Quando nasci il nome non te lo scegli. Quello di Cecilia lo ha deciso suo padre e per questo è speciale. Tre sillabe piene, che sanno "di pulito" come il legame con lui, ma si sporcano quando le pronuncia sua madre, accorciando il nome alle prime quattro lettere. È solo nell'estate dei suoi tredici anni, passata a Ischia come sempre, che Cecilia scopre da suo fratello minore una verità si chiama come un verme anfibio, una specie animale che non presenta evidenti differenze di genere. Questa consapevolezza non è che un assaggio di ciò che dovrà affrontare durante quei giorni sull' sogni infestati da creature marine, misteriosi litigi tra i suoi genitori, il ciclo imminente e quella femminilità tanto odiata, da cui ormai non può sfuggire. Ma esiste una spiaggia, i Maronti, dove questi problemi sembrano non riuscire a raggiungerla. Lì si ritrova un gruppo di adolescenti invischiati nei primi approcci amorosi. Scambiata per maschio dai suoi nuovi amici, Cecilia decide istintivamente di coltivare quell'equivoco e adotta il nome di suo fratello, Luca. Così, se con i genitori è femmina, ai Maronti è maschio. E lo è soprattutto per Alba, una ragazzina esuberante che vive con sfrontatezza i primi desideri erotici, e che per questo la attrae e la spaventa al tempo stesso. Nell'arco di un'estate, Cecilia si ritrova quindi ad affrontare il delicato passaggio alla vita adulta. La sua è una straniante ricerca di sé, per capire la cosa più difficile di chi è veramente e chi vuole essere. Il primo romanzo di una scrittrice giovanissima ma dal talento già maturo.
Non apparteneva più alla razza delle femmine: mia madre possedeva un corpo, aveva un ombelico e sapeva urlare. Tuttavia, la sua figura addormentata rimaneva per me un mistero. Eppure, eravamo fatte nello stesso modo, e la vergogna che provavo me l’aveva passata lei.
Situazione uno: una ragazzina di quattordici anni indossa controvoglia abiti "da femmina" (guarda quanto ti valorizza!), forzata si trucca gli occhi (oh, finalmente sei bella!), senza entusiasmo compie ciò che "una signorina" deve fare (così fai contenta la mamma).
Situazione due: una ragazzina di quattordici anni che esplora i complicati sentimenti dell'adolescenza indossando gli abiti che la fanno a sentire a proprio agio (com'è fatto il mio corpo?), acconcia i capelli come le piace (anche se i capelli corti sono "da maschio") e si dedica alle attività che l'appassionano (anche arrampicarsi è un'attività da maschio, no?).
La storia di Cecilia dimostra qualcosa che nei romanzi di formazione non si chiarisce tanto spesso: il problema non è suo, ma è della collettività. Non riuscire ad aderire a un binarismo forzato non è qualcosa che Cecilia deve risolvere, ma è una pecca che la collettività commette.
Il binarismo (nel senso più lato possibile: parliamo di genere, sessualità, aspetto, esperienza) è un'arma letale autolesionista: limita l'esperienza di vita di tutti e tutte. Cecilia, oppressa dall'aspettativa sul suo corpo che cresce, combina un gran casino: ruba i vestiti del fratello e si fa chiamare Luca.
Mi sono chiesta se esista un modo per spezzare il cerchio dell'oppressione interiorizzata e forse ho capito che non esiste ancora, ma un libro come questo è l'inizio. La rappresentazione contrasta la visione limitata del mondo.
In un mondo come questo, la rappresentazione legittima l'esistenza tua e di chi ami. Va protetta, e proteggerla deve essere una responsabilità di tuttə noi.
a brilliant coming of age novel. direct, layered, and, while relatively predictable in its plot, full of characters that delight with their complexity.
se questo è il primo romanzo di questa scrittrice, non vedo l'ora di leggere quelli che seguiranno negli anni. stupenda la scrittura, intensa e introspettiva. il personaggio di cecilia ha così tanto dolore, rabbia e insicurezza che diventa dolce e tenera. e la vorresti solo abbracciare. dal principio fino all'epilogo.
