Italie, 1940. Mussolini entraîne son pays dans une guerre dont il ne mesure ni l'ampleur ni le chaos qu'elle provoquera. Tandis que ses troupes, mal préparées, s'enlisent sur tous les fronts – Afrique, Balkans, Russie –, le régime fasciste vacille. À Rome, le Duce s'enferme dans l'illusion du pouvoir, tiraillé entre les exigences d'Hitler, les manœuvres de ses proches et sa liaison avec Clara Petacci. Dans ce quatrième volet magistral, Antonio Scurati mêle archives et fiction pour raconter l'effondrement d'un pouvoir déconnecté du réel. Une fresque implacable où l'horreur des combats répond à la décomposition morale d'un régime à l'agonie.
Docente e ricercatore all'Università Statale di Bergamo, coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Sempre presso l'Università Statale di Bergamo insegna Teorie e tecniche del linguaggio televisivo. Nel 2005 Scurati diviene Ricercatore in Cinema, Fotografia, Televisione. Nel 2008 si trasferisce alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, dove svolge l'attività di ricercatore e docente titolare nell'ambito del Laboratorio di Scrittura Creativa e del Laboratorio di Oralità e Retorica.
Quarto volume del libro M. monumentale di Antonio Scurati: era stato preannunciato come il quarto e ultimo volume della tetralogia un anno prima della pubblicazione. Invece, a ridosso della pubblicazione l’aggettivo “ultimo” è sparito. Quando ho avuto tra le mani M. L’ora del destino che aspettavo con ansia, mi è stato chiaro il motivo: si conclude a ottobre 1943. Quindi è chiaro che ci sarà il quinto volume.
Parliamo ora del numero delle pagine dei vari volumi
Primo volume - 852 pagine Secondo volume - 656 pagine Terzo volume - 432 pagine Questo volume - 672 pagine
Per un totale di 2612 pagine
Li ho letti tutti e quattro e non pesano proprio. Scurati scrive divinamente bene.
In questo quarto volume più cruento e crudo viene fuori un uomo e un politico stanco e invecchiato, ma ancora troppo pieno di sé, che mistifica e manipola i fatti di cui è protagonista, che, pur di soddisfare la sua smania di predominio manda a morire migliaia di soldati italiani con abbigliamento e armi completamente inadeguate.
“C’è un solo dettaglio a cui è facile stare attenti: sempre attaccare avendo il sole alle spalle.
Benito Mussolini, però, come cantato da un motivetto popolare, vuole vivere con il sole in fronte. Esaltato dalla presa di Tobruk, anche il Duce del fascismo è arrivato in Libia. Sogna un’offensiva imminente e definitiva, già si vede trottare verso l’Egitto in groppa a un destriero bianco, nuovo Napoleone, impugnando “la spada dell’Islam” per proclamarsi vincitore dell’Impero britannico nel nome di quelle popolazioni che finora ha tormentato e adesso, forse rispolverando vaghe affinità mediterranee, si è convinto di poter rappresentare, con la stessa improntitudine con cui, affratellandosi all’alleato germanico, si era sentito di stirpe nibelungica.”
Come satelliti che ruotano attorno alla figura di Mussolini ci sono: Amerigo Dùmini (responsabile del delitto Matteotti), protagonista di pagine nere e anche abbastanza subdolo come uomo; Galeazzo Ciano (il genero incapace); Mario Rigoni Stern (giovane alpino, “Nervi saldi e passo intrepido, abile sciatore e rocciatore, cresce nel mito fascistissimo dell’eroismo guerriero e del “credere obbedire combattere”. In due anni di conflitto, combatte sul fronte delle Alpi e su quello greco-albanese, guadagnandosi il grado di sergente. Nelle immense steppe di Russia affronterà l’inverno più tragico della sua giovinezza, avviandosi a diventare uno dei più alti e dolenti testimoni della tragedia di una intera generazione.”)
In questo volume è più predominante la presenza delle donne, da Edda Ciano a Clara Petacci a Rachele Guidi: che nonostante fossero sotto il giogo dell’amore per Mussolini, sanno far sentire la propria voce.
E poi c’è Hitler di cui Mussolini emula malamente le manie di grandezza: due folli responsabili della morte di svariate centinaia di migliaia di uomini, colpevoli dell’Olocausto.
