Ci sono bar e bar e poi c'è il Bar Sport che tutti li accomuna e li fonde in un solo paradigmatico universo, in una sola grande scena di umanità raccolta sotto la fraterna insegna come intorno a un fuoco, intorno al calore di un'identità minacciata. Stefano Benni, con il suo Bar Sport, ha aperto la porta su un mondo che per tutti è diventato un luogo, anzi il luogo familiare per eccellenza. Il Bar Sport è quello dove non può mancare un flipper, un telefono a gettoni e soprattutto la "Luisona", la brioche paleolitica condannata a un'esposizione perenne in perenne attesa del suo consumatore. Il Bar Sport è quello in cui passa il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (proprio così, con due n) che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare. Nel Bar Sport fioriscono le leggende, quella del Piva (calciatore dal tiro portentoso), del Cenerutolo (il lavapiatti che sogna di fare il cameriere) e delle allucinazioni estive. Vagando e divagando Benni ha scritto la sua piccola commedia umana, a cui presto aggiungerà un nuovo capitolo.
Stefano Benni (Bologna, 1947 – Bologna, 2025) è stato uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo italiano.
Stefano Benni (1947-2025) was an Italian satirical writer, poet and journalist. His books have been translated into around 20 foreign languages and scored notable commercial success. He sold 2,5 million copies of his books in Italy.
He has contributed to Panorama (Italian magazine), Linus (magazine), La Repubblica, il manifesto among others. In 1989 he directed the film Musica per vecchi animali.
Non vorrei fare il sentenzioso, ragazzi, ma capisco che per chi (a differenza di Benni e ahimè del sottoscritto) non ha vissuto e frequentato i Bar della Bologna degli anni 60-70 quell'universo può sembrare alieno come "le navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione". Il fatto è che quei personaggi (il cinno, la luisona, l'esperto di calcio, ecc) esistevano davvero ed erano tali e quali, con un'aggiuntina del senso di assurdo di cui la prosa di Stefano è maestra. Per questo quando leggo e rileggo i capitoli di Bar Sport continuo a rotolarmi dalle risate miste a un sottofondo di rimpianto e nostalgia e non mi adiro se qualcuno può giudicare quelle righe assolutamente incomprensibili ed assurde...
Libro perfetto, credo, (d'altronde, il primo e il più famoso di una serie di libri sui bar) per iniziare a conoscere uno scrittore come Benni che, con la sua sconfinata fantasia, regala momenti di intrattenimento unici nella letteratura italiana contemporanea.
Il bersaglio della sua ironia è la società italiana degli anni '60-'70. I racconti contenuti in questa raccolta vanno oltre il possibile immaginabile sorprendendo ogni volta per originalità e ricchezza descrittiva di fatti improbabili, ma che servono a sottolineare abitudini e modi risibili, caratteristici della società che gravita intorno a ogni Bar Sport e non solo.
Bar Sport è un libro che avevo già incontrato ai tempi della sua prima pubblicazione, se non ricordo male agli inizi degli anni Novanta: tale e tanto era stato il suo successo che mi è rimasto impresso per tutto questo tempo, anche se all'epoca da buon teenager nerd ero preso e sommerso in ben altri tipi di libri. Che il libro sia stato un successo non mi stupisce, perchè è la divertentissima rappresentazione degli stereotipi del Bar, che era il luogo di aggregazione per eccellenza di chi è stato giovane in quegli anni. Era è la parola giusta, perchè ormai, dopo decenni di onorata carriera, il bar Sport è in declino, è il testimone ancora parlante di un mondo che non esiste più. Non esiste più perchè nel frattempo ci è piombata addosso la più grande delle rivoluzioni, ovverosia la rete (ricordo ancora molto bene il giorno in cui fu aperto il primo sito internet nella provincia di Modena: era il 1994, ed era al dipartimento di Informatica dell'università, ovviamente. Per l'homo telematicus il Bar Sport è diventato un inutile appesantimento del passato, perchè la socializzazione si fa sul web. Esattamente come relitti sono diventati tutti gli accessori del Bar Sport che popolano i nostri ricordi di ventenni, come il leggendario telefono a scatti o a gettoni, il flipper e successivamente i videogiochi a grandezza umana della Konami o della Taito, il biliardino. A tal punto è cambiato il mondo che la raccolta di racconti che doveva essere solo satirica è diventata un dolce amaro album di foto ricordo, ed anche la mordente vena comica di Stefano Benni col tempo si è spuntata ( anche se brillantissime eccezioni non mancano, come la leggendaria pasta alla crema di età indefinibile presente su tutti i vassoi di tutti i bar parrocchiali d'Europa - quelli che non hanno ancora chiuso). Quindi? Quindi a distanza di quattro lustri e passa questo è un libro che è ancora godibile, ma non per i motivi per i quali è stato scritto. E' come andare al cinema a guardare radio freccia di Ligabue, è come aprire l'album di fotografie di quando eri Boy Scout. Non adatto ai teen-ager, probabilmente non lo capirebbero: adesso smetto che devo whatsappare l'appuntamento per il brunch online di sabato, nel frattempo ordino un caffè vegano caldo macchiato freddo in tazza di vetro. Tiepida. Con zucchero di canna del Paraguay.
