ROMANZO ILLUSTRATO A COLORI Tre giovani, unirsi da una profezia, combatteranno il signore delle forze oscure e degli elementi. Affronteranno un viaggio che li metterà a dura prova e accrescerà i loro poteri, dovranno imparare a gestirli, a dominarli. Le popolazioni che vivono sulle Lande di Arìshtarsi uniranno in uno scontro epico, i Guerrieri d´argento verranno strappati ai loro eremi, l´ordine verrà sovvertito. Nayla, Elamar e Gotland si troveranno ad affrontare non solo le loro paure ma un nemico potente, nessuno li aveva preparati a questo...
Nasco a Lecco nel 1964, bergamasco di origine ma poi trasferito in provincia di Pavia e infine a Milano dove vivo e lavoro. Diplomato in chimica, materia che non ho mai esercitato, ho un negozio a Milano. Una parte adibita a libreria e una parte a legatoria. Un mondo, quello dei libri, che mi appartiene da sempre. Lettore compulsivo di letteratura fantasy e da sempre appassionato di fumetti, cinema, serie tv e cartoni animati. Cerco di trovare un equilibrio dividendo la mia vita tra famiglia, letteratura, sport e lavoro ma non ci riesco quasi mai.
Nel 2011 pubblico con GDS I Guerrieri d'Argento, Seguito da Altèra nel 2012, Ombre dal passato 2013 e Kiria 2015. Nel 2016 l'intera saga prende il nome di "Le Cronache dei cinque Regni", mantenendo invariati i titoli dei singoli libri, e viene ripubblicata dalla storica CE milanese Gribaudi Editore. Diversi miei racconti sono pubblicati in varie antologie e vincono diversi concorsi letterari. Le mie collaborazioni in campo letterario risalgono al 2013 come membro della giuria del concorso Storie Fantastiche organizzato dall'associazione culturale "Game's Rebel" impegno che si protrae anche nel 2014 e 2015. Nel 2015 e 2016 membro della giuria del concorso Pagine Folk organizzato dall'accademia di danze irlandesi "Gens D'ys". Nel 2016 membro della giuria del concorso Tip-Type, indetto da Inchiostro Edizioni all’interno della Fiera dell’autoproduzione editoriale artistica.
Sono sempre abbastanza in difficoltà quando si tratta di scrivere recensioni negative, soprattutto nel caso di prime opere di scrittori emergenti ma, in questo caso, non ho proprio potuto farne a meno. Non riesco proprio a capire come questo libro possa essere arrivato nelle prime posizioni di diversi concorsi letterari (come ci spiega la quarta di copertina) e mi ha profondamente irritata il fatto che l'autore lo abbia valutato 5 stelle(suvvia, è una tua opera, è ovvio che ti piaccia). La trama è molto semplice e lineare, tre ragazzi si incontrano grazie ad una profezia e, aiutati da potenti stregoni immortali e da manufatti magici dotati di poteri straordinari, combattono per sconfiggere le forze del male. Abbiamo quindi una trama vista e rivista che, però, se fosse stata gestita diversamente avrebbe potuto produrre un'opera unica e originale; purtroppo non è stato così e l'opera in sè risulta solo estremamente tragicomica. Partiamo dagli aspetti positivi di questo romanzo, che sono comunque molto pochi. Mi è piaciuto il fatto che l'autore abbia scritto questo libro pensando alla figlia e che quindi abbia scelto uno stile lineare e semplicistico (anche se risulta veramente troppo semplice!). Ho anche apprezzato alcune delle illustrazioni presenti nel libro, le mie preferite sono quelle in cui vediamo Nayla e Gotland. Per me i lati positivi purtoppo finiscono qui, passerei dunque all'analisi critica del libro. La storia si apre con una fiera della banalità e dell'idiozia assurda: Elamar, uno