Arrivata a metà di questo libro, temevo che non mi sarebbe piaciuto. Stava procedendo un po' lentino, nessuna rivelazione in vista, nessun drastico cambiamento da diversi capitoli. Ma alla fine posso dire che probabilmente tutto ciò serviva all'autore per farci immergere completamente nel suo Oceano Rosso. È un libro matto, del tutto. Crudo, violento, cinico, primitivo quasi. Penso che qualcuno potrebbe definirlo decisamente disturbante, un po' splatter di sicuro. Come atmosfere, a tratti ci ho colto quasi un'aura di mito della creazione. Quando si svolge la storia? Sono passati anni, certo, ma quanti? Migliaia, milioni? C'è ancora qualcuno sulle Terre Emerse? Cos'è successo all'umanità? Perché l'oceano è rosso? Vengono esplorati tantissimi temi in una chiave decisamente inconsueta: i ruoli "assegnati" all'uomo e alla donna, il rapporto genitore-figlio e le differenti prospettive di due generazioni consecutive, la paura di conoscere l'ignoto. Sono rimasta colpita in particolare dall'attenzione che viene posta al malcontento che si genera in un individuo quando prende consapevolezza della propria situazione e si rende conto che potrebbe avere di meglio, stare meglio: vivere nell'ignoranza della miserabilità della propria condizione rende felici, sereni. C'è tanta enfasi anche sulla pericolosità del rimanere nella propria zona di comfort o all'interno di una ristretta cerchia di persone tutte con lo stesso pensiero. Sebbene l'umanità in Oceano Rosso sia regredita al punto da pensare solo a cibarsi e riprodursi, Stellamarina (il protagonista) si pone delle domande che sono terribilmente attuali.
C'è anche da analizzare con cautela la figura della donna: demoni del mare capaci di tentare l'uomo e distrarlo, diventano poi fonte principale del sostentamento degli essere umani e nonostante ciò, rimangono semplici "riproduttrici"
Nella seconda parte del romanzo, poi, viene introdotta anche una vena più "surreale". Sembra che ci siano realtà parallele, sembra che ci siano forze più potenti in gioco, portali dimensionali e spettri dal passato che mostrano un tempo futuro.
Insomma, consiglio questo libro a chi mastica già un po' di fantascienza, perché qui la speculazione è hard. Poco spazio a sentimentalismi. Oppure lo consiglio a chi si sente un po' misantropo e vuole vedere l'umanità disintegrata e tornata allo stadio larvale.
Entra di diritto e a gamba tesa fra i migliori libri di quest'anno, e pure come unpopular opinion: le votazioni su Goodreads infatti non sono incoraggianti anche se chi ha scelto di spendere due parole sul testo lo ha fatto in maniera entusiasta. La trama mi intrigava, la collana Asia gestita da @ilaria_opaque per me è una garanzia, ed era compreso nella promo del dragone di @add_editore per cui ho voluto farmi una mia idea e il mio sesto senso non mi ha tradita. Non esito a dire strepitoso, probabilmente un libro che si ama o si odia a questo punto ma che non esito a consigliare a chiunque non tema lo scabroso, apprezzi il fantasy/scifi e soprattutto sia interessato a una critica non occidentale alla civiltà, con tantissimi riferimenti alla filosofia cinese (grazie alla postfazione delle traduttrici mi sono approfondita alcuni concetti e segnata tante letture). È un testo profondamente allegorico, distopico e crudo eppure pieno di speranza, quella dei giovani e del cambiamento, nonostante permanga una atmosfera di sconforto, ineluttabile degrado su cui si infrange l'illusione una volta cresciuti. Un romanzo di formazione per una società che si dibatte fra futuro e origini, storpiate, inventate, ricercate, dove queste sono il punto di arrivo anche se l'inizio della fine e la causa dell'attuale miseria: ciò da cui si fugge, che ci ha distrutto, viene idealizzato, fonte di speranza. Ci sono diversi elementi fantasy - un prescelto, con abilità uniche, un consigliere, profezie, una missione, un salvatore - ma rimescolati al di là del cliché, che lasciano un senso di straniamento invece di familiarità. Il racconto è ciclico, è il finale è estremamente chiuso eppure aperto allo stesso tempo: che ci sarà il nostro futuro con un nuovo protagonista? Non so se sperarlo visto che i sequel possono completare o distruggere l'opera, e questa così è perfetta, con quell'incertezza che da speranza sul finale. Ci sarebbero tantissime cose da dire e sicuramente da parte mia è necessaria una rilettura dopo aver approfondito le fondamenta filosofiche e sociali, perché sento che ha ancora molto da dirmi. Ho letto diverse interpretazioni sul significato del cannibalismo in questo romanzo e una mia idea, incompleta, me la sono fatta sia alla luce di queste analisi che della lettura del testo che della mia sensibilità ma non voglio condizionarvi e ne parleremo magari in privato dopo la lettura, se deciderete di intraprendere questo viaggio. Infine la mia parte preferita è stata la seconda parte 'il nostro passato' composta da racconti, leggende, mitologia: più filosofico, più criptico ma sicuramente più evocativo, ed intenso. I titoli con riferimenti temporali sono fondamentali per capire lo scorrere all'interno del romanzo, perché è proprio la memoria limitata dalla pressione di questo oceano rosso, forse di sangue forse di lava, che risulta motore centrale della narrazione.
