È notte fonda, piove come se il cielo avesse deciso di sommergere Roma. Quando il tram numero 8 arriva al capolinea, un passeggero seduto cade a terra. È un adolescente, ha il cappuccio della felpa calato sulla testa, le cuffiette nelle orecchie, e non dà segni di vita. Accorso sul posto, il commissario Ansaldi rimane sconvolto da ciò che viene a sapere. Il ragazzo è morto da ore, mentre decine di persone salivano e scendevano dal tram, e lo zaino che portava con sé contiene un chilo di sostanze stupefacenti. Com’è possibile che una cosa del genere avvenga a Monteverde, uno dei quartieri più rispettabili della città? Davvero la gente è diventata così indifferente da non accorgersi che una tragedia sta avvenendo sotto i suoi occhi? E perché un quindicenne se ne va in giro con tutta quella droga? In passato il commissario e la sua squadra hanno avuto a che fare con serial killer e organizzazioni criminali, sono stati più volte faccia a faccia con gli abissi dell’animo umano. Ma il caso che li aspetta è destinato a sconvolgerli ancora più a fondo, perché il Male fa più paura quando ha il volto di un figlio, di un amico, di un vicino di casa. Con questo romanzo Morlupi, ormai punto di riferimento nel panorama giallo italiano, chiude un cerchio nella sua indagine dei lati più oscuri della nostra società. Lo fa affacciandosi – con sguardo sensibile e ironico – sulle tenebre più spaventose, quelle che aleggiano a pochi passi da noi e sembrano poterci inghiottire da un momento all’altro.
“Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita” scrisse Paul Nizan nel fenomenale incipit di “Aden Arabia” del 1931 e da allora la linea d'ombra del disagio giovanile si è abbassata ad età sempre più verdi, come emerge anche dalla lettura di “Segnale assente" di François Morlupi, ultimo atto della saga dei Cinque di Monteverde, gli umanissimi poliziotti capitanati dal commissario Biagio Maria Ansaldi. La squadra di Monteverde si attiva in seguito alla scoperta del cadavere di un ragazzo a bordo di un tram. Le indagini svelano che il giovane è morto qualche ora prima del ritrovamento e che aveva un grosso quantitativo di droga nello zaino. Perché nessun passeggero ha dato l'allarme e come mai un quindicenne aveva una tale quantità di stupefacenti? L'inchiesta si muove principalmente per dare una risposta a questi interrogativi ma è anche un viaggio nelle inquietudini della vita contemporanea, messe anche in rilievo dal titolo “Segnale assente” che allude all'incomunicabilità tra genitori e figli che trasmettono su frequenze diverse, ognuno chiuso nel suo bozzolo, concentrato solo su sé stesso e distratto da mille stimoli, incapace di trovare la felicità nelle cose che valgono veramente, “massaggiati” da mille tentazioni. Uso il termine “massaggiati” riprendendo un concetto di Marshall McLuhan che modificando il famoso “Il medium è il messaggio” per errore, forse freudiano, ” scrisse “Il medium è il massaggio” frase ancora più pertinente ai tempi difficili che viviamo. Il sociologo canadese, nel celebre “Gli strumenti del comunicare” mise nero su bianco la fase di smarrimento che aveva giù intuito sessant'anni fa: ”Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un'azienda privata o dare in monopolio a una società l'atmosfera terrestre”. Quella di “Segnale assente” è un'indagine impegnativa per i Cinque, forse la più difficile perché affronta il male di vivere attuale, tra rider anziani che lavorano per stipendi da fame, ragazze che sbarcano su Only Fans per far soldi, tanti e subito mostrando i piedi e adolescenti che commerciano droga nel dark web e il loro problema maggiore è trovare un “centro di gravità permanente” per capire il mondo che in poco tempo è cambiato terribilmente, a loro insaputa, senza più alcun punto di riferimento affidabile. L'ultimo romanzo di François Morlupi è forse il più duro, il più noir ma non mancano le scenette divertenti a cui siamo abituati e che ci fanno sentire amici dei Cinque, o forse di qualcuno no, e che vorremmo anche incontrarli per la strada per chiedere loro come stanno. Dopo questa inchiesta i Cinque non saranno più gli stessi provati da tanta insensatezza e da tanto dolore in attesa di una catarsi finale perché come suggerisce Italo Calvino “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Ho appena finito di leggere "Segnale assente", il quinto romanzo della serie di Monteverdi scritto da Francois Morlupi, edito da Salani e ne sono rimasta colpita.