straniero sconosciuto, arriva al villaggio di Nayla subito dopo la misteriosa apparizione di un uomo dotato di poteri immensi e, interrogato dal capo e dagli anziani comincia a sciorinare una storia assurda su re immortali e bracciali magici. Tutti gli credono e Nayla, la figlia del capo-villaggio, che il nostro eroe aveva fatto svenire poco prima, forte di nuovi e misteriosi (quanto praticamente inutili) poteri decide SENZA MOTIVO di lasciare casa sua e accompagnare un estraneo nel suo viaggio. Non solo, nel villaggio successivo ai due si affianca un nuovo personaggio, Gotland, anche lui dotato di grandiosi poteri che, dopo nemmeno mezza giornata di viaggio diventa il loro migliore amico. Si susseguono dunque scene in cui i nostri eroi, che si conoscono da pochissimo e appartengono a tre "razze" diverse e che da tempo non entrano in contatto l'una con l'altra, sembra siano amici da una vita. Questo è solo una minima parte del problema però, poichè in tutto il romanzo non è presente un singolo elemento che sia verosimile! Elamar e Nayla ottengono poteri come se fossero caramelle e sono sempre in grado di capire come usarli al meglio, come se fossero nati con essi; sono messi alla prova con prove imbarazzanti e che vengono superate senza batter ciglio; l'antagonista è forse il più patetico che io abbia mai incontrato nella mia vita da lettrice, sembra essere fuori da qualsiasi schema, agisce in modo stupido, senza un piano vero e proprio e viene sconfitto in due righe; vengono continuamente alla luce nuovi problemi, descritti come terribili e difficilissimi da superare, che vengono prontamente risolti in una paginetta! Questi tre cristiani sono lasciati da tutti in balia di loro stessi, senza quasi nessuna guida, nessun piano e con nessuno che risponda alle loro domande. Nonostante questo, tuttavia, si trovano sempre nel posto giusto al momento giusto; va bene la profezia, ma così è troppo, dai! I personaggi sono piatti e talmente poco sviluppati che i 7 Re sono praticamente interscambiabili tra loro, non sappiamo cosa li spinga, come abbiano ottenuto i loro poteri, come si usino i bastoni con cui esercitano il loro potere. I nostri tre eroi sono macchiette, anche piuttosto scritte male, in cui riconosciamo Elamar lo sborone che si innamora della sua bella amica; Nayla, la novella Dante, costantemente svenuta, in trance o in coma; Gotland, il simil-elfo, con i braccialimagici. Tutti gli altri sono solo un contorno sfocato e indistinto. Passiamo allo stile di scrittura, molto semplice e lineare. Il vero problema è l'utilizzo delle virgole, sparse nel testo come semi nel campo, tanto che se ne trovano alcune addirittura tra soggetto e verbo! Un'altra cosa che mi ha irritata è il fatto che alcune volte (la maggior parte delle volte) i nomi dei diversi popoli siano scritti con la prima lettera minuscola e dubito che sia una scelta stilistica. Le conversazioni tra i personaggi sono un altro punto debole di questo romanzo, in quanto risultano inverosimili e forzate, sembra quasi che i diversi personaggi stiano recitando un copione invece di parlare tra loro. Tutti questi elementi hanno reso a mio avviso questo libro comico, mentre l'autore voleva che fosse preso sul serio, come un fantasy (ho addirittura visto gente che lo paragonava a Tolkien). In conclusione, questo sarebbe un romanzo da una stella, ma ne vince due perchè devo ammettere che mi ha fatto ridere come una matta per tutta la lettura, anche se riconosco che questo non fosse l'intento originario.
