Gli inglesi vanno esplorati con attenzione, perchè ancora costituiscono un continente misterioso. Questo libro lo fa, con verve e ironia. Racconta come gli inglesi si vestono, cosa mangiano, quanto bevono, spiega perchè sono ossessionati da un certo tipo di tappezzeria. Sebbene questa non sia una guida turistica. qualsiasi turista può trovare qui suggerimenti, spiegazioni e indicazioni. Inglesi, infatti, esplora con irriverenza il campionario delle bizzarrie britanniche: dal mistero dei lavabi con due rubinetti separati, al segreto di milioni di ragazze che affrontano gli inverni a gambe nude, e non sanno spiegare perchè.
Il libro che ha reso famoso Severgnini. Brillante, relativista, spietato ma carezzevole. Il racconto del weekend passato da lui e dalla moglie a pulire la vasca dei padroni di casa per scoprire infine che non era verde ma bianca, merita già da solo la spesa. Stupendo per chi in Inghilterra c'è stato e non vede l'ora di tornarci.
Premessa. L'edizione a cui è riferita la recensione è quella del 1992, la prima. Le edizioni successive contengono capitoli aggiuntivi per coprire gli anni intercorsi (e i cambiamenti avvenuti in Inghilterra). In questi casi capita, ed è umano, che l'autore decida di rivedere anche quanto scritto anni prima per cui, magari, qua e là, qualche frase, analisi o previsione cannata in pieno viene "aggiornata". Non mi piace molto questo approccio e trovo sia più onesto creare un nuovo libro, tipo "Inglesi 2, 10 anni dopo". Quindi, come ha retto nel tempo l'analisi fatta da BSev quasi 30 anni fa? Molto, molto bene. Mai avrei pensato di scrivere una recensione positiva per un libro del genere e a firma di Severgnini. Non a caso il libro è rimasto intonso in un angolo della mia libreria dai tempi dell'università fino a quando, in occasione della Brexit sono andato a recuperarlo. Montanelli ci aveva visto bene quando decise, contro il parere di tutti, di inviare a fare il corrispondente da Londra, un giovane giornalista di Crema che mai aveva ricoperto un ruolo simile. C'era bisogno di qualcuno che vedesse e riportasse le notizie d'oltremanica senza preconcetti e con la freschezza di chi deve esplorare un mondo nuovo ma ha - beninteso - le capacità per farlo. Una vera novità nel mondo paludato dei corrispondenti (o di chi, come dice Severgnini, va a Londra convinto di spiegare l'Inghilterra agli inglesi dopo il primo weekend), coronato da successo, con tanto di interviste a BBC e boom di vendite. Molti sono gli aspetti analizzati che sarebbe inutile qui riassumere. Posso solo dire che non vi annoierete, vi farà sinceramente sorridere in alcuni punti e scoprirete molte cose che nessun altro libro vi avrebbe fornito. Non potrete fare a meno di contestualizzare l'analisi di allora (libro scritto nella fase di passaggio tra il regno rivoluzionario della Thatcher e il grigiume pre-Blairiano di John Major) con l'Inghilterra attuale. Una delle chiavi del successo dell'indagine è nel connubio tra attenta osservazione, letture e tante chiacchierate/interviste con inglesi di vario "lignaggio", dal duca al divoratore dei Fish&Chips appartenente alla working class. Leggendolo, il confronto tra ieri e oggi diventa automatico mentre si cerca di capire se i semi dei cambiamenti fossero già visibili (o meglio se BSev li avesse colti) all'inizio degli anni '90. In sintesi nessuna sorpresa, nemmeno quella dell'allergia conclamata all'Europa che allora sembrava fosse in via di "guarigione"(o forse Severgnini auspicava) ma che la working class (non le elites) ha conservato intonsa. Voglio adeguarmi al tono divertito del libro, sottolineando l'unica previsione da lui fatta rivelatasi clamorosamente errata: quella riferita ai collant. All'epoca BSev notava il classico fenomeno delle "Blue Legs", cioè il fatto di non usare le calze di nylon anche d'inverno e semmai i calzettoni "come le nostre ragazze negli anni '50", dichiarando di non avere freddo quando il colorito bluastro dei polpacci diceva altrimenti. Secondo BSev, se per superare questa attitudine "campagnola" e poco charmant ci sono voluti in Italia 30 anni, "allora mi aspetto che le calze di nylon diventeranno la normalità moda nell'Inghilterra del 2020". Ebbene siamo nel 2020 e direi che semmai è avvenuto il contrario cioè siamo noi ad esserci adeguati: almeno nelle città del centro nord italico anche d'inverno ben difficilmente troverete oggi ragazze/ under-30 italiane (se ne vedete sono cinesi o dell'est) che indossano collant nella vita quotidiana, come invece era la norma per le ragazze fino alla fine anni '90, preferendo i ben più comodi calzini (o fantasmini quando possibile). Ma non è colpa di BSev. Ognuno è figlio della propria epoca e forse lui è cresciuto negli anni '70 (e in provincia, ricordiamolo) quando non solo il metro di paragone erano i collant di Laura Antonelli ma tutte le donne lo indossavano.