Primo libro di Stefano Benni che leggo e di sicuro non sarà l’ultimo, perché queste sono tre stelline ma tre stelline positive che significano: Bar sport è un libro molto carino, sono curiosa di leggere qualcos’altro di Benni. Le stelline non sono quattro perché Bar Sport parte molto bene (i vari tipi umani che frequentano il bar sport sono fantastici e della serie it’s funny because it’s true) ma poi si perde un po’, diventando un po’ troppo esagerato, c'è troppa voglia di strafare.
È un libro che oggi non si può leggere che con un po’ di malinconia. Io sono troppo giovane per aver frequentato i bar sport in prima persona ma mio nonno paterno ha frequentato bar del genere fino a poco tempo fa e i miei nonni paterni vengono proprio dall’Emilia come Benni, quindi di riflesso non posso che leggere questo libro, che mi ricorda le vacanze della mia infanzia, con un po’ di nostalgia.
Ci sono libri che, pur invecchiando, restano immortali. E poi ci sono i libri che invecchiano. Male. Non nego l'aspetto ludico di questo celebrato libretto di Benni, e alcune pagine strappano ancora un sorriso, ma la ricerca persistente dell'iperbole comica stanca dopo poche pagine.
Il Bologna perse sei a zero dopo essere stato lungamente in vantaggio. La mia reazione a questa battuta, “encefalogramma della risata piatto!”, e mi ha accompagnato durante tutto il libro. :(
Ho faticato a leggerlo fino alla fine. La prima parte, dove descrive i vari stereotipi che dimorano nei bar italiani, è simpatica. Ma quando comincia a esasperare i vari avvenimenti esterni alla vita del bar, gare ciclistiche; squadre di calcio e non mi ricordo più cos’altro, ho incominciato a perdere il gusto di quello che stavo cercando di assaporare. La mia aspettativa quando ho acquistato questo libro era di ridere a crepapelle, sganasciarmi dalle risate. La delusione è stata totale. Mi dispiace, mi hanno fatto sorridere le prime 40 pagine. Mi sono annoiato nelle ultime 80. I miei due neuroni non sono sufficienti a capire le battute di Stefano Benni. Sicuramente non è il mio genere di libri. Chiudo qui, il prossimo libro già mi aspetta sul comodino! :)
L'idea di partenza non è male, ma perde mordente nello sviluppo. Benni preme troppo il pedale dell'acceleratore del non sense e della comicità a tutti i costi, senza dare tregua al lettore. È un continuo dipanarsi di storielle che hanno come esile filo conduttore il bar di provincia senza alcuna variazione di tono. Lettura divertente solo a tratti che mi ha stancata con incredibile rapidità.
Raccolta di brevi racconti collegati tra loro dall'ambientazione in un tipico bar di quartiere, denominato quasi per antonomasia "Bar Sport". Benni descrive con vivace ironia personaggi e situazioni in bilico tra il mito e la barzelletta, in una divertente rassegna di tutti gli stereotipi legati alla classica vita da bar di periferia, con sparse qua e là vere perle di umorismo geniale. Talvolta lo stile caricaturale insiste un po' troppo sulle iperboli, ma il divertimento è assicurato e la scrittura trasuda leggerezza e spontaneità. Consigliabile a tutti per risollevare il morale nelle giornate malinconiche.
Letto! Mi ha ricordato la mia infanzia, avevo vicino casa un baretto dove ogni tanto andavo a comprare il gelato (spassosissima la scena del bambino che va a comprare il gelato!) I personaggi descritti da Benni ti sembra di averceli davanti agli occhi. Mi è piaciuta molto la discussione filosofica sull'ubriaco tra Schopenhauer e Hobbes.