Un bellissimo e dolcissimo esordio. Un romanzo di formazione che secondo me descrive benissimo i controsenso delle emozioni e dei sentimenti nella fase adolescenziale. Un libro che sa di tenerezza e rabbia. Che sa di voglia di scoprire e paura di capire. Amato!
“La Cecilia” di Michela Panichi è un libro che ho letteralmente divorato. Con una scrittura diretta e intensa, l’autrice riesce a trasmetterci le complesse emozioni dell’adolescenza e della scoperta della propria identità. La lettura offre un punto di vista autentico e contemporaneo sulla pubertà e il disagio di genere, affrontando inoltre tematiche come il disincanto adolescenziale e la famiglia disfunzionale. Un libro che si fa amare sin dalle prime pagine, da leggere con avidità e difficile da dimenticare. P.S. Le ambientazioni Ischitane hanno creato una cornice perfetta per questa storia, ho amato tutto.
«Quando nasci con il nome non te lo scegli. Quello di Cecilia lo ha deciso mio padre e per questo è speciale. Per lui ero Cecilia, sempre piena, completa, perché era fiero di me»
Cecilia è una ragazzina ha 13 ed è in conflitto con il suo corpo. Siamo ad Ischia è estate Cecilia scopre cosa vuol dire diventare donna.
«di giorno ero una ragazzina indignata contro il proprio corpo»
È un'estate fatta di tiuffi, crema solare e amici. ma è anche un estate alla scoperta di cos'è realmente maschile e realmente femminile.
«I capelli corti da maschio, i vestiti da femmina, le voglie di un maschio il dentro e fuori che cozzavano e io mi sentivo impotente, nel mezzo schiacciata da una doppia maledizione»
Ma è anche l'estate della coperta di suo padre che tradisce sua madre.
«Cecì, ti prometto che tra qualche mese sarai più felice, ora hai appena iniziato a crescere. Poi migliora. Uno si sente brutto e invece è soltanto piccolo dagli tempo»
Cecilia ha anche un fratello Luca appassionato di animali e legge spesso l'enciclopedia un giorno scopre da dove proviene il nome Cecilia.
«La Cecilia è un verme del sud America maschio e femmina e non vede»
erano giorni che pensavo costantemente a questo libro ma non decidevo mai a prenderlo, una volta che l'ho letto non ho più smesso avevo ragione, un libro bellissimo vorrei essere anche io Cecilia tornare ad avere di nuovo 13 anni e trascorrere tutta l'estate al mare.
«gli eventi dell'estate mi avevano resa impassibile, come se ogni cosa che vedevo, salvo poter far male fosse in realtà parte di un lunghissimo film proiettato in un cinema all'aperto.»
"Gli adulti si comportano come i ragazzi ma in maniera più colpevole".
È difficile discostarsi dalla linea retta che ci impongono di seguire i nostri genitori. Cecilia quella strada vorrebbe percorrerla ma timidamente devia, fingendosi sbadata e affondando volutamente i piedi in terreni pericolosi. Anche se le radici sono le stesse l' acqua non accresce tutte le piante allo stesso modo. Cecilia, non si sente né carne né pesce. Un' adolescente che sta scoprendo il proprio corpo senza comprenderne bene i meccanismi e le peculiarità. Si sente oppressa, inadeguata, fuori posto. Né uomo né donna, come "la Cecilia", un anfibio con il quale condivide il nome e l' indecisione tra essere una cosa piuttosto che l'altra. In vacanza a Ischia si sente in prigione, rinchiusa tra le quattro mura della sua solitudine. Incompresa da tutti. O forse compresa ma con ipocrisia. Per un genitore è meglio fingere che un problema non ci sia, affrontarlo lo renderebbe reale. In fondo però ciò che resta sepolto prima o poi trova il modo di risalire in superficie. Tutto tace e tutto fa rumore nella testa di Cecilia. Accettarsi per farsi accettare. Anche con i dubbi, con le perplessità. Michela Panichi ormeggia le sue parole come fosse in un porto. Le posiziona correttamente, in maniera ordinata. Tutti i pezzi combaciano, portando il lettore a voler prendere Cecilia per mano, traghettandola verso decisioni giuste anche se meno sicure. In mare aperto, dove pure essendo tutto imprevedibile c'è un impareggiabile senso di libertà.