Mi dispiace, ma non mi spiego come possa essere in cima a delle classiche di concorsi letterari, come invece sostiene il quarto di copertina. Tralasciando il fatto che le virgole spesso e volentieri non compaiono al posto giusto e l’assenza del trapassato remoto (davvero, se narri tutto al passato remoto, per riferirti ad avvenimenti precedenti non puoi continuare a usare lo stesso tempo verbale!), a livello di narrazione mi ha lasciato diversi dubbi. Per esempio, il narratore onnisciente, per come è stato usato, non permette di immedesimarsi con nessun personaggio: balza da uno all’altro, senza ordine, senza che si formino contrasti di alcun genere tra le varie personalità, al punto da farle assomigliare tutte. Norfolk, Erim, Arkàdon sono praticamente intercambiabili. I momenti di suspence vengono creati e liquidati in due pagine scarse, con pochissimi colpi di scena (o avvenimenti che vorrebbero essere tali ma si perdono dietro una serie di frasi scontate). Dove sono le descrizioni? Descrizioni vere, che permettano di vivere il mondo creato.. non bastano due nomi strani e una lingua che prende in prestito caratteri di hiragana e katakana, per creare un mondo. Ci deve essere ambientazione! Non si è capito se Kardon appartenga a una dimensione a parte o se si trovi sullo stesso piano delle terre di Celdi e goljis (che poi, perché tutti i popoli sono con l’iniziale minuscola e Celdi no?). Non sembra di stare nello stesso luogo dei personaggi. Il lettore non ha modo di visualizzare ciò che i personaggi vedono, toccano, sentono.. non fosse per le illustrazioni. Perché il narratore deve spiegare invece di mostrare? I personaggi femminili sono puro contorno e relegati nell’ambito della donna di casa, con l’unico scopo di servire l’uomo guerriero. Nayla vorrebbe essere un’eccezione? Peccato che sin da subito il potere a lei assegnato sia di tipo “intuitivo”, tutto legato al fatto che è un’anima buona e comprensiva. Che può anche andare, non dico che per salvare il mondo bisogna per forza saper brandire un’arma, ma l’ho trovato solo parecchio banale. Pare comunque che lei debba essere coraggiosa ma intuitiva e prendersi i colpi per scatenare il desiderio di protezione dell’altro protagonista - questo è il messaggio che passa. Poi, il fatto di non di avere proprie indicazioni su come svolgere la missione: anche qui, non c’è stata chiarezza fin dall’inizio su cosa debbano fare, ma tutti pronti ad affidarsi alle parole di due adolescenti. Ok. Inoltre, mentre i due ragazzi sono già abili nel combattimento (sfiorando l’onnipotenza), lei no, a lei deve essere regalato un braccialetto speciale perché altrimenti non ne sarebbe capace. Solo io lo trovo ingiusto? Non sarebbe stato meglio far imparare qualcosa a tutti e tre, magari non in una pagina ma con uno sviluppo evidente dalla narrazione, con difficoltà, limiti, difetti da superare e accettare? Tutte le “prove” a cui vengono sottoposti sembrano esistere per il solo scopo di mostrare quanto sono bravi, o quanto sono “uniti” anche se si conoscono da meno di cinque minuti. Poi, da metà libro in poi si sente il bisogno di far capire che c’è una guerra in corso, e il narratore deve ribadire sempre e comunque che i cattivi sono malvagi, sono il male, e così via. Penso che si capisca anche senza riferirsi al Villain come “il malvagio”. Non saprei come concludere. Ho fatto una gran fatica a finirlo, anche se ci ho messo poco dato che si tratta di un romanzo breve. Capisco di non essere il target, ma rileggo con piacere romanzi per un pubblico meno adulto, e questo non sarà decisamente uno di quelli.
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Voglio partire con una premessa. Adoro poter incontrare gli scrittori e farmi catturare dalle loro parole, mi piace vederli sfoggiare tutto il loro fascino per far si che il compratore (io), si convinca a prenderlo. Solitamente ho un buon occhio e quindi rimango poco delusa delle mie scelte. Oggi però devo dire che, con questo libro, ho fatto un buco nell'acqua.
La storia parla di tre giovani che grazie ad una profezia si incontrano e si uniscono per sconfiggere il male. In questo viaggio dovranno affrontare molte sfide e pericoli ma rimanendo uniti, saranno capaci di vincere su tutto.
