Monda l’ha sempre non vuole figli. Non ne avrà, il suo corpo disobbediente non si presterà al dovere sociale né all’istinto animale della riproduzione, e la sua vita non si adatterà a una tacita norma che, da sempre, vede nelle donne creature nate solo per metterne al mondo altre. All’inizio del romanzo, Monda ha trentacinque anni. Alle spalle una formazione accademica che ha promesso molto e non ha mantenuto nulla, un fidanzato che ama, sembrava aver accettato la sua decisione, ma adesso non è più così sicuro. Nel momento in cui Monda sta per cedere alle pressioni di lui, la sua natura ribelle riaffiora e s’impone, prepotente e vitale, e le fa cambiare strada. Perché forse si nasce disobbedienti, ma bisogna esercitarsi, e Monda ha cominciato molto per la storia famigliare, i vuoti affettivi, gli abbandoni che l’hanno costruita, per il suo carattere riottoso e per il suo desiderio di esistere in prima persona, di dire «io» senza paura, di farsi riconoscere in quanto Monda, in quanto donna, in quanto essere umano capace di decidere, di amare e scegliere. "La disobbediente" è la storia di una millennial che rifiuta la maternità biologica ma si ritrova a fare i conti con altre maternità, altri amori, altri percorsi di infatti essere madre, a volte, significa uscire da se stessi e imparare a dire «noi».
È un libro che non mi ha divertito, che non mi ha fatto evadere dalle questioni quotidiane — ma forse non voleva farlo. È un libro duro, a tratti soffocante, perché costringe a guardarsi dentro. Mi ha portato a riflettere su me stesso, sulla mia scelta di non riprodurmi, di non costruire una famiglia, e su tutte le conseguenze che questa decisione comporta.
Ho trovato molto bello il modo in cui Da Ponte racconta questa tensione, dal punto di vista di una donna che sente forte la pressione della società, al punto da definirsi “disobbediente”.
Non so se è un libro che mi ha fatto bene, ma sicuramente è un libro di cui avevo bisogno. La scrittura di Mavie è dolce e delicata, come un pulcino.
Odio i finali aperti MA forse questo tanto aperto non è? All’inizio mi ha infastidito questo cinismo che poi è diventata fragilità e ancora trasparenza e forse non volevo sentire questa storia e invece sì volevo vedere dove sarebbe arrivata. Consiglio questa lettura a chi ha dubbi sulla maternità e a chi pensa di sapere tutto e sentirsi superiore perché madre. Riesce ad arrivare dritto al cuore, al cervello, ti arriva dentro.
Libro decisamente pesante nel tema e nel contenuto. Inoltre, non decolla mai. Non descrive quasi mai una scena. Si ferma sempre a metà perdendosi in riflessioni che risultano esageratamente pesanti.