Tra tutti i ripetenti, l'insegnante è il più ripetente di tutti. Gli studenti, come sassi di una fionda, fanno un po' di giri e poi finiscono via. L'insegnante resta, anno scolastico dietro anno scolastico, imbambolato dalla giostra su cui è salito a sei senza sapere che non ne sarebbe sceso più. Un insegnate pluriripetente racconta qualche giro sulla 'giostra scuola'. Ne vengono invenzioni buffe praticamente vere. Un'allieva che cambia continuamente nome per confondere il suo insegnante. Un amore infantile nato tra "Pianto antico" e "Chiccolino dove vai". Un docente svampito braccato dai fantasmi senza nome dei suoi studenti. Un corso interdisciplinare più attento al Moro di Venezia che a un giovane studente nigeriano. Una fuga attraverso aule e corridoi di un insegnate che non vuole pianificare il suo lavoro. Il Novellino di un'istituzione - la scuola media superiore - freneticamente immobile.
Domenico Starnone (Saviano, 1943) è uno scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano.
Ha collaborato e collabora a numerosi giornali (l'Unità, Il manifesto per cui è stato redattore delle pagine culturali) e riviste di satira (Cuore, Tango, Boxer), con temi generalmente improntati alla sua attività di insegnante di liceo.
Ha scritto con costanza su Linus, negli anni '70-'80.
Ha lavorato anche come sceneggiatore; film come La scuola di Daniele Luchetti, Denti di Gabriele Salvatores e Auguri professore di Riccardo Milani sono ispirati a suoi libri.
Il suo libro maggiormente apprezzato, Via Gemito, ha vinto il Premio Strega nel 2001.
Domenico Starnone ci avverte: ""io" non sono io. Niente di ciò che ho raccontato qui mi è realmente accaduto. Se fatti e persone dovessero sembrare reali, la colpa è tutta della realtà". Ecco, è davvero tutta colpa della realtà, perché leggendo questo libro io ho rivisto uno per uno i miei insegnanti, i miei compagni di classe e i bidelli delle scuole superiori. Leggendo e ricordando un po' ho riso, un po' mi sono rattristata e un po' mi sono arrabbiata. Ma è stato bello fare questo viaggio indietro nel tempo.
Storie di scuola raccontate da chi, come Domenico Starnone, è stato prima scolaro e poi insegnante, piccoli temi, compiti in classe, uniti tutti da uno stesso filo conduttore, un professore che guarda dietro e intorno a sé gli anni trascorsi nelle scuole italiane. Un professore, però che Starnone non è, ammonisce l'autore nell'Avvertenza conclusiva, quando scrive Per ultimo: "io" non sono io. Niente di ciò che ho raccontato qui mi è realmente accaduto. Se fatti e persone dovessero sembrare reali, la colpa è tutta della realtà, ma è solo la somma di quanto ha vissuto in prima seconda e terza persona, in più di quarant'anni tra studio e insegnamento negli edifici scolastici. Profuma (volutamente?) di antico nelle prime pagine, un po' troppo per i miei gusti, quando con linguaggio aulico che si rifà allo stile delle poesie che ci costringevano a imparare a memoria da piccoli, ricorda la sua maestra, le piccole paure quotidiane e il suo primo innamoramento scolastico, ma poi si ravviva via via fino ad arrivare a dosare con sapienza, ironia e malinconia, un pizzico di cinismo e dolce rassegnazione.
Il temi migliori sono da nove (9 - Benissimo), "Le Ore" (splendido e commovente) e "Piani" (una sottile satira sulla burocrazia che paralizza e ingabbia l'insegnamento), a tutto il resto sette più (7+ - Bene).
«Hai dei problemi? Come mai hai usato l'indicativo invece del congiuntivo? Non sai che coi verbi che esprimono opinioni, desideri, speranze, ipotesi ci vuole il congiuntivo? Hai dei problemi? o piuttosto non hai opinioni, desideri, speranze, ipotesi? Ho pensato: Sono così scemo? Faccio proprio così? La pensione, la pensione. Un milionetrecentonovantamila al mese. Basta.»
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog ---> La siepe di more
Fuori registro è un libriccino di centotrenta pagine formato da quattordici storie dedicate agli insegnanti e a cosa può accadere loro nello svolgimento di questa professione. Dato che non sono mai stata al di là della cattedra, ho preso la lettura di Fuori registro come una piacevole rimembranza dei miei anni da liceale.
