
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May 16, 2024
LA BARI "BENE"

Romanzo pubblicato nel 2014, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Strega (2015). La storia è ambientata a Bari e ruota intorno alla misteriosa morte di Clara Salvemini, una giovane donna appartenente a una famiglia dell’alta borghesia. Il protagonista, Michele, è il fratello di Clara, il quale si impegna (manco tanto, a dire il vero, e comunque non più del narratore) a svelare i segreti e le ombre nascoste dietro l’apparente rispettabilità della loro famiglia.

Il romanzo si distingue per la sua capacità di esplorare temi come la corruzione, l'ipocrisia sociale e la decadenza morale. Lagioia utilizza una narrazione complessa e stratificata, alternando diversi punti di vista e piani temporali attraverso i quali riesce a costruire un quadro dettagliato e a volte inquietante.

Personalmente, credo che rispetto a “La città dei vivi”, “La ferocia” non sia all’altezza. Stilisticamente, disturba la minuziosa descrizione di dettagli quotidiani, spesso insignificanti, noiosi, prolissi: inutili. Alcuni capitoli non hanno un senso compiuto, sono lasciati sospesi dopo aver descritto un gesto o uno sguardo. C’è poca naturalezza anche nel fluire della prosa, spesso impreziosita da scelte lessicali discutibili. Alcune scene non hanno profondità o ragione di esistere.

Nonostante queste imperfezioni, che un buon editor avrebbe probabilmente consigliato di tagliare (come circa il 50% del libro) LA FEROCIA rimane un’opera importante per la capacità dell’autore di delineare un preciso ritratto della categoria sociale che descrive, ricco di chiaroscuri, svelando gradualmente le ipocrisie e le contraddizioni di una società in apparenza perfetta, in realtà corrotta, piena di vizi e fondamentalmente maligna.
Profile Image for Simona.
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December 25, 2015
Il titolo "La ferocia" rappresenta molto bene il senso e il significato che Lagioia ha voluto dare a questa sua opera.
"La ferocia" è feroce, è crudo, ti annienta con la sua storia, la sua trama, i suoi personaggi. Ti annienta, ti distrugge sin dall'inizio con termini, parole che fanno male, che catalizzano l'attenzione, a cominciare da "una ragazza che fece ingresso nel giardino. Era nuda, e pallida, e ricoperta di sangue".
Una ferocia che non colpisce solo i protagonisti, a cominciare da Cara, morta per colpa di tutti, ma anche l'ambiente intorno minato da corruzione e potere.
Lagioia, utilizzando frasi brevi, ma essenziali, ci fa addentrare nelle pieghe del giallo e del noir facendo inchiodare il lettore alla pagina trascinandolo in un vortice dai sapori del thriller e delle atmosfere gotiche.
Profile Image for Marina.
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September 4, 2024
Una giovane donna cammina al centro della strada coperta di sangue. Poco dopo sappiamo che è morta. La versione ufficiale è suicidio: la donna si è gettata da un autosilo. Ma si tratta davvero di un suicidio?
 
“La ferocia” è, in apparenza, un romanzo che descrive la parabola di una ricca famiglia di Bari, la famiglia Salvemini. Il capofamiglia, Vittorio, ha una ditta di costruzioni che ha praticamente il monopolio della zona e la moglie e i figli vivono in un mondo di lusso, superficialità e ostentazione. Tutti tranne uno: Michele. Michele è il figlio illegittimo di una relazione di Vittorio e ha sempre ricevuto un trattamento diverso - niente regali, niente sport, niente scuole prestigiose. Michele è la mela marcia che rovina la purezza della famiglia e da mela marcia si comporta: dà fuoco alla casa, è costretto a lasciare il servizio militare per problemi psicologici e da adulto va a vivere a Roma perchè la vicinanza della famiglia gli è insopportabile. E’ Michele il personaggio principale del romanzo, colui in grado di svelare, proprio grazie alla sua diversità, il mistero che si cela dietro la morte della sorella.
 
Ma “La ferocia” è, soprattutto, un romanzo sulla bestialità umana. Per Lagioia la società contemporanea è civile solo in apparenza: dietro la maschera di progresso si cela l’istinto animalesco, la legge della giungla. I sentimenti dominanti nel libro sono tutti negativi - ambizione, egoismo, rancore, odio, desiderio di vendetta - e spingono i personaggi a commettere azioni atroci o ad accettare passivamente che tali azioni siano commesse. Il tutto rende la storia estremamente cupa, con tinte noir, quasi gotiche.
 
Questo è il secondo romanzo che leggo di Lagioia dopo “La città dei vivi” e, come il precedente, non mi ha convinta del tutto.
Ha sicuramente, come pregi, una struttura abilmente orchestrata - il romanzo alterna piani temporali e punti di vista, aggiungendo indizi in modo progressivo fino alla risoluzione del mistero - e un’analisi ben fatta dei problemi del Meridione - corruzione, burocrazia, speculazione edilizia e disastri ambientali.
Ma ha, anche, alcuni “problemi”.
Il primo riguarda sicuramente l’uso di metafore e similitudini. Le analogie con il mondo animale contribuiscono a rendere l’idea della bestialità umana, ma Lagioia ne fa un uso veramente eccessivo (soprattutto nella prima parte), che appesantisce la lettura.
Il secondo riguarda l’uso, anche questo eccessivo, di termini ricercati.
Il terzo riguarda i personaggi, molto stereotipati: la moglie dipendente dalla ricchezza del marito, il primogenito ambizioso che vuole essere migliore del padre e la figlia che si ribella alla famiglia degradandosi sono tutti personaggi visti e rivisti, privi di caratteristiche che li rendano interessanti.
La mia impressione, leggendo questo romanzo, è che Lagioia si sia concentrato eccessivamente sulla struttura del romanzo e sull’uso di tecniche narrative innovative (su modello di DeLillo), tralasciando aspetti essenziali come la scorrevolezza della storia e la profondità dei personaggi.
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