Ci sono le voci degli alleati che provano a svegliare le coscienze degli italiani obnubilati dalle farneticazioni di Mussolini
“«Sta al popolo italiano dire se vuole che questa terribile sciagura si rovesci sul suo paese. Un uomo, un uomo solo, ha condotti gli italiani a questo passo… Un uomo solo e il regime da lui instaurato hanno portato queste immense calamità sul popolo italiano, così laborioso, così ricco di doti e, un tempo, così felice.»
Winston Churchill, radiodiscorso prima dei bombardamenti strategici sulle città italiane, 29 novembre 1942”
Gianluigi Simonetti su TuttoLibri di ieri 19 ottobre 2024, critica lo stile di Scurati. Infatti scrive
“È uscito questa settimana il quarto volume della serie, M. L’ora del destino. Come e più dei precedenti il nuovo libro racconta il fascismo attraverso il punto di vista dei fascisti, mantenendo la stessa uniforme prospettiva di condanna morale. Si alternano come di consueto pagine di racconto lussureggiante e secche appendici documentarie: le seconde danno sostanza storica, le prime romanzano e affabulano. Purtroppo ritorna anche il ricorso abbondante ai cliché («i generali tedeschi tacciono di un silenzio nibelungico»), alle immagini enfatiche («gole erano state tagliate, crani sfondati a bastonate, corpi squartati, maciullati o appesi»), agli elenchi ampollosi («le masse impotenti, smarrite, disarmate dei suoi soldati annegati nella vastità sconfinata di quegli orrendi deserti, infiniti, infuocati, vuoti»). Anzi, col passare dei tomi lo stile di Scurati si è forse ulteriormente gonfiato, in una proliferazione di subordinate, aggettivi, metafore-come se per descrivere questo male assoluto le parole non bastassero mai.”
A Simonetti lo stile di Scurati non sarà piaciuto, perché forse tronfio come quello di Mussolini, a me invece è piaciuto molto e questo quarto volume non ha per niente deluso le aspettative, anzi.
Scurati ha un pregio: parlando della destra di allora denuncia i mali della destra di oggi e soprattutto la cecità degli italiani che continuano a seguire i discorsi fatti alla pancia degli elettori, sulla base di “dove soffia il vento”.
“«Quando un uomo crolla col suo sistema, la caduta è definitiva.»
Benito Mussolini, appunto scritto durante la prigionia, estate 1943”
Commento a caldo: Scurati sempre ottimo. Pensavo fosse l’ultimo, e invece no…
Gli imperi tramontano, le madri invecchiano, gli uomini tradiscono
Ricordate vagamente il piacere che si prova quando si legge un libro con soddisfazione? Maggiore è il numero di libri che uno legge, minore è la possibilità che ciò accada. Una volta saputo che sarebbe uscito M5, ho deciso di leggere M4 e ne sono rimasto così entusiasta che potrei mettermi in coda l’08/04/25 per avere il quinto M appena sfornato. Gli strateghi del marketing hanno deciso che questa volta non era il caso di aspettare due anni, che la fine era nota e bisognava mandarla in stampa più velocemente.
Mi sono appassionato a questa lettura e avrei voluto discuterne con mio nonno. Quando ero adolescente, lo vedevo leggere i saggi che trattavano del ventennio, quasi volesse capire il momento preciso in cui fu decisa la confisca della sua gioventù e quella di milioni di ragazzi come lui.
Al gelo dell'inverno russo e al caldo del deserto libico, a Milano, Ferrara, Roma, Feltre, nella Tana del Lupo, o nella tomba (solo presunta) degli anglo-americani, sono stato ovunque leggendo questi primi quattro libri. Se non fosse una tragedia sarebbe un romanzo, siccome però è scritto come un romanzo si dimentica che fu una tragedia.
In M4 vengono narrati gli avvenimenti dal giugno del 1940 al luglio del 1943. La seconda guerra mondiale al fianco di Hitler; fra tutti gli e/o-rrori, quello di mandare a morire migliaia di ragazzi, mal equipaggiati, scarsamente nutriti e dotati di armi antiquate è stato il più imperdonabile. https://www.youtube.com/watch?v=56RNd...
Continuo a pensare che Scurati abbia fatto un ottimo lavoro e premio anche M4 con cinque stelle.
