Benevento, 1630. Corre, Bianca, attraversa il bosco col fiato in gola per tornare a casa. Conosce a menadito il sentiero, eppure avverte una presenza tra gli qualcuno la sta seguendo, ne fiuta nell'aria il sentore sgradevole. Non deve cedere alla paura, si dice, anche se proprio lì vicino sono state aggredite delle ragazze, e del vero colpevole non c'è traccia. Anzi, in città serpeggia la convinzione che siano state le janare, donne che - come lei, sua madre e sua sorella Maria - vivono ai margini di Benevento, conoscono i segreti delle piante e li usano per curare i malati. Per il protomedico della città, Pietro Piperno, le janare sono creature del streghe, insomma, contro cui invoca l'intervento della Chiesa. La sua ossessione per loro si nutre del desiderio, non corrisposto, che prova per Maria. Così, quando lei sparisce, Bianca si troverà da sola a cercare la verità sul mistero della sua scomparsa. Anche lei è in pericolo ma è determinata a inseguire un destino di libertà e d'amore con un'unica e potente arma a la sorellanza. In un romanzo che avvince e affascina, Cinzia Giorgio scava nella leggenda delle streghe di Benevento, restituendo alle janare del Sannio la voce che è stata loro negata dalla quella di donne sapienti, e per questo perseguitate, che hanno celebrato la vita.
Cinzia Giorgio was born in Venosa in 1975. She has degrees in Literature and Modern Languages, with specialisations in Women’s Studies and History, and has also studied abroad. In 2002 she won a scholarship for research on art history from the Bellonci Foundation, organizer of the famous Strega Prize for literature. She has a Ph.D. in Comparative Literature. She lives in Rome and writes articles on history and art for specialized publications. She writes essays, novels, plays and reviews; organises salon littéraire and is the Editor-in-Chief of Pink Magazine Italia (www.pinkmagitalia.com) and she also writes about fashion for several fashion blogs. The most important publishing houses in Italy (www.newtoncompton.com and www.rcs.it) have published several of her essays and novels on history and art history, and in particular books about Mary Magdalene. She also does lectures around Europe on Mary Magdalene and the Sacred Feminine.
Si tratta del romanzo storico meglio scritto che io abbia letto negli ultimi anni. Partiamo dalla trama, che è complessa e vi terrà in sospeso fra colpi di scena e plot twist fino all'ultima pagina. Rosa è una medichessa ma, poiché nel 1630 alle donne era preclusa l'istruzione accademica, gli uomini al potere la accusavano di stregoneria. Insieme alle figlie Maria e Bianca, cura i malati grazie all'uso sapiente delle erbe e aiuta le partorienti. Gli eventi si svolgono nella città di Benevento, sapientemente tratteggiata dalla penna di Cinzia Giorgio, che ad ogni pagina ci fa emozionare, tremare, sorridere e soffrire insieme alle protagoniste. E' un romanzo camaleontico, perché racchiude in sé due storie, separate da un evento chiave che cambierà ogni cosa. Teniamo per mano la stessa protagonista, eppure stentiamo a riconoscerla. Una delle cose che mi sono piaciute di più di questa lettura è il modo in cui Cinzia descrive la paura, l'angoscia e l'insicurezza: esse non si limitano ad essere sentimenti, perché li possiamo annusare, sentire, vedere. Ci sono personaggi crudelmente terribili ma anche personaggi buoni che offrono un supporto quasi eroico al personaggio principale. Veniamo ora alle tematiche, perché è qui che la storia dà il meglio di sé: stregoneria, patriarcato, violenza, oppressione, donne che si supportano, amicizia, amore, rapporto madre-figlia, speranza, resilienza, intuizione e un pizzico di magia (se vogliamo definirla tale, altrimenti provvidenza andrà benissimo). --> la recensione continua su www.booksandthistle.it
L'autrice riesce a trascinarci nella vita di questa piccola famiglia tutta al femminile, attraverso gli occhi della figlia più piccola. Bianca ha acume vivace, determinazione e coraggio. Abituata fin da piccola alle difficoltà, ha una fierezza tipica di chi vede il mondo al di là delle apparenze e dei pregiudizi. Personalmente non ho amato il finale.