Di base è una storia dal sensore di "già visto" ma sappiamo che è normale ed è compito dello scrittore renderla unica. Il fatto che sia stato affiancato ad Harry Potter, avrebbe dovuto farmi nascere dei sospetti però, considerando la quantità di pagine, ho voluto comunque provarci. In fondo, avrei potuto leggerlo in una giornata....
Dopo l'esperienza di Carrie dovevo capire che "l'abito non fa il monaco" e si, era sicuramente piccolo ma non per questo facile.
Il primo intoppo l'ho trovato già dalle prime pagine e non mi ha più abbandonato. Non voglio essere per forza quella che vuole fare la puntigliosa ma da subito si cade nel banale. Elamar arriva al villaggio di Naya e dopo aver raccontato come è riuscito ad avere il bracciale che indossa, lei lo segue. Così, senza una vera e propria spiegazione, in una pagina o poco più (dove la maggior parte del tempo lei lo passa svenuta) decide di abbandonare tutto e seguire uno sconosciuto, verso chissà quale follia. Da un lato ci può anche stare, magari ha avuto un'illuminazione ma messa così, la sua decisione non ha senso e sfiora la sconsideratezza. Questo è solo uno dei primi intoppi e non sono diminuiti nel tempo. In una settimana ho letto 30 pagine e mi sono vista costretta a saltare svariate righe per poter proseguire e vedere la fine del tunnel. Quello che mi ha dato più fastidio è stato il fatto che le varie conversazioni sono forzate, perbeniste, scritte a copione. Non trovo nulla di naturale, come se già tutti sapessero quello che dovevano fare, quando poi, parliamo comunque di tre ragazzi che non si conoscono e che devono salvare il mondo.
Non mi perderò in altre considerazioni perchè non avendo seguito la storia passo per passo, sarebbe stupido ma nel complesso, non ve lo consiglio!
Per essere un primo lavoro va abbastanza bene. La storia è molto semplice e segue i canoni base del fantasy: i protagonisti fanno un viaggio, devono raccogliere oggetti, incontrare popoli e sconfiggere un generico personaggio cattivo. In mezzo a ciò , un paio di idee originali. Il difetto principale del libro è la superficialità. Niente viene spiegato in maniera approfondita: non si conoscono le motivazioni dei personaggi, le origini degli oggetti magici, o il funzionamento degli incantesimi, l'assetto geopolitico della terra in cui si svolge il racconto. I personaggi vengono definiti da un solo tratto caratteriale, e per il cattivo il tratto è "essere cattivo", tanto che non si sa neppure perché raduna un esercito del male o cosa spera di ottenere. Tutto questo è compatibile con libro per bambini, ma un po' di approfondimento non guasterebbe, così come l'aggiunta di più nuance ai personaggi. Alla fine del libro ci si chiede ancora cosa sia il libro di Iljia (che penso sia fondamentale nella storia, anche se viene nominato non più di 4 o 5 volte), come funzionino i bastoni dei Re, come mai alcuni personaggi abbiano poteri magici, perché i tre protagonisti hanno deciso di abbandonare la propria casa senza nessuna motivazione particolare, e così via). Dal punto di vista stilistico ci sarebbe bisogno di qualche correzione; per esempio, non si separano soggetto e verbo con la virgola, e la divisione in capoversi e paragrafi sembra casuale. In generale, serve un po' più di eleganza nella composizione. Per concludere, serve ancora del lavoro, ma c'è una base di partenza accettabile. Inoltre, questo era solo il primo libro, ed è possibile che l'autore sia migliorato molto già dal secondo.
