L’amico Kaede ha lasciato il Giappone per l’Italia e Yoshie si ritrova di nuovo da sola. Stavolta, però, la vita in città sembra farle meno paura. Il quartiere le è amico, e le giornate scorrono nella continua scoperta di piccoli motivi di felicità. La giovane impara a leggere nel cuore delle persone, a scorgerne l’anima fragile oltre la maschera di durezza che indossano nella loro quotidianità troppo indaffarata. Riuscirà a lasciare anche qui una traccia lieve, a trovare le parole giuste per portare conforto agli abitanti soli e affaticati della città? E che ne sarà della sua storia con Shin’ichiro¯? Saprà resistere alla nostalgia di Kaede e della nonna? La storia di Yoshie continua, alla ricerca di una città diversa, in cui vivere ogni giorno l’incantesimo dell’amicizia e dell’amore.
Banana Yoshimoto (よしもと ばなな or 吉本 ばなな) is the pen name of Mahoko Yoshimoto (吉本 真秀子), a Japanese contemporary writer. She writes her name in hiragana. (See also 吉本芭娜娜 (Chinese).)
Along with having a famous father, poet Takaaki Yoshimoto, Banana's sister, Haruno Yoiko, is a well-known cartoonist in Japan. Growing up in a liberal family, she learned the value of independence from a young age.
She graduated from Nihon University's Art College, majoring in Literature. During that time, she took the pseudonym "Banana" after her love of banana flowers, a name she recognizes as both "cute" and "purposefully androgynous."
Despite her success, Yoshimoto remains a down-to-earth and obscure figure. Whenever she appears in public she eschews make-up and dresses simply. She keeps her personal life guarded, and reveals little about her certified Rolfing practitioner, Hiroyoshi Tahata and son (born in 2003). Instead, she talks about her writing. Each day she takes half an hour to write at her computer, and she says, "I tend to feel guilty because I write these stories almost for fun."
La Yoshimoto è un'autrice molto incompresa e ho deciso di scrivere una recensione per cercare di spiegare. Spezzo una lancia in suo favore, anche se non sono una fan sfegatata, tant'è che di solito, escluse rare eccezioni, i miei rating non si spingono oltre le 3 stelline.
Il punto centrale è uno: la Yoshimoto non racconta fatti, racconta sensazioni. Questo è da imprimerselo nella mente. Se cercate l'avventura, gli intrecci, i colpi di scena, la suspense, NON leggete i suoi libri. Sarebbe una tortura, una delusione, una noia mortale.
Quest'autrice dev'essere una persona molto introspettiva e nei suoi libri, in un modo o nell'altro, si focalizza sempre su questo, sull'interiorità. Questo argomento è poi intriso di filosofia orientale, che si basa su tre punti chiave: la semplicità, l'apprezzamento per le piccole cose e l'armonia con la natura.
Ne Il dolore, le ombre, la magia abbiamo una protagonista che dalla tranquilla e amata montagna si trasferisce in città, un luogo dove prima non era mai stata. Non riesce a trovare il suo posto all'interno dell'atmosfera frenetica della metropoli e continua a pensare con nostalgia al passato; è incapace di andare avanti, è spaesata e a disagio, e questo la porta, in un certo senso, a "perdere se stessa". Sto parlando di aria fritta? Io non credo. Credo che però ci voglia una sensibilità particolare per capire di cosa sto parlando. Leggendo le recensioni sono arrivata a conclusione che, semplicemente, alcuni queste cose le "sentono", altri invece no.
Io non mi reputo una persona granché spirituale, però queste cose le sento. E quando la Yoshimoto descrive come i suoni della televisione diventano una piacevole colonna sonora di sottofondo, a me torna in mente la casa della mia bisnonna, quell'atmosfera conviviale e ovattata, e quel televisore nell'angolo della sala sempre acceso, che impediva che anche solo per un attimo cadesse il silenzio... E quasi un po' mi viene il magone.
Non sempre ho voglia di immergermi in questo mood. A volte ho voglia di un racconto avvincente, che mi rapisca e mi mozzi il fiato... Allora scelgo un altro libro. Ma quando è una giornata tranquilla e ho voglia di sedermi sulla poltrona e di leggere qualcosa di rasserenante mentre sorseggio un tè caldo, allora penso che sì, quella è una giornata "da Banana". E i suoi libri, brevi e scorrevoli come sono, me li leggo tutti d'un fiato.