Romanzo distopico pazzesco, ambientato nei fondali di un oceano rosso in seguito alle guerre nucleari avvenute in superficie. Gli esseri umani hanno subito adattamenti per la vita acquatica. Una metafora della civiltà (diretta soprattutto a quella cinese) e delle sue meccaniche, raccontata con una cronologia che confonde il passato e il futuro in una sorta di circolarità. Raccontato in maniera quasi fiabesca, pur essendo ostico in alcune parti, risulta molto scorrevole. Interessante la visione di un grande tabù e del ruolo delle donne.
Mastico poco la fantascienza, ma per #letturemandarine ho letto "Oceano Rosso" (ma che copertina pazzesca ha, tra l'altro?!?), un romanzo distopico, a tratti disturbante, che mi ha catturato fin dalle prime pagine.
Ci si immerge subito nelle profondità oceaniche, ma in un futuro dove l'umanità vive sotto la superficie delle acque rosse, dove Stellamarina nasce e conosce subito la brutalità della lotta per la sopravvivenza.
Cannibalism0 e viol3nz3 sono parte della vita di Stellamarina, ma lui si sente diverso: rispetto ai suoi quasi-simili, incroci di creature marine, che vivono solo per mangiare e sopravvivere, Stellamarina di pone domande esistenziali.
La sua curiosità sarà la scintilla del cambiamento e non vi nascondo che è stato proprio questo a renderla una lettura catartica, almeno nella prima parte del libro.
I riferimenti alla filosofia taoista e cinese presenti nella seconda parte del libro, più ostica e confusa della prima, sono tanti e penso di non averli capiti fino in fondo.
Tre e mezzo/Quatttro. Un romanzo distopico capace di portarti in un mondo oceanico mostruoso dominato da acqua rossa e condizioni di vita estreme. In questo ambiente vi è una continua lotta per la sopravvivenza, in cui l’umanità si evolve passo a passo in cicli continui di rinascita e distruzione. Tutto il libro è una grande metafora sull’umanità e sul senso dell’esistenza. L’autore fa molto riferimento alla filosofia cinese soprattutto nella seconda parte del libro “Il nostro passato”. Purtroppo, non conoscendo bene la filosofia taoista e di Confucio, non ho potuto apprezzare a pieno tutti gli avvenimenti e comprendere a fondo i messaggi nascosti, perciò la seconda parte e il finale mi hanno lasciata un po’ perplessa. La prima parte, invece, dove si narra la storia di Stellamarina è stata molto interessante e coinvolgente, un viaggio cruento e bestiale che fa riflettere sulla contemporaneità del nostro mondo.
Per chi non mastica un po' la cultura cinese è una battaglia persa in partenza. I miei occhi ignoranti hanno solo letto di uomini tritone, cannibalismo, incesto, misoginia, androidi, visitatori da altri pianeti... Un'accozzaglia clamorosa che non porta da nessuna parte...
Cruda, violenta e primitiva la prima parte. La seconda parte del libro è più astratta e filosofica, ma talmente intrisa di filosofia (specie lontana dalle mie letture e dalla mia conoscenza) da appesantire di molto l'intera esperienza. Un libro che ho fatto fatica a concludere e che consiglierei - a stomaci abbastanza forti - solo per metà.
La prima parte del libro è molto interessante, ha dei meccanismi spesso visti nella fantascienza o nelle storie con l'archetipo del predestinato. Il suo punto di forza è spingerti a ragionare sull'umanità, sull'etica di un mondo che non può essere il nostro. Spinge all'estremo tutto quanto. La seconda parte non la ritengo necessaria
Libro meraviglioso. Scrittura magistrale. Trama pazzesca. Le prime 300 pagine le ho divorate. Le ultime 90 sono andate più lente ma rimane un capolavoro letterario. Futuristico e post apocalittico.
Sono rimasta profondamente affascinata dalla pura passione e dalla fantasia nelle descrizioni degli abissi, con le sue piante e le sue creature marine, tutte le svariate sperimentazioni ibride tra uomo e oceano che si sono susseguite nei millenni dopo che l’umanità dovette migrare nell’acqua.