LIBRI NEL TESTO P.G. Wodehouse - The Code of the Woosters, uscito in Italia nel 1939 con il titolo - Jeeves non si smentisce Gian Carlo Fusco - Guerra d'Albania Mario Rigoni Stern - Il sergente nella neve
CALEMBOUR Che differenza c’è tra la Sardegna e Galeazzo Ciano? Che la Sardegna ha Grazia Deledda mentre Galeazzo ha la disgrazia dell’Edda. (Calembour dei primi anni quaranta)
STROFETTA Il suo nome finisce in azzo il cognome finisce in ano egli è genero di un pazzo ed è figlio di un ruffiano. Ti par forse cosa strana che la moglie sia puttana? (Strofetta popolare all’inizio degli anni quaranta)
EMMELOGIA M1. M. Il figlio del secolo 2018 M2. M. L'uomo della provvidenza 2020 M3. M. Gli ultimi giorni dell'Europa 2022 M4. M. L'ora del destino 2024 M5. M. La fine e il principio 2025
A me Scurati è antipatico. Dice le cose giuste, ma mi è antipatico. Le dice anche bene, ma mi resta molto antipatico. Lo trovo supponente e totalmente privo di senso dell'umorismo. Forse è solo un timido, forse sembra solo a me, chissà che persona splendida è, ma mi è antipatico. Ho trovato un suo libro, "il padre infedele", veramente brutto.
Detto questo, ho letto i suoi 4 "M" e li ho trovati veramente belli. Forse questo un po' meno dei primi 3, ma poco meno. Non è perfetto, ogni tanto parte per la tangente, tipo: “Gemiti astiosi di naufraghi alla deriva, trascinati da impietose correnti di tensione psichica prossima alla follia. (non c'era nessun naufragio nei dintorni); oppure: Irma, la cameriera privata, inserisce sapientemente i bottoni nelle asole della sua camicia: che sapienza ci vorrà mai, per abbottonare una camicia? Ecco, Scurati è così, ogni tanto pennella un po' troppo. Ogni tanto romanza un po' troppo. Però!
Mi immagino il lavoro di ricerca e documentazione che c'è dietro a un "romanzo" (lo precisa l'autore) del genere. Libro interessante e appassionante anche se gli avvenimenti già li conosco (credo sia proprio la forma romanzo a dargli quel tot in più), aspetto con interesse il quinto (e ultimo assicura Scurati), che uscirà un giorno a caso: il 25 aprile 2025.
PS: ho letto un paio di recensioni feroci di critici di destra offesi: motivo per una stella in più 😝
In dit vierde deel van de Mussolini reeks van Antonio Scurati volgen we de gebeurtenissen in Italië door de ogen van verschillende personen, te beginnen met Mussolini zelf maar ook zijn generaals, soldaten en medefascisten.
Het tijdvak van 1940 tot en met 1943, beginnend met de Italiaanse aanval op Egypte en Griekenland en eindigend met de afzetting van Mussoline in 1943.
Wat mij betreft de meest interessante periode, omdat je juist hier kennis kan nemen met de complete incompetentie van Mussolini en het wankele fundament van zijn regime. Een hoop poeha, maar als het erop aankomt stort het als een kaartenhuis ineen.
Geschreven als een combinatie van fictie en non-fictie, in een filmische stijl die ervoor zorgt dat je blijft lezen.
Sin da quando ho cominciato a leggere con entusiasmo il (grandioso) esperimento letterario di Scurati sulla tragica parabola del fascismo in Italia aspettavo questo momento. A causa di quello che la mia famiglia ha dovuto subire per colpa del trippone infatti, tutte le volte che incontro la guerra fascista (che NON è la guerra civile: quella viene dopo), non posso non sentire un sentimento di giustizia e di rivalsa: il bluff viene scoperto, i crimini si pagano, il malvagio prestigiatore viene fiaccato dalla sconfitta, dalla vergogna, magari anche dal senso di colpa e si riduce ad un rifiuto umano. Questo tra l'altro è il taglio che Scurati ha voluto dare alla sua opera, e lo dichiara fin dalla prima pagina: la guerra italiana sarà raccontata poco dal punto di vista delle vittime e molto dal punto di vista dei colpevoli che ci hanno non solo distrutto il paese, ma anche fatti entrare nella storia da sciacalli, da mentitori, da traditori.
