È il romanzo di un viaggio attraverso un paese narrato dalla gente, da innumerevoli bevitori incontrati in vivacissime bettole, autisti di squinternate corriere lanciate per migliaia di chilometri tra selve e deserti, meccanici-filosofi e gommisti-antropologi, vecchi indios dalla saggezza velata di ironia, giovani teppisti delle bande metropolitane o allevatori di galli da combattimento che si rivelano custodi di antiche tradizioni. Un caleidoscopio di comparse sullo sfondo di un Messico sornione, sempre pronto a infiammarsi senza preavviso, capace di stupire il viandante a ogni angolo di strada. Pino Cacucci osserva, ascolta, registra, reinventa, guidato dalla certezza che le storie tramandate sono più vere della storia ufficiale."'Beh,' come diceva Harold Pinter, 'macché New York o quando voglio respirare cultura vera e rinnovare le energie intellettive, vado a Città del Messico'."
Pino Cacucci (Alessandria, 1955) è uno scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano.
Cresciuto a Chiavari, si è trasferito a Bologna nel 1975 per frequentare il DAMS. All'inizio degli anni ottanta è vissuto per lunghi periodi sia a Parigi che a Barcellona. In seguito viaggia molto in America latina e soprattutto in Messico dove ha abitato per lunghi periodi.
Ha pubblicato finora numerosi libri di narrativa e saggistica. Pone in risalto personaggi storici non vincitori, sommersi e nascosti dalla Storia ufficiale. Come posto in evidenza dallo stesso Autore nell´Opera "In ogni caso nessun rimorso”, la Storia viene scritta sempre dai vincitori ed i suoi protagonisti perdono, come conseguenza delle loro azioni tutto: battaglie, lavoro, amici, ideali, la loro stessa vita, tranne la dignità, ma con l'aggiuntiva sfortuna di vivere in un'epoca in cui la dignità stessa era l'ultima delle qualità necessarie per passare alla Storia. Particolarmente intensa è anche la sua attività come traduttore.
I libri hanno tutti quel tipico odore di carta, buono e familiare, che cambia in base agli anni che hanno vissuto e che riesce a dare la stabilità emotiva cercata quando se ne sfoglia uno. Penso che se ciascun libro avesse un suo particolare odore, questo di Cacucci ne avrebbe uno difficile da definire, sarebbe impossibile circoscriverlo anche in una manciata di aggettivi colorati e vivaci. Troppo scontato, sicuramente contraddittorio. La vita vera, quella do dia a dia, non segue le rigide regole di ortografia e sintassi di un testo scritto. Non è quella pubblicizzata e venduta in confezioni da regalo dalle agenzie di viaggio; si passeggia, si mangia, si tasta, si ascolta e si racconta. Vorrei tanto vedere le tonalità e sentire i profumi del Messico descritti in questo libro che regala tanto, non solo impressioni personali tipiche del genere "on the road" autobiografico. Sono tanti piccoli, brevi, preziosi abbozzi di vite incontrate per caso fortuito lungo il cammino, raccolti dal viaggiatore che sa che per avere più del semplice quadro generale di un Paese non bisogna guardare da lontano, magari attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica; è il punto di vista del viaggiatore che si immerge in una cultura pienamente, senza il timore di bagnarsi scarpe e pantaloni, dopo aver lasciato la logica dentro la valigia assieme al cambio per tornare a casa. È una cornice che racchiude la bellezza di ogni singolo gesto prodotto in quei luoghi, sporchi del sangue che ne ha tracciato la storia sin dagli inizi, vivi e splendenti quanto il sole che brucia i più piccoli granelli di sabbia e polvere della loro terra. Mi piace, appunto, che il titolo contenga la parola "polvere". Richiama tanto, se non tutto il quotidiano di una regione: le offerte della terra che si tramutano in vivande e bevande fra le più peculiari di questo strambo e colorato mondo; le ossa dei defunti, i quali tornano nel día de los muertos per festeggiare con i propri cari; la polvere da sparo, perenne protagonista dell'evoluzione storica del Messico.