Un racconto immersivo che ti trascina in un infinito rosso intenso. Ogni parola viene intessuta con la massima cura ed evoca una miriade di colori e sensazioni che albeggiano e tramontano nel lettore con lo scorrere delle pagine. Veramente un gran bel libro.
Forse avevo troppe aspettative per questo romanzo, ma non mi ha convinta a pieno. Sicuramente le tematiche affrontate sono importanti: il ruolo della donna come mera riproduttrice, le divergenze tra tribù, il rapporto genitore-figlio asettico... Ci ritroviamo in un mondo così danneggiato da aver costretto l'umanità a trasferirsi nell'oceano e, nel corso degli anni, è tornata a uno stato primordiale. Ma come si è arrivati a quel punto? Questo aspetto non viene molto approfondito e, quando lo fa, è tutto abbastanza confusionario. È un ambiente crudo, spietato e cinico. E questa condizione viene affrontata con ulteriore freddezza. C'è poco coinvolgimento, ma non è un difetto, anzi. Le cose che non hanno funzionato non c'entrano con la scarsa emotività. Altra domanda persistita per metà romanzo: qual è lo scopo del protagonista? Vengono raccontati episodi che non sembrano avere alcun collegamento e logica nella progressione di trama. Era come girare in tondo e tornare sempre al punto iniziale: okay, ma perché il protagonista mi sta raccontando questa storia? Che sia per presentare il mondo distopico e le dinamiche sociali, non mi sembra un motivo abbastanza valido. Leggerò il secondo volume? Non sono molto propensa nel continuare questa avventura. È un libro riflessivo, a tratti stimolante, ma la narrazione non mi ha portata nell'Oceano Rosso, e la poca connessione tra gli eventi non mi invoglia a rigirare in tondo per un altro libro, senza capire per la maggior parte del tempo dove si vuole andare a parare. Mi dispiace, è comunque un romanzo piuttosto valido, ma questi elementi sono troppo evidenti e importanti per sorvolare.
Il primo volume di Oceano Rosso di Han Song per me non é sicuramente stato un libro facile.
É composto da due parti, la prima chiamata “Il nostro presente” racconta le avventure di Stellamarina, dalla sua nascita fino alla sua fine. L’inizio mi é risultato un po’ lento. La seconda parte, chiamata “Il nostro passato” é formata da alcune storie ambientate sempre nell’Oceano Rosso e non direttamente collegate alla prima essendo ambientate molto prima.
Come spiegato dalle traduttrici a fine libro, per poter avere un’esperienza completa con questa lettura e poterla comprendere a pieno, bisognerebbe conoscere un po’ la cultura cinese in quanto sono presenti numerosi riferimenti ad essa. Ahimè, non la conosco e non ne ho quindi colto nessuno.
Un’altra cosa che mi ha fatto molto strano, ma non so se dipende dalla traduzione o meno, é l’utilizzo di termini o modi di dire che nel contesto della vita oceanica che ha dimenticato qualsiasi cosa della vita terrestre, ritengo errati; ho trovato questa incongruenza in diversi punti.
Ora, con un po di titubanza, leggerò anche il secondo volume, non sono sicuro di quello che mi aspetterà, vedremo.
Two shells of novel/novella at either end of this sci-fi collection gleam with weird lustre, with an assortment of equally eccentric pearls and gravels of short stories in between.
The theme of the collection is consistent enough: aquatic humans, resulting from heavy gene editing as a last resort in some apocalypse, dwell and venture in oceans no longer blue, but red. Part one (the opening, eponymous novel) deals with their lives, struggles and adventures from the perspective of an especially tenacious underdog. Part two and three consist of short stories foreshadowing the making of this setting. The last part has two short stories and one closing novella closely coupled with, but deviating from, three momentous pieces of Chinese history - contradictorily, this seems the relatively comprehensible part to me.
As usual, it takes efforts to take in Han Song's obscure narrations. This time, even with due diligence, I have difficulties appreciating most of these stories. Fortunately, I happened to start this book after a handful of Iain (M.) Banks's novels, thus well prepared for the gothic darkness and cruelness therein.
Proprio non capisco le recensioni negative per questo romanzo. Penso che i motivi siano principalmente tre: si tratta di uno stile narrativo asiatico, tradotto tra l'altro in maniera egregia, ma che a volte per noi occidentali può risultare ridondante. È un distopico che mi sentirei di definire weird: una civiltà post umana e post apocalittica che, cercando di sopravvivere nell'oceano rosso, si trova a ripercorrere la nascita della civiltà (intesa come costrutto sociale) stessa. Un giro tra vite, eventi, storie, dove anche il filo del tempo si mescola tra passato, presente e futuro. Sicuramente non una lettura semplice e lineare. Terzo punto: le tematiche. La ricerca di una vita migliore passa attraverso la guerra, la sopravvivenza, la riproduzione, la nascita del sistema monogamo, il cannibalismo. Si parla tanto di violenza, fisica ma anche psicologica, dove i figli diventano cibo e le madri diventano mere riproduttrici.