L'ora del destino non è stata una eccezione, e ammetto senza vergogna che le 5 stelle vengono più da questo che non dal valore del romanzo in se, che resta più che buono ma non migliore degli altri. Emerge comunque dalle pagine del libro l'estrema cura con la quale Scurati ha studiato gli eventi storici prima di metterli sulla pagina, l'altrettanto importante scrupolo con cui lo scrittore napoletano ha affiancato al maligno compiacimento per il debito con la morte e con la storia che questa masnada di criminali stava pagando, con il sentimento di tragedia per il dramma che un popolo intero stava passando. Un dramma fatto non solo di morte e distruzione ma anche l'improvviso e non ammortizzato contraccolpo culturale nel passare dal considerarsi una grande potenza imperiale al constatare di essere uno stato da operetta.
Sia pure con un taglio romanzato quindi per forza di cose superficiale, si capiscono l'inadeguatezza della classe dirigente, scelta per fedeltà al regime e non per merito; l'arretratezza del nostro esercito, rimasto senza soldi e senza risorse proprio mentre esplodeva la rivoluzione tecnologica richiesta dalle nuove idee della guerra di movimento; la frattura fra uno stato che millantava una grandezza basata sulla forza e la sopraffazione ed una nazione che da secoli o forse da millenni quella grandezza la vedeva a livello artistico e direi artigianale. Tutta le ragioni per cui di fronte alla grande prova il trippone e la sua ghenga si siano sgonfiati come un pallone e lo stato che hanno creato si sia dissolto, insomma.
Fatte vedere, non spiegate: questo non è un libro di storia. Per la storia bisogna leggere "Storia d'Italia nella guerra fascista" di Giorgio Bocca.
A fianco della storia grande, quella delle nazioni, c'è quella personale di Benito Mussolini, che riesce a finire da miserabile anche in questo contesto. Il diabolico tessitore di inganni, l'affabulatore delle masse, il giocatore d'azzardo che capisce sempre da che parte tira l'aria e ci va perchè non credendo in niente non ha vincoli, con questa tecnica è riuscito a dominare per più di vent'anni. Ma viene il momento che qualcuno il tuo bluff lo viene a vedere, che qualcuno non si fa da parte davanti ad una faccia cattiva per la paura di battersi: ed in quel momento si vede che Mussolini non è mai stato un uomo forte. Davanti al peso della guerra non ha mai tenuto la barra dritta per un minuto, gli umori cambiavano come una banderuola, alla fine viene schiantato dalla malattia psicosomatica come l'ultimo degli smidollati. Le lettere piagnucolose che scrive alle sue amanti (Sarfatti prima, Claretta poi) quando nei momenti difficili non trova le forze per reagire lo dimostrano almeno quanto l'incapacità assoluta di circondarsi di collaboratori validi perchè aveva paura che gli soffiassero il posto. Non è riuscito ad essere grande nella vittoria, figurarsi se ci poteva riuscire nella sconfitta. Ma questa è un'altra storia, Scurati ne parlerà al prossimo capitolo.
Spesso nel pensiero collettivo l'Italia fascista viene collegata alla Germania nazista o alla Russia di Stalin, ma anche solo il modo in cui siamo andati in guerra (da sciacalli, alla chetichella, sperando di vincere senza combattere, coprendoci di vergogna) dimostra secondo me che questo non è vero. Hitler e Stalin sono stati due mostri come pochi se ne incontrano nella storia, Mussolini no. Mussolini non è mai stato un mostro sanguinario, semmai un piccolo criminale da diporto che la storia ha messo a capo di un paese. E' come paragonare uno sciacallo ad un lupo feroce.
No. Il fascismo e Mussolini sono stati qualcosa di meno, qualcosa di peggio.