Ci troviamo a Benevento nel 1630 e tra leggende e antiche credenze ci sono donne che per la loro abilità e capacità vengono definite janare (streghe). Bianca e Maria apprendono tutto il sapere della madre Rosa, come curare con le erbe, ma il protomedico Pietro Piperno richiede l'intervento della Chiesa per contrastare quello che secondo lui è il male. Inizia una caccia alle streghe, perseguitate dalle dicerie, dall'invidia, dal pregiudizio. Figure leggendarie della tradizione popolare campana;si narra che si radunassero sotto un noce situato sulle rive del fiume Sabato per celebrare riti misteriosi. Il nome janara potrebbe derivate da "dianara" seguace di Diana o da "Ianua" che significa porta ad indicare un passaggio. Come sempre Cinzia Giorgio con una penna magistrale dà vita a personaggi unici, in grado di rievocare emozioni forti. Ti senti parte della storia, l'autrice di catapulta nella mente e nel cuore di donne normali che hanno la fortuna o sfortuna di conoscere le erbe e aiutare le persone. Donne coraggiose, sensibili, umane, molte delle quali hanno subito violenze e ingiustizie, hanno perso affetti e spesso anche la vita. Tra amori non corrisposti,amori segreti e misteri, in un contesto storico affascinante e magico, la storia di donne che rappresentano un coro di voci, silenziose, viste come portatrice di maleficio. Da sempre affascinata da questo mondo magnetico e misterioso di un'antica arte con i suoi rimedi naturali, donne che hanno iniziato con amore e dedizione ad esercitare le scienze mediche, sfidando gli uomini e per questo ritenute streghe e seguaci del demonio. Una libertà preclusa, capacità non riconosciute, un'unica missione curare i malati e aiutare le partorienti. Una narrazione intrigante e coinvolgente, una storia che vi farà appassionare e rivivere nel passato ⭐⭐⭐⭐⭐
Un altro capolavoro di Cinzia Giorgio incentrato su donne curatrici che, nonostante le ingiustizie, non hanno mai smesso di lottare.
Bianca con la sorella Maria e la madre sono donne forti, radicate nelle tradizioni della terra e custodi di antichi saperi. Il protomedico Pietro Piperno invece, dopo il rifiuto di Maria, richiede l'intervento della chiesa per punire quelle che lui considera le serve del diavolo... Dopo la sparizione della sorella, nonostante il pericolo che corre, Bianca vuole conoscere la verità e sarà disposta a tutto pur di ottenerla... Il romanzo risulta intenso e commuovente, nonostante si legga tutto d’un fiato continua a risuonare nella mente anche dopo l’ultima pagina. L'autrice ha uno stile unico, elegante e scorrevole; riesce a trasportare all'interno della storia con naturalezza e profondità. Il testo ha la capacità di emozionare in modo autentico e restituisce dignità alla figura femminile legata alla natura, alla cura e alla vita. È stata una lettura coinvolgente, storicamente affascinante e scritta con grande sensibilità. Libro consigliatissimo a chi ama le storie di donne, di resistenza e di magia ancestrale.
RECENSIONE PER BLOG LETTURE SALE E PEPE Amo questa autrice e la potenza con la quale riesce a trasmettere le sue storie al femminile.
