Un nuovo caso per l’investigatore Depin «Si tratta di corna o di sangue?», domanda Depin. «Di sangue, Depin, di molto sangue», risponde Boschi. In effetti, alla residenza Fairy, un’incantevole ed esclusiva residenza sanitaria che in pochi possono permettersi, sono già tre i morti ammazzati da mano sconosciuta. Meglio non coinvolgere la polizia, pensa il direttore Ernesto Boschi; meglio risolvere in casa il problema affidandosi a un investigatore privato di prima categoria e far tornare tutto alla consueta normalità. Chiamato al proprio dovere, Antony Depin abbandona la sua Assemini per volare molto, molto lontano e capire cosa stia succedendo in quel posto fatato, dove improvvisamente qualcuno ha cominciato a uccidere i pazienti. Si fingerà un ospite della struttura e aspetterà con gli occhi aperti che arrivi il suo turno. Ma gli basta poco per capire che alla residenza Fairy chiunque potrebbe essere vittima o carnefice. Dovrà solo restare vivo abbastanza a lungo per mettere insieme tutti i pezzi del mosaico, trovare il killer e archiviare il caso.
Laureato in Giurisprudenza, svolge la professione forense dal 2005. Vive a Cagliari con la compagna e le due figlie gemelle. Ha lavorato per un breve periodo come collaboratore presso «L’Unione Sarda». Scrivere è una passione e un modo per evadere dagli schemi della scrittura giuridica.
"Ci sono solo due distinzioni che contano: quelli dentro il sacco nero nella cella frigo, e quelli fuori dal sacco nero. Al momento, nel salone, appartengono ancora tutti alla seconda specie, ma è una specie in rapida via d’estinzione"
Depin, il detective della Chicago del '53 - con tanto di abito gessato e Borsalino - però gettato nella Sardegna di questi anni Venti, si prende una vacanza dal noir para-caricaturale per applicare un simile trattamento all'hortus conclusus del giallo puro. Ovvero, va a farsi un giro dalle parti di Conan Doyle e - soprattutto - Agatha Christie, per quello che ha tutta l'aria di una variazione sul tema di Dieci piccoli indiani, nel senso migliore possibile, anche per come consente a Paolo Pinna Parpaglia di sbrogliare la calligrafia con la consueta brillantezza politically uncorrect. Nello specifico, la residenza Fairy - fiabesca casa di cura per facoltosi con, diciamo così, difficoltà psicologiche - è il teatro di una catena di atroci delitti che ben presto comporranno un disegno misterioso. Un esercizio di stile? Citando Depin: in culo gli esercizi di stile. "Delitti allo specchio", terzo capitolo con protagonista il bizzarro investigatore di Assemini, è una lettura divertente, un giallo ben congegnato a bagno in un'ironia non convenzionale, condito dalla solita parata di personaggi curiosi, anzi mai così tanti. La natura del personaggio Depin concede infatti qui anche più del solito qualche sconfinamento nel surreale, tipo l'enigmatico Hemingway e quel Martin il cui compagno immaginario fa pensare persino a una citazione dell'ultimo McCarthy.
E insomma: in genere cerco di non inciampare nella trappola dei gialli, perché altrimenti finirei per leggere solo quelli. Ma il Depin di Pinna Parpaglia è uno degli strappi alla regola che non riesco a evitare. Godendone.