“Rip amico mio e mo ce se mena”. Ho finito di leggere questo libro pensando a questa frase, impietosito da un testardo scemo di guerra sottone per amici sbagliati tossici, con gravi problemi di organizzatore e con la gran volontà di fidarsi di tante persone rivelate essere poi carogne. Alla fine il nostro ducie aveva un sogno, l’italia era il paese che amava e voleva renderlo il più grande impero dai tempi di Darth Fener. E forse ci sarebbe anche riuscito se lo avesse fatto pacificamente e senza buttarsi alle armi solo perché il suo mutual, o grande amico di penna, Adolfo, glielo ha imposto con un giurin giurello. Io l’ho trovato un libro comico, seppur tragico. Una validissima rappresentanza di un popolo di sottoni, caciaroni, caotici comandati da un tenerone che di giorno faceva la voce grossa per conquistare pezzi di terra disabitati (dove comunque siamo riusciti a prendere diverse mazzate) e di notte piangeva dalla sua toy girl in quanto sottomesso da un austriaco che voleva diventare pittore ma alla fine ha scelto di essere un duro, proprio come voleva diventare Lucio Corsi
The fourth (and I would say penultimate) installment of Scurati's "Mussolini" extends from mid-1940 to the end of July 1943, therefore from the beginning of the Second World War for Italy to the Grand Council of Fascism that overthrew the Duce. As usual, Scurati "narrates fascism through the point of view of the fascists, maintaining the same uniform perspective of moral condemnation. As usual, pages of lush narrative alternate with dry documentary appendices: the latter give historical substance, the former romanticize and fable" (G. Simonetti, Tuttolibri, October 19th, 2024). As usual, he does it splendidly and the almost 700 pages of the book flow smoothly. ------- La quarta (e direi penultima) puntata del "Mussolini" di Scurati si estende dalla metà del 1940 alla fine di luglio del 1943, quindi dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale per l'Italia fino al Gran Consiglio del Fascismo che rovesciò il Duce. Come di consueto Scurati "racconta il fascismo attraverso il punto di vista dei fascisti, mantenendo la stessa uniforme prospettiva di condanna morale. Si alternano come di consueto pagine di racconto lussureggiante e secche appendici documentarie: le seconde danno sostanza storica, le prime romanzano e affabulano" (G. Simonetti, Tuttolibri, 19 ottobre 2024). Come di consueto lo fa splendidamente e le quasi 700 pagine del libro scorrono senza intoppi.
Manca qualcosa, forse perché i precedenti tre romanzi ci hanno abituati al racconto di persone legate ad avvenimenti e qui questa scelta, essendo pagine di azione e guerra, non paga. Tracciare campagne di guerra, descriverne i particolari alternando i vari fronti non è semplice, farlo raccontando le gesta di pochi è dispersivo, sembra incompleto.
“L’ora del destino” continua il racconto di anni complessi mantenendo quella fruibilità apprezzabile da chiunque perdendo però la capacità di far comprendere e memorizzare anche ai meno ferrati sull’argomento.
È sicuramente il volume più movimentato ma meno esaustivo, si avverte la mancanza di quei dettagli capaci di dare un’infarinatura su tutto ciò che è avvenuto nel periodo di riferimento, soprattutto perché si è scelto di investire in momenti di “pochi” limitando le azioni corali a pochi paragrafi.
Questo rallenta e appesantisce un po’ la lettura che procede spedita ma si disperde, quasi si fatica a memorizzare.
È sempre un gran libro ma sento che manca decisamente qualcosa, ed è qualcosa la cui assenza si avverte in modo ingombrante.
Intenso e roboante il finale con l’Ordine del giorno Grandi che mi ha riportata invece alla grandiosità narrativa dei primi tre volumi.
Incredibile la mole di lavoro che ci deve essere dietro la scrittura di una serie di romanzi storici come questo. Finalmente siamo quasi al termine della storia, il quarto capitolo della serie di Antonio Scurati si conclude nel luglio del 1943, con la nomina di Badoglio a capo del governo. Anche questo, come i volumi precedenti, è un libro ben raccontato e ricco di dettagli che ci svela la storia e i retroscena del periodo più buio del nostro Paese. 3,5/5.
Nel suo quarto capitolo Scurati ci porta nell’orrore e nei crimini di guerra dell’Italia fascista sempre più dipendente e soggiogata alla Germania nazista. La ricostruzione delle battaglie, sul Don di El Alamein e della seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio è precisa e dettagliata. Spero vivamente che vi sia anche il quinto e ultimo capitolo.
Bellissimo, 600 pagine che si leggono di un fiato. Un bel quadro del perché è per come l’Italia sia entrata in guerra e l’abbia persa. Con tanti documenti utili.
La farsa miserabile di un fù genio politico trasformato in disastroso idiota da 20 anni di assolutismo e solitudine conseguente. Un criminale che ha finito nel credere alle sue stesse menzogne, alla sua vuota retorica che tanto brillantemente aveva inventato. Scurati sempre ottimo, eccezionale in certi passaggi, forse troppo lungo, anche chissenefrega di Dumini. Il finale col 25 luglio è scontato ma centrato, d’altronde la storia già di per sè è romanzesca in quel drammatico passaggio.