Cinzia ci porta nel profondo della nostra terra, nel cuore di tradizioni ancestrali trasmesse di madre in figlia, una sapienza donata dalla natura che concede alle sue adepte di utilizzarne i frutti per giovare al prossimo. Una conoscenza che per troppo tempo è stata confusa con la magia. L’ambientazione del romanzo è uno dei luoghi più significativi per la stregoneria in Italia, Benevento, e i fatti si svolgono nella prima metà del 1600. L’ignoranza e la superstizione, mali del nostro passato, quando animano persone che detengono il potere, diventano estremamente pericolose. Il personaggio (realmente vissuto) di Pietro Piperno, in qualità di protomedico responsabile sanitario locale, rappresenta la figura più odiata del romanzo. Un “folle che ha trascinato la città nel fanatismo” che “usava la superstizione per i suoi scopi e poi dava la colpa alle donne che aiutavano la gente a guarire per davvero” e che aveva messo in piedi una vera e propria caccia alle streghe, perché “bisognava lavare Benevento dalla fama nera di città delle janare e del demonio” Quando in città e nei dintorni numerose giovinette vengono aggredite, si trova il pretesto per accusare dell’accaduto il demonio e, quando “l’odio dilaga nelle strade e si cerca l’agnello sacrificale” sono i più deboli ad essere accusati. Una famiglia di sole donne che vive nei boschi viene presa di mira dal Piperno; una vecchia e tragica faccenda lo aveva portato a odiare Rosa, levatrice e medichessa, e di conseguenza anche le giovani figlie Maria e Bianca. La loro colpa? Tradizioni erboristiche e usanze tramandate di generazione in generazione e il vivere libere e indomabili senza la “guida” di un uomo.
“Bianca pulsava di vita, profumava di erba di prato, la sua risata riecheggiava nell’aria come la pioggia di estate”
Donne che avevano fatto solo del bene alla popolazione, dispensando i loro preparati per aiutare nella guarigione, guidate dall’esperienza e dall’intuizione nella diagnosi ma, agli occhi di un uomo di scienza che ancora confidava negli esorcismi, la loro competenza era vista come una manifestazione del maligno. Oltre alle protagoniste, anche Gerardo, un gigante buono con una disabilità mentale, si trasforma in un perfetto capro espiatorio. Questo romanzo si snoda lungo un decennio in cui vedremo le protagoniste affrontare sempre più avversità: la forza di Rosa nel portare avanti la sua professione conquistando il rispetto di personaggi autorevoli, la competenza di Maria che porterà avanti le conoscenze della madre fondando una scuola e la giovane Bianca che dovrà caricarsi di un fardello enorme, nascondendosi nel tentativo di proteggere la sua famiglia, fidandosi del suo istinto che la mette in allerta.
“Bianca non aveva paura del buio, non aveva paura degli animali selvatici, non aveva paura della tempesta. Aveva però paura del male.”
Ho trovato in questo romanzo il fascino profondo dei rituali che seguono i ritmi della natura, delle fasi lunari, una simbiosi fra la madre terra e tutte le sue creature, un equilibrio che l’ignoranza e il fanatismo religioso hanno stravolto dandogli un significato negativo. L’aspetto che più mi ha colpito in questa storia è stata l’inaspettata solidarietà da parte di quella parte di popolazione che più avrebbe dovuto temere queste conoscenze: il clero. Padre Antonio rivestirà un ruolo di guida nella vita di Bianca
“lui e i suoi confratelli aborrivano simili usanze popolari contro malocchio e fatture; avevano sempre ignorato le direttive del Sant’ Uffizio riguardo alle disposizioni da prendere contro le guaritrici. Così come le consorelle di San Pietro, che si erano schierate palesemente a favore di quelle donne”
E saranno le donne le vere protagoniste di questo romanzo, dai personaggi principali a quelli secondari, ma tutte caratterizzate da una forte personalità. I personaggi verranno descritti in modo intenso, compreso Piperno nella sua follia. Ho preso a cuore le sorti del buon figlio Nicolò e ho sviluppato grande rispetto per la badessa Caterina. Molto particolare anche la narrazione (in terza persona) che riesce a mutare pov anche all’interno dello stesso capitolo e facendo discreti salti temporali. L’ho trovata vivace e dinamica proprio come il racconto di un cantastorie abbinato ad una visione cinematografica che tende a spostare la macchina da presa da un personaggio all’altro, non limitandosi all’esterno, ma penetrandone addirittura il pensiero. Un bellissimo omaggio a chi ha sempre subìto angherie e soprusi, ma che è riuscito a mantenere dignità.