📚La trama ruota attorno all'omicidio di un adolescente trovato morto su un tram a fine corsa, con un ingente quantitativo di droga nel suo zaino. Questo fatto sconvolge il commissario Ansaldi, che si trova a dover affrontare non solo un'indagine complessa, ma anche le implicazioni emotive di una vita spezzata sotto gli occhi indifferenti di molti. Sin dalle prime indagini, emerge che il ragazzo nascondeva segreti profondi: una morte avvolta in un velo di mistero e domande.
📚 Morlupi non si limita a narrare una storia di crimine; il suo romanzo esplora temi di assenza in tutte le sue forme che si palesa in ambiti privati come in quelli pubblici. Emerge su tutte la grave mancanza di comunicazione tra genitori e figli adolescenti, che si trasformano in perfetti sconosciuti, e, implicitamente, anche una critica a un sistema educativo inadeguato a cogliere i segnali di disagio. In un mondo in cui l’indifferenza regna sovrana, la scena iniziale del ragazzo morto su un mezzo pubblico è scioccante e rappresentativa di una società distratta e indifferente.
🖋️ La scrittura di Morlupi è incisiva e capace di creare atmosfere cariche di tensione. I personaggi sono ben caratterizzati, sia fisicamente che psicologicamente, permettendo al lettore di empatizzare con le loro lotte e le loro esperienze. La narrazione è ricca di colpi di scena, mantenendo alta la suspense fino all'ultima pagina.
📚 In conclusione, "Segnale assente" è un romanzo che unisce abilmente elementi di thriller e introspezione psicologica. Oltre a essere un avvincente crime, affronta tematiche di rilevanza sociale e psicologica, invitando il lettore a riflettere su questioni importanti. Un libro assolutamente consigliato.
La storia inizia subito col botto, e col morto. A bordo di un tram viene rinvenuto il cadavere di un quindicenne. Cosa è successo? Le indagini di Ansaldi & Co. partono, come è logico, dagli affetti e dalle amicizie dell’adolescente, per poi allargarsi a macchia d’olio e coinvolgere un numero consistente di persone e agenti di polizia. Parallelamente scorrono le vite dei nostri eroi, con gioie e dolori, demoni interiori che affiorano e altri che riappaiono. E poi c’è lui, sullo sfondo, il commissario dalle scarpe gialle, avvinghiato da un’ansia “febbrile” che lo costringerà ad alzare il ponte levatoio e a ripararsi nel suo fortino d’ipocondria.
Be’, come era ovvio, il percorso dei cinque di Monteverde non poteva che terminare al quinto libro della serie. Forse... Un “forse” che dovrei scrivere a caratteri cubitali, François? 😜
𝐄𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨: Ansaldi si grattò la testa più volte, per colpa di un prurito improvviso dietro l'orecchio destro. L'occhio sinistro cominciò a tremare leggermente. Il dottor Righi mostrò alcuni segni di stanchezza e, per una volta, di sconforto. Si sedette e riprese fiato, fissando il vuoto. Ansaldi proseguì il suo movimento, accelerandolo, sempre più fre-netico. Un campanello di allarme stava rimbombando nel suo cervello e ora il pizzicore si stava sfogando anche sull'orecchio sinistro. Righi fissò sconsolato il pover' uomo davanti a sé e comprese cosa stesse accadendo nella sua mente. «Sono anni che sostengo di preferire i morti ai vivi, da quest'ultimi non ti puoi aspettare nulla di buono».