Purtroppo ho trovato questo quarto volume nettamente al di sotto delle aspettative e non regge assolutamente il confronto con i precedenti. Anzi direi che se si guarda la parabola dal primo volume di questa opera “M”, si vede lo stile di Scurati come “perdersi”. Leggendo quest’ultimo mi sono quasi “annoiato”. Credo che la forza del primo e del secondo volume stesse nel mettere al centro la persona di M e, attraverso la sua parabola personale, leggere la storia di ciò e di chi lo circondava con una lettura “dai suoi occhi”. Più sporadicamente nel terzo volume - ma qui massivamente - la lettura è invece quella “dall’esterno” di M. Scurati si fa qui preponderante come narratore volendoci far entrare nei pensieri di troppi personaggi e in un modo che talvolta pare macchiettistico. Oddio, ognuno di questi signori e signore (dai re all’ultimo dei cortigiani militari, politici o altro dell’epoca) sono macchiette, indubitabilmente, che avevano ahinoi le sorti degli italiani nelle mani. Tuttavia la narrazione che pretende di essere storica e si fa “la voce di Scurati” sempre più, rende questo quarto volume noioso e (ormai) scontato per chi ha letto gli altri tre. Tuttavia parlo avendo conoscenza degli eventi storici qui narrati. Forse chi ha letto meno riguardo all’epoca 40-43 può avere da queste pagine una fonte di conoscenza interessante (e molti commenti positivi anche qui mi pare vadano in questa direzione). Per cui, malgrado le mie due stelle … ben vengano libri come questo. Soprattutto per i più giovani.
In questo volume Scurati prende in considerazione il periodo in cui l'Italia fascista ha preso parte al secondo conflitto modiale. Lo stile è il consueto, che si adatta perfettamente al contenuto storico. L'infamia dell'associazione di Mussolini a Hitler, con particolare riferimento all'adesione alla sua politica razziale è innegabile e va conosciuta. Allo stesso modo ho trovato molto interessante il contraltare tra un Duce sempre più isolato e isterico nel desiderio pessimamente indirizzato di ritagliare all'Italia un posto di rilievo nel futuro del mondo, accerchiato da gerarchi arrivisti e infettati dallo spirito del tempo che loro stessi avevano contribuito a creare, e l'eroismo dimostrato dall'uomo comune sui vari (e solitamente disastrosi) fronti di guerra. Come quarto libro della serie mantiene sicuramente alto il livello e non posso che consigliarne la lettura, aspettando la conclusione del ciclo narrativo.
Ennesimo capitolo della saga M ed ennesima lettura davvero scorrevolissima. Ovviamente nulla di nuovo e sorprendente a livello storico ma fa sempre un grande effetto rileggere di come centinaia di migliaia di italiani abbiano trovato la morte per mano di quest’uomo e della sua cricca. E fa sempre riflettere il fatto che siano stati gli italiani stessi a permettergli tutto questo. Molto molto interessanti anche i vari documenti inseriti alla fine di ogni paragrafo. Adesso mi aspetto l’ultimo capitolo su Salò e sulla morte.
The beginning was a bit slow, but it gets better and better. It does a great job in showing how guilty the fascist regime was off going into war without protecting their own soldiers. It’s crazy to learn how seemly trivial it was to topple down Mussolini, and how he did basically nothing to stop it. Can’t wait for the last one!
Wat een boek. Scurati is echt een fenomeen en zijn manier van historische fictie is subliem en zo origineel. De jaren 40-43 leken me vooraf minder boeiend dan de vorige delen maar door zijn schrijfstijl blijft het voor mij boeiend en schieten de honderden pagina’s zo door je handen heen. Nu al zin in het laatste deel!
Prachtig vertaald dit vierde boek over Mussolini. Het is een bekend verhaal, waarbij door de persoonlijke inkijkjes de nutteloosheid van oorlog getoond wordt. Ik kijk uit naar het laatste vijfde deel.
Zware kost, maar absoluut fascinerend. Ook de vorm is bijzonder: elk hoofdstuk begint met een gefictionaliseerde scene en deze wordt vervolgens onderbouwd met fragmenten uit authentieke historische documenten (dagboeken, brieven, verslagen etc.).
