La guerra è giunta nella baronia di Tarburg. L’organizzazione nota come La Mano ha ormai proteso la sua ombra lungo ogni terra del Verlatz, pronta a serrare i suoi artigli su coloro che ancora le resistono e dominare così il paese. Il giovane Barone Calabart dovrà mostrarsi degno del suo nome, difendere la sua casa e destreggiarsi tra alleati inaspettati e nuovi avversari, mentre la cruda realtà della guerra, dove anche la più piccola decisione porta la morte di nemici, alleati e innocenti, minaccia di cambiarlo irrimediabilmente. Nel frattempo, uno straniero, alla ricerca di suo fratello, potrebbe essere decisivo per far pendere l’ago della bilancia dell’intera guerra, sempre che l’oscuro passato che nasconde non si manifesti per sopraffarlo una volta per tutte.
«Udite! Udite! Il bel fantasy italiano è tornato!» Con queste parole quasi due anni fa avevo aperto la recensione de La terra dei corvi, di Marco Tanghetti. È quindi quasi inutile dire che il seguito era una delle letture che più stavo aspettando. E... Corvo se ne è valsa la pena!
Benvenute e benvenuti, amiche e amici drago, a una nuova #recensionedeldrago
La guerra dei corvi (parte 1) è un compendio di tutto ciò che ci si può aspettare da un Epic fantasy e da un romanzo con una copertina del genere (semplicemente pazzesca). La penna di Marco è epica come poche, la sua capacità di intrecciare personaggi e saghe famigliari e dei casati cosa molto, molto rara di questi tempi (Martin, prendi appunti: è così che si fa a proseguire una saga). Ma sono proprio i sopra citati personaggi il punto di forza di La guerra dei corvi. Ogni loro decisione pesa come un macigno sia sull'evolversi degli eventi che, soprattutto, su loro stessi, che si ritroveranno molto spesso a combattere tra l'ideale cavalleresco e la realtà dei fatti, delle guerra, della conseguenza delle loro scelte.
Ci sono un paio di passaggi, in particolare, che sono tra i più belli che io abbia mai letto. Non posso mostrarveli perché sarebbero degli spoiler grandi come Freddo Lamento ma fidatevi: quando li raggiungerete saprete di cosa sto parlando.
Per il resto, l'unica altra cosa che ho da aggiungere è la seguente: Marco, dammi subito il seguito. Ho bisogno di capire come va a finire questa storia!
“La guerra non trasforma i ragazzi in uomini. Li trasforma in assassini.”
Devo dire che visivamente mi ha colpito la differenza enorme fra lo stile della copertina del primo libro e quella di questo. Non so dire se preferivo più uno o l'altro, semplicemente se dovessi vicini non mi verrebbe da dire che fanno parte della stessa serie. Forse ci vorrebbe più uniformità, di modo da renderle individuabili come saga. 🤔
Non è un libro da leggere a mente leggera perché comunque si tratta di un fantasy che ha al proprio interno tante battaglie, strategie politiche, e il worldbuilding è costituito da Ducati, principati, baronie e così via. Inoltre i nomi sono veramente difficili da memorizzare e i personaggi sono tanti il che richiede molta attenzione per fare collegamenti e carpire indizi sulla trama. E c'è anche da dire che il linguaggio usato è molto aulico e antiquato perché è ispirato al mood medievale, con molte formalità. 🛡️
Le parti di azione sono ben descritte e avvincenti, viene reso bene il senso di caos e la furia della battaglia. Ma ci sono, oltre a queste, molte parti discorsive che poco servono alla trama e la rallentano notevolmente. ⚔️
Valkas è praticamente protagonista indiscusso del libro, ed è un personaggio molto complesso: sovrumano, pieno di chiari (ma soprattutto) scuri, ambiguo, potente, di mano ferma, spietato. Veicola molti messaggi amari ma realistici, tipo l'ingiustizia e la crudeltà della vita, l'incoerenza e l'ipocrisia degli umani, e le decisioni difficili che bisogna prendere in battaglia. È rude, freddo, glaciale. È strano vedere le cose coi suoi occhi tutt'altro che umani. 🧛🏻♂️
Ho trovato la parte finale, quella dall'assalto a Kossen in poi, decisamente più interessante e di intrattenimento rispetto al resto del libro precedente, e non vedo l'ora di sapere come continua la storia. 👀