“Io non voglio diventare quello che mi hanno fatto”
“..tutti pensano alle donne che esercitano le scienze mediche come a delle janare o, peggio, delle seguaci del demonio”
Chi non conosce la leggenda delle Janare del Benevento alzi la mano! Beh, se non la conoscete e volete saperne di più, se le conoscete e non ne avete mai abbastanza, questo libro fa per voi!
Nella Benevento del 1630 Rosa, una guaritrice e medichessa amata e richiesta da tutti nella zona, cresce le sue due figlie Bianca e Maria iniziandole alla sua professione, senza dimenticarsi di insegnare loro anche a ballare sotto la luna, attorno al noce sacro, per unirsi a madre Natura
Il protomedico Piperno (realmente esistito!) è ossessionato dall’idea di liberare la città dal maligno, rappresentato dalle janare. Non aiuta il fatto che Maria la Rossa sia bellissima e attragga il suo malsano interesse Tra lettere e trattati inviati all’arcidiacono, accuse fatte a voce alta, a poco a poco riuscirà a far germogliare nel paese il seme dell’odio nei confronti di queste donne la cui unica colpa è quella di “dare una mano a chi ne aveva bisogno, accorrere dove c’era un malato o una puerpera e fare di tutto per alleviare le sue sofferenze”
Un racconto incalzante, pieno di eventi ambientati nella nostra bella Italia, amore, sofferenza, odio e salvezza; la speranza come una risorsa che ci salva da questa parte oscura della nostra storia.
Una vetrina del nostro passato in cui le donne “perseguitate perché libere, indomabili e diverse” emergono finalmente dal “silenzio a cui la storia le ha condannate” Le basi storiche solide, l’urgenza di riscattare queste donne, l’evidenza della cattiveria e la lussuria degli uomini, la solidarietà e l’aiuto che tutti intorno a queste donne cercano di dare, anche e soprattutto le donne e gli uomini di Chiesa sono aspetti fondamentali per la riuscita di questo libro
Il grande merito di Cinzia è di aver messo in luce come Benevento, nonostante la repressione dell’Inquisizione, sia stato un centro di scuole erboristiche
Ho avuto la fortuna di partecipare la presentazione del libro fatta dall’autrice: ho così scoperto quante ricerche e interviste ci siano alla base di questo racconto. La commistione tra storia e racconto romanzato mi affascina. Tranquille, se non avete avuto la mia stessa fortuna, nella postfazione (“Storia oltre il romanzo”) Cinzia Giorgio ci racconta i retroscena storici alla base del romanzo. Anche la bibliografia essenziale è impressionante.
Dopo aver letto “Io sono Contessa”, ero rimasta molto colpita dallo stile di scrittura di Cinzia Giorgio: scorrevole, coinvolgente e capace di trasportarti con eleganza in epoche lontane. Proprio per questo motivo, avevo aspettative altissime per “Figlie selvagge”, soprattutto perché da sempre mi affascina la tematica delle cosiddette “streghe” e delle persecuzioni subite da tante donne innocenti in nome della superstizione, della paura e del controllo sociale. Purtroppo, qualcosa non ha funzionato. La scrittura di Cinzia Giorgio resta raffinata, mai banale, e conserva una sua bellezza indiscussa. Tuttavia, ho trovato la narrazione piuttosto dispersiva. I personaggi vengono introdotti in modo frettoloso o poco chiaro, tanto che mi sono spesso trovata a tornare indietro di alcune pagine per cercare di capire chi fosse chi e quale fosse il loro ruolo nella storia. Questo continuo disorientamento ha reso difficile creare un legame con le protagoniste e seguire con fluidità gli eventi.
Ma ciò che più mi è mancato è stata una vera e propria trama. È un peccato, perché le premesse erano davvero interessanti ma ho trovato la trama molto debole e superficiale.
Non è stato un libro spiacevole, ma non riesce, a mio avviso, a reggere il confronto con “Io sono Contessa”che a distanza di mesi ricordo ancora con piacere e che continuo a consigliare ad amici e conoscenti.
un libro davvero ben scritto. perfetto per chi ama le storie con un basamento storico reale . durante il libro ci sono diversi momenti di suspense che rendono la lettura ancora più avvincente.consigliato! un romanzo tt al femminile.
