È d’obbligo una breve premessa sull’autrice. Yuka Murayama, classe 1964, è una tra le più acclamate scrittrici giapponesi contemporanee. Le storie che scrive sono quasi sempre incentrate su personaggi femminili e sul loro rapporto con l’amore e il sesso. Hanayoi (La stanza dei kimono) è il suo più recente lavoro, e in assoluto è il primo romanzo tradotto e pubblicato in Italia. Come già preannunciato la protagonista del libro è una giovane donna di Tokyo, Asako, la quale, per un’improvvisa malattia del padre, lascia la sua promettente carriera nell’azienda in cui lavora come organizzatrice di matrimoni, e inizia a gestire il negozio di kimono che appartiene alla sua famiglia da tre generazione. Inizialmente questa scelta lavorativa la vive più come un dovere verso la famiglia che come una sua vera passione, però, quando riceve in eredità dal defunto nonno una collezione di preziosi kimono antichi, decide di imbarcarsi in una nuova avventura commerciale aprendo un negozio tutto suo. Seppur l’eredità consista in centinaia di kimono antichi, Asako si rende conto che, per rendere duratura la sua nuova attività, deve ricercare continuamente nuovi modelli antichi (scusate il giro di parole!) da proporre alla sua esclusiva clientela. Ed è proprio grazie a questa sua continua ricerca di kimono antichi che incontrerà Masataka e sua moglie Chisa. E a sua volta, per uno strano incrocio del destino (che non vi racconterò per non togliervi il gusto delle lettura) il marito di Asako, Seiji , incontrerà Chisa e i due si “riconosceranno” come opposti e complementari nella ricerca del piacere. Le due coppie di sposi non hanno apparentemente niente in comune , però ognuno di loro soffre per un’unione non basata sull’amore e la passione, ma su sentimenti come la riconoscenza e l’affetto, o come nel caso di Masataka, di mero opportunismo. “Lo dicono tutti, vero? Che le persone incontrano solo quelli che devono incontrare. Immagino sia davvero così, ma forse, chissà, gli dei a volte sbagliano…” Asako alzò un po’ lo sguardo. “Cosa? L’assortimento?” Con un sorriso Tokie rispose: ” No. L’ordine.” Sebbene il personaggio di Tokie, la nonna paterna di Asako, sia secondario rispetto ai quattro personaggi sopra citati, per me rappresenta “la chiave di volta” per comprendere inequivocabilmente ciò che la scrittrice racconta: i dubbi, le paure, il desiderio e le scelte di Asako “passano” tutte attraverso i racconti e le confidenze di sua nonna. La stanza dei kimono viene definito un romanzo erotico, però a mio parere non è l’eros al centro della storia ma piuttosto sono le attitudini sessuali represse dei personaggi, che attraverso l’infedeltà coniugale, le possono vedere finalmente realizzate e appagate. Non mi fraintendete. Scene di sesso esplicito ce ne sono molte e ben descritte, e rappresentano i momenti in cui non solo i corpi ma anche la vera natura dei personaggi viene messa a nudo. Lo stile narrativo dell’autrice è impeccabile, molto descrittivo soprattutto nello spiegare al lettore i nomi dei tessuti, i disegni, le stoffe e i componenti dei vari tipi di kimono. Per aiutare il lettore in fondo al libro c’è un glossario dedicato ai kimono e uno più generico che spiega il significato delle parole giapponesi usate nel testo. Vi consiglio di andare a consultarli ogni volta che troverete una parola in giapponese. Anche se inizialmente può disturbare la fluidità del racconto, vi permetterà di capire al meglio gli usi e i costumi del Giappone e di conseguenza anche la vita stessa dei personaggi. Ed eccoci alla fine del libro. La prima impressione che ho avuto è stata di un finale brusco, repentino, quasi incompiuto, con una miriade di domande ancora senza risposta. Ripensandoci a mente fredda però devo ammettere che invece un senso ce l’ha, ma che per ovvie ragioni non vi posso svelare. In ultimo mi pongo io stessa una domanda: “La stanza dei Kimono” ti è piaciuto tanto da consigliarne la lettura? Sì, mi è piaciuto e lo consiglio perché è un romanzo veramente ben scritto, con una storia che non giudica e non vuole essere giudicata ed un finale… se lo leggerete mi piacerebbe conoscere i vostri pareri, ci conto!
una donna che vende kimono, suo marito che organizza matrimoni e un'altra coppia che si occupa di onoranze funebri si addentrano nei meandri dell'adulterio con tutti i sensi di colpa del caso e le "sfumature" di esplorazione sessuale ispirati da una nota serie letteraria...
non è esattamente una consuetudine giapponese descrivere nel dettaglio i rapporti sessuali di due coppie di adulteri, con tanto di manette, scarpe col tacco in metallo e altri ammenicoli, solitamente i giapponesi non spiattellano i dettagli così apertamente, per cui sembra che questo libro sia in realtà più una scimmiottatura che un vero romanzo "sensuale", detto ciò, il tutto è leggermente insulso, come fosse poco convinta anche l'autrice, lo scambio di coppia in base ai gusti sessuali poi è la ciliegina sulla torta...