Poi me li dimentico. Ne parlavo di recente con un'amica: entrambe eravamo d'accordo sul fatto che, quando ci chiedono di cosa parlano i libri della Yoshimoto che abbiamo letto, non sappiamo rispondere, perchè non ce lo ricordiamo. Fa un po' ridere, no? Però la sensazione me la ricordo. Quella me la ricordo molto bene.
Grazie a questo libro ho scoperto che in Giappone esistono cose disagiate come i CAPSULE HOTEL ( ma qualcuno seriamente ci va? sembrano gabbiette per animali.. ) e vogliamo parlare della descrizione della Venere di Malta? "Risplendeva dei timidi segreti di un popolo antico. Era una statua di una bellezza sfolgorante,luminosa e perfetta come un diamante" ora io pensavo di sapere quale fosse ma leggendo questo pezzo ho subito pensato " Bene. A quanto pare non è quella che conosco io, userò Google per trovare la vera immagine" ed è esattamente quella che pensavo io! Non sarò una critica d'arte ma non la trovo affatto PERFETTA COME UN DIAMENTE!
Il rapporto che la protagonista ha con la Tv poi mi sconvolge, la scarta troppo rapidamente e quindi ora non potranno più "essere amiche" cosa? io e il mio computer non siamo amici, quando si blocca io gli dico di tutto!
"Emanavo lo stesso odore degli alcolizzati e dei tossicodipendenti in via di riabilitazione che venivano spesso da noi in montagna" wow, non sei un po' esagerata? soltanto perché accendi un po' la Tv alla mattina e alla sera?
Kaede che sente il profumo del piatto che sta preparando lei dal telefono?? Sarà anche un sensitivo ( i sensitivi non esistono, ma lo accetto nel libro perché fa parte della trama, ma non accetto altre cose sovrannaturali!) non esageriamo! Che poi cosa vuol dire che lei non può preparare un piatto giapponese in una cucina stile europeo? COSA? non è neanche in europa è solo lo 'stile' della casa il problema, ma non ha senso! Nel complesso non posso dargli un voto alto perché come sempre la Yoshimoto si perde il riflessioni filosofiche sul niente invece di sviluppare una trama, e dire che il precedente lo avevo apprezzato più dei soliti libri della Yoshimoto proprio perché non si perdeva troppo in queste cose ed invece rieccoci al principio.
Libro piena di aria fritta. Alcune frasi carine scritte qua e là ma la trama dov'è? questa parte 2 non aveva proprio motivo di esistere (se non per le tasche della Yoshimoto). Poi il pezzo della TV qualcuno lo ha capito? questa si fa le fisime perché scartando la TV nuova troppo velocemente non è entrata in contatto con lei e non le è diventata amica? portiamo il buddismo a nuovi livelli insomma. Mah!
L'aggettivo giusto per descrivere questo piccolo gioiello è "delicato". Ho trovato veramente incantevole lo stile di Banana e le riflessioni espresse sono profonde e significative. In certi punti, ho avuto la sensazione che l'autrice conoscesse i miei pensieri e il mio stato d'animo. Forse proprio per questo motivo il libro mi è entrato dentro in modo piuttosto forte. Mi sono rivista parecchio nella protagonista. Non vedo l'ora di leggere il terzo episodio di questa "saga".
Dopo anni in cui non ho letto nulla della Yoshimoto, ecco che questo libro mi capita tra le mani. Non c'è una trama, si capisce poco di quello che è successo prima e il testo è banale come una telefonata di circostanza tra due conoscenti. Nonostante tutto, lo scorrere delle sue parole sulla pagina ha, da sempre, il potere di donarmi serenità.
Ogni volta che finisce qualcosa, comincia qualcos'altro. Siamo solo noi a scegliere se vederlo o non vederlo. Conosco molto bene e amo lo stile di Banana, ma qui nella prima parte ho faticato un po'. Dopo metà libro, ho cominciato ad apprezzarlo e a sentire veramente lo spaesamento della protagonista, la sua fatica nel metabolizzare i cambiamenti, la malinconia mista alla felicità nel rendersi conto di riuscire a lasciare andare il passato.