Non è semplice narrativa, non si offrono lezioni di vita. C'è un sommesso invito a visitare un Paese che regala ben più di quanto le testate internazionali online vogliono mostrare; un invito, s'intende, a lasciarsi coinvolgere (alle volte cullare, come da una nenia in una delle tante lingue maya; altre scuotere, similmente a un brigantino spagnolo in naufragio) da qualcosa che è del tutto distante da quello che consideriamo quotidiano e quindi normale, in senso squisitamente letterale.
Magnifico libro, letto centellinandolo. Mi ha fatto venire voglia di visitare il Messico, e considerato che è un paese di cui non m'è mai fregato granché, è una gran cosa. Bello, suggestivo, Cacucci scrive benissimo e si vede che conosce bene questo paese. Mi è piaciuto perché non è solo un libro di viaggio, ma anche un libro che parla della storia del Messico, così determinante nel renderlo quel che è oggi. Insomma: leggetelo. Non ve ne pentirete.
Cacucci mi piace, da sempre e l’ennesimo libro non delude. Un diario di viaggio in una terra intrisa di storia , di leggende, di sangue, guerre e soprattutto Di resistenza. Il Nemico di sempre, il gringo del Nord e i conquistatori spagnoli l’hanno depredato, saccheggiato , insanguinato, ma El Mexico resiste con la sua magia. Alla fine della lettura hai solo voglia di visitare questa meravigliosa terra. « Il Messico va accettato o rifiutato senza la pretesa di spiegarlo e forse neppure di raccontarlo »
Pocas veces un libro me ha sorprendido tanto. Cuando mi novia me lo mostró señalando el título y sonriendo, pensé que este sería otro típico libro que habla de México cómo cualquier turista que ha ido sólo a Cancún o Acapulco y considera los burritos y nachos platos típicos. Decidí comprarlo por el módico precio al que lo encontré en un mercado de pulgas en la periferia de la ciudad de Turin, sin saber que estaba por leer una descripción de mi país casi perfecta.
El autor logra derramar en las páginas de este libro sus impresiones de mi México. Captura las sensaciones reales que uno tiene al hablarle a extraños en cantinas, "agarra la onda" inmediatamente del odio que le tenemos a los gabachos y te hace volver a enamorar de tu propia tierra, que a veces con tanto malinchismo denigramos.
Sin duda cinco estrellas y aconsejado a cualquiera que tenga ganas de vivir México, aunque sea por unas horas, a través de papel y tinta.
Un vero e proprio libro di viaggio, dove l'autore ci accompagna attraverso i suoi incontri fra caos e polvere a raccontare la storia quotidiana che scorre parallela a quella dei libri. Persone, luoghi, eventi grandi e piccoli che dipingono un paese, complesso, dinamico, unico.
Interessante racconto di viaggio del Messico ricco di curiosità, leggende e aneddoti. Si alternano capitoli veramente molto belli (quello sui galli da combattimento tra tutti) ad alcuni un po' meno interessanti. Consigliato a chi vuole conoscere un po' di più gli usi e i costumi del popolo messicano
Questo libro è un percorso affascinante attraverso l'anima e la sostanza di cui viene tessuta una cultura complessa, magica e piena di contrasti. Penso sia un'introduzione ottima per quei che non sanno molto del Messico ma vorrebbero visitarci qualche giorno, giacché dà un'immagine ben equilibrata di questo paese. ---------------------------------------------------------
This book is a fascinating trip through the soul and substance of which is woven a complex culture, magic and full of contrasts. I reckon it is an excellent introduction for those who don't know much about Mexico but would like to visit it one day, since it gives a well-balanced image of this country.
La polvere del Messico è quella che ti si appiccica ai vestiti, quella che ti impasta la bocca. La polvere del Messico è quella che ti fa dire "io lì ci andrò, presto". La polvere del Messico è magia. Forse non è una delle letture più scorrevoli che io abbia mai fatto, ma rimane un diario di viaggio ricco di spunti ed emozioni. Da brividi.
Cercavo un romanzo con lo stile e la struttura di Puerto Escondido, ma sono precipitato negli assurdi meandri della storia del Messico. La scrittura è comunque la sua, brillante e piena di colori, ci ho messo poche pagine a smaltire la delusione. Forse non andrò mai in Messico, di sicuro mi è venuta voglia di rivedere Breaking Bad per la terza volta!
