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99 pages, Kindle Edition
First published October 12, 2014
Ma nessuna tragedia appare davvero reale se non viene incarnata nella voce di una persona, in una testimonianza viva. Al termine della visita ci sono televisori, cuffie e alcuni divanetti dove pochi si fermano. Mi siedo e ascolto le memorie dei sopravvissuti, gli hibakusha, letteralmente “persone affette dall’esplosione”.

Io cerco di essere disinvolto, ma sono in grave imbarazzo perché ho davanti a me un incongruo piatto di spaghetti al pesto, ordinato per disperazione perché in questa zona non c’era quasi nient’altro. Sono schiacciato sullo stereotipo dell’italiano con una sindrome da deprivazione di pasta. Vorrei fermarla, gettare la forchetta e gridare in giapponese: “Non è come sembra: in realtà sono mezzo inglese, ho un nonno irlandese, sono affamato e non c’era altro, so usare le bacchette e avrei pagato il doppio per una scodella di soba!”.
Osservo una vecchia foto in bianco e nero affissa a un muro, senza data: ritrae una famiglia. Ci sono un uomo con un cavallo, un bambino, una ragazza che sorregge una bandiera giapponese – forse era tempo di guerra – e una donna anziana con un gatto in braccio, come se fosse un neonato. Sembrano tutti rigidi, con quella formalità che avevano un tempo le rare fotografie di famiglia, come quelle di mia madre, dei miei nonni. Sono fieri, ma sciupati dalla vita nei campi, hanno un’aria stanca. Però mi fisso su un particolare, mi sorprende quel gesto di composta tenerezza per il felino da parte di quella donna, come se fosse l’unica cosa morbida di una vita fatta solo di spigoli e asperità.

Per chi arriva la prima volta in questo Paese, trovarsi fra queste insegne enigmatiche che arrivano fino all’ottavo piano e oltre è un’esperienza sconcertante e frustrante. Gli ideogrammi, per chi non li sa leggere, sono semplici immagini, senza senso, i frammenti di un caleidoscopio. Seducenti e vuoti. E così si muovono, prendono vita, si sovrappongono, diventano un confuso vortice luminoso che ti avvolge, come quando guardi una luce troppo a lungo. Anche se ormai ne so leggere alcune centinaia spesso l’effetto di insieme mi confonde ancora, è come guardare la griglia di quei giochi enigmistici in cui c’è un ammasso di lettere e devi trovare le parole nascoste.