Avevo questo libro in lista da qualche anno, quando finalmente l'ho iniziato non mi ricordavo assolutamente la trama e ne sono rimasta molto stupita, non mi aspettavo affatto che fosse un romanzo erotico. La trama è piuttosto semplice, il libro ben scritto, finale avvilente e prevedibile: una lettura piacevole, ma niente di più.
‘La stanza dei kimono’, al netto del filone, interessante da un punto di vista soprattutto antropologico, presenta due tipi di problemi: innanzitutto una trama legata alla moda letteraria, piuttosto in voga da qualche anno, dell’erotismo sottilmente sadomasochistico, inaugurata da un noto bestseller in inglese, e che però – questo si può riconoscere – ha degli elementi originali legati forse all’ambientazione levantina; in secondo luogo una versione linguistica che sciorina numerose asprezze stilistiche, non è dato sapere se imputabili all’originale giapponese o dovute a scelte di traduzione che rendono la lettura poco scorrevole.
In sostanza la storia non propone una trama inaspettata, il che - sia chiaro - non è di per sé un male: due coppie di giovani sposi si addentrano nella selva oscura dell’infedeltà coniugale e si trovano a sfiorare la tragedia per le rispettive insoddisfazioni di Asako, l’ideatrice del negozio di kimono d’epoca, che parte da una tradizione famigliare ma si scopre totalmente coinvolta in una esplorazione di se stessa che travalica l’abbigliamento, e Masataka, il manager ‘adottato’ nell’impresa di pompe funebri del suocero, che ha accettato una posizione socialmente solida ma in una professione imbarazzante, anche nel Paese del Sol Levant
Un libro che non è riuscito a convincermi appieno. Tra le righe mi è apparsa una rilettura in chiave moderna del conflitto tra dovere, senso delle regole e struggente passione; conflitto, così peculiare nella cultura del sol levante, che però, a differenza di tanta letteratura di genere, non si risolve con la morte di uno od entrambi i protagonisti, almeno in senso materiale. Il finale, certamente affrettato rispetto ai tempi della narrazione e che ho visto da molti criticato per la subitaneità, mi sembra perfettamente in stile col senso del racconto aggiornando, per i lettori moderni, il senso di sacrificio e di rinuncia che costituisce un altro caposaldo della letteratura giapponese. Credo siano questi gli elementi che elevano la statura letteraria del racconto: la capacità dell’autrice di servirsi di riferimenti contemporanei e un po’ modaioli, ruffianamente conditi di un garbato erotismo, per rielaborare un archetipo culturale molto forte. Forse un compromesso eccessivo per i miei gusti
Libro letto e scoperto con la collana della grande letteratura giapponese. La narrazione si sviluppa intorno all'arte del Kimono: sarà infatti proprio la compravendita di questi particolari indumenti a far incontrare i quattro protagonisti del racconto, due coppie di coniugi diversamente insoddisfatti della propria vita coniugale. Oltre ad esser descritte le peculiarità dei Kimono variabili per ogni stagione dell'anno, sono descritte per ognuno dei quattro protagonisti le emozioni e gli stati d'animo precedenti e successive al loro primo incontro. Ho trovato lo sviluppo del racconto un po' scontato e desolante più che appassionante... ma se l'autrice voleva focalizzare l'attenzione del lettore sull'incapacità umana di porre limiti, perdendo la cognizione della propria volontà ci è riuscita. Ho comunque adorato le interazioni di Asako con la sua cara nonna, le tre stelle sono decisamente sue!
Pensavo di assegnare 2 stelle a questo libro, pur meritandone 2,5. Questo, però, lo pensavo prima di leggere l'ultimo capitolo e l'epilogo. Il finale infatti mi ha talmente lasciato di sasso che mi sono sentita di dover alzare il voto a 3 stelle. Il libro in sé non mi ha fatto impazzire. Lo stile è discreto, la trama carina e la narrazione piacevole. Ma è il finale che è sorprendente (o almeno dal mio modesto e discutibile punto di vista). Sono rimasta a dir poco sconvolta, mi ha lasciato una tristezza e un'inquietudine assurda. Quindi: not too bad.
È al momento l'unico libro tradotto in italiano di Yuka Murayama. La scrittura è piacevole ed ho apprezzato soprattutto la prima parte del romanzo con la descrizione dei kimono e delle loro caratteristiche stagionali. Man mano che i 4 protagonisti Asako, Masataka, Chisa, Seiji, intrecciano le loro relazioni clandestine tra Tokyo e Kyoto, le pagine si riempiono di pratiche alla 50 sfumature di grigio, che per me sono sempre abbastanza grottesche 😅. Il mio personaggio preferito rimane la nonna di Asako, una donna forte e perspicace, la cui storia meriterebbe un romanzo a sé.