La polvere del Messico non è un libro perfetto, e forse è proprio per questo che riesce a raccontare il Messico in modo così vero. Non troverete una narrazione ordinata e levigata, ma un viaggio che sa di terra e di contraddizioni, dove ogni storia è immersa in quella polvere che si posa sulle strade, sui volti, e anche sui pensieri.
Ho sentito forte la mano dell’autore che non giudica, ma si sporca le mani. Non idealizza la cultura messicana, né la demonizza. La attraversa. Ti mette davanti alla complessità e ti dice: “Guardala.”
Me lo regaló una alumna y con un poco de duda y prejuicio comencé a leerlo. Pensé que sería el típico libro escrito después de un viaje a cualquier playa mexicana. Sin embargo, es uno de los mejores libros sobre México que he leído escrito por un extranjero, alguien que ve y vive la cultura con el corazón y no con estereotipos. ¡Simplemente maravilloso!
Pino Cacucci prende per mano il lettore è lo accompagna attraverso un intimo e profondo viaggio nel Messico più vero, con una capacità semplice e immediata di scrittura che riesce a far percepire il calore soffocante del deserto, il fracasso delle cantine, l'eco della bellezza di paesaggi non ancora fortunatamente del tutto inquinati dalla presenza della così detta civiltà. La Polvere del Messico è una lettura molto piacevole, al termine della quale viene proprio voglia di salire sul primo aereo per ritrovarsi al di là dell'oceano dove assaggiare un poco di quella verace messicanità che si respira ad ogni pagina.
“È giusto che sia un oceano, e non un semplice confine, a separare due mondi così estranei l’uno all’altro.”
L’unico modo per descrivere davvero il Messico è attraverso le sue storie e l’autore lo fa egregiamente. Leggendo questo libro ho ricordato con nostalgia i mesi in cui ho vissuto a Guadalajara e potuto conoscere una piccola parte di quel “verdadero México”, “che va accettato o rifiutato senza la pretesa di spiegarlo, e forse neppure di raccontarlo”. Non vedo l’ora di tornare per conoscerlo meglio e continuare intrecciare le nostre storie. Nell’attesa, sono tanto grata di aver letto questo libro. Lo consiglio di cuore.
Libro molto interessante, ricco di informazioni e suggestioni. In ogni riga è evidente il trasporto dell'autore, che ama i luoghi che racconta. Il libro è suddiviso in tanti piccoli capitoli, ciascuno dei quali tratta una tematica diversa. I capitoli sono quindi a sé stanti e separati gli uni dagli altri, motivo per cui ho trovato il libro un po'dispersivo e non unitario. Un collante introduttivo e tra i capitoli mi avrebbe permesso di apprezzarlo di più.
In ogni caso ne consiglio la lettura, per chi è interessato a sapere qualcosa in più del Messico.
Messico e nuvole, la faccia triste dell'America, chi non ricorda questo verso di Paolo Conte, chi non si è mai chiesto il perché di quell'aggettivo? Triste, forse sarebbero davvero pochi quelli che lo assocerebbero senza indugi a questo immenso paese latino che appartiene al nord del continente e fa da ponte a quanti lo attraversano da sud verso la grande cicatrice, quella frontiera con gli Stati Uniti così dibattuta in questi tempi. Pino Cacucci conosce bene il Messico, dove ha molto viaggiato e a lungo vissuto, e non esita a riconoscere l'origine di tanta tristezza, della mexicanidad, di "quell'essenza di rimpianto e senso di perdita di cui è pervasa la filosofia del vivere dei messicani" per dirla con le sue stesse parole. L'origine è senza dubbio nella conquista ad opera di Cortes e a favore di Carlo V e del Regno di Spagna, che decimò il popolo azteco distruggendone la cultura, ma si trova anche in tempi più recenti con la cessione degli stati del nord agli Stati Uniti (ovvero degli attuali California, Texas, Arizona, Nuovo Messico, Utah, Nevada e di parte di Colorado, Wyoming, Kansas e Oklahoma, per un totale di circa il 50% dell'estensione del Messico a metà ottocento). Soprattutto passa per il troppo tempo durante cui la vita di un intero popolo ha avuto poco valore, soggiogato com'è stato dagli stranieri tanto quanto dai dittatori interni, in parte sconfitti solo grazie alle grandi rivoluzioni e ai grandi eroi