Sulla carta, Tilda Finch è una donna realizzata. È madre di due gemelle ormai adulte, è riuscita a uscire da un divorzio complicato e ha un’attività di crea gadget con citazioni letterarie
e frasi motivazionali, e non importa se è la prima a non mettere in pratica i consigli che dispensa.
La sua dovrebbe essere una vita piuttosto felice. Allora, perché continua a sentire quella vocina nella testa che la spinge all’autosabotaggio?
La mattina in cui, guardandosi allo specchio, scopre di non riuscire più a vedersi un dito, pensa subito che gli occhi, la mente o lo stress le stiano giocando un brutto scherzo. Invece, dopo una serie di esami, il medico le annuncia che soffre di “invisibilità”,
un disturbo che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, per lo più dopo i quaranta. Sta scomparendo, non solo metaforicamente ma anche fisicamente.
Superato lo sgomento iniziale, Tilda non ne è troppo sorpresa. In fondo, sono anni che si sente invisibile.
Grazie anche al sostegno di un gruppo di donne che, come lei, si rifiutano di rassegnarsi al proprio destino, capirà che non può aspettarsi che gli altri la vedano se lei per prima non impara a vedersi e ad accettarsi.
Con sguardo partecipe e una scrittura brillante, Jane Tara fa luce sulle insicurezze delle donne e sull’immagine che ognuna proietta di sé: un manifesto per chi di noi (tutte noi?) è sempre troppo severa con se stessa.
SE TI SENTI INVISIBILE, RISCHI DI DIVENTARLO DAVVERO.
“Jane Tara racconta con intelligenza e ironia come le donne possano riprendersi la scena della propria vita.” Oprah Daily
“Un romanzo divertente, liberatorio e profondamente vero.” Booklist
Jane Tara has published over a hundred children's books, several plays and five novels. She's a daily meditator, a sucker for a rescue mutt and, most of all, a front-row cheerleader for her two sons. She spent thirteen years wandering the world and lived in five countries but is now happily at home in Sydney.
For more information, and Jane's musings about meditation, manifestation and more, follow her on Substack.
Testo molto profondo. A tratti può ricordare Pirandello. Come ci vediamo noi? Come ci vedono gli altri? E se nessuno ci guarda, ci considera, noi esistiamo ancora? Tutti questi temi sono trattati in modo leggero e divertente. Un libro da leggere assolutamente.
Se ti senti invisibile e vuota, "Che bello vederti, Tilda" è probabilmente il libro che dovresti leggere.
Simpatico, scorrevole, ironico, questo romanzo di Jane Tara racconta la vita della cinquantaduenne Tilda Finch, che un giorno come tanti si accorge di non avere più il mignolo della mano destra. Scomparso. O meglio, invisibile. Inizia così la scoperta della sua patologia, un disturbo che pare essere comune a molte donne superata la mezza età... Ma perché si diventa invisibili? Cosa vuol dire vedere ed essere visti? È possibile per Tilda arrestare il processo o è destinata all'invisibilità totale?
Il libro è carino e in generale lo consiglio, ma l'avrei amato di più se avesse avuto un'impronta un po' meno "da donne" e più neutra. Capisco che il tema stesso è incentrato sul femminile, in quanto a diventare invisibili sono le donne, ma questo è un po' troppo "rosa" persino per me che sono donna. Tra confidenze sessuali, riscoperta del sacro femminile mediante la meditazione e infiniti calici di vino con le amiche (Tilda, hai un problema con l'alcool, lasciatelo dire) in troppi momenti mi sembrava Sex and the City con una spruzzata di filosofia new age. C'è pure il bellissimo miliardario di cui innamorarsi che vive in una villona da sogno. Inoltre volendo concentrarsi sull'aspetto psicologico e sociologico dell'essere invisibili, la storia manca di realismo e spiegazioni plausibili. L'autrice prova a spiegare come funzionino le cose (es. perché scompaiono anche i vestiti e non solo il corpo) ma la spiegazione è tirata per i capelli e non convince. Almeno, a me non ha convinta...
Concludendo, "Che bello vederti, Tilda" è un romanzo carino dal sapore femminista sviluppato su un tema interessante, che però avrei apprezzato molto di più se nel complesso avesse avuto un'impronta più seria, oserei dire drammatica. Per fare un esempio: stai scomparendo pezzo dopo pezzo (non una cosetta da poco!) e ti preoccupi di guardare negli occhi le amiche durante il brindisi perché se no avrai sette anni di cattivo sesso? Insomma, qua siamo tutti un po' troppo leggeri...
Un romanzo che di avventuroso non ha nulla, ma il cui esito scontato è al contempo estremamente appagante e significativo. "Che bello vederti, Tilda" coinvolge il lettore per il suo stile fluido e immediato, per la vividezza dei personaggi e per gli innumerevoli spunti di riflessione che offre, nonché per la possibilità di potersi identificare con una protagonista che si fa interprete di una condizione che accomuna l'intero genere femminile. L'idea di base, quella di concretizzare l'invisibilità metaforica e di trasformarla in una malattia reale, è davvero geniale. Rende ancora più urgenti domande del tipo: "Come si può dimostrare che qualcosa esiste se non lo si può vedere?", e ci costringe a darci risposte che spesso fatichiamo ad accettare.
