Non più di tre, per John Keats, erano “le cose di cui godere”: una di queste era “la profondità del gusto” di William Hazlitt. Diretto, paradossale, provocatorio: così appare Hazlitt nel suo saggio sull’ignoranza delle persone colte, un gioiellino nell’arte dell’essay, del componimento in prosa, cioè, discorsivo, di argomento filosofico, morale, letterario o legato all’esperienza quotidiana, il cui modello riconosciuto e tuttora inarrivabile è Montaigne. In questo libro dello scrittore e critico inglese, amico di Stendhal e dei maggiori poeti del suo tempo, sono raccolti sette dei numerosi saggi appartenenti a Table-Talk, la rubrica che l’autore tenne sul «London Magazine» dal giugno 1820 al dicembre dell’anno successivo: tutti testi di sconcertante attualità e caratterizzati da un’alta dose di humour, specie se letti oggi, alla luce del presente. Oltre alla riflessione Sull’ignoranza delle persone colte, intervento argutamente eccentrico, che dà il titolo al volume, tanti sono gli aspetti della vita affrontati dal saggista-filosofo: dall’analisi del genio incompreso (contrapposto all’uomo d’azione e quindi di successo) al ritratto dello scrittore elegante (e perciò “effeminato”), dalla critica ai gruppi di potere (tra cui i consigli comunali e le università) agli svantaggi della superiorità intellettuale (sulla raffinatezza d’animo che si scontra puntualmente con un mondo ignorante), fino al tema universale della paura della morte e ai suoi risvolti tragicomici con i lasciti testamentari.
William Hazlitt (1778-1830) was an English writer, remembered for his humanistic essays and literary criticism, and as a grammarian and philosopher. He is now considered one of the great critics and essayists of the English language, placed in the company of Samuel Johnson and George Orwell, but his work is currently little-read and mostly out of print. During his lifetime, he befriended many people who are now part of the 19th-century literary canon, including Charles and Mary Lamb, Stendhal, Samuel Taylor Coleridge and William Wordsworth.
Hazlitt was the son of the Unitarian minister and writer, William Hazlitt, who greatly influenced his work. Hazlitt's son, also called William Hazlitt, and grandson, William Carew Hazlitt, were also writers.
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Una bella serie di saggi e pensieri riguardanti la cultura, il fare testamento, il carattere, le istituzioni e la paura della morte. E per essere pensieri di un uomo vissuto tra il 1700 ed il 1800 sono ancora molto attuali, in particolar modo quelli sulle istituzioni: quasi a dimostrare che le cose, in fondo, non sono cambiate poi così tanto. Divertente il capitolo sul fare testamento. Molto bello e che mi ha riportato ai tempi di filosofia al liceo e ad Epicuro, il capitolo sulla morte: il giusto tono per concludere il tutto.
Scritto nei primi dell’800 con argomenti ancora molto attuali. Non di facile lettura ma i temi stuzzicano lo pensiero. Breve ma con molti temi: si parla di cultura, di pensiero e azione, del fare testamento, del carattere, delle istituzioni e della paura della morte. Mi sono segnata diverse frasi “È meglio non saper né leggere né scrivere che saper leggere e scrivere, e non esser capaci d’altro” “Morire è solamente tornare a essere come eravamo prima di essere nati: nessuno prova alcun rimorso, o rimpianto, o ripugnanza, nel contemplare quest’ultima idea.”
Il libro raccoglie una serie di articoli che l'autore ha scritto e pubblicato tra il 1820 e il 1821, prima di raccoglierli in volume. L'ironia caustica e dissacrante (per lo spirito dell'epoca) strappa a tratti più di un sorriso quando si rivolge contro i colti del diciannovesimo secolo e le loro abitudini, dalla paura della morte all'abitudine di prendersi qualche rivincita personale nel momento di fare testamento, fino alla mollezza e alla malafede delle istituzioni. Il libro patisce però in modo impietoso il trascorrere del tempo e risente del cambio di abitudini e di prospettive di questo secolo. In altre parole, è diventato in gran parte anacronistico e, di conseguenza, l'interesse nel leggero ne risente molto. Considerata però la lunghezza ridotta, vale la pena sfogliarlo anche solo per quelle poche osservazioni che ci fanno per notare come alcuni piccoli particolari, in riferimento ad esempio alla paura della morte o al comportamento delle istituzioni, non siano poi tanto cambiati nell'arco di duecento anni.
Dei sette saggi qui raccolti ho letto con approvazione soltanto quello Sulle istituzioni. Gli altri non hanno acceso il mio interesse, e non ho colto in questa prosa il sibilante humor per cui l'autore viene da più parti lodato.
Piacevole lettura di stampo filosofico ma con un tratto leggero e divertente. L'autore riflette sull'ignoranza delle persone colte, la cui istruzione spesso rende superiori e ciechi nei confronti delle emozioni e della realtà ("le persone che hanno meno idee di tutti sono gli scrittori e i lettori. è meglio non sapere né leggere né scrivere che non saper fare altro che questo"), sottolineando altresì l'importanza dell'esperienza per capire il mondo che ci circonda. "Più lingue un uomo apprende più danni arreca al suo talento", inizia così la raccolta di Hazlitt. Riflette sul pensiero e l'azione e sulle passioni come motivo d'azione; sulla morte di cui si ha paura e sostiene che "forse la migliore cura per la paura della morte è riflettere che la vita ha un principio oltre che una fine" e la consapevolezza che così come tutto inizia poi finisce dovrebbe aiutare l'uomo a sconfiggere la paura della morte sebbene rinvii l'atto della firma del testamento perchéuna volta provveduto anche a questo, non resta più niente e la morte arriva. Assieme all'autore, con un sorriso, possiamo riflettete anche noi.
Arguzia, profondità di pensiero e pregevolezza di spirito umoristico. Queste e molte altre qualità nei discorsi di raro spessore racchiusi in questo libro. Ho riso, sospirato di amarezza, empatizzato e anche gioito insieme ad Hazlitt. Ogni volta che leggo qualcuno riflettere con uno stile così profondo e complesso, penso a quanto mi piacerebbe che questo linguaggio fosse più diffuso. Consiglio la lettura a chiunque gradisca stimoli intellettuali, ironia e umorismo in un'unica composizione saporosa e ben amalgamata. Questo autore va necessariamente riscoperto. Grande, William!
Ecco il secondo libro regalatomi da mia sorella Fede. Questi saggi mi hanno presa a schiaffi, dandomi molto su cui riflettere. Non mi dispiacerebbe leggere ancora Hazlitt. Non ho dato punteggio pieno poiché non ho apprezzato l’accezione negativa data all’effeminatezza.
Avevo grandi aspettative su questo saggio, invece sono rimasto un po' deluso. Saggio ironico, ma in molti punti è risultato noioso, meno male che è corto