rivoluzionari, Pancho Villa e Zapata su tutti. Suddiviso in tre sezioni - El Monstruo ovvero Città del Messico e il DF, il nord dei deserti e della frontiera per eccellenza, il sud della civiltà Maya e delle tradizioni più radicate - il libro di Cacucci, più volte aggiornato nel corso degli anni, è a volte un godibile saggio di storia e antropologia, a volte un resoconto di viaggio, altre una raccolta di storie curiose, ma sempre sentitamente avvolto nella cornice della narrazione che si spinge oltre la realtà degli aneddoti per giungere al senso mistico delle leggende. Senza essere una guida di viaggio può senz'altro ispirare e orientare le scelte di un percorso, mostrare punti di interesse altrimenti difficilmente accessibili al neofita che si avvicina per la prima volta a questo immenso paese, lasciar intravvedere la mexicanidad di un popolo che avverte ancora le sue origini indigene e che non è solo tristezza ma anche orgoglio e senso di appartenenza, ricerca di libertà e rispetto della natura, considerata alla stregua della più alta delle divinità. Sarà per questo che proprio in Messico sono venuti a rigenerarsi o a perdersi molti tra i più importanti innovatori della cultura contemporanea, da Allen Ginsberg e i poeti beat fino ad Antonin Artaud, senza contare che la coppia Fidel-Che Guevara ha preparato qui la rivoluzione cubana o che Leon Trotsky qui si è rifugiato prima di essere ucciso da una spia che si è infiltrata nella sua vita attraverso l'amicizia e la fiducia. Ma a rendere interessante il libro sono anche le storie dei messicani che vivono lentamente, immersi in un sogno, quelle dei discendenti dei popoli indigeni che non hanno mai accettato l'intrusione yankee, quelle dei messicani che Cacucci incontra per strada e dai quali riesce a ottenere le confidenze delle loro storie personali. Sono anche i paesaggi incontaminati, le aree più difficilmente raggiungibili, quelle meno o per nulla frequentate dai turisti, a far brillare l'immaginazione di chi legge e si sente trasportato altrove. Sempre andando avanti e indietro nel tempo, sempre facendo colloquiare passato e presente, senza mai far venir meno la possibilità di un futuro.
"Non si tratta di capire, ma di accettare che possano ancora esistere dimensioni senza tempo, immuni allo scorrere dei secoli, dove i nostri valori perdono di senso".
Note: The book is in Italian, but I'm choosing to write my review in my native English.
I found this in a used bookstore and thought I'd give it try. I was hoping for something like Michener, a novel that told the story of a place. Unfortunately, it's not really a novel in that there's no plot, no conflict, no story, actually. I'd even say there aren't any real "characters"—I know very little about the first-person narrator, for example. He comes across across more as a neutral observer or journalist than as a character, or a flesh-and-blood person. He meets countless locals along the way, who frequently show him a slice of an insider's Mexico, but they too, are only briefly described and don't become true "characters."
It's basically a series of (intriguing and informative) anecdotes—a huge series of fun facts and insights about Mexico from the first-person perspective of an Italian man traveling in the early 1990s. You could basically read the chapters in any random order and it wouldn't impair or alter your enjoyment of the book.
Technically, the book is extremely well-written and well-edited, and a lot of anecdotes are beautiful, poetic, enlightening, and feel true. So much information and history and trivia is packed into its pages, that I couldn't hold onto most of it. It's sort of like reading a list of 100 "did you know" facts about Mexico—interesting, but at the end of the list, you've already forgotten most of them because there's not much context, nothing really holding them together, nothing to "pin" the information onto.
I think those who are fascinated by Mexico and already have some knowledge of the country and its history would enjoy the book. Those, like me, who are looking more for a novel will be disappointed.
For me, the book basically "lascia il tempo che trova."
