Una epica sfida di tennis, la finale del torneo di Wimbledon del 1980 tra Björn Borg e John McEnroe. L’Orso e il Genio, due stili di gioco e di vita a confronto, si fronteggiano in ore di avvincente tensione. A far su e giù nel campo assieme ai due giganti c’è un giovane raccattapalle. Warren ha undici anni, una spiccata sensibilità, un amore per la lettura, un legame speciale con Micol la bibliotecaria. Vive con la madre ginecologa, del padre non sa nulla. È un campione di anagrammi, ma a scuola non ha buoni risultati e i compagni ridono di lui. Il sospetto di una sindrome, forse un deficit di attenzione, spinge la maestra a consigliare alla madre di Warren di iscriverlo al corso per raccattapalle al torneo di Wimbledon. Inizia così la sua avventura in campo che passa da un addestramento molto duro, allo sport e alla vita. Attraverso la cronaca dell’incontro tra Borg e McEnroe, che si fa avvincente duello di prodezze ed emozioni, il ragazzo ripercorre le tappe della propria crescita e insieme la storia del tennis, destinata quel giorno ad essere riscritta. Partita dopo partita Warren approda anche lui alla finale mentre osserva da vicino i giocatori, ne scruta ammirato ogni gesto e passo, tecnico o scaramantico. Tra i passaggi in campo, le chiacchiere piene di umanità con Damien, uno dei preparatori, e la scoperta di un primo amore, Warren impara dal tennis, «un gioco che ha previsto la possibilità di sbagliare addirittura nel regolamento», a rompere ogni indugio. Un bellissimo romanzo sul tennis e insieme una tenera storia di formazione. Pagine piene di garbo esplorano i pensieri di due atleti all’apice della loro maestria e quelli di un ragazzo molto speciale alle prese con il duro, ma sorprendente, cammino della crescita. Una lettura intensa, pura, che commuove fuori da ogni retorica.
Mi aspettavo qualcosa in più, le basi ci sono. Secondo me personaggio e psicologia di Warren potevano essere approfonditi molto meglio. Quando accade, la lettura diventa piacevole e divertente. Secondo me ci si dilunga troppo sui colpi della partita e poco sulla storia. Il romanzo si riprende un po' nell'ultima parte. Dedicato comunque a tutti gli appassionati del tennis. Mi aspettavo qualcosa in più!
Io mi sono appassionata al tennis guardando in televisione da ragazzina una partita a Wimbledon tra Rod Laver e John Newcombe e da allora non ho piu smesso. Sono passati gli anni, sono cambiati i giocatori, il colore delle palline ma il fascino di Wimbledon è rimasto intatto. Wimbledon = tennis = tradizione Da questo libro traspare tutto ciò anche tramite il racconto della memorabile finale dell'estate 1980 tra l'Orso Björn Borg e il Genio John McEnroe. Un libro pieno di colori, netti e precisi come le linee di un campo da tennis, che scorre via, con al centro un ragazzino problematico che diventa raccattapalle e che impara l'ABC non solo del tennis na anche della vita. La finale tra due ragazzi biancovestiti, idoli delle ragazzine, uno biondo con i boccoli e l'altro riccio, fatta di colpi giocati magistralmente, di intelligenza tattica, di pensieri e sguardi nascosti, un braccio di ferro tra due giganti del tennis, diventa così il modo per un ragazzino che adora tutto ciò che è italiano di venire a patti con la propria storia e affrontare la realtà.
