La danza li ha uniti. La vita li ha divisi. Ma il destino non ha ancora detto l’ultima parola.
Seoul, 2008. Park Dae-jung ha tutto, tranne ciò che più desidera: una vita dedicata alla danza. È il sogno proibito della sua adolescenza, che insegue con la determinazione e l’ambizione di chi è convinto che nessun obiettivo sia davvero irraggiungibile.
Kim Cheol-moo non ha nulla da perdere se non le proprie ombre, nelle quali si rifugia quando il mondo si fa ostile. Non ha mai visto nessuno danzare. Quando accade, qualcosa di innato e sconosciuto si risveglia dentro di lui e gli regala uno scopo.
In una Seoul in lotta tra tradizione e cambiamento, i loro mondi sono lontani, le loro vite destinate a non sfiorarsi, se non per una manciata di mesi, in cui condividono una palestra abbandonata e una guerra silenziosa, fatta di sfida e attrazione, che li spinge l’uno contro l’altro ma anche l’uno verso l’altro, fin sull’orlo di un legame impossibile.
“Ci sono legami che non hanno bisogno di parole, solo del suono dei passi che si cercano nel buio.”
Dae-jung è il volto del sacrificio e della dedizione. Il suo amore per la danza è assoluto, un fuoco che lo brucia dentro e lo spinge a combattere ogni giorno per un futuro che sente suo. È un ragazzo che lotta contro le aspettative, le pressioni sociali e familiari, determinato a non rinunciare a ciò che ama, anche quando tutto sembra remargli contro.
Cheol-moo, al contrario, è il silenzio fatto persona. Cresciuto nell'ombra, in un'esistenza segnata da perdite e assenze, ha imparato a proteggersi rifugiandosi nell’indifferenza. Non ha mai avuto sogni, né mete da inseguire, fino a quando non vede Dae-jung danzare. È un momento che cambia tutto. La grazia, la rabbia e la bellezza dei movimenti di Dae-jung risvegliano in lui qualcosa di profondo e mai provato: il desiderio di esserci, di sentire, di vivere.
La palestra abbandonata in cui si incontrano diventa il luogo sacro in cui due solitudini si riconoscono. Eva Milani costruisce tra i due protagonisti un legame che cresce piano, fatto di sguardi trattenuti, silenzi densi e sfide silenziose. Il loro rapporto è un equilibrio fragile tra attrazione e resistenza, un conflitto emotivo che avvince e commuove.
La scrittura è delicata e intensa, capace di accarezzare e graffiare, proprio come i sentimenti che muovono i personaggi. La danza diventa il linguaggio muto attraverso cui Dae-jung e Cheol-moo imparano a raccontarsi, a condividere dolori e desideri. Non ci sono gesti eclatanti, ma piccoli momenti carichi di significato, che rendono questa storia profondamente umana.
I fiori che calpesti non è solo una storia d’amore. È un inno alla fragilità, alla possibilità di trovare bellezza nel dolore, e alla forza necessaria per scegliere sé stessi anche quando il mondo rema contro. È un romanzo che lascia il segno, come un passo di danza che si imprime sulla pelle.
Lo consiglio a chi ama le storie lente e profonde, chi cerca emozioni autentiche, chi crede che anche i fiori più belli possano nascere dai luoghi più impensati.
"Sono lieta di partecipare al review party per i fiori che calpesti, di Eva Milani, edito da Hope edizioni che ringrazio per la copia cartacea. Una storia lgbqt+ ambientata in Corea, terra affascinante, con tante contraddizioni, con il senso della famiglia e della morale estremi." BLOG: https://www.opinionilibrose.it/2025/0...
Un giorno gli avrebbe lasciato addosso cicatrici profonde, ma era un giorno lontano e lui viveva ancora come si vive solo da adolescenti, credendosi superiori, intoccabili e integri.
Non sempre è facile trovare le parole per esprimere ciò che le emozioni lasciano nel cuore e nell’animo. È facile sciorinare degli aggettivi, ma di solito sono riduttivi e non esternano ciò che realmente si sente dentro. Quando ho letto la trama de “I fiori che calpesti”, due sono stati i fattori che mi hanno incitata alla lettura, il luogo e un sogno, ma man mano che ho iniziato a divorare le pagine tutto è passato al secondo posto, il primo è da attribuire alla scrittura di Eva, di cui non so se questo sia il suo primo lavoro, ma a cui va fatto uno straordinario chapeau, un inchino alla stessa maniera di come usano fare gli orientali nei riguardi di chi stimano, di chi si fidano, di chi a cui si darebbe tutto per la forte ammirazione. Non pensavo mai, quando è iniziato il 2025, di poter essere fortunata e trovare letture da incorniciare, ma mi sono dovuta ricredere, sono già due i titoli a cui posso dare l’appellativo di CAPOLAVORO e I FIORI CHE CALPESTI fa parte di questi due. Quando mi trovo davanti a tanta magnificenza anche se difficilmente mi mancano le parole mi trovo orfana delle stesse perché nessuna può dare concretezza ed esprimere l'emozione totalizzante che ha stritolato il mio cuore pagina dopo pagina. Ogni capitolo ha un titolo e ognuno è un soffio di stupefacente bellezza, parole che si conficcano nel cuore e rimangono fino ad entrare nel sangue e dare vitalità ad ogni organo e portare linfa per continuare a vivere.