Come si fa a parlare di una terra che rifugge le parole? Pino Cacucci ci ha provato ed è riuscito nell'impresa. Leggere i suoi racconti mi ha lasciato addosso una struggente malinconia e un'irrefrenabile desiderio di viaggiare. Pagina dopo pagina, ho camminato per le strade del Monstruo; così è chiamata Città del Messico dai suoi abitanti. Ho respirato l'aria opprimente, densa per gli odori di alcol e umidità, delle cantine dove tequila e birra si accompagnano sempre alle 𝘣𝘰𝘵𝘢𝘯𝘢𝘴, fritture miste impossibili da rifiutare; sarebbe un'offesa imperdonabile per l'oste. Al macrocosmo della capitale fanno da contraltare le zone desertiche e montuose a Nord e quelle lussureggianti e tropicali a Sud. In nessuna terra come in Messico è così facile trovare una pluralità di microclimi. Come tanti piccoli mondi, una costellazione di realtà, tutte unite dalla 𝘮𝘦𝘹𝘪𝘤𝘢𝘯𝘪𝘥𝘢𝘥. È questo il segreto di una terra che fa dei vinti i suoi eroi, gente nelle cui vene scorre l'indomato orgoglio di lotte per la sopravvivenza e la libertà. Popoli che si sono piegati ma mai spezzati, e che ancora difendono e rivendicano ciò che gli appartiene di diritto. E c'è nei loro occhi quella silenziosa malinconia per ciò che è andato perduto, la maestosa grandezza delle antiche civiltà maya e azteca, che trova la sua eco perfetta nel melodioso canto delle balene che svernano nel Mare di Cortés. Parlare del Messico, dopotutto, non è impossibile, ma ogni parola risulta insufficiente. È una terra che va vissuta, conosciuta con discrezione, quasi in punta di piedi. E anche quando essa si mostra nel suo sfarzo variopinto e festoso come le piume multicolori dei sacri Colibrì, rimane ancora un velo di mistero a proteggerla. Perchè questo è "𝘦𝘭 𝘷𝘦𝘳𝘥𝘢𝘥𝘦𝘳𝘰 𝘔é𝘹𝘪𝘤𝘰, che va accettato o rifiutato senza la pretesa di spiegarlo, e forse neppure di raccontarlo."
Un interessante viaggio attraverso il Messico, raccontato da chi lo vive ogni giorno. Il libro è diviso in tre parti: la prima riguarda Città del Messico e il Distrito Federal; la seconda, il Nord del paese e la terza, il Sud. Viene raccontato sia l'aspetto più folcloristico delle leggende, delle usanze e delle tradizioni popolari con accenni alla storia del Messico, dai Maya alla rivoluzione, sia alcuni aspetti più urbani e moderni, turistici anche, devo dire forse meno affascinanti per quanto mi riguarda, ma mi è sembrato valesse la stessa cosa anche per l'autore.
Tre piccoli difetti: il primo è dovuto alla data dell'ultima revisione, il 2004 (nonostante l'edizione sia del 2017), che comporta alcuni problemi a volte, come quando l'autore cita la profezia dei Maya sulla fine del mondo che allora non si era ancora avvicinata, mentre ora è passata da un po'; secondo, alcune frasi e alcuni concetti sono ripetuti uguali nei vari capitoli, forse a causa della struttura quasi diaristica del libro; terzo, ho sentito piuttosto intensamente la mancanza di una mini mappa in cui vedere il percorso fatto dall'autore che, in alcuni momenti, mi è sembrato un po' dispersivo. Queste mancanze non inficiano comunque in modo considerevole la lettura, che rimane consigliata.
Stimo Pino Cacucci per il suo impegno nel raccontarci l'America latina. Il libro racconta uno dei suoi viaggi in Messico, gli incontri fatti, inframmezzati da accenni di storia. Sarebbe apprezzabile se il tono prettamente fattuale della narrazione non gli conferisse l'aspetto di un lungo reportage giornalistico, nel quale tuttavia non sembrano emergere opinioni di qualsivoglia natura su quanto visto e vissuto dall'autore. Il lettori possono trovare avvincente il continuo riferimento a questa atmosfera dal sapore esotico ma moderno, a abitanti pigri ma energici, alla povertà in cerca di un riscatto che solo raramente non dipende dalla fortuna. Tuttavia la mancanza dello stimolo delle idee personali dell'autore fa sì che presto il testo prenda le forme di un racconto di viaggio fatto da un amico seduto sul divano mentre scorre le innumerevoli fotografie sullo smartphone: "e qui è quando abbiamo girato tutti i locali di DF facendoci un chupito un ciascuno! e qui quando ho incontrato la rock band più famosa! e qui quando sono stato a mangiare il pesce a Puerto Escondido!". Bello, bravo, che noia.