Starnone, infatti, ci racconta storie che sembrano assurde, ma, se ci pensate bene, ricorderete certamente qualcosa di simile (soprattutto se siete passati dalle scuole medie superiori). Per esempio, la ragazza che cambia nome ogni giorno. Nella mia scuola c'era una ragazza che cambiava colore di capelli ogni settimana.
È bello quindi ritrovare in Starnone quella bizzarria presente in ogni scuola media superiore che si rispetti. Stento a credere che non abbiate mai sentito un insegnante lamentarsi della scarsa collaborazione dei colleghi quando si tratta di mettersi a lavorare sul serio a un progetto, oppure di non aver preso in giro con i compagni qualche mania o tic dei docenti.
Fuori registro è un libro simpatico e lo consiglio a chiunque voglia tuffarsi nell'ambiente scolastico, passando qualche ora con i vecchi ricordi.
Solo se interrogato: Appunti sulla maleducazione di un insegnante volenteroso e questo libro formano nella mia memoria un tutt'unico. Una specie di monumento minimalista a quella professione che in Italia - ma forse anche altrove -, piú di ogni altra sembra uscita da un racconto surrealista: il professore. È uno strano slalom tra studenti riottosi e colleghi stralunati, ricordi di gioventú e improbabili slanci culturali: un qualcosa che inizia a metà e non finisce. Eppure da tutto questo siamo usciti tutti, piú o meno preparati, piú o meno frustrati, piú o meno maturati.
A piú di trent'anni dall'uscita di questo libro la scuola italiana è cambiata molto, ma nella sostanza è ancora cosí com'è descritta qui: un luogo fuori registro, stonato, irreale eppure indispensabile.
3,5 ⭐ (Attenzione: questa recensione è un flusso di coscienza. Tipico caso in cui non sai cosa hai letto e lo capisci scrivendone.) Non lo so se mi è piaciuto quello che ho letto. Sicuramente anche se non mi è piaciuto del tutto è scritto con la maestria che Starnone padroneggia. Forse non mi ha convinto perché racconta una scuola che non ci appartiene più o addirittura una scuola che abbiamo voluto cambiare. E la racconta con un tono di accettazione che non mi è garbato granché (e uso volutamente un'espressione toscana che mi pare renda bene l'idea). Se c'è una cosa vera in questo scritto, è anche la meno vera: "Tra tutti i ripetenti, l'insegnante è il più ripetente di tutti. Gli studenti, come sassi in una fionda, fanno un po' di giri e poi fischiano via. L'insegnante resta, anno scolastico dietro anno scolastico, imbambolato dalla giostra su sui è salito a sei anni senza sapere che non ne sarebbe sceso più". È vero, gli insegnanti entrano a scuola da alunni e ne escono quando vanno in pensione, ma insegnare è un'avventura nuova ogni anno. La verità è che niente si ripete davvero. Si dura una fatica immane, ma di sicuro non ci si annoia. Ecco, Fuori Registro di Starnone racconta la noia dell'insegnamento, che forse esiste ma è vissuta da qualche insegnante della scuola superiore. O forse è solo una mia idea? O l'idea di pochi? Ho letto con malessere, ma è stato comunque bello.
Fuori registro racconta le disavventure di un insegnante di scuola superiore che è salito sulla "giostra scuola" dalla prima elementare e non ne è più uscito. Racconti veri, malinconici e ironici, i quali mischiano i ricordi studenteschi del protagonista col suo presente da insegnante. I miei racconti preferiti? Dissegnanti e Le ore, valgono da soli l'intero libro! Fuori registro, insieme a Ex cattedra e a Sottobanco, scritti sempre da Starnone, hanno ispirato il soggetto della fiction Fuoriclasse, in onda attulamente su Rai1.
Tragicomico ritrovarsi, nonostante gli anni passino, in tante delle situazioni descritte da Starnone. Emblematico poi l'ultimo racconto sul fantomatico "piano di lavoro" per l'anno scolastico successivo, trito e ritrito, scopiazzato tra colleghi, e che potrebbe risalire addirittura a Pascoli o Carducci stessi. "Se hai un piano collaudato, perché cambiarlo?" dice una collega, ammazzando ogni pretesa di innovazione didattica.