p.s. Per curiosità sono andato a leggere in libreria i capitoli aggiunti e devo dire che sono decisamente poco interessanti e troppo, in alcuni casi, ideologici (dal tifo per Blair scritto alla fine della breve parentesi Major al sempre più spinto tifo pro-EU … insomma lasciate perdere il Severgnini in versione CdS di Urbano Cairo e pensiamo a quello che fu scelto da un giornalista di razza come Montanelli. Del resto negli ultimi anni ha cannato in pieno ogni analisi, dal referendum Brexit a Trump fino alle elezioni nostrane. Forse questo capita quando si diventa parte del sistema dell'informazione e si perde la capacità di vedere la realtà in favore della velleità di condizionarla.
Dare punteggi è difficile. Questo libro è un ritratto socio-economico della Gran Bretagna e degli inglesi circa 1989 (prima della posta elettronica e degli smartphone), scritto con il tipico stile brioso dell'autore, che ha l'abilità di plasmare bene le frasi per effetti umoristici. (Detto questo, l'humour delle volte qui passa all’esagerazione, e delle volte tocca il sarcasmo e anche la derisione.) Non è la 'observational comedy' di un Tim Parks in Italia, ma uno studio comunque divertente basata su una ricerca statistica e sul campo (il viaggio al Nord; la visita ai Clubs) anche se Severgbini non racconta aneddoti personali: rimane il conferenziere divertente, e soltanto accenna a—ma non narra nei dettagli—esempi vissuti personalmente che potrebbe dimostrare l'assurdità dei costumi o la sua ingenuità al confronto. Ritorna diverse volte alla sciatteria e sporcizia degli abitanti; le sue generalizzazioni non sempre convincono; ma questo è un libro non impegnativo (a light read) come un articolo in una rivista scritto da un abile giornalista (che non è una critica). Semplicemente, non mi ha piaciuto più di tanto.
Ad essere sincero l'ho trovato un po' banale e pieno di luoghi comuni. Può andar bene per un pubblico italiano che in quei luoghi comuni ci crede e a cui è indirizzato? Non saprei. Di certo è una lettura scorrevole e piacevole. Mi riservo il diritto di ritrattare tutto se mai lo rileggerò con gli occhi di chi ci vive in mezzo.
This is a lot better than the usual surveys of national characterisitcs, partly due to the fact that the author spent a lot of time living in and travelling around the UK. It was written at the end of the 1980s, which means that some of it has dated, but that also means that it serves as a fascinating time capsule, capturing the state and mood of the nation at an interesting point in its history (at the end of the first decade of Thatcherism). Severgnini isn't blind to the faults and peculiarities of the English, but he also find much to admire, and lessons for the Italians. He has an unusual take on Princess Diana too, which is worth a read.
Un ritratto molto divertente dell'Inghilterra post-thatcheriana dell'inizio degli anni novanta. Severgnini affronta la cultura Inglese con tutti le sue bizzarrie ed idiosincreasie con uno humor caratteristico, mutuato molto appunto dalla cultura inglese. Un libro molto scorrevole che gli anglofili o aspiranti tali (come me) divoreranno in poco tempo. Un utile specchio per riflettere anche la situazione italiana, che è sempre stata molto particolare. Come quella del Regno Unito, d'altronde.
dopo aver letto "dio ci salvi dagli inglesi..o no?!"di Caprarica, il paragone tra i 2 mi è risultato naturale...e Severgnini ne è uscito benissimo! curiosità, vizi e vezzi del popolo anglosassone scritti in modo estremamente scorrevole e divertente (cosa che nell'altro libro purtroppo mancava) e con la voglia di cercare di capire questo popolo, a volte strano,in modo più approfondito e non solo da semplice turista. proprio bello!!
Avendo già letto la sua controparte americana, ammetto di avere avuto alte aspettative sul libro. invece l'ho trovato poco graffiante, poco ironico ed esilarante per questo sono rimasta un po' delusa. Alcuni capitoli sono necessari ma troppo prolissi e noiosi. Si riprende quando parla dei vezzi, dei vizi e delle virtù degli inglesi ma non è riuscito a strapparmi le risate che invece tirava fuori "An italian in America". Peccato.
Severgnini mi piace perché, quando vuole spiegarti qualcosa, lo fa divertendoti. Anche nel caso di Inglesi, ci delizia con vizi e virtù del popolo di Sua Maestà Elisabetta II. Un popolo che Severgnini conosce bene e che ha studiato a lungo. Quasi – e sottolineo il quasi – viene da dispiacersi per tutti coloro che l'avranno sopportato mentre poneva la sue domande e chiedeva chiarimenti.
Irriverente, ma con stile. Come tutti i libri di Severgnini si fa leggere d'un fiato... come li riconosco qui anche i "miei" inglesi!!! In più, meravigliosa l'appendice con degli articoli esclusivamente dedicati a Londra: per chi la ama sono imperdibili, per chi non la conosce... anche!!! :-