“La stanza dei kimono” che racconta la storia di due coppie di sposi le cui vite si incrociano incredibilmente grazie al negozio di kimono antichi aperto da Asako, uno dei quattro personaggi principali. Oltre alla vita matrimoniale e a come il rapporto tra marito e moglie possa raffreddarsi con l’assenza della vita intima, l’autrice ci mostra le anime dei quattro protagonisti scavando nei loro ricordi per comprendere le varie dinamiche della loro vita da adulti e i loro stati d’animo. Tutto diventa più aspro attraverso il linguaggio senza filtri utilizzato da Murayama.
Avevo grandissime aspettative nei confronti di questo libro. La copertina è meravigliosa e la trama, descritta nella quarta di copertina, intrigante. Ma tutto quì. Ho avuto difficoltà a finirlo. Mi saliva l’angoscia ogni volta che fissavo il libro sul comodino e sono stata tentata di mollarlo lì. Il motivo principale sono stati i 4 protagonisti, per me, insopportabili. Tenete presente che ogni personaggio ha un capitolo dedicato, quindi non si scappa. Lo stile narrativo è anche scorrevole ma mi aspettavo più descrizioni sulle tradizioni giapponesi e non una “semplice” storia di scambio coppia con un finale sospeso. Non mi ha soddisfatto per niente.
Me revoici avec une nouvelle chronique que j’ai fort apprécié. De part son originalité et surtout d’un sujet bien connu de tous. Nous suivons l’histoire de deux couples : Asako et Seiji ainsi que Chisa et Masataka. Tout deux n’ont rien en commun, et pourtant lorsqu’on les lit, on voit qu’ils souffrent d’un mal que chacun d’entre nous connait arrivé à un certain point. D’ailleurs, on se pose tous cette question : est-ce que mon couple va bien ?
C’est ce qui se passe dans ce roman. Chaque chapitre suit les pensées des protagonistes. L’un après l’autre, on apprend un peu sur leur désir, leur envie, leur but final. Je savais qu’au Japon la relation de couple était difficile par moment (comme partout ailleurs), mais là c’est… particulier. Enfin non, pas tant que ça.Dans un couple il y a des hauts et des bas, des choix difficiles à prendre et c’est ce qu’ils nous montrent à travers leur histoire.
Les personnages ont laissé une empreinte au fil de la lecture. Celle qui m’a le plus marqué reste Asako. Elle est l’image même de la femme qui a réussi dans la vie. Celle de l’ambitieuse, qui malgré les difficultés et ce qu’elle a fait, reste parfaite. Car tout le monde fait des erreurs et continue à redresser la tête en toute circonstance. Seiji est l’homme qui n’aime pas se trouver inférieur à la femme, celui qui veux montrer son côté dominant. Chisa quant à elle, a un passé plus que douteux et sa façon d’être et de faire me laisse perplexe. Masataka est un des personnages que j’apprécie le moins. Il m’exaspère.
Le style de l’auteure est fort agréable à lire, j’aime sa façon de décrire et de raconter. On entre bien dans l’histoire et on en décroche pas tant qu’on n’atteint pas la dernière page. L’histoire se passe au Japon et j’adore les coutumes. En fait, ce livre me rappelle celui d’Amélie Nothomb (Ni d’Even ni d’Adam), non pas qu’ils se ressemblent, loin de là, c’est juste parce qu’ils traitent de la vie de couple.
Dans celui d’Amélie, on voyait une certaine touche d’humour et de fidélité alors qu’ici, c’est beaucoup plus dramatique et parle d’un point sensible qu’est l’infidélité. Malgré le sujet, Yuka a su écrire un livre tout en légèreté et en sensualité. Sa plume m’a laissé sans voix.
Questo è il primo romanzo erotico giapponese che leggo. L'ho preso solo per la provenienza a dire il vero. E mi ha anche piacevolmente sorpresa fino al finale che ho trovato spiazzante perchè tutto torna come e peggio, ma molto peggio di prima. Se il risultato era questo, a che pro scrivere la storia? A parte questo però ho amato questo erotismo, esplicito eppure delicato, introspettivo. Non l'americanata del "ce l'ho più grosso io". Eppure la Murayama non ci ha risparmiato nulla. Questo è erotismo. Esplicito ma non volgare, intrigante. Le due stelline sono per il finale altrimenti ne meritava almeno tre.
15/20 En bref, j'ai adoré le monde des kimonos que nous décrit l'auteur, j'ai imaginé sans peine les différents tissus et motifs et j'ai apprécié les personnages qui rendent cette histoire vivante. Si le côté érotique n'est pas au premier plan, les histoires croisées de ces personnes donnent une vie propre à cette intrigue qui est très agréable. J'ai juste regretté que la fin soit un peu trop rapide et surtout ne nous apporte pas toutes les réponses que l'on pouvait en attendre.