Dario Vergassola racconta una storia divertente e malinconica ambientata nella provincia italiana a lui tanto cara. Le vicende hanno luogo nella periferia di La Spezia al bar Pavone, i cui frequentatori "nulla hanno da invidiare al bar di Guerre Stellari" e creano un microcosmo dove si riflettono tutti i pregi e i difetti dell'umanità. Popola il racconto una giostra di personaggi strani, buffi, a volte ridicoli ma anche molto realistici, pieni di paure, piccole e grandi manie, problemi quotidiani ed esistenziali. Come Lucio e Albe, due cassaintegrati che giocano la stessa partita a biliardo da anni senza mai arrivare a una fine, barando di continuo sul punteggio per far durare la partita in eterno; Giulianone che racconta di essere stato rapito dagli Ufo; Gigi il barista, detto anche Gigipidia perché sa non quasi tutto ma proprio tutto; l'ipocondriaco Ansia, detto anche Malattie Imbarazzanti; i tre fratelli Chiappa, orchi buoni che sfruttano i loro muscoli facendo i traslocatori sulle colline dietro le Cinque Terre. E infine Gino, impiegato statale con moglie e figli, protagonista di un avventuroso viaggio che lo porta da La Spezia fino in America, mentre gli amici dal bar seguono e commentano in diretta le sue rocambolesche avventure.
"La ballata delle acciughe" è prima di tutto una lettura veloce, piacevole e iper scorrevole. Le pagine si susseguono l'una all'altra che è una meraviglia, con piccoli efficaci colpi di scena che catturano il lettore. A caldo, dopo le ultime 80 pagine lette d'un fiato, mi vien da pensare che Dario Vergassola abbia voluto smorzare i toni abitudinari di un bar di periferia con l'audacia del viaggio, la magia di acciughe parlanti che espongono la loro visione del mondo agli uomini e la sempre eterna credenza dell'esistenza di mondi paralleli che si identificano con bizzarro ufo e goffi marziani. Anche il finale riprende un po' le fila del romanzo: il personaggio che rientra dal viaggio rinsavito sulle gioie del quotidiano, si trova in realtà di fronte a uno scenario ridicolo. Dario Vergassola ci insegna la vita e poi smorza i toni in modo comico ed esilarante. È un po' tutto così il suo romanzo: immagini che non riescono mai a essere tristi perché accompagnate da visioni esilaranti; nostalgici tuffi nel passato fanno sorridere di fronte alle loro conseguenze tragicomiche nel presente; mai una banale scena d'amore e, quando sembra che una si avvicini, il lettore viene subito riportato con i piedi per terra nella realtà. Il libro di Vergassola è il cinismo che solo le piccole realtà fanno scaturire e l'immaginazione necessaria per affrontare la vita. Una bella lettura sia per divertirsi, sia per riflettere, e anche, soprattutto, per conoscere un po' di buona vecchia musica, film e letteratura onnipresenti e iper citati lungo tutto il romanzo.
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Niente di pretenzioso. Una giusta dose di comicità unita a momenti un po' più riflessivi (ma nemmeno troppo). Chi è ligure come me troverà piacevoli i vari richiami alla tradizione, in particolare quelli culinari. Alterna liscio da sagra del cinghiale al rock graffiante di Jimi Hendrix.