Leggendo il racconto di Pino Cacucci sulla sua esperienza in Messico ho capito 2 cose: gli europei continueranno a rinnegare gli errori del passato, trasfruttamenti, conquiste illecite e soprusi; il Messico è una terramagica,bisogna andare oltre la cortina di fumo rappresentata dai luoghi più turistici e più battuti, scoprendo così il vero corazon del Messico. Alla fine di questa lettura ho scoperto questa voglia di esplorare il Messico, lì dove risiede la Mexicanidad della sua popolazione. Voglio conoscerne orgoglio e patimenti. Conoscere realmente cosa il mio popolo ha fatto al loro, perché non basta ciò che viene riportato nei libri di storia, dove siinneggia ai conquistadores edove si nascondono invece sofferenze e tormenti di persone che si sono viste stravolgere l'esistenza.
La polvere del Messico non può mancare nella libreria di chi ama questo Paese, la sua cultura, il suo spirito, la sua gente. L'autore ci permette di seguire il suo viaggio - che si discosta dal classico itinerario turistico - e ci teletrasporta in un'altra dimensione, lontana nello spazio e nel tempo. Ogni capitolo è ricco di riferimenti geografici e storici, di aspetti culturali, di leggende, di incontri. L'atmosfera messicana è palpabile, pervade inevitabilmente il lettore. La sensazione è di non avere scampo. In attesa di visitare il Messico, questo libro mi è entrato nel cuore. Ne consiglio la lettura a chiunque abbia il mio stesso desiderio, ma anche a chiunque voglia approfondire la sua conoscenza su questo meraviglioso Paese. Infine, dettaglio essenziale, il libro è ben scritto.
Ho letto questo libro che parla di caldo Messico in un gelido inverno tra le alpi Lepontine e ricordo ancora oggi dopo 6 anni le sensazioni che mi fece provare Cacucci, trasportandomi in Centramerica e scaldandomi con le sue parole. Stavo imparando a conoscere l'autore, questo era il mio primo suo libro: una lettura lenta, intensa ma molto penetrante, come le unghie dei galli da combattimento, come l'aroma della tequila blu agave, come le vertigini che vengono su certi treni messicani. Lo consiglio fermamente!
E adesso voglio partire per il Messico. Se siete amanti di racconti di viaggio che non siano saggi pesanti e nemmeno 'romanzi', La Polvere del Messico fa per voi. Racconta di un paese senza il turismo di patina di massa ignorante e ti porta in quei villaggi dove il consumismo non è arrivato e che per fortuna esistano ancora. Un libro per viaggiatori e sognatori, non per turisti. Stupendo.
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Si tratta di un grandissimo viaggio alla scoperta di una terra meravigliosa! Ho adorato questo libro in molti tratti, cercavo qualcosa di più legato alle leggende del passato ciò nonostante non mi sono pentita di averlo letto. Molto completo anche a livello storico, l'autore fornisce davvero molti dettagli. Si tratta di una lettura entusiasmante anche se a volte un pò lenta.
Spaccato importante ed appassionato (pur nella sua discontinuità e frammentarietà) del Messico e delle sue genti. In un occidente sempre più etnocentrico testimonianze come quella di Cacucci rappresentano una ventata di freschezza.
Ricerca approfondita. Mi chiedo quanto sia attuale. Leggerei un aggiornamento di "La polvere del Messico". Cacucci ha uno stile apparentemente semplice che nasconde ironia, amarezza, ammirazione incastrate perfettamente tra loro. Un libro favoloso per chi voglia saperne di più sul Messico.
Interessanti racconti sul Messico e sulle origini di nomi, tradizioni, culture e usanze. Consigliata la lettura per chi si reca in Messico, in qualunque parte visto che i racconti sono ambientati dappertutto.