E siamo giunti al quinto libro di questa meravigliosa serie che mi ha tenuta incollata in questi mesi, sì alla fine ho preso la rincorsa e li ho finiti tutti d’un fiato perché la curiosità mi stava logorando e oltre ai meravigliosi casi volevo assolutamente capire cosa sarebbe cambiato nelle vite di questi Cinque personaggi che mi hanno fatto compagnia in questi mesi. Segnale assente posso permettermi di dire che nella mia umile classifica lo metterei per primo, mi è piaciuto così tanto da rimanere con il cuore attaccato lì, a quelle pagine, alle emozioni che ho vissuto leggendolo, sia positive che negative. Il mio cuore si è anche legato ai Cinque personaggi che ho imparato a conoscere ad amare o odiare, ma non dirò mai chi e perché, e alle loro vite. Perché François oltre a inebriarci con casi davvero intesi è riuscito a coinvolgerci creando dei personaggi ad hoc. Mi mancheranno terribilmente. In Segnale assente troviamo un caso fra i più complessi che la squadra si troverà ad affrontare pieno di insidie e retroscena inaspettati, ma proprio per questo è anche il caso più affascinante e intrigante. La lettura è una montagna russa di emozioni, mi sono trovata a ridere, urlare, disperarmi, chiudere il libro per paura di andare avanti ma poi il finale… Woow i fazzoletti mi hanno aiutato. Ma bando alle ciance, il quinto libro della serie è assolutamente imperdibile. Consigliato a chi ama il genere noir, ma anche a chi ama il giallo e il thriller. Ma lo consiglio assolutamente a chi a voglia di mettersi alla prova con un libro davvero bello, scritto bene e per nulla scontato.
I protagonisti della serie di romanzi di François Morlupi sono poliziotti, una squadra di polizia che vede al comando il commissario Ansaldi; sono uomini e donne abituati ad avere a che fare con il male e con il dolore eppure la quinta indagine porta i cinque di di Monteverde al limite estremo della tensione. Un gruppo di amici adolescenti, liceali, si trova con un misto di ingenuità e di furbizia a commerciare una terribile droga sintetica che causa la morte immediata di un paio di ragazzi. I genitori, con i quali i ragazzi hanno smesso di comunicare, rimangono attoniti e spezzati, la mala che governa i traffici della capitale ha la necessità di riprendere il controllo, l’indagine sarà una discesa verso l’inferno. Eppure in tutto questo, per ciascuno dei membri del commissariato si verifica una specie di accelerazione delle esperienze maturate, una catarsi che nel bene o nel male prevede per ognuno di loro un cambiamento, il superamento di un limite, anche grazie al forte legame che hanno instaurato assieme. Sicuramente il più bello, il più maturo dei libri della serie con un ritmo travolgente anche se scorrevole, comunque ricco della consueta ironia e soprattutto della simpatia e umanità dei personaggi ricchi di fragilità, e profondamente segnati dalla vita. Consigliato!!!!
Come sempre François Morlupi ci sorprende. E questa volta punta le luci su un fenomeno quanto mai attuale che non fa distinzioni di quartieri, età, contesti sociali. Questa indagine è quantomai emotivamente provante per i Cinque. Le righe sono popolate da colpi di scena, suspence, fantasmi del passato che ritornano. Se volete camminare per le strade di una Roma lontano dalle vie “eterne” e immergervi nelle vie meno battute è la lettura che fa per voi.
Per spiegare questo libro rubo la recensione di Piergiorgio Pulixi“Non è semplice trovare in un giallo una miscela perfetta di umorismo, scorrevolezza e tensione narrativa. Morlupi ci è riuscito”. Io aggiungo Morlupi ci riesce sempre.