Als Psychogramm einer Epoche hat man sein "Buch der Erinnerung" bezeichnet. Auch in den Erzählungen erforscht Peter Nádas jene Innenwelt, in der gesellschaftliche Repression, Gewalt und Ausgeliefertsein an die Macht ihre tiefsten Spuren hinterlassen. Mit beklemmender Präzision wird erzählt, wie ein Kindergeburtstag sich in eine gespenstische Szene der Erniedrigung verwandelt: Faschismus en miniature. Peter Nádas erzählt von der Angst. Vom Schrecken vor sich selbst, weil niemand seine Grenzen kennt. Als könne das Ungeheuer im Menschen jederzeit erwachen und Amok laufen. Es sind unheimliche Geschichten.
Hungarian novelist, essayist, and dramatist, a major central European literary figure. Nádas made his international breakthrough with the monumental novel A Book of Memories (1986), a psychological novel following the tradition of Proust, Thomas Mann, and magic realism.
Péter Nádas was born in Budapest, as the son of a high-ranking party functionary. Nádas's grandfather, Moritz Grünfeld, changed his name into Hungarian, which was considered a scandal in the family. Nádas's youth was shadowed by the loss of his parents. Nádas's mother died of cancer when he was young and his father committed suicide. At the age of 16 his uncle gave him a camera, and after dropping out of school Nádas turned to photojournalism. During the late 1960s and early 1970s, he worked as an editor, reader, and drama consultant. After the Soviet-led invasion of Czechoslovakia in 1968, Nádas quit his job as a journalist and devoted himself to literature. "I resigned, walked out, and turned my back on the system to save my soul," he later said.
Die besseren Erzählungen sind ziemlich plumpe Fingerübungen für einen ganz großartigen Roman. Aber selbst die machen allenfalls ein Drittel dieser Auswahl aus zwei Erzählbänden aus. Der im Klappentext angesprochene Kindergeburtstag ist großartig, die Titelgeschichte absolut pennälerhafter Umgang mit dem Mythos. Nur für Kompettisten oder als Beutestück aus einer Bücherzelle für die erste Geschichte.
Stile divino. Il contenuto rimane un mistero perché ho capito poco o niente di ogni sua storia, mi perdevo dentro, come in un labirinto e non sono riuscita ad uscirne. Ma forse è proprio questo lo scopo dell'autore? Se sì, è riuscito benissimo. E io l'ho amato, nonostante non abbia capito niente. E penso sia una delle prime volte in assoluto che mi succede, sì perché io odio le cosi dette storie "no-sense" o dal finale aperto. Almeno le odiavo, in questo caso invece mi è piaciuto. E se un libro ti fa riaprire le tue opinioni a nuove possibilità, io sono convinta sia un libro più che valido. Complimenti!
"La vita dell'uomo aspira in ogni momento all'armonia. Credo che anche per questo motivo gli uomini siano propensi a parlare molto. Come se le varie forme di comunicazione verbale, la discussione, la lite, la confessione, fossero un tramite per creare un'armonia fra il mondo esterno e quello interno. Una sintonia che non è mai realizzabile attraverso la semplice comunicazione. Gli uomini non si fidano di se stessi, vogliono spiegare tutto, vogliono sempre imporre i loro punti di vista all'ambiente che li circonda; questo atteggiamento – invece di avvicinarli alla soluzione o almeno a una sorta di quiete momentanea – li allontana sempre più dall'armonia. Ogni parola che pronunciamo prepara nuovi conflitti, nuove contrapposizioni, che a loro volta necessitano di altre soluzioni, mentre i contrasti insoluti vanno a formare lunghe catene, creano situazioni sospese, conducendo in strade senza uscita." (L'agnello, pp. 56, 57)
"L'uomo è ancora lontanissimo dalla capacità di osservare con attenzione e rigore ogni passo della propria vita. Per il momento è riuscito a portare a livelli altissimi solo la finzione." (ivi, p. 75)