Spesso ci viene detto che creare connessioni significhi allargare la propria rete di conoscenze professionali, che i bisogni emotivi debbano trovare risposta in un’unica relazione romantica, e che prendersi cura di sé coincida con il farsi carico individualmente del proprio dolore o con l’acquisto di una crema miracolosa. Molte persone però non possono, e spesso non vogliono, corrispondere a questi obbiettivi, e il risultato è un senso diffuso di isolamento, stanchezza e perdita di potere. Partendo da una prospettiva femminista, decoloniale e queer, Sophie K. Rosa propone di immaginare l’intimità come progetto collettivo, intrecciato alle lotte sociali. Non un rifugio privato, ma un terreno politico in cui la coesione, la cura e la comunità diventano strumenti di resistenza e possibilità di trasformazione. Intimità radicale è un invito a riscoprire i legami come forza viva di capace di generare piacere e solidarietà, di ispirare ribellioni personali e collettive, di aprire la strada a una società basata su connessioni autentiche e cura reciproca.
Ho apprezzato molto il modo in cui propone un’idea di intimità alternativa, collettiva e profondamente politica. L'autrice mostra come le relazioni non siano solo percorsi individuali ma parte di una rete di cura, comunità e solidarietà. Il suo sguardo femminista, queer e decoloniale è lucidissimo e mette in evidenza come il capitalismo ci isoli e ci separi dagli altri e da noi stessi.
Il sesso e le relazioni "radicali" non faranno crollare il capitalismo, ma far crollare il capitalismo potrebbe renderle finalmente possibili. Nel frattempo, qualunque sia il tipo di relazione in cui ci troviamo, sforzarci sinceramente di amare - e di non trattaci a vicenda come merci - sarebbe già un buon inizio. Se è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del apitalismo, forse è comunque più facile immaginare la fine del capitalismo che la fine della famiglia - Sophie Lewis (p. 136- 137)
La morte è certa per tutte, tutti e tutt* noi, ma chi muore quando e come, in che condizioni con quale cura, è una questione politica (p. 233)
Come parte di questo impegno, potremmo orientarci diversamente rispetto all'invecchiamento, cercando di costruire reti intergenerazionali di parentela di compagn* di lotta. "Un giorno saremo tutt* vecchi*" non dovrebbe più essere un'espressione di rassegnazione, ma un grido di mobilitazione (p. 259)