Qualcosa che succedeva davanti ai suoi occhi, ma anche dentro di lui e questo passare da fuori a dentro, da dentro a fuori lo rimescolava in profondità. Lo accendeva.
Non si poteva pretendere di mettere in un granello di sabbia il peso di una montagna.
Avrei estrapolato ogni capitolo, alcuni vanno riletti con gli occhi del cuore così da riuscire a seguirli come fossero fotogrammi da guardare e riguardare, tra questi c’è Bianco (come il sangue), in questo si percepisce ogni brivido, la pelle d’oca va di pari passo con i battiti frenetici del cuore e si rimane sbigottiti per l’euforia, per la meraviglia e per la pura poesia.
Occhi antichi in un viso giovanissimo: un contrasto violento, che chiudeva lo stomaco e accelerava il sangue. Poteva sentirlo respirare piano e ognuno di quei respiri gli arrivava sul viso.
Ho avuto il piacere di leggere in anteprima questo romanzo lgbt e ne sono rimasta molto colpita sin dalle prime pagine. Eva Milani ha una scrittura in terza persona che è evocativa, ricercata, immersiva e che, alternando il presente con il passato, permette al lettore di vivere ogni istante come un passo di danza: a volte deciso, altre volte delicato, ma sempre carico di emozione e significato. La danza, infatti, è il fulcro della storia, quel filo sottile che connette i due protagonisti Park Dae-jung e Kim Cheol-moo, due adolescenti che si incontrano per caso in una palestra abbandonata e scoprono di avere in comune la stessa passione. Mentre Dae-jung studia danza da quando era piccolo e conosce tutti i nomi dei passi, Cheol-moo non ha mai visto nessuno ballare e resta colpito da quel ragazzo e dall'eleganza con cui si muove. Inizia così una sorta di amicizia, un legame tra loro, fatto di dialoghi silenziosi, sguardi e gesti. Cheol-moo impara a fidarsi dell'altro, a essere meno scontroso e irriverente. Un legame che a un certo punto si interrompe e che li riporta, molti anni dopo, a confrontarsi con le loro versioni adulte. Dae-jung e Cheol-moo appartengono a due mondi diversi, opposti, e ne sono consapevoli, ma il desiderio tra loro è una sorta di calamita che li attrae e li respinge allo stesso modo. Quel sentimento nato da ragazzini si è radicato in loro a tal punto che, nonostante fingano una vita normale, non riescono a fare a meno di cercarsi. Ho amato entrambi, anche se Cheol-moo resta il mio preferito. Forse per la sua fragilità e forza, per la lingua tagliente e senza freni, per il suo amore da "pinguino imperatore, che nuota nell’acqua ghiacciata e quando si innamora è per sempre". Mentre la storia si dipanava, nella mia mente si susseguivano le immagini come se stessi guardando un BL coreano. Tra le righe si sente e si percepisce la cultura coreana, non solo per l'uso degli onorifici (per chi non li conosce, l'autrice ha inserito un glossario), ma anche per i luoghi descritti, il cibo, il modo di comportarsi. Questo romanzo non si limita solo a raccontare una storia, ma è un vero spettacolo dove il linguaggio diventa poesia e danza e i personaggi ci invitano a riflettere sul valore del tempo, della propria identità e di un amore che sa superare ogni barriera.
Conosco e ammiro questa autrice con l’altra sua firma, quella relativa agli storici. Si è buttata in un contemporaneo, pure mm, young e ambientato i Corea, diciamo che ha voluto proprio cambiare tutto, ma potevo io lasciarmela sfuggire?
Eva Milani è brava, è bravissima anzi, ha un modo di scrivere, storico-epistolare-contemporaneo non importa, che ammalia, compie proprio una magia e con un’eleganza fuori dal comune ti accompagna dentro le sue storie.
I fiori che calpesti è ambientato in Corea, cosa che subito ammetto non avermi entusiasmata più di tanto. Non odiatemi, ma io non condivido questa passione per il K-pop o i K-Drama o in generale questa moda che ultimamente recluta tanti accoliti (tra cui la mia carissima amica Dolci). Però la situazione geopolitica da sempre mi interessa e devo ammettere che sul finale questo libro in questo senso mi ha dato molto.
Nonostante quindi un interesse iniziale tiepido per l’ambientazione, l’autrice è riuscita a conquistarmi e a farmela lo stesso amare. Il perché sta nella bravura della stessa, nell’opera di ricerca e cura, nella trasposizione delle tradizioni e degli usi, nell’enorme capacità di farti entrare – a piccoli passi ma in maniera inesorabile – dentro la storia, come se prendessi per mano i personaggi.
La storia, divisa in due piani temporali, è struggente nella sua intensità. Mi ha proprio rapita, facendomi balbettare parole sia in coreano che in francese (relative ai balletti), mi ha coinvolta fin da subito per non permettermi a un certo punto di mollare il libro, portandomelo dappertutto.