La protagonista dell’esordio letterario di Michela Panichi edito @nottetempo, è Cecilia, una ragazzina di tredici anni che, come il suo omonimo verme anfibio del Sud America “La Cecilia”, decide di essere sia maschio che femmina. Si, perché Cecilia, il suo nome, datole dal padre e storpiato dalla madre in Ceci, simbolo di un’appartenenza imposta, non lo sente più suo. Si sente un’estranea nel suo stesso corpo che sembra non voler crescere e svilupparsi, a differenza di quello della sua migliore amica Teresa che invece è già sinonimo di femminilità e sensualità.
Così, quando durante un’estate passata nella solita casa al mare sull’isola di Ischia Cecilia incontra Alba, una ragazzina che non aveva mai visto prima da quelle parti, decide di presentarsi come Luca rubando il nome al fratello. Inizierà anche a rubargli i vestiti destando i primi sospetti in famiglia e tra gli amici.
Le cose inevitabilmente si complicheranno e Cecilia non solo si ritroverà a fare i conti con le prime delusioni amorose ma inizierà anche a capire che spesso il mondo degli adulti, in particolare quello dei suoi genitori, è complicato e menzognero.
Ho trovato questo romanzo molto tenero e sincero, ironico ma allo stesso tempo ricco di interessanti spunti di riflessione su argomenti quali l’identità, l’appartenenza, la sessualità e l’adolescenza. Quest’ultima in particolare viene affrontata in modo reale, con tutti i suoi disagi, silenzi e con tutte le sue lotte interiori.
L’estate dei suoi tredici anni sarà per Cecilia sinonimo di crescita, consapevolezza e accettazione, un percorso che la porterà a fare i conti con se stessa per capire chi è veramente e chi vuole essere, fino a quella confessione finale, onesta e liberatoria che sarà l’inizio per lei di una nuova esistenza.
Una lettura dolce e amara che consiglio assolutamente soprattutto per il periodo estivo grazie anche alla bellissima ambientazione sulla magica isola di Ischia.
Chissà cosa si prova a scrivere una cosa del genere come romanzo d’esordio. Io forse gioco in casa perché amo i coming of age, quindi sapevo in partenza che mi sarebbe piaciuto, ma non avrei pensato che mi avrebbe colpita e scossa così tanto. Ho adorato Cecilia e le sue insicurezze e questo suo non capirsi e auto-punirsi e volersi solo sentire vista e compresa.
Stupendo. Una storia che racconta della scoperta di sé, quando quella scoperta non lascia grandi conquiste ma più che altro un sapore amaro in bocca. Perché la realtà il più delle volte proprio di zucchero non sa. A mio parere un esordio meraviglioso di Michela Panichi.
È molto scorrevole, gli dò atto di questo. Ma è estremamente superficiale e soprattutto acerbo nei contenuti. Vengono messe sul piatto due o tre belle tematiche forti ma non vengono esplorate. Si rimane sulla superficie.
Una storia di crescita e scoperta della sessualità insieme a Cecilia dove si mischiano genitorialità e amicizia. Davvero bella, cruda ma al tempo stesso delicata.
Un ottimo esordio. Una storia che racconta della scoperta di sé e che ha un sapore dolce amaro. Splendida la cornice dell'isola d'Ischia che non vedo l'ora di visitare.
una lettura interessante anche se non particolarmente avvincente. interessante perché rappresenta un piccolo sguardo sul primo approccio alla sessualità