Forse un po’ datato questo Primo “Bar Sport” di Benni, anche se molte situazioni sono ancora attuali, forse nei bar di provincia e nei paesini, impensabili nelle grandi città. Alcuni capitoli sono assolutamente godibili, così ricchi di buon umorismo. La Luisona, per esempio, ne è la dimostrazione più bella. La carrellata poi dei personaggi che si avvicendano nel bar tra cappuccini, caffè, aperitivi, partite al calcio-balilla o al flipper è molto folcloristica. C’è anche chi si attarda sempre al telefono a gettoni e la qualcosa ci fa oggi sorridere. Solo persone come me che all’epoca dell’uscita del libro erano già nati possono forse capire e divertirsi con cognizione di causa. C’è una bella dose di nostalgia in queste descrizioni, ma anche tanta umanità.
Libro divertente, scritto bene, in maniera intelligente. Ogni tanto riesce a far ridere.
Un mio amico sui sessant'anni lo ha letto venti anni fa: appena gli ho nominato questo libro si è ricordato dell'incipit sulla mitica Luisona ed ha sorriso. Che bellezza la letteratura! Qualsiasi letteratura.
Dubito che io fra vent'anni mi ricorderò questo libro. Sicuramente negli anni Novanta era un libro molto attuale, oltre ad essere molto brillante. La brillantezza rimane, l'attualità solo in parte. I flipper sono passati di moda, le discussioni nei bar per il calcio sono rimaste.
Belle le descrizioni dei giochi.
Il biliardo con due giocatori e gli altri che guardano, le partite a carte con un linguaggio conosciuto solo da giocatori e con durature antipatie (che dureranno anni) dovute a una singola giocata sbagliata.
La briscola. Gioco molto semplice. L'avversario sbatte sul tavolo una carta, e voi dovete sbatterla più forte. I buoni giocatori rompono dai quindici ai venti tavoli a partita. E' opportuno, prima di sbattere la carta, inumidirla con un po' di saliva. Le carte prendono così la caratteristica forma a cartoccio, con la durezza d'un sasso. Quando la carta è abbastanza vecchia, diventa molto dura e pesante, e se non siete allenati è opportuno giocare con guanti da elettricista.
A me piaceva giocare a carte: per questo mi è piaciuta questa parte. Penso che sia un libro molto soggettivo. Ognuno avrà le sue parte preferite.
Se una persona non ha vissuto nessuna di queste situazioni, non potrà certamente apprezzare questo libro.
Non è un'ironia che fa morire dalle risate chiunque la legga. E' un'ironia apprezzabile solo da chi ha vissuto queste situazioni. Sconsiglio questo libro a chi non ha mai frequentato bar, ne' giocato a carte o biliardo, ne' litigato per opinioni diverse sul calcio.
Invece la trama è completamente assente. Solo scene separate ambientate nello stesso bar.
Ironia 5
Piacevolezza 3,5
Tematiche 1,5
Trama assente.
Voto: 3
Voto amico: 5
Voto finale: 4 per il sorriso del mio amico.
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Aggiornamento dopo tre giorni. Ho quasi convinto quel mio amico a iscriversi a goodreads. Lui potrà votare 5. Io posso assegnare più onestamente 3 stelline.
Se siete apprezzate lo stile dell'autore e soprattutto con il suo umorismo, questo libro potrebbe piacervi, in quanto rappresenta bene entrambi gli aspetti. Unica cosa: per godere a pieno dell'opera e dell'umorismo converrebbe aver vissuto gli anni '70 e essere meglio familiari con alcuni sport, in particolare il calcio, entrambe cose di cui non ho esperienza.
Inoltre, agli occhi del lettore odierno, alcuni passaggi risultano problematici in accennano con leggerezza ad argomenti importanti e seri.
A causa di queste mie mancate conoscenze e di questi paragrafi, valuterei l'opera 2,5+ stelle, nonostante non la reputi cattiva, non è in grado di far completa presa su di me.
Un dettaglio minore, ma che mi ha colpito, è scoprire che questa storia è ambientata vicino a dove vivo.
Bisogna essere dotati di un grande estro scrittorio per riuscire a produrre delle storie così cariche di ironia senza mai risultare esasperati o stucchevoli. Complimenti al maestro Benni per la sua penna arguta e per la sua sottigliezza nell'esprimersi.
This is an act of love for Italy, for the city of Bologna in the 70s, for the culture of the plains around River Po. Benni's "absurdist" style perfectly exaggerated the typical characters of the area, becoming universal enough to make the book an instant bestseller in the entire Italy. If you want to see how Italy used to see itself in the 80s, understand the nostalgia for a certain blue-collar epic, or even just have a laugh, you should read this.
