"La verdure ci insegna, a piccole dosi come una cura omeopatica, a riallargare l'orizzonte". Serena Dandini dà voce a una sua intima, inossidabile passione e ci conduce nel meraviglioso mondo del giardinaggio, tra parchi incantati e vivai sconosciuti, promettenti boccioli e carichi di concime imbarcati sulle navi di cacciatori di piante d'altri tempi, alla ricerca della bellezza che potrà salvarci. Un libro curioso, prezioso e divertente, che spiega come essere felici, con le mani sporche di terra.
Serena Dandini, all'anagrafe Serena Dandini de Sylva (Roma, 1954), è una conduttrice televisiva, scrittrice e autrice televisiva italiana. Ha ideato e presentato programmi cult come La tv delle ragazze, Avanzi, L’ottavo nano e Parla con me. Con Rizzoli ha pubblicato diversi libri tra cui Dai diamanti non nasce niente, Ferite a morte, da cui è stata tratta una pièce teatrale rappresentata in tutto il mondo, e Avremo sempre Parigi (Premio Cesare Pavese).
Mai avrei pensato di spendere tante parole per un libro che parla di fiori
Perché non fraintendiate, chiariamo subito un paio di cosette.
Punto primo: a me le piante piacciono. Punto secondo: non so però, se ho il pollice verde, verde Veronese, o verde raccolta differenziata. Punto terzo: è tutta colpa di mia mamma.
Ripartiamo dal punto primo. I vegetali in generale mi piacciono, anche fosse solo per una questione estetica. Questo però non fa di me un’appassionata. Non ho né un vivaista, né un fioraio di fiducia. E non ho neanche la mia zappetta personale. In vita mia, ho avuto diverse piantine, alcune regalate, altre comprate. Ma (e qua saltiamo direttamente al punto terzo), non ho mai potuto verificare le mie doti “giardiniere”, perché ogni vegetale sia passato per casa mia, dopo cinque minuti è diventato proprietà privata di mia mamma. Anche le poche volte che ha cercato di trattenersi limitandosi a dare consigli, non c’è stato niente da fare. In capo a mezza giornata, il giovane virgulto è diventato per osmosi una sua creatura, oggetto di cure e apprensioni, nonché versatile conversatore di non so cosa con mia madre.
A mio disdoro, c’è da aggiungere che io non mi sono mai impegnata troppo a imporre la mia collaborazione all’educazione del “pargolo” di turno. Così, un po’ per pigrizia, un po’ per menefreghismo indotto, a tutt’oggi, non so se sarei in grado di tenere un balcone come Dio comanda.
Quel che è certo, è che quando mi immagino nel futuro, spesso e volentieri ricorre l’immagine di una Noce Moscata affascinante, abbronzata e languida, nel giardino di una villetta unifamiliare, a leggere su un divano-conchiglia in vimini, immersa in un tripudio di fiori sani e multicolori.
Così, vista la mia propensione all’ozio bucolico, quando ho capito di cosa trattava questo libro, ho incominciato a leggerlo con un certo entusiasmo. E a fine libro, ho definitivamente concluso che da grande farò la giardiniera, in alternativa alla professione di promettente avvocato, che però ancora non ho -.-‘
Ma passiamo a illustrare brevemente, ciò che da giardiniera in potenza, e non in fieri, mi ha colpito di più.
IL FORMATO: Ah, il formato dà veramente grandi soddisfazioni. E’ un libro, formato grande, corposo, con le pagine spesse e semilucide. Sa tanto di manuale d’architettura d’interni. Uno di quei tomi, che sembrano pensati per essere non solo letti, ma sfoggiati nella prima fila della libreria.
- Le illustrazioni, compresa quella in copertina, sono ovviamente a tema floreale, un collage di stili che se a colpo d’occhio, può sembrare un tentativo naif mal riuscito, a ben guardare, regala freschezza e originalità a ogni capitolo.
IL CONTENUTO: in qualità di ammirata e rispettosa osservatrice dei balconi e giardini altrui, ma sicuramente non un’esperta, non sarei potuta rimanere affascinata, se questo libro si fosse rivelato un vero e proprio manuale di giardinaggio. Potrei invece definirlo come una chiacchierata del tutto informale con la Dandini sui suoi ricordi, aneddoti, consigli, piccoli e grandi scoperte fatte sul campo. Cose raccontate con tale semplicità, che quando per dovere di cronaca, snocciola i nomi latini delle piante, non ti viene voglia di chiudere la chiacchierata con una scusa improbabile, ma anzi, se si potesse, di incitarla a continuare. E così, durante quest’amena passeggiata nel viale dei ricordi ed esperienze Dandiniane, non ho scoperto cose che voi umani bla bla bla, ma piccole visioni, e prospettive angolari che da sola non avrei potuto cogliere.