Sono diversi gli aspetti che ho apprezzato in questo libro, tra l’altro scritto da un padre per la figlia. (Iniziativa lodevole, quella di regalare a un figlio la propria fantasia. A Elvio certo non manca). La copertina, prima di tutto. Molto bella, cattura l’attenzione. Non da meno sono le immagini interne al libro, tutte ben fatte e curate nei dettagli, come accurata è in generale la grafica del libro, dall’impaginazione alla paragrafazione. Ho trovato piacevole la scelta di dare rilievo alle formule magiche attraverso font e posizione diversi. La trama. Chi legge abitualmente fantasy, sa che niente è per caso. Infatti l’incontro e il successivo rapporto tra Nayla ed Elamar sono ben lontani dall’essere casuali, soprattutto perché tra i due sembra esserci una diversità grande come un abisso fin quando il Bracciale di Ephir non la colma in un istante. Ha così inizio un viaggio, durante il quale ai due si affiancherà Gotland. Scelti per contrastare le forze del male che si stanno ridestando dopo ere di pace, lungo il cammino dovranno scoprire e imparare a usare i loro poteri. A sorvegliarli e guidarli verso le giuste scelte, dalle quali dipenderanno le sorti del mondo di Arìshtar, Arkàdon e la stirpe degli immortali. Devo dire che alcune parti mi hanno affascinata, altre mi hanno strappato grasse risate: i battibecchi tra Nayla ed Elamar, ad esempio, oppure il Re degli Omini, permaloso come non mai. L’autore ci trasporta spesso in epoche remote, lo fa nel momento opportuno e riuscendo a trasmettere il sapore dell’antico, del mistico, del magico, senza però separarci troppo dal presente. La scrittura. Se c’è una cosa pregevole in questo libro è il fatto che l’autore non si perda in descrizioni inutili o fini a se stesse e non aggiunga particolari o storie secondarie giusto per “allungare il brodo”, come avviene, purtroppo, in molti fantasy. Quando però decide di descrivere o raccontare, lo fa con dovizia di particolari, sempre senza dilungarsi eccessivamente, e curando meticolosamente la scelta del linguaggio, ricco, ma senza quei fronzoli ridondanti tipici dell’autocelebrazione. La lettura risulta sempre scorrevole, le scene si susseguono in modo incalzante tenendo alto il livello di attenzione. In definitiva, un libro che mi è piaciuto nonostante io sia ben oltre il target al quale è destinato. Leggerò gli altri capitoli della saga, certa che saranno anche migliori.
Questo libro è il primo di una saga fantasy “Le Cronache dei cinque Regni”, sono curiosissima di leggere i capitoli successivi, perché da questo capitolo iniziale promette molto bene.
Lo stile di scrittura è fluido e scorrevole, la terminologia è adatta al genere fantasy e questo libro, diversamente da alcuni libri dello stesso genere che ho letto negli scorsi mesi, spiega perfettamente in modo chiaro e coerente gli eventi, i luoghi, i personaggi e i legami che uniscono tutti questi elementi.
Non è un elemento da dare per scontato quando si legge un fantasy, perché molti sono scritti in modo confusionario e non ben chiaro.
Per il resto anche la trama mi piace molto, mi piace questo tocco fantasy che viene dato all’eterna lotta tra il bene e il male, che anche quando sembra conclusa, non lo è mai.
Presenti in questo libro anche delle bellissime illustrazioni che vi permetteranno di entrare maggiormente a far parte della storia!