Ricordo ancora quando avevo letto per la prima volta il primo M di scurati. È stato un viaggio storico, umano, psicologico e a tratti fantasy. Gli altri due volumi di questa storia non erano riusciti a riavvicinarsi al primo. Questo quarto volume, invece, ritorna a quei livelli. M. L’ora del Destino non è un saggio ne un romanzo narrativo, è un viaggio storico nelle vicende e nella testa di personaggi che hanno avuto un impatto talmente forte sulla storia che ne subiamo le conseguenze ancora adesso. La forza dei racconti di Scurati non sta nella precisa raccolta di dati e missive, né nell’analisi storico-psicologica degli attori di queste vicende ma nella capacità di avvicinare il lettore all’uomo e non al personaggio storico. Mussolini e gli altri gerarchi, lo stesso Hitler, con le loro lettere e con i loro diari diventano uomini, a tratti perfino comuni, di una storia. È forse questa banale normalità che li rende ancora più mostruosi, ancora più patetici. Un libro potente e necessario. NECESSARIO!
Quarto volume della saga su Mussolini e il fascismo: dall'ingresso in guerra a fianco della Germania nazista alla seduta del Gran Consiglio il 25 luglio 1943. Tre anni che segnarono il destino di un popolo e la fine di un regime; tre anni di conflitti in Grecia, Albania, Nord Africa, Jugoslavia e Russia, anni caratterizzati da atrocità, pulizie etniche compiute dagli "italiani brava gente" e giovani usati come carne da cannone. Tre anni in cui la vera natura del fascismo emerse in tutta la sua crudezza: una retorica bellicista che, messa alla prova della guerra, si rivelò mero dilettantismo; un patriottismo che lasciò una nazione devastata; ambizioni di potenza dimostratesi velleitarie e un patetico opportunismo sciacallesco al fianco di Hitler.
Arrivare fino in fondo a questo volume mi ha fatto venire la stessa ulcera duodenale del TRVCE. Se nel terzo volume avrei sostituito la M di copertina con la T di Tristezza, qui la sostituirei volentieri con la D di Disagio.
Cuarta entrega de esta saga monumental y esencial de la literatura del siglo XXI. En este caso Scurati nos adentra en los decisivos años de la Segunda Guerra Mundial, la más cruenta y devastadora contienda que ha sufrido la humanidad.
Ya desde el primer capítulo, en el que Scurati narra la muerte de Italo Balbo en Tobruk ametrallado por las defensas antiaéreas italianas al confundir su aeroplano con el del enemigo, nos queda claro que esta va a ser la narración de una tragedia anunciada: la caída final e inevitable del gran castillo de naipes que fue el Fascismo. Esa vil y grandiosa obra de orfebrería maligna perpetrada por un Benito Mussolini con el que llevamos lidiando tres libros y más de dos décadas de Historia de Europa. Estadista y animal político sin escrúpulos, padre de la gran ideología del Todo y de la Nada: ese Fascismo que engendró a volantazos aprovechando su inefable olfato para captar el aroma de los tiempos y que en estas páginas se ha terminado convirtiendo en un hijo sediento de sangre ansioso por devorar al padre mediante una guerra convertida en Apocalipsis.
Resulta fascinante como Scurati nos describe a un Mussolini cansado y sonámbulo, incapaz de sobreponerse a los trágicos acontecimientos de una guerra que sabe perdida de antemano, arrastrado a las fauces del destino por una alianza nefasta con los Nazis y su delirante concepción totalitaria del mundo, con la que el Führer de los alemanes pretende llegar hasta las últimas consecuencias en su enloquecida y maníaca carrera hacia la destrucción total. El Duce, superado por unos acontecimientos que él mismo puso en marcha y que ahora nadie puede detener, se acaba convirtiendo en una sombra impotente y lamentable, y con él arrastra al pueblo italiano a la más triste de las tragedias: la de la huida hacia adelante en una espiral de muerte y destrucción en la que la Historia parece cobrarse al fin su triste y sombría venganza tras años de mentiras, palabras vacías, violencia y despotismo.
Scurati emplea de forma magistral un lenguaje de una épica fatalista para narrar las batallas perdidas luchando de forma estéril en pos de la ridícula soberbia de unos pocos líderes dementes, en las que miles de hombres son sacrificados en el altar de la mediocridad y la ceguera de quienes ya solo desean ver el mundo arder. Es en estos pasajes, de una belleza desoladora, en los que el autor homenajea a todas las víctimas del fascismo: esa corriente infinita de almas llevadas al matadero de la Historia. Nos estremece el sinsentido de una guerra erigida alrededor de ideas tan abstractas y vacías de significado como raza, orgullo, patria u honor... y se nos hace un nudo en la garganta al constatar que tan solo hace falta un pequeño empujón para que la barbarie tome las riendas y el caos se apodere de todo lo que damos por sentado.