...«Vedrai che fra qualche anno al giallo ci arriveremo.» Ha un tono sicuro, Cicca. Sarebbe in grado di convincermi di qualunque cosa. «C’è un mucchio di gente, adesso, che il torneo lo guarda in tv. Anche all’estero. Non puoi mica mandare milioni di persone dall’oculista pur di conservare le tue stramaledette palline bianche. Qui si attaccano sempre alla tradizione. Appena vuoi cambiare qualcosa, tirano fuori questa parola. Tradizione.» Gli rispondo che delle palle non so dire nulla. «Però è bello che in questo circolo si preoccupino di conservare le antiche abitudini, non trovi?» Qui proteggono l’esattezza e l’ordine delle cose, la pratica della perfezione che si incontra solo nel bianco. Ogni colore, nella sua unicità, esclude gli altri. Ogni colore macchia come una goccia di caffè la tazza di latte. Il bianco no, il bianco è quel che è. Senza gradazioni né scale. È luce pura, bagliore, il bianco include, i colori li contiene tutti. Bianchi sono gli spazi fra le righe dei libri, dove infilo la mia immaginazione. Bianca è la libertà delle nuvole, nel loro moto incessante. Ogni colore contiene un limite. Il bianco no, non vive di interpretazioni. Immaginate un mondo così, un mondo retto dalla grammatica del bianco. «Il fascino di Wimbledon, se ci pensi, sta anche in queste sue palline bianche, nelle foglie di edera e nelle fragole con la panna.» «Bene. Allora vuol dire che prima o poi cambieranno il colore delle palline, e si terranno le foglie di edera e le fragole con la panna.»...
«A rifletterci, il bello del tennis è proprio questo, ti dà sempre una seconda occasione. Voglio dire. È un gioco che ha previsto la possibilità di sbagliare addirittura nel regolamento, è consentito, lo perdona. L'errore è una circostanza»
Carino, bella la descrizione della partita, qualche errore temporale.. il teatro Globe é stato riaperto nel 1999, Warren non avrebbe potuto passarci davanti nel 1980.
Storia noiosamente delicata; noiosamente perché l’autore eccede un po’ troppo con le minuzie del match tra Borg e McEnroe; delicata, perché tratta i personaggi con tatto e amore per la storia
Onestamente mi è piaciuto moltissimo. Ho iniziato a leggerlo appena è finito Wimbledon (abito in Inghilterra quindi lo seguo sempre) e dalla descrizione non sapevo cosa aspettarmi, o meglio, considerando che lo scoop era anche quello di “spiegare” il tennis, l’aspettativa era abbastanza bassa. Pensavo che sarebbe stato anche un pochino noioso. Mi sono dovuta davvero ricredere! La scrittura è molto piacevole e spesso ti strappa sorrisi e risate che alleggeriscono il tutto e rendono la storia veramente bella. Ho adorato l’uso di costruzioni di frasi “un po’ d’altri tempi” che, mescolati a battute e il modo di ragionare buffo del protagonista con cui si alternano benissimo, rendono la storia davvero bella e avvincente. Io non riuscivo a metterla giù. Non nego però che, se non si conosce un po’ il tennis, si può imparare solo le basi perché, se non si hanno presenti le varie strategie di battuta o ricezione palla, non si segue benissimo la descrizione della partita. Nonostante questo, però, anche la partita ha un ritmo davvero incalzante anche se non si capisce tutto e considero l’idea veramente geniale. Personalmente penso che sia ben riuscito aldilà dei piccoli errori storici come può aver detto qualcun altro. Consiglio vivamente di leggerlo! Era da tempo che un libro o una storia non mi sorprendeva così, ed è anche molto breve.
Da neofita del tennis giocato, scoperto a 48 anni durante il primo lockdown Covid, ho scoperto che prima ancora che una attività fisica è una scuola mentale. Insegna la concentrazione, lo studio di se stessi, degli altri; e a considerare l'errore come un evento naturale nella crescita. Il libro centra tutti questi aspetti e l'inesperienza di Warren nel tennis, nell'amore e nella vita è un esempio a mettersi sempre in gioco e provare a prendersi un punto scendendo sotto rete.
Bellissima lettura per chi ha passione per il tennis! Magia essere trasportati a quella famosa finale di Wimbledon e molto interessante l'idea di assumere il punto di vista di un ballboy.