Bianca ha 13 anni, ha buon senso e non crede alle superstizioni, è curiosa ed ha una grande sete di sapere. Vive a Benevento, in una casa in mezzo al bosco vicino al fiume Sabato, con la madre Rosa e la sorella Maria. Rosa è molto conosciuta in paese per la sua arte medica e la capacità di guarire con le erbe, oltre ad essere un'ottima levatrice. Sia Maria che Bianca apprendono la sua arte. Ma il protomedico Pietro Piperno le accusa di essere delle janare, delle streghe, fomentando la folla contro di loro, che sono costrette a fuggire... Intanto a Benevento continuano anche ad essere aggredite delle ragazzine e si sparge la voce che sia il demonio invocato dalle janare.
È un romanzo storico in cui l'autrice Cinzia Giorgio effettua un'accurata ricerca e documentazione su Benevento e la leggenda del noce delle streghe, che è stata tramandata nel tempo. La leggenda narra che le janare, come vengono chiamate le streghe in dialetto, si riunivano sotto un grande noce sulle rive del fiume Sabato per tenere i loro sabba, rituali magici in cui invocavano il demonio. L'autrice costruisce così la sua storia impregnandola di tradizioni, superstizioni, riti per allontanare le streghe, per togliere la paura, per fare innamorare, che fanno parte del retaggio popolare beneventano e si rivelano davvero interessanti. Nel racconto sono presenti anche numerosi personaggi realmente esistiti, tra cui il protomedico Pietro Piperno, autore di un trattato contro la superstizione e la lotta alle streghe. Vengono citate anche Matteuccia di Francesco e Mariana di San Sisto, entrambe uccise per aver ammesso di essersi recate al noce di Benevento. Si citano anche fonti cartacee reali, come il trattato del teologo Agobardo di Lione contro le superstizioni. Il libro si apre con un'atmosfera tenebrosa, cupa, intrisa di paura e pericolo ed una sorta di mistero che si protraggono tra le pagine, benché l'autrice non faccia nulla per non svelare a breve il colpevole dei vari assassini. Per il personaggio di Maria l'autrice si ispira al lavoro di Italo Calvino su una strega napoletana, che si chiamava Maria la Rossa, per via della sua chioma. Ed accanto ai riti, Cinzia Giorgio accosta anche delle fiabe e delle conoscenze erboristiche e mediche del tempo, evidenziando la grande collaborazione che ci fu tra le monache e le guaritrici. La trama è ben costruita ed i legami tra i vari personaggi si manifestano senza troppa attesa, così come è facile intuire le varie relazioni che si creeranno o i ruoli positivi o negativi di ciascuno di loro. La storia viene narrata da più punti di vista e movimentata da alcune lettere scambiate tra alcuni personaggi. Il tutto è ambientato tra il 1630 ed il 1641, includendo il periodo di peste e di carestia che colpì diverse zone italiane. Vi sono diversi salti temporali che permettono di progredire velocemente senza soffermarsi troppo su questi fatti secondari ai fini del tema scelto. Una lettura piacevole ed interessante, dato anche il fascino che esercitano su di me riti e leggende di un paese: amo sempre scoprire quelle radici tramandate da nonni a nipoti, che vorrei non si perdessero mai. Tuttavia ho trovato l'epilogo un po' troppo frettoloso, diverso da quello che mi aspettavo e con tante storie secondarie che rimangono in sospeso. Da apprezzare sicuramente l'intento di riscattare l'importanza di quelle donne che misero a disposizione le proprie doti di "medichesse" e le proprie conoscenze della natura per aiutare e guarire gli altri.