Libro e autore poco affini alle mie corde. Non mi è totalmente dispiaciuto, ma di fondo non mi ha lasciato nulla se non un sorriso di fronte alla trovata della spiegazione etimologica della parola "caffè". Carino in alcuni passaggi, ma troppi li ho trovati a vuoto. Per me è più indicato ad un target adolescenziale.
Date carta bianca (e una penna) a Stefano Benni, lasciatelo libero di gironzolare per i bar di Bologna e in men che non si dica otterrete Bar Sport. Perché dico questo? Perché questo libro mi ha dato l'impressione, durante tutta la lettura, che l'autore si sia divertito a scriverlo. Come un matto. La quantità di sparate, di assurdità se vogliamo, presenti in questo libriccino ha del clamoroso. È un'iperbole dietro l'altra. È satira, è nonsense, è umorismo gratuito. Ci sono dei passi che figurerebbero benissimo in un film di Fantozzi, altri che potrebbero essere recitati a Zelig, anche a cinquant'anni dalla pubblicazione del libro. Sono contento che Bar Sport esista: fa bene al lettore leggerlo, ha fatto benissimo all'autore scriverlo.
Una lettura leggera, piacevole e di qualità. Benni rappresenta un volto dell'Italia provinciale del secolo scorso, quello dei bar e dei suoi habitué, con simpatiche iperboli che strappano sempre un sorriso. Consigliato.
Bar sport è forse il libro più noto di Stefano Benni e indiscutibilmente quello che ha consacrato lo scrittore bolognese. Sullo sfondo di una Bologna anni ’60, visibile grazie ai riferimenti ad alcune sue vie e all’utilizzo di alcuni termini in dialetto petroniano, il romanzo immortala alcuni tipici frequentatori del “Bar sport” (il professore, il “tennico”, il Cinno, il nonno da bar e perfino la Luisona - una brioche alla crema che risale a tempi immemorabili…) e alcuni divertenti episodi capitati agli avventori… Tutti i protagonisti del romanzo sono descritti in maniera umoristica e caricaturale, tanto da diventare rappresentazione di tutti i possibili tipi umani che chiunque di noi poteva incontrare in ogni bar di ogni provincia italiana degli anni ’70 nonché di oggi. La deformazione comico-grottesca e il linguaggio iperbolico, espressivo, spesso ai limiti del nonsense o del legame analogico, sono gli aspetti più interessanti del romanzo: la realtà viene moltiplicata attraverso l’accumulo delle parole, delle iperboli, delle caricature, e sembra esplodere in una fantasmagoria di personaggi, surreali ma al tempo stesso concretissimi.
Lo stile di Benni è inconfondibile: ironico e divertente come al solito, ma, purtoppo, le storie divise tra loro fanno un po' fatica a creare un giudizio globale soddisfacente. Se avessi vissuto a Bologna negli anni descritti da Benni, sicuramente avrei apprezzato di più il suo libro, ma resta il fatto che Stefano con il suo stile e le sue scelte linguistiche rimane un campione di simpatia!
Il libro che mi ha fatto scoprire, ormai più di quindici anni fa, il grande Benni. Era da tanto che non lo rileggevo e devo dire che ne serbavo un ricordo migliore. Alcuni capitoli sono eccezionali (vedi alla voce "Luisona" e "tennico"), altri un po' debolucci; l'umorismo e l'inventiva di Benni risultano ancora un po' troppo acerbi. Resta comunque un signor esordio.
La prima parte è molto simpatica e varrebbe da sola quattro stelle. Mi sono divertito a fare collegamenti con gente incontrata veramente nel poco tempo in cui ho lavorato come barista. Purtroppo arriva la seconda parte. Troppo eccessivamente sopra le righe e staccata dal tema che mi era piaciuto tanto prima.
Questo è stato è mio primo incontro con Stefano Benni, nel lontano 1995. Dato il tenore, si è trattato anche dell’ultimo. Un umorismo di tipo “fantozziano” che decisamente non rientra nelle mie corde e, a tratti, mi ha addirittura infastidito.
Bar Sport non avrebbe neanche bisogno di una presentazione, ma spesso, come molti classici, nessuno l'hai mai letto veramente e volontariamente. È una di quelle letture che sovente finisce tra quelle obbligatorie scolastiche e se ne perde la leggerezza. Riprendetelo, rileggetelo e riridetene!
Libricino troppo pieno di iperboli: ce ne sono di più e di meno riuscite. Alcune storielle sono pietre miliari dell'umorismo e del nonsense, altre sono forzate. Apprezzabile l'uso di un italiano onomatopeico, quasi futurista.