Insomma... Per me tutto questo lo rende un ottimo distopico weird e lo consiglio tantissimo!
“La Città Sottomarina si ergeva così, precaria, sull'orlo della morte, ma la sua immensa sagoma non era fumante e luminosa come nel mio sogno. Era priva di vita, posata sul fondale, e se un tempo era stata paragonabile a un uomo vigoroso, quell'uomo era ormai stremato e paralizzato in un sonno eterno. Sebbene apparisse ancora grande e maestosa, la sua raffinata struttura interna era crollata da tempo, e così, mutilata e ridotta in macerie, non era più in grado di ispirare alla gente nessun entusiasmo per il futuro.”
Ne ho apprezzato di più la seconda parte, decisamente più criptica, ma a suo modo più intrigante, rispetto alla prima, che ho trovato a tratti ridondante.
Appello agli editori all’ascolto: sarebbe davvero moooolto interessante porre maggiore attenzione al legame di questo testo con la letteratura classica cinese. Perché non munire il testo di un po’ di note o di, chessò, un piccolo approfondimento? Una paginetta smilza a fine romanzo è un po’ pochetto.
Un racconto distopico altamente formativo e allegorico. Si evidenzia tutta la tridimensionalità della scrittura e spesso nelle tre parti che lo compongono ci si perde, ma resta comunque affascinante il grado fiabesco - ed anche crudele come le migliori fiabe - che riesce a tenere in tensione per tutta la narrazione. Avrei, tuttavia, preferito una ciclicità, una sorta di chiusura per determinare effettivamente come la vita dei protagonisti delle tre parti potessero in qualche modo intrecciarsi. Alla fine resta il dubbio che ciò che li rende effettivamente uniti sia proprio l'oceano rosso, e l'inspiegabile tentativo di fuggire da esso, verso un altro mondo, verso qualcosa che si desidera perché non si possiede. In questo l'umano agire è sempre tipico: il tentativo di possedere sempre di più porta alla distruzione del sé e di ciò che ci circonda.
Molto interessante ma di difficile lettura se non si conosce la cultura e i classici letterari cinesi. A fine libro c'è una breve pagina di "spiegazione" con i riferimenti bibliografici che può aiutare ad approfondire i significati delle varie citazioni e i numerosi rimandi ai classici della letteratura cinese. Secondo me non sufficiente per comprendere il testo. Avrei apprezzato delle note e un introduzione per accompagnare il lettore alla scoperta delle storie raccontate. Mi è comunque abbastanza piaciuto e sono curiosa di rileggerlo dopo essermi informata sui libri citati in bibliografia.
Un libro molto lungo, ambizioso e confuso a volte terrificante sospeso fra passato e futuro il cui protagonista é in fondo un oceano colore del sangue che causa l'estinzione dell'umanitã capace solo di guerre e cannibalismo. Ispirato dal Diario di un pazzo di Lu Xun, a mio parere il libro si perde un po' via via ma la parte finale cinese l'ho trovata molto affascinante, quanto la prima é intensa e terribile. Han Song é uno scrittore di alti e bassi e anche questo libro lo é.
Diverso da qualsiasi cosa abbia mai letto. Un racconto complesso e stratificato, quasi più simile ad un testo filosofico/mitologico che a un romanzo. La narrazione molto frammentaria mi ha reso la lettura un po’ ostica in alcuni punti e sicuramente le mie scarse conoscenze di lettura e filosofia cinese non mi hanno permesso di comprendere e apprezzare appieno quest’opera, ma ne sono rimasta comunque affascinata.
La prima parte mi aveva molto convinto, rimane la mia preferita, è la più concreta. Dalla seconda parte diventa un libro pieno di simbolismi che richiamano alle mitologie orientali che io non conosco e quindi non mi sono goduto il libro.
Rimane un libro particolarissimo e che ha un forte valore letterario secondo me.
2.5/3 - non so se sono riuscito a cogliere in pieno i riferimenti per poterlo apprezzare a dovere. A parte questo, è un libro esasperatamente cruento, dove il genere femminile vive una condizione terribile. A volte il liguaggio stesso è sessista. Mi chiedo come sia in lingua originale.
Non sono riuscita a finirlo. Ostico, seppur abbia apprezzato la brevità dei paragrafi che almeno lo rendono più digeribile. Mi spiace molto perché probabilmente avrei solo dovuto resistere ancora un po’.
Bello ma con qualche riserva. A sua discolpa posso dire che le mie energie mentali sono troppo a terra per reggere il passo con un romanzo così complesso