Ho letto "Cassandra", della stessa autrice, poco meno di un mese fa. E dire che ne sono rimasta delusa sarebbe un eufemismo. Quando ho acquistato il libro l'ho fatto per la storia: è la trama che deve colpirmi e presto poca attenzione al nome dell'autore/autrice al momento della scelta. Quando però ho preso in mano il libro per leggerlo e gli ho prestato la dovuta attenzione, nel riconoscere il nome dell'autrice ho perso un battito. E invece sono rimasta sorpresa ma in positivo! Il romanzo mi è piaciuto molto e lo stile di scrittura è estremamente piacevole. Il libro si legge davvero velocemente, pur coinvolgendo molto il lettore. Ho apprezzato moltissimo la capacità dell'autrice di rimanere fedele alla verità storica e alle fonti nonostante le vicende vissute dai suoi personaggi siano in parte frutto della sua immaginazione.
Bellissimo. Un romanzo storico sulle medichesse e le cosiddette janare di Benevento del '600. Un romanzo che fa male, che racconta una storia vecchia come il mondo, il bisogno di controllare le donne. Una storia che denuncia il patriarcato e le persecuzioni di tutte quelle donne tormentate, denunciate, accusate, perseguitate, condannate e uccise solo per paura. Donne che avevano l'unico obiettivo di aiutare il prossimo, grazie alle loro conoscenze in campo erboristico.
Tre donne, Rosa, Maria e Bianca. La superstizione, l'ignoranza; altre storie di donne coraggiose che sfidano il tempo e, per il loro temperamento, molto attuali.
Un racconto che tiene col fiato sospeso che profuma di sorellanza e generosità, perché non si parla di janare, ma di tre 'medichesse' che mettevano il loro sapere ancestrale ai servizi di tutti, anche dei nemici.
Uno spaccato vero di storia che l'autrice ha voluto regalarci e farci conoscere.
Un libro molto carino, che mi ha piacevolmente intrattenuto in questi giorni vicini ad Halloween. Vi ho trovato parecchi difetti (in particolare quasi tutti i salti narrativi sono secondo me poco riusciti e la ricostruzione storica è fortemente romanzata), ma nulla che comunque compromettesse in modo definitivo la lettura.
Un romanzo bellissimo basato su fatti storici realmente accaduti. Un libro per ridare voce alle donne medicina a cui era stata tolta. Una lettura che ci accompagna in un mondo fatto di erbe e rimedi naturali. Un libro che parla nel profondo. Consigliatissimo.🍀
Tentativo di romanzare un accadimento storico che però non è riuscito, a mio parere. Scrittura povera di immagini e ripetitiva. Un peccato. Non sono riuscita ad affezionarmi ai personaggi, che sono poco originali e a volte davvero piatti.
3,5/5 Un romanzo sulle janare campane basato su fonti storiche. Mescolando documenti dell'epoca, fiabe e leggende, l'autrice confeziona una bella storia su una famiglia di medichesse. Peccato che, nella seconda metà del libro, i gli accadimenti vengano raccontati in maniera confusa e piuttosto slegata. Nel complesso, comunque, una lettura piacevole.
𝐅𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐒𝐞𝐥𝐯𝐚𝐠𝐠𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐢𝐧𝐳𝐢𝐚 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐨 🕯️🌔 racconta la storia di Bianca, sua madre Rosa e sua sorella Maria, tre donne della Benevento del 1630 accusate di stregoneria per le loro conoscenze erboristiche, curative e ostetriche tramandate di generazione in generazione. Queste donne, le "janare" del Sannio, sono perseguitate dal protomedico della città, Pietro Piperno, il quale si fa promotore di una campagna denigratoria e ossessiva nei confronti di queste donne per lui considerate portatrici del diavolo contribuendo a rafforzare la paura e la convinzione tra il popolo che siano state le janare le responsabili di misteriose aggressioni a giovani ragazze nella città. La trama si sviluppa con la scomparsa di Maria che spinge Bianca a intraprendere una ricerca disperata per scoprire la verità... Figlie Selvagge è di gran lunga il romanzo più bello che ho letto questa estate, una lettura che intreccia giallo, storia del folklore campano e lotta per l'affermazione delle donne. Un romanzo che emoziona e coinvolge. La penna di Cinzia Giorgio è elegante ma allo stesso tempo forte e diretta nel raccontare la forza silenziosa di queste medichesse che resistono ai soprusi attraverso la cura, la sapienza e la comunione con la Natura usando la 'magia' come resistenza al potere. L'autrice ha svolto un grande lavoro di ricerca evidenziato dalla cura e dall'amore che traspare in ogni parola fin nei dettagli, dalla presenza di note esplicative alla fine del romanzo che raccontano la verità storica dei fatti e dall'utilizzo di vocaboli del dialetto locale. In effetti non mi aspettavo niente di meno da una studiosa e ricercatrice di storia delle donne. Nel raccontare le vicende di Bianca che cerca di portare avanti la tradizione creando una scuola di erboristeria e ostetricia, la Giorgio restituisce voce e dignità che è stata negata loro dalla storia.