Sono un amante di JJR Tolkien. Ho letto avidamente Lo Hobbit e tutta la trilogia del Signore degli Anelli e non potevo farmi mancare questa nuova avventura fantasy. La capacità dello scrittore di portarti dentro la vicenda è fenomenale, ho avuto per tutto il tempo la sensazione di "vedere" quelle ambientazioni fantastiche, di viverle in un certo senso. La scrittura e molto ben curata, cosa non trascurabile di questi tempi, anzi un è vero pregio. L'ho letto tutto d'un fiato in due notti e non posso far altro che consigliarvelo, sia voi appassionati del fantasy, sia chi deve ancora approcciare questo bellissimo genere letterario
Sono diversi gli aspetti che ho apprezzato in questo libro, tra l’altro scritto da un padre per la figlia. (Iniziativa lodevole, quella di regalare a un figlio la propria fantasia. (A Elvio certo non manca). La copertina, prima di tutto. Molto bella, cattura l’attenzione. Non da meno sono le immagini interne al libro, tutte ben fatte e curate nei dettagli, come accurata è in generale la grafica del libro, dall’impaginazione alla paragrafazione. Ho trovato piacevole la scelta di dare rilievo alle formule magiche attraverso font e posizione diversi. La trama. Chi legge abitualmente fantasy, sa che niente è per caso. Infatti l’incontro e il successivo rapporto tra Nayla ed Elamar sono ben lontani dall’essere casuali, soprattutto perché tra i due sembra esserci una diversità grande come un abisso fin quando il Bracciale di Ephir non la colma in un istante. Ha così inizio un viaggio, durante il quale ai due si affiancherà Gotland. Scelti per contrastare le forze del male che si stanno ridestando dopo ere di pace, lungo il cammino dovranno scoprire e imparare a usare i loro poteri. A sorvegliarli e guidarli verso le giuste scelte, dalle quali dipenderanno le sorti del mondo di Arìshtar, Arkàdon e la stirpe degli immortali. Devo dire che alcune parti mi hanno affascinata, altre mi hanno strappato grasse risate: i battibecchi tra Nayla ed Elamar, ad esempio, oppure il Re degli Omini, permaloso come non mai. L’autore ci trasporta spesso in epoche remote, lo fa nel momento opportuno e riuscendo a trasmettere il sapore dell’antico, del mistico, del magico, senza però separarci troppo dal presente. La scrittura. Se c’è una cosa pregevole in questo libro è il fatto che l’autore non si perda in descrizioni inutili o fini a se stesse e non aggiunga dettagli o storie secondarie giusto per “allungare il brodo”, come avviene, purtroppo, in molti fantasy. Quando però decide di descrivere o raccontare, lo fa con dovizia di particolari, sempre senza dilungarsi eccessivamente, e curando meticolosamente la scelta del linguaggio, ricco, ma senza quei fronzoli ridondanti tipici dell’autocelebrazione. La lettura risulta sempre scorrevole, le scene si susseguono in modo incalzante tenendo alto il livello di attenzione. In definitiva, un libro che mi è piaciuto nonostante io sia ben oltre il target al quale è destinato. Leggerò gli altri capitoli della saga, certa che saranno anche migliori.
" I Guerrieri d'Argento " è il primo romanzo Fantasy della serie "Le Cronache dei Cinque Regni" di Elvio Ravasio, edito in Italia da Gribaudi (2016).
"Tre giovani, uniti da una profezia, combatteranno il signore delle forze oscure e degli elementi. Insieme affronteranno un viaggio che li metterà a dura prova.... Inizia così la saga dei cinque regni, un tuffo nell'avventura e nella fantasia dove amicizia, fedeltà, onestà, amore sono i valori che uniscono i tre protagonisti. L'autore - da sempre amante del genere fantasy, avido lettore, vincitore di numerosi premi letterari - ha concepito questa storia incantata per dare la buona notte alla figlia bambina. Guerrieri d'argento è divenuto il primo libro di una saga in cui passione e amore per la scrittura e il racconto lo hanno portato in giro nelle scuole d'Italia dove ha incontrato e appassionato moltissimi lettori grandi e piccoli".
Ebbene si... ho erroneamente giudicato questo libro come non popolare, spinto dalle classifiche e recensioni di libri più conosciuti oltreoceano! ERRORE...ho sempre avuto questo tarlo di leggere esclusivamente Fantasy di autori non italiani, decisamente assurdo! Titubante ho acquistato l'edizione ebook di questo libro... Non ho idea del perché ho atteso così tanto per leggerlo! Un elogio ad Elvio Ravasio che non ha nulla da invidiare agli altri autori, magari più conosciuti grazie a trasportazioni cinematografiche o serie tv!!!