Ad esempio:
-partendo dall’ovvia considerazione che prima di progettare un giardino, bisognerebbe avere la pazienza di osservarlo per un po’ di tempo, in modo da evitare di metterci a dimora fiori a casaccio, mi sono resa conto, con una certa soddisfazione, che chi ha la passione per la fotografia, e quindi ha una naturale predisposizione alla composizione estetica (o almeno dovrebbe), partirebbe indubbiamente avvantaggiato.
Perché “Le qualità di un giardiniere sono la capacità di osservazione, la pazienza e l’estro di concepire un giardino come un piatto”. (Pag. 68)
-che in Italia esiste questo posto, che naturalmente adesso smanio dalla voglia di andare a vedere.
Si chiama Ninfa, e non è né un parco, né un orto botanico, ma è un vero e proprio paesino fantasma adibito a giardino, dove la natura viene assecondata, e dove sono le rovine medioevali a far capolino tra i fiori, e non il contrario.
-che zappettare e seminare, oltre a ricondurci a un intimo tête à tête con la Terra che di questi tempi non fa mai male, oltre a ricordarci che cosa vuol dire prendersi cura di qualcosa obbedendo alle leggi della Natura, che ormai contempliamo solo sullo sfondo del nostro desktop, ci permette di riconciliarci col mondo e consente di poterci definire degli ottimisti a tutto tondo.
Ottimismo. Ecco cosa rimane di questo libro, una volta chiuso. Anche perché astutamente, la Dandini, in zona Cesarini, oltre a fare i dovuti ringraziamenti, si rivolge in particolare alla famiglia De André-Ghezzi, e ci allega la foto di un paio di paginette autografe di Fabrizio, in cui si può spiare il progetto schizzato a penna del suo giardino. Bella mossa.
Ho chiuso il libro con gli occhi lucidi e la voglia di comprare partite chilometriche di fiori.
Unica pecca: la canzone della Pizzi che faceva “Grazie dei fiori, tra tutti quanti li ho riconosciuti” non fa per me, almeno nel senso letterale del “riconoscere”. Considerando che per decenni, ho chiamato le ortensie “quelle palle coi fiorellini tutti attaccati”, e i tulipani “quei fiori che stanno sempre nelle cartoline Olandesi”, se la Dandini, avesse messo qualche foto esplicativa dei fiori citati, lo avrei gradito. Pazienza. Google ringrazia. :)
Un piccolo tributo ecochic, a ciò che calpestiamo tutti i giorni, ma che non guardiamo mai.
La Dandini mi è molto simpatica, questo libro non la smentisce di certo e, in più, sa presentare filosofi, scienziati, artisti e letterati appassionati della natura vegetale, oltre che con episodi e passioni che non conoscevo o quasi, anche con la brillantezza narrativa che la caratterizza.
Dalle prime pagine mi sono ritrovata come lei con il bisogno, ogni tanto, di mettere le mani nella terra, di coltivare ed anche di osservare fiori, erba, cespugli, arbusti e piante e le motivazioni che porta sono tutte condivisibili. Più avanti ci si accorge che è una vera e propria esperta, appassionata e conoscitrice dell'arte del giardinaggio ed è così che il mio presunto pollice verde è virato progressivamente ad un verde maldestro. Ma rimango in questa categoria perché non voglio farmi prendere da un altro hobby che sembra essere totalizzante.
Il libro è gradevole ed istruttivo. L'edizione digitale che ho acquistato non mi soddisfa; mancano i rimandi al TOC e allora mi spiego il prezzo promozionale.
Beh, ci ho messo un po' a leggerlo ma ne è valsa la pena! Per me è stato come uno di quei libricini Zen che ti aprono la mente e lo spirito: un capitoletto al giorno e il buon umore ti assale! Lo stile della Dandini mi piace, è sobrio proprio come l'argomento trattato e molto scorrevole. Altra cosa che mi è piaciuta è la varietà di luoghi citati, di cui ho preso nota e che mi sono prefissata di visitare entro l'anno. Uno di questi è il giardino di Ninfa, descritto come un paradiso terrestre e che voglio assolutamente vedere. Io lo consiglio vivamente anche a chi non ha mai pensato alle "verdure" (come le chiama la Dandini) come ad un qualcosa di affascinante perchè giorno per giorno ti fa crescere la voglia irrefrenabile di avere almeno una piccola creatura verde in casa. Infatti da qualche tempo non faccio che pensare a come sistemare le fioriere nella mia nuova casetta :)
È un libro rilassante e molto discorsivo e, chiaramente, adatto a chi ama il giardinaggio, ti porta in un mondo incantato. Si leggerebbe in fretta, se gli argomenti trattati non ti portassero a fare ulteriori ricerche : a cercare video dei giardini menzionati, a trovare le caratteristiche e le immagini di fiori e di piante e le biografie dei personaggi di cui parla ed infine anche ad ascoltare il "Requiem" di Mozart.