Inoltre una delle caratteristiche che ho apprezzato nel testo è la solidarietà tra donne, ho amato la badessa e la duchessa di Limatola, che incoraggia le protagoniste a reclamare la propria voce, ad affrontare con coraggio l'ignoranza, la sopraffazione maschile, la superstizione e la violenza. Questa condivisione crea un senso di appartenenza e comunità che è fondamentale nell'evoluzione di Bianca e nella sua autodeterminazione. Nel finale arriva un amore dolcissimo, una giusta ricompensa per quello che ha dovuto affrontare. Per concludere, Figlie Selvagge è un'opera che avvince e che fa riflettere il lettore esplorando temi universali attraverso la lente delle esperienze femminili con una scrittura evocativa e densa di significato. Vi consiglio questa lettura con tutto il cuore. ♥️
‘Figlie selvagge’ è un romanzo storico ambientato a Benevento nel 1630, nell’età moderna dell’umanità. È un periodo di cui ho letto pochissimo libri e sono rimasta affascinata dall’opera di Cinzia Giorgio. Le protagoniste sono delle ‘medichesse’, Rosa e le sue figlie Bianca e Maria, le quali aiutano la popolazione locale a guarire da malanni o durante le delicate ore del parto utilizzando rimedi naturali antichi, quali infusi di piante o unguenti. Le donne all’epoca erano escluse dai percorsi accademici e molti uomini osservavano la loro attività con sospetto, giudicandole delle fattucchiere con intento maligno.
Il protomedico della città, Pietro Piperno, nobile e figlio d’arte, dopo la morte della moglie nel dare alla luce il loro ultimo figlio - assistita da Rosa - e il rifiuto della bella Maria di concedersi a lui, prende di mira le ‘medichesse’ e le loro seguaci e chiede l’intervento delle autorità ecclesiastiche per estirpare da Benevento ogni traccia delle ‘serve del Diavolo’. Scaturisce un periodo di violenza che vi terrà con il fiato sospeso.
Voglio precisare che ‘Figlie selvagge’ non è un libro sulle streghe: le cosiddette ‘Janare ’ sono donne che vivono una vita non convenzionale in un sistema patriarcale ben radicato, conoscono i segreti della natura tramandati da generazioni, li utilizzano per aiutare chi ne ha bisogno con generosità e si offrono di condividere le loro conoscenze con altre femmine interessate.
La ricostruzione storica è accurata e permette di immergersi nella vicenda, comprendendo davvero come fosse vivere nel 1600, dove le superstizioni talvolta portano a perseguitare persone innocenti.
Consiglio a tutti di leggere ‘Figlie selvagge’ perché è romanzo che mescola storia e fantasia senza mai annoiare.
Figlie selvagge è senza dubbio una delle mie letture a 5 stelle di quest’anno: un romanzo storico narrato in terza persona che racconta la vicenda delle medichesse della Benevento del 1630, perseguitate come streghe. Le tematiche sono intense e toccano corde profonde: amore, sofferenza, odio, ma anche salvezza. Forte è il desiderio di riscatto che emerge da queste pagine, verso donne vittime della cattiveria, della lussuria e della superstizione di certi uomini. L’intreccio tra realtà storica e finzione narrativa è costruito con grande maestria, sostenuto da un lavoro di ricerca accuratissimo. Cinzia mi ha conquistata con questo libro straordinario.