L'anno scorso mi è capitato di definire Andromeda Heights (la prima lettura del mio 2020) come "l'esatto contrario di un libro d'impatto". Un libro d'impatto, per me, è un'opera che ti scuote e ti cambia almeno un po', che ti lascia qualcosa, e il primo libro di questa tetralogia, ai tempi, non mi aveva lasciato proprio nulla se non un profondissimo senso di pace e relax — motivo per cui ho deciso di aprire il 2021 con Il dolore, le ombre, la magia. Cercavo una lettura leggera, Non sono sicuro di aver ottenuto la stessa sensazione di relax leggendo questo libro.
Innanzitutto voglio dire che personalmente non lo consiglio a nessuno se non ai fan di Banana Yoshimoto, non perché sia brutto, ma perché è così particolare da essere, di conseguenza, veramente poco accessibile; se non ti piacciono quegli stilemi, quei cliché, allora c'è poco da fare. Qui non c'è roba per te. Nonostante io fossi già consapevole delle peculiarità e dei limiti di Yoshimoto, ammetto di esserne uscito un po' con l'amaro in bocca.
Si tratta di un libro che corre in cerchi concentrici dalla prima all'ultima pagina. Non va da nessuna parte. La situazione in cui la protagonista si trova all'inizio del libro rimane la stessa per tutto il romanzo, non cambia mai; ad evolversi, solo la percezione che la protagonista ha del mondo che la circonda, percezione che muta grazie ai discorsi e le riflessioni che Shizukuishi fa assieme ai (pochi) personaggi che popolano questa storia. Questi elementi non sono dei difetti, ma ho trovato mancasse qualcosa nel modo in cui sono stati orchestrati ed esposti. Manca mordente, manca fermezza, e il libro prosegue per pagine e pagine senza mai arrivare a un dunque che sia esterno, tangibile, oltre che interiore.
Un altro appunto che vorrei fare riguarda la prosa; il giapponese è una lingua molto diversa dall'italiano e per forza di cose moltissimi dettagli si saranno persi per strada; se vorrete leggere questo libro, siate consapevoli del fatto che non ci troverete della bella prosa, ma uno stile diretto e distaccato anche nel trattare i sentimenti più caldi; non una prosa fredda e asciutta, solo estremamente pulita. Ma non si può parlare di minimalismo; forse sto solo cercando di descrivere l'assenza di un uso attento e brillante delle parole. Non è un libro che si legge per rimanere meravigliati davanti alla struttura delle frasi o alle scelte lessicali — credo sarebbe troppo pretendere questo da una traduzione da una lingua veramente troppo lontana dalla nostra. Poi magari in originale è bellissimo ed evocativo; in italiano mi è sembrato solo blando.
Ma se c'è un bel pregio che gli ho trovato (e che credo faccia parte della poetica di Yoshimoto) è il modo in cui riesce a rendere soffice anche il dolore e tantissime altre sensazioni negative; qualsiasi sfumatura di sofferenza non risulta mai tagliente, anzi. E credo ci sia qualcosa di positivo nel trasformare il dolore tattile e concreto in qualcosa di sicuro, quasi avvolgente, da guardare con curiosità e anche un po' di piacere.
Continuo a consigliare il primo libro di questa saga (più diretto, a parer mio anche più toccante). Questo invece lo reputo solo per appassionati.
Purtroppo non l'unico libro della Yoshimoto a non piacermi... non c'è trama, non c'è filo logico, solo un insieme di pensieri di cui potremmo farne anche a meno. Ciò che si sa è che Yoshie, dopo aver passato una bella infanzia a vivere con la nonna su una montagna, ora si ritrova da sola in città (sua nonna è a Malta) ma piano piano pare stia ingranando con la sua nuova vita. Al momento vive nell'appartamento di un suo caro amico, Kaede, mentre lui (non ho ben capito cosa faccia... il medium? Davvero?? Bah...) è a Firenze col suo compagno. Infine c'è l'uomo dal nome impronunciabile, Shin'ichiro, di cui Yoshie è innamorata e che vuole divorziare dalla moglie. Stop, questa è tutta la trama. Dei pensieri rimane in mente che parla di piante (soprattutto di cactus), della nostalgia di Yoshie per la vita in montagna, del forte legame che ha con Kaede e con la nonna nonostante la lontananza, e poi qua e là parla del dolore nelle sue forme. Un libro di cui non rimane nulla, potete benissimo fare a meno di leggerlo.