Storia avvincente ed emozionante; la formazione di una giovane compagnia, manufatti antichi, Re immortali, Draghi, ambientazioni vivide e reali, popoli dalle più svariate culture ed abitudini (ricordano elfi, nani od umani), creature oscure e maligne schierate ed asservite ad Oscuro Nemico.
Romanzo ricco di MAGIA, MISTERO, AVVENTURA, AMICIZIA e molto altro! Un vero Epic Fantasy che ho amato sin da subito; romanzo di formazione per giovani e meno giovani! Contento d'aver saputo che il libro è dedicato alla figlia dell'autore! Ho acquistato molti libri in attesa che i miei figli crescano, possano leggerli e provare le emozioni che ho vissuto io! Acquisterò sicuramente l'edizione cartacea! I libri sono libri... Ottimo lavoro... mi ripeto, saga super consigliata e NON abbiate pregiudizi su autori italiani emergenti e non! Grazie!
Consigliato a chi ama il Fantasy e chi vuole avvicinarsi
Premetto che questo fantasy era destinato alla giovane figlia dello scrittore. La semplicità della trama trova allora una giustificazione. Ad un occhio più maturo infatti, il libro appare più come una bozza, un embrione che deve crescere. Non vengono approfonditi molti aspetti, e i caratteri stessi dei personaggi sono piuttosto superficiali. Le lande di Arìshtar sono minacciate da un'ombra oscura. Antichi e nuovi guerrieri d'argento dovranno unirsi per salvare il mondo dalla distruzione. Il linguaggio è semplice, con momenti che vorrebbero essere epici, senza tuttavia riuscirci. Il lavoro di editing e correzione è inesistente, o comunque non è stato efficace: la moltitudine di errori e refusi, come a pagina 79 dove manca la fine di una frase, infastidiscono. Per non parlare dell'uso di termini discutibili in un fantasy: "...pasto energetico..." lo associo allo SlimFast, e il "...punti di ristoro..." alla maratona di Venezia. L'uso di più frasi principali, all'interno dello stesso periodo, creano confusione. La punteggiatura poco ortodossa, in alcuni casi, frena la scorrevolezza, rendendo difficoltosa la lettura. Per contro, la parte grafica è gradevole e aiuta l'immaginazione, frustrata dalla poca attenzione ai dettagli e alle descrizioni sommarie.
In conclusione, spero che l'Autore abbia rivisto e corretto il testo. Inoltre, approfondendo alcune parti e dando maggiore spessore ai personaggi, può uscirne un romanzo di tutto rispetto non solo per un pubblico giovane. La traccia è accattivante e personalmente ha suscitato la mia curiosità. Sarebbe interessante sapere come è stato trovato il Padre di tutti i draghi.
P.S. personalmente lavorerei anche sul grido di battaglia di Erim: "Arrivoooo" è un "pungo in un occhio", in un momento ricco di phatos come l'inizio di una battaglia epica...
This entire review has been hidden because of spoilers.
Sono un amante di JJR Tolkien. Ho letto avidamente Lo Hobbit e tutta la trilogia del Signore degli Anelli e non potevo farmi mancare questa nuova avventura fantasy. La capacità dello scrittore di portarti dentro la vicenda è fenomenale, ho avuto per tutto il tempo la sensazione di "vedere" quelle ambientazioni fantastiche, di viverle in un certo senso. La scrittura e molto ben curata, cosa non trascurabile di questi tempi, anzi un è vero pregio. L'ho letto tutto d'un fiato in due notti e non posso far altro che consigliarvelo, sia voi appassionati del fantasy, sia chi deve ancora approcciare questo bellissimo genere letterario
Se si ricerca un Fantasy scorrevole, dai personaggi ben strutturati e una trama vivida, allora questo può fare per voi. Il primo libro di una saga che porta in alto la bravura degli autori italiani, quasi sempre messi in secondo piano rispetto agli stranieri. Complimenti all'autore!