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Memorie di una madre pellegrina

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La storia l'avrebbe chiamata Elena Augusta, madre dell'imperatore Costantino. Ma lei preferiva definirsi una "madre pellegrina". Questo romanzo ci conduce nel tumultuoso viaggio interiore ed esteriore di una donna straordinaria, la cui vita prese una svolta da umile locandiera della Bitinia, si ritrovò catapultata al fianco dell'uomo che avrebbe ridisegnato i destini dell'Impero.

Questa è la storia di un amore inatteso e di una maternità straziante, ma anche il racconto di una donna che, attraverso gli intrighi del potere e le tragedie personali, cerca la propria strada.



Dal fianco di Costanzo, l'uomo che la scelse, fino al dolore più profondo causato dalle ambizioni del figlio Costantino, Elena vive una trasformazione spirituale. Tra le vie polverose della provincia e i corridoi segreti di corte, scopre il vero significato di fede, redenzione e giustizia, in un mondo dove la sopravvivenza è una battaglia quotidiana.

327 pages, Kindle Edition

Published August 21, 2025

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December 16, 2025
“In molti allusero a me, la muta e onnipresente madre nella quale non pochi vedevano l’ispiratrice occulta dell’agire del figlio. Sopravvalutavano, ahimè, la mia capacità di influenza, che da tempo non andava oltre il monito premuroso e l’affettuoso consiglio.”

L’Elena di Mazzotti è racchiusa tutta in questo. Non va (e non sembra saper andare) oltre questa sollecitudine e questo affetto premuroso. Mazzotti la vuole rendere estranea dagli intrighi di palazzo, alle dinamiche violente dell’Impero, ma l’esito è quello di un personaggio dai toni patetici, il cui fulcro è l’apprensione materna e la cui azione è inerte, atrofizzata, perché limitata a una sfera prettamente domestica, intima e sentimentale. Elena è sempre vittima o artefice inconsapevole (come nel caso dell’assassinio di Fausta) degli eventi che vive, mai davvero protagonista, solo loro osservatrice. Ne risulta che un romanzo di trecento e passa pagine narrato da questa voce, vincolato ai suoi capricci e le sue lagnanze diventa per il lettore (o almeno per me lettrice) a dir poco tedioso. L’Impero di fine III inizio IV secolo appare come marcio, logoro, (“Chi era risparmiato dalla peste soccombeva alle privazioni; chi resisteva agli stenti perdeva il patrimonio per debiti; chi conservava la proprietà era trucidato dai barbari; chi scampava agli invasori moriva per mano di ribelli. Ovunque sfiducia, ovunque anarchia.”), con solo i nostri protagonisti a fare da eccezione: Elena, nonostante la sua ininterrotta autocommiserazione; i suoi servitori, incrollabile modello di fede-speranza-carità; Costanzo Cloro, che, “non avendo potuto frenare la smania assassina dei suoi colleghi”, modera le persecuzioni dei cristiani poiché “aveva assistito a troppo dolore nella propri vita per desiderare di infliggerne altro”(molto realistico). Tutto o è bianco o è nero, insomma.
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