Ho provato a darti un'altra possibilità, cara Banana. Ho sperato di ritrovare il piacere di immergermi in una storia profonda e complicata come quando lessi Kitchen o Tsugumi. Ho desiderato ritrovare la Yoshimoto dei vecchi tempi, quella che mi fece innamorare del Giappone e della sua letteratura. E invece, anche Il dolore, le ombre, la magia si è rivelata l'ennesima cocente delusione. Credo sia arrivato il momento di dare un taglio a questa relazione, ormai arrivata agli sgoccioli da tempo, e smetterla di illudersi che la fiamma tra noi due possa di nuovo accendersi.
Un altro buco nell'acqua. Questo libro é un delirio. Mi spiace ma perché sprecare carta cosí? ;u; Qui ci vengono descritte cose assurde tipo: Yoshie scarta troppo velocemente la tv appena arrivata e quindi non le mostra rispetto e non ci sará mai un legame di amicizia tra loro...COSA? Poi il fidanzato di un suo amico le da della scema e dell'idiota e lei lo ringrazia con le lacrime agli occhi e sente che tra loro finalmente ci sará un bel legame..COSA?!
So che è lo stile dell'autrice, ma l'ho trovato lento, e non nella maniera piacevole del precedente. La protagonista, come nel primo della serie, non mi è piaciuto.
Secondo libro della quadrilogia de IL REGNO, la protagonista è nuovamente da sola e cerca la sua dimensione dopo aver abbandonato la vita di montagna con la nonna. “ Ero così presa dal rimpianto per quanto avevo perso che non avevo fatto caso a ciò che invece avevo guadagnato. Mi disperavo davanti a una porta chiusa, e invece se n’era aperta un’altra proprio lì accanto. Ogni volta che finisce qualcosa, comincia qualcos’altro. Siamo solo noi a scegliere se vederlo o non vederlo.”
Oggi un libro un pò diverso dal solito. Avevo voglia di leggere qualcosa che superasse ogni limite, qualcosa di interiore e in un angolo recondito di una libreria ho trovato lui... Il dolore, le ombre, la magia.
Andando ad analizzare la copertina, devo dire che è molto significativa; nel romanzo che è solo di cento pagine viene descritta l'alchimia che si ha con i fiori, cactus e le piante in generale. Il titolo è perfetto, perchè la protagonista va a incespicarsi proprio con ombre e dolori del suo passato. Questo è il secondo volume di una quadrilogia chiamata "Il Regno", il primo volume è Andromeda Height, uscito l'anno scorso e pubblicato in Giappone nel 2004.
Banana Yoshimoto come sempre, ci lascia stupiti e avvolti dal modo in cui redige le sue meditazioni. Vi dirò, i suoi non sono veri e propri romanzi narrati ma sono delle piccole massime di vita. Ogni piccolo granello di sabbia va al suo posto lentamente e con un estrema calma che quasi par trasmetterla al lettore. Le sue pagine si devono asspaorare, gustare, come un cioccolatino caldo con del liquore che scoppia al suo interno.
Ogni suo libro ci porta in un tempo e in una nazione che non ci appartiene, in modi di pensare diversi da quelli occidentali . Dei modi mirati, dolci e pragmatici che solo la cultura Giapponese può avere. Tutto sembra così caotico da noi e invece lì anche se la protagonista si ritrova in una grande metropoli tutto sembra trovare il giusto equilibrio.
Ed è proprio questo il tema del libro, trovare il giusto equilibrio fra tanti. Se nel primo volumo abbiamo visto la protagonista, Yoshie, nella sua stasi, in un mondo protetto e ovattato insieme alla nonna e a tutti i suoi affetti. Qui la ritroviamo in città ad affrontare i piccoli problemi della vita quotidiana e sembra quasi una bambina, nel porsi difronte alle nuove circostanze che si vengono a creare.
La stessa scritture sembra fragile ma allo stesso tempo decisa. Una scrittura diversa, amabile, che lascia il segno. Un modo di vedere molto differente da quello occidentale; mi ha colpito la parte nella quale viene a trovarla l'amico di Kaede, il suo compagno, pur trattandola male lei rimane affascinata da lui e gli si affeziona subito (anche se nel primo volume gli era antipatico). I gesti sono più sottomessi, i movimenti più lenti, le ragioni più dettate, le scelte ben ponderate, a differenza di quelle occidentali ove la donna vuole apparire come molte volte non è. La riservatezza e il pudore di Yoshie mi sono piaciuti, il suo ritrovare se stessa anche in un mondo che non le appartiene, trovare il posto che ha di di diritto dove ognuno deve stare.
