La vita di Eriko sembra perfetta. Una famiglia amorevole, un appartamento impeccabile e un prestigioso lavoro nella divisione di prodotti ittici di una delle più grandi aziende del Giappone. Il suo ultimo progetto, reintrodurre il controverso pesce persico del Nilo nel mercato giapponese, è ambizioso quanto lei. Ma sotto la superficie immacolata si nasconde una solitudine divorante. Eriko non è mai riuscita a stringere un’amicizia vera ed è per questo che è affascinata da Shōko, una popolare blogger di lifestyle che segue ossessivamente.
Shōko vive una vita di caos un appartamento disordinato, cene da asporto acquistate al konbini, un marito gentile e rilassato. L’opposto della tipica casalinga perfetta.
Quando Eriko organizza un incontro “casuale” con Shōko, le due donne instaurano un legame bizzarro. Shōko sembra affascinata da lei ed Eriko crede di aver finalmente trovato ciò che ha sempre desiderato. Eppure, via via che l’ossessione di Eriko si acuisce, il suo comportamento sempre più possessivo inizia a destare sospetti. Fino a che punto sarà disposta a spingersi per non perdere la migliore amica che abbia mai avuto?
Dopo il successo globale di Butter, il caso editoriale dell’anno, vincitore dei più importanti premi letterari mondiali, Asako Yuzuki ci regala una nuova inquietante esplorazione su cibo, solitudine e femminilità nel Giappone contemporaneo. Un romanzo su un’amicizia tossica, la fame di connessione e i modi silenziosi e ordinari in cui le nostre vite possono andare fuori controllo. Con un’acutezza tagliente e una disarmante empatia, l’autrice indaga cosa siamo disposti a fare per essere visti e cosa accade quando chi ci vede non apprezza ciò che trova.
Asako Yuzuki (柚木 麻子, Yuzuki Asako) is a Japanese writer. She won the All Yomimono Prize for New Writers and the Yamamoto Shūgorō Prize. Asako has been nominated multiple times for the Naoki Prize, and her novels have been adapted for television, radio, and film.
Mi ha attratto come un magnete silenzioso. Sentivo un’urgenza sottile: entrare nella mente di Eriko, ascoltare il flusso dei suoi pensieri, capire l’origine della sua ossessione, il perché di quel vuoto che sembrava divorare ogni cosa. Eriko non si osserva soltanto: si attraversa, come una stanza buia in cui si ha paura di restare troppo a lungo.
Dall’altra parte c’è Shoko. Con lei ho avvertito subito una connessione istintiva. Il suo blog era una boccata d’aria: leggero, libero, privo di pressioni e di colpa. Con Shoko potevo abbassare le difese, lasciarmi andare senza il peso del giudizio, come se le sue parole concedessero il permesso di respirare.
Il finale è stato inaspettato, e lo ammetto: mi ha sorpreso profondamente. Soprattutto perché ci si chiede, quasi in modo automatico, se la vita di Shoko sia stata davvero rovinata da Eriko.
Eppure, leggendo con attenzione, emerge una verità più scomoda. Tutte le scelte di Shoko, quelle che l’hanno condotta a diventare una persona terribile, non hanno nulla a che vedere con Eriko. Perché, in fondo, Shoko ed Eriko si somigliano più di quanto si voglia ammettere: due specchi che si riflettono, due solitudini che si confondono, due colpe che non possono essere attribuite a nessun altro.
Partenza coinvolgente, poi ho avuto l'impressione che si perdesse un po', senza saper bene cosa fare con tutto quel materiale umano. Uno sviluppo un po' sprecato.