Una obra abrumadora que debería ser de obligada lectura, en la que Scurati es capaz de manejar decenas de personajes, tiempos y espacios con el objetivo de plasmar una radiografía infinitamente detallada de los mecanismos que llevaron al mundo al borde del abismo. El libro termina con la destitución del Duce tras el desembarco de los Aliados en suelo italiano. En la próxima y última entrega veremos el juicio final de la Historia, pero este cuarto libro es sin duda el momento culminante de la obra maestra de Antonio Scurati.
La saga di Scurati sulla parabola politica e umana di Benito Mussolini continua con il quarto volume, in cui sono raccontati gli anni 1940-1943, gli anni della partecipazione dell'Italia alla seconda guerra mondiale. Anni di mancanze, sacrifici, dolore e perdite che gli italiani dovettero affrontare a causa della scelleratezza del Duce del fascismo. La scrittura densa di Scurati riesce a riprodurre plasticamente la durezza e la complessità di quella stagione, coinvolgendo il lettore con la descrizione delle battaglie e degli intrighi personali del dittatore e dei suoi accoliti. Alla base del testo, che si presenta a metà fra un romanzo e un saggio storico, c'è la convinzione che il fascismo fu esaltazione patriottica, violenza e tanta improvvisazione: come Mussolini imbastì un coup de theatre con la marcia su Roma vent'anni prima, così nell'ora "delle decisioni irrevocabili" il Duce millanta capacità belliche che nè lui nè gli alti ranghi dell'esercito avevano. Il risultato non può che essere la rovina, militare, politica e umana. La conclusione è di quanto più inaspettato possa esserci, in pieno stile fascista: il Gran Consiglio del 25 luglio 1943 approva la mozione Grandi, che di fatto esautora il Duce e segna la fine di una stagione; insomma, una dittatura spazzata via da un voto assembleare.
Tra 3.5 e 4. Non ho ancora deciso. Il libro in se mi è piaciuto e mi ha tenuta incollata alle pagine. Ma dopo averlo finito è come se mancasse qualcosa.
Il punto di forza di Scurati, soprattutto nei libri precedenti, sono i personaggi. È sempre riusci a farci provare quello che loro provavano e, per la maggior parte di loro, a farceli odiare con tutto il cuore (come se già non lo facessimo).
In questo libro invece, a parte alcune eccezioni, ha dato più importanza, direi giustamente, ai fatti, alle battaglie e alla guerra in sé. In alcuni casi però le vicende sono raccontate in un modo un po' frettoloso e confusionario, che ha reso alcuni capitoli meno scorrevoli di altre.
Nel complesso però è stato un buon libro e non vedo l'ora di leggere il finale (e di vederli tutti a testa in giù).
Penultimo libro e, come tutte le penultime cose, dotato di un’importanza fatidica, più rilevante nello schema delle cose ma di rango inferiore.
Importante perché i semi della caduta del regime, a lungo coltivati dall’inettitudine e dalla codardia dei fascisti “di governo”, finalmente sbocciano, al prezzo di centinaia di migliaia di morti, dai deserti della Cirenaica alle steppe russe.
Fatidico perché qui si è compiuto il destino di M, che per vent’anni è stato l’unico artefice della Storia, ne viene ora, miseramente, travolto.
Il quarto volume della saga su Mussolini riprende il racconto dal 1941 e si conclude nel 1943, per cui si dovrà sicuramente attendere il quinto libro. Attraverso le descrizioni si entra nel pieno della guerra, gli avvenimenti sono cruenti, drammatici, e si comprende che fin dall’inizio del conflitto l’esercito italiano era impreparato e mal equipaggiato. Mussolini appare sempre più stanco, malato, tuttavia non rinuncia alla manipolazione e all’egocentrismo fino alla disfatta e al tradimento da parte dei suoi fedeli. Ogni offensiva in Africa, Grecia, Albania e Russia crolla sotto i colpi degli alleati. Il punto di vista dei fascisti viene arricchito dalle documentazioni storiche e lo stile narrativo di Scurati rende il racconto empatico e ben argomentato, soprattutto nella descrizione degli orrori e dei crimini di guerra sui vari fronti. Un ottimo spaccato storico per rendersi conto di ciò che è accaduto in quegli anni e comprendere quanto sia inutile ogni guerra.