Ogni frase, ogni personaggio, anche se marginale affiora nella vita di Yoshie con tale forza che sembra aiutarla in questo lungo e solitario cammino. La sua strada con i negozi, che diventerà il suo rifugio. La scoperta di un nuovo mondo, in un messaggio forte e riflessivo che solo Banana Yoshimoto poteva darci. Buon Lettura.
Andromeda Heights e Il dolore, le ombre e il destino. Pur ritrovando in entrambi lo stile inconfondibile della Yoshimoto, il primo sicuramente tende a riproporre le atmosfere tipiche dell’autrice, con la sua descrizione di sfumature di emozioni, sfumature che si declinano in particolari della vita quotidiana, in oggetti comuni; il secondo è molto meno narrativo, quasi un piccolo saggio sul dolore causato dalla solitudine, sulla difficoltà di trovare un proprio posto nel mondo, sulla vita nelle metropoli (il primo mantiene ancora forte il profumo della montagna da cui arriva la protagonista). Sono curiosa di leggere i prossimi 2 della serie (sembra non ancora pubblicati in italiano), non riesco proprio ad immaginare cosa succederà al rientro di Kaede in Giappone (dopo il soggiorno a Firenze del secondo libro…
Boring. L'ho trovato di una noia mortale. Non mi ha lasciato niente. Ci sono le solite immagini alla Banana Yoshimoto, le solite riflessioni, le solite parole, niente di nuovo. Inoltre credo che sia inutile come seguito del precedente libro Andromeda Heights. Sconsiglio la lettura di questi due libri a meno che non vogliate annoiarvi e apprendere banalità. In ogni caso aspettiamo il terzo libro della trilogia, magari capisco dove vuole andare a parare. Banale Yoshimoto. ...ora la chiamo così
Così come con i precedenti, Banana Yoshimoto è riuscita a deludermi anche con questo romanzo. Il primo della serie mi era piaciuto, e anzi, mi aveva sorpresa perché finalmente la scrittrice aveva abbandonato le sue meditazioni sul nulla e sull'importanza dei dettagli, che poco avevano a che vedere con la trama. Purtroppo le mie aspettative sono state disattese e il seguito del primo libro si è rivelato una delusione. Forse ho dato fin troppa fiducia a quest'autrice.
Un viaggio più che altro introspettivo, in prima persona, nei pensieri, ricordi, sentimenti e desideri della protagonista, ancora in fase di adattamento dopo le vicende del romanzo precedente. Intorno a lei, una serie di altri personaggi amici e parenti, che reagiscono a lei, interagiscono e trovano a loro volta nuovi equilibri. Non ci sono una vera e propria trama o grandi eventi nel romanzo, ma è comunque avvincente e affascinante.
“Oh, un’altra volta! Mi sono svegliata un’altra volta piangendo.” Parlai senza rendermene conto. Come se dovessi scrollarmi di dosso qualcosa. Il dolore le ombre la magia incipitmania.com
immensa, sempre, luminosa. Da far decantare, e poi riprendere. Sempre lieve e allo stesso tempo tagliente. dolore, ombre, magia, ma io ci ho visto una gran luce. una luce saggia e consapevole, una luce che non vaga inquieta, che non lampeggia, ma è emanata da chi ha provato dolore, è stato nell'ombra, ma sa anche fare emanare magia.
Bellissimo secondo capitolo della tetralogia "il regno". Il romanzo esplora approfondi,tamente il rapporto tra la protagonista e le persone alei più care, Kaede, Kataoka e Shin'chiro. IL presonaggio sviluppa pianoi piano unasua indipendza dall'ambiente sterno, integrandosi definitivamentenel quartire in cui si è traferita nel primo capitolo. Molto bello e molto riuscito come seguito del primo.
Migliore del primo perché lascia intravedere, per quanto vago, un accenno di trama. Giudizio sospeso in attesa dei prossimi due volumi che dovrebbero concludere, spero dandole un senso, questa quadrilogia.
Questo libro mi ha parecchio delusa..il primo libro della serie non mi era dispiaciuto; questo invece si rivela tanto fumo niente arrosto..pagine piene di riflessioni. In queste cento pagine non succede praticamente nulla.
Banana non ti delude mai. Vera scrittrice giapponese di quelle che piacciono a me, piena di analisi psicologiche, dolore, solitudine, rimorsi. La scrittura e le parole giuste quando si è, come me, nella prospettiva mentale nebbiosa e uggiosa.