A cinquecento km dalla terraferma, nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico, si trova Navigaceo, un'isola abbandonata ormai da cinquant'anni. Almeno fino a oggi…
Tess Macfarlane è una regista di documentari che accompagna un piccolo team di ricercatori. Il suo compito è quello di catturare la bellezza selvaggia di quell'habitat incontaminato e filmare tutto ciò che vede. Ma Tess ha visto anche passeggiando per l'isola, infatti, si è imbattuta in un cadavere, morto di recente e che indossa la stessa uniforme dei suoi colleghi. Chi è, e come ci è arrivato lì?
Questo significa solo una non sono i primi a mettere piede in quel posto remoto, qualcuno c'è già stato e tutti i membri della squadra sono sospettati. A quattro giorni dalla fine della spedizione, Tess dovrà fare molta attenzione, o potrebbe non fare mai più ritorno a casa...
«Luoghi solitari, luoghi infestati» ha detto mentre guidava. «Là fuori non c'è niente. Come una fila di coltelli, vero? Solo rocce e un faro, tutto qui. Agli uomini che vi soggiornano accadono cose molto brutte...»
Un thriller che colpisce soprattutto per l’atmosfera tesa e per il continuo gioco di sospetti che accompagna tutta la lettura. Griffin costruisce bene il mistero: ogni volta che sembra di aver individuato una direzione, un dettaglio la ribalta e costringe a rimettere in discussione tutto. Qualche scena risulta un po’ troppo “cinematografica”, quasi da film hollywoodiano, ma non compromette il ritmo generale. La narrazione resta scorrevole, i capitoli brevi funzionano e l’indagine mantiene viva la curiosità fino alla fine. Nel complesso una lettura piacevole e coinvolgente, abbastanza da convincermi a dare una possibilità anche all’altro romanzo dell’autore.
Una scrittura scorrevole che mantiene sempre vivo l'interesse e la tensione. Due storie che si intrecciano nella vita di Tess, la protagonista, e che vengono pian piano svelate nel corso dei capitoli. Piacevole ed intrigante lettura. Credo che leggerò anche il primo romanzo di Martin Griffin.
No. Piuttosto noioso per i miei gusti. Ho saltato diverse pagine, giusto per vedere come finiva, altrimenti lo avrei lasciato a pag 50 - come faccio con i romanzi che non hanno presa su di me.