Rilassante, divertente, scorrevole nella sua ricchezza di richiami a personaggi, a luoghi, immagini, aneddoti cuciti insieme dal tema del giardinaggio...non manca nel finale un riepilogo sulla preoccuparte situazione climatica anche se con l'intento di instillare speranza, infatti mi piace riproporre una frase di John Cage, inserita nel penultimo paragrafo riferita al mondo..."sta sicuramente migliorando, ma così lentamente che non ce ne accorgiamo...nel dubbio piantiamo più alberi che possiamo: in giardino, nell'orto, sul balcone,in casa di amici..."
Dandini in questo saggio parla di giardinaggio (io faccio morire anche le piante grasse😅), leggendo il titolo mi sono sentita attirata dalla sensazione di rinascita che mi ha trasmesso, così l'ho letto per curiosità. Come già specificato il mio pollice è completamente anti-verde, sono Poison Ivy al contrario, ma nonostante ciò leggendo queste pagine avevo la sensazione di sentire l'odore della terra, di toccarla e riuscivo a vedere i fiori e gli alberi stagliarsi di fronte a me e la natura tutto intorno, nella sua interezza e purezza. Il testo è di qualità, scritto in modo eccellente, scorrevole e molto ordinato, capace di catturare l'attenzione anche dei non-botanici, questo perché contiene curiosità e aneddoti su personaggi storici famosi; ma parla anche di cultura, viaggi, cinema e pittura, insomma è ricco di informazioni di vario genere che lo rendono molto interessante e adatto anche a chi non è ferrato nella fine arte del giardinaggio, ma ha un grande interesse per ciò che riguarda l'ecologia e la botanica in generale. Consigliato sicuramente agli appassionati di piante e fiori, ma anche ai più curiosi.
E' una lettura molto piacevole, libro pieno di racconti e di emozioni che ogni appassionato di giardinaggio ha vissuto in giardino, raccontati con la grazia e l'ironia tipica della Dandini. Il libro è pieno di belle citazioni, letterarie, di cinema, di vita.
Cito un episodio in particolare, in cui l'autrice racconta l'aiuola creata nella sua casa nel Salento da un suo aiutante del luogo. Il vicino aiutante dissacratore ha convertito la Dandini ai colori, ma sopratutto mi pare le abbia consentito di aver un rapporto autentico con il giardino, al di là delle mode e dei modelli. Riuscire a superare resistenze e pregiudizi, per vedere con occhi nuovi una "rosa rosso neon" e poi addirittura (dal suo punto di vista) l'accostamento con le zinnie mi pare una bella lezione, di vita e di giardini. Vale la pena precisare che non è un libro di tecnica di giardinaggio, piuttosto di filosofia - leggera - di vita, che parte da riflessioni sul giardino. E' in effetti un libro che ogni appassionato di giardinaggio potrebbe scrivere, salvo avere un'ottima cultura, e soprattutto tanta ironia.
Veramente brava la Dandini a portarci per mano in giro per i giardini del mondo. Il libro pare una di quelle chiacchierate appassionanti e proficue con una cara amica che ama talmente il giardinaggio da contagiarci con la sua passione e farci sognare di rose e camelie, senza far mancare un pizzico di ironia.
Ma soprattutto la Dandini ci dà tanti spunti, ci incuriosisce, ci spinge a cercare immagini di quel giardino, di quella rosa, di quell'insettaccio di cui ci parla senza mai annoiare. Insomma, un libro sulla passione per il giardinaggio ma che apre la mente, come ogni buon libro dovrebbe poter fare.
Libro gradevole, ma, alla fine ho avuto l'impressione di non aver letto niente. Citazioni, divagazioni, nozioni di giardinaggio, giardini illustri, ricordi di viaggi, aneddoti con un unico filo conduttore: il giardinaggio e l'amore per il verde che ha accomunato e accomuna tanti. Proprio per la varietà degli argomenti trattati, mi è comunque sembrato tutto piuttosto slegato.
Questo libro mi ha preso un sacco. Non riuscivo a terminare di leggere, e in pochi giorni l'ho finito. Mi piace come racconta delle esperienze inaspettate di giardinaggio di persone che ormai si può solo immaginare come lo abbiano vissuto. E anche i piccoli trucchetti e suggerimenti provati da lei stessa.