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254 pages, Paperback
First published February 1, 2013
Al mercato, mi si vendesse a peso, costerei di più, tu meno, ma saremmo entrambi sogliole, totani o capponi.
Invece tu sei una ragazza e io no […]
Noi siamo obesi. E l’obesità non è semplicemente una categoria tra tante, non è un criterio per classificare le persone. Ma per dividere le persone dalle non-persone.
Sono irriconoscibile quando saluto mamma sulla porta, e non perché ho mezza faccia sotto la sciarpa, semplicemente, come il più triste dei supereroi, la mia identità scompare appena esco di casa, appena supero la cancellata – e non sono più Caterina. Mi chiamo Caterpillar ora, mi chiamo Cate-ciccia. Anche se non c’è nessuno.
[…] il caffè macchia di un odore forte l’aria come un cane dalmata.
La trama è riassumibile in modo molto veloce poiché quello che succede spesso non è ecclatante, ma sono le vicissitudini comuni di una liceale. Cellini ci parla di come la protagonista vede il mondo e ci si relaziona, i suoi drammi quotidiani e come alla fine subirà un cambiamento che capiamo poi essere necessario per sopravvivere in questo mondo. Caterina è la voce narrante del libro e perciò siamo catapultati nella sua testa in modo assoluto; non c'è possibilità per il lettore di poter sfuggire all'insindacabile e totale giudizio - spesso molto negativo, cattivo e alquanto antipatico - di Cate. Non si può far a meno di non sopportarla, o per lo meno: per me è stato così. Fin dalle prime pagine odiavo Cate, che così saccentemente vedeva il suo limite come ancora di salvezza per tutti gli altri. Si definisce una supereroina e ostenta questo suo ruolo, perché con la sua presenza crede di riuscire a risollevare l'autostima degli altri. E come ogni supereroe che si rispetti, allontana tutto e tutti, compresa Anna, la sua imperturbabile amica: solo in casa lei è "veramente" se stessa. Dico "veramente" tra virgolette perché Cate non si rende conto davvero di chi è lei se non alla fine del libro. E' egoista, pensa di sapere come gira il mondo - un mondo meschino che per lei non vuol trovare spazio perché troppo grassa.
questo è un altro motivo per cui sei inevitabilmente condannato a non sopportare Caterina per gran parte del libro. Cellini non ci risparmia nulla: i pensieri crudi che la mente di Cate partorisce sono serviti sulle pagine come un buffet avariato, di cui ti servi ma che poi ti farà star male. L'autore ti fa sentire in colpa a tratti per aver preso in antipatia la protagonista, ma tu non puoi farci niente, perché dipendi dalle sue parole. E' davvero in grado di manipolare il lettore a suo piacimento e ti ritrovi alla fine ad aver rispetto per questa ragazza, che già a 17 anni porta sulle spalle tutto questo fardello interiore. E' stata un'esperienza abbastanza sconvolgente. Non mi era mai capitato di apprezzare tanto un libro e nello stesso tempo di odiarne per la maggior parte del tempo il personaggio principale.
"Cate, io" è, infatti, un libro agrodolce: triste e commovente, per via del suo tremendo realismo e del senso di compassione che muove nel lettore
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