Ho amato i due protagonisti, soprattutto Kim Cheol-moo, ho odiato l’ingiustizia della vita, la codardia e l’egoismo, ma ho anche capito le motivazioni, l’assenza di maturità, il bisogno di rincorrere i propri sogni. Ho sofferto, tanto, quasi al punto di sbirciare il finale per avere la certezza del lieto fine (che per una fobica degli spoiler come me è tutto detto). ... continua sul blog
Due amori e passioni che si incontrano e si uniscono. Ci troviamo in Corea due ragazzi Daejung e Cheol-moo si incontrano in una palestra abbandonata, questo è il loro rifugio dove in libertà possono esprimere la loro passione per la danza e le loro emozioni. Una storia intensa, che colpisce e travolge. L'amore per la danza, pieno di ostacoli per colpa di una famiglia avversa; ma seguire i propri sogni è la priorità. Vivere nella danza sentendosi se stessi. Nel frattempo tra Dae-Jung e Cheol-moo nasce un legame profondo, una confidenza tale da buttare giù quel muro di sofferenza e protezione. Si avvicinano, i loro corpi si sfiorano tra passi di danza fino a far vibrare le corde dell'anima. Purtroppo però le circostanze li farà allontare per un periodo piuttosto lungo; nonostante abbiano preso strade diverse:i loro sentimenti e il pensiero restano vivi e costanti il destino li farà rincontrare con una maturità e consapevolezza di se stessi diversa. Due mondi opposti che si attraggono e respingono nello stesso tempo. Un amore che viaggia contro il tempo. Eva Milani ha dato vita ad una storia intrigante, emozionante, focalizzata sulla danza come espressione del proprio essere; un sentimento forte che va oltre ogni avversità. Ho amato tantissimo l’ambientazione e l''accuratezza con cui l'autrice descrive i luoghi e usanze della Corea. Adoro il mondo orientale. Ho trovato la scrittura profondamente evocativa, poetica espressiva. Un viaggio che mi appassionata. Amarsi danzando con l'eleganza e la leggiadrezza di una farfalla ⭐⭐⭐⭐⭐
questo libro è la prova che ogni tanto devo fidarmi dell'istinto, comprato totalmente a caso leggendo la trama, un momento di follia in cui avrei comprato qualsiasi cosa (causa: il caldo atroce al salone del libro), ma non potevo perché non c'era spazio nello zaino e allora ho detto "OKAY SCEGLINE UNO E COMPRA SOLO QUELLO". non avrei potuto fare scelta migliore (merito della me "ballerina" del passato). lo stile di scrittura è sicuramente il punto di forza del romanzo, veramente unico, con la capacità di catapultare il lettore all'interno di un viaggio meraviglioso. le tematiche affrontate sono ben approfondite ed è tutto chiarissimo anche a chi non conosce nulla del mondo in cui è ambientata la storia (anche grazie ai glossari e approfondimenti vari che si ritrovano all'interno del libro). tutto bellissimo, ho pianto, ho riso, sono rimasta a fissare il vuoto diverse volte, non avrei mai voluto mollare il libro e adesso che l'ho finito mi sento addosso quella strana nostalgia che solo dopo i concerti dei miei cantanti preferiti provo. AH l'edizione è stupenda e le illustrazioni all'interno sono bellissimeeeeeeeeeeee.
Lo stile narrativo è fluido, coinvolgente e molto diretto, il raccolto è affidato al doppio punto di vista dei protagonisti con delle piccole incursioni di una terza persona, se così possiamo chiamarle. La caratterizzazione dei personaggi è ottima, così come l’approfondimento introspettivo. Dee-Jung e Kim Cheol-Moo sono due personaggi diversi in essenza, modo di porsi ed estrazione sociale che non sembrano avere nulla in comune ma che invece finiscono per incontrarsi nell’amore per la danza. Due mondi agli antipodi che finiscono per collidere e tra le scintille si nasconde anche un sentimento ben diverso ma altrettanto profondo.
Primo male to male dell’anno e di sicuro non ho scelto qualcosa di facile e convenzionale, ma ammetto che la trama mi ha intrigato non poco e alla fine mi sono lasciata trasportare dai protagonisti. Park e Kim sono due anime che si trovano. Si trovano per la prima volta nella Seul del 2008 dove vedranno nascere i loro sentimenti, dove metteranno loro stessi in qualcosa che non conoscono ma sanno di dover fare. Poi si separano, e per dieci anni conducono due vite differenti, cercandosi tra la gente ma senza mai trovarsi. Li ho sentiti. Percepiti. Sono come delle farfalle che si muovo intorno a te e danzano. • Recensione sul blog 💚
Avercene, di libri così! Libri con un'approfondita documentazione e SOLO per mettere le informazioni a corredo della storia principale, che manco a dirlo, è scritta in modo coinvolgente, toccante, emozionante. Splendida. E meno male che per l'autrice è stata un'incursione fuori dalla sua comfort zone. Fa sempre piacere fare il pieno di cose belle. Mi sento più ricca, e ne sono davvero contenta.