"Cosa significa vedere? Vedere veramente? Guarda il mondo in cui viviamo. Tutti sono ciechi. Cara ragazza, tu sei cieca come un pipistrello, altrimenti non saresti qui. Hai perso di vista te stessa. E se tu non riesci a vederti, come potranno farlo gli altri?"
"Come era possibile che, nonostante tanta riconoscenza e tanta bellezza, lei non fosse mai stata veramente felice? Perché aveva la sensazione che, se si fosse abbandonata alla felicità, le sarebbe stata strappata via?"
Ma, se alcune di queste risposte sono dolorose, altre sono in grado di aprire le porte alla speranza. Quel che conta non è la realtà, bensì il modo in cui la percepiamo: ognuno ha una visione diversa del mondo, e il modo in cui lo vediamo plasma la nostra esperienza del mondo stesso. Insomma, non vediamo le cose per come sono, ma per come siamo... ed è proprio questo che fa la differenza. Perché allora non è veramente importante essere visti da tutti, spesso basta una persona. Forse siamo noi che dobbiamo vederci.
Romanzo moderno, narrativa pura dove in una formula forse un po' troppo New Age con un evolversi troppo buonista ci lascia riflessioni importanti sulla condizione femminile. Vedere, vedersi essere visti, le pressioni sociali, professionali, familiari che posso oscurarci nel momento in cui smettiamo di vedere noi stesse per prime. Il potere della riprogrammazione mentale dove schemi acquisiti nell'infanzia, mela crescita, in famiglia e sul lavoro possono replicarsi all'infinito creando una realtà che possa riflettere quello schema. Il potere delle relazioni, del dialogo con se stessi e con gli altri, il vedersi senza giudicarsi. La storia fantastica della malattia prettamente femminile dell'invisibilità è un'idea interessante per parafrasare eventi e emozioni che colpiscono le donne e che ha radici profonde, la meditazione e il pensiero positivo come molla per il cambiamento.
Non è letteratura, non è un saggio ma lascia spunti di riflessione
LA RISPOSTA ALLO STRESS NELLE DONNE: COMPORTAMENTI E SQUILIBRI ORMONALI
Gli studi sull’amicizia femminile hanno dimostrato che nei momenti di stress, quando il corpo entra in modalità “attacco o fuga”, nelle donne avviene qualcosa che agli uomini è sconosciuto: un rilascio di ossitocina che le spinge a riunire i figli e le amiche. Questo raduno di persone care attenua gli effetti dello stress e ha un effetto calmante.
“Non puoi costringere qualcuno a farsi aiutare. Puoi solo illuminargli la strada
Tilda è una donna che ha superato un divorzio, adesso ha un bel lavoro che la riempie di soddisfazioni, figlie grandi che la amano e diverse amiche. Un giorno però si ammala e questa malattia sconosciuta, che piano piano la rende invisibile, non ha una cura e sembra irreversibile. Scopre di non essere l'unica a soffrirne e con orrore si accorge che sta divorando anche molte altre donne. Inizia così, come un viaggio dentro se stessa, il percorso per cercare una possibile guarigione. Perché a volte, per reiterata abitudine, diventiamo carnefici di noi stesse e continuiamo ad alimentare le nostre sofferenze e i nostri fantasmi interiori. Occorre fermarsi e riconoscerli per uscirne fuori. Libro terapeutico, originale e bellissimo!
💛 Che libro geniale! Se ti senti invisibile di Jane Tara mi ha conquistata dalla prima pagina. È ironico, emozionante e tremendamente vero. Tilda, la protagonista, è una donna come tante: forte e fragile insieme, capace di farsi in quattro per tutti ma invisibile a se stessa. E quando diventa letteralmente invisibile, capisce che è arrivato il momento di rimettersi al centro della propria vita.
Ho amato il tono brillante con cui l’autrice parla di rinascita, amicizia e consapevolezza femminile. È uno di quei romanzi che ti fanno ridere, riflettere e — un po’ — riconciliarti con te stessa. Un piccolo manifesto per chi ha voglia di (ri)vedersi davvero. 🌿✨
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Questo libro è semplicemente stupendo. Qualunque donna con la sindrome della perfezionista, tipo A, e in una fase di cambiamento nell’età adulta dovrebbe leggerlo. In cima alla classifica dei libri che hanno fatto la differenza nella mia vita. Ma questo perché è arrivato al momento giusto. Leggetelo e consigliato ad amiche che potrebbero beneficiarne. Se non servisse a voi conoscerete sicuramente qualcuno che potrebbe aver bisogno di queste pagine.
In questo romanzo vibra la felicità che ha provato l’autrice mentre lo scriveva. Si comprende che crede veramente in quello che dice. Grazie Tilda, per avermi ricordato alcune cosette che spesso, travolti dal quotidiano, si dimenticano. Lo consiglio.