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Il miracolo della musica: La mia storia

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Salvatore Accardo è uno dei più famosi violinisti al mondo e uno stimato direttore d'orchestra. Vero talento musicale, prende in mano il violino per la prima volta nel 1944, a soli tre anni, quando il padre, un incisore di cammei di Torre del Greco con la passione dell'opera, gliene regala uno e, d'istinto, suona la malinconica colonna sonora dell'epoca, Lili Marleen . Dopo aver imparato a leggere la musica grazie a un amico di famiglia, che suonava la fisarmonica e il violino ai matrimoni, viene affidato agli insegnamenti privati di Luigi D'Ambrosio e a undici anni è ammesso al conservatorio di Napoli, dove si diploma nel 1954 eseguendo, fra l'altro, alcuni Capricci di Paganini. Diciassettenne, vince il prestigioso premio Paganini, che inaugura la sua folgorante carriera, portandolo in giro per il mondo e offrendogli l'opportunità di incontrare e confrontarsi con i maggiori musicisti di ogni paese. I suoi amici si chiamano Riccardo Muti, Claudio Abbado, Zubin Mehta, David Ojstrach e Astor Piazzolla, che per lui compose la Milonga in re . Perché il suo repertorio è davvero vastissimo («La musica è un universo da esplorare interamente, senza limitarsi a qualche pianeta » puntualizza Accardo), anche se Paganini ha segnato in modo indelebile la sua vita professionale. Convinto che «la musica è fondamentale nella vita di ogni essere umano, e non si può vivere senza», da sempre si batte perché i nuovi talenti emergano attraverso scuole, concorsi ed eventi che si impegna personalmente a promuovere, e ha spesso criticato la scarsa attenzione da parte delle istituzioni italiane per i giovani, costretti a fuggire all'estero per realizzare i loro sogni. È proprio pensando ai molti meritevoli aspiranti musicisti, ma anche a tutti gli amanti della musica di ogni età, che Salvatore Accardo si racconta per la prima volta in queste pagine, svelando episodi inediti, anche della sua vita privata. Per esempio, che da giovane è stato un promettente portiere di calcio (gli fu addirittura proposto di entrare nei pulcini del Napoli) e che giocava di nascosto dai genitori, i quali sognavano per lui un futuro da violinista. O che da sempre è uno sfegatato tifoso della Juventus. E un irriducibile fan dei film di Totò. Che, oltre al violino, adora suonare la viola ma anche giocare a scopa, passione ereditata dal padre a cui si dedica in vacanza con alcuni illustri colleghi-amici, come Maurizio Pollini, Claudio Abbado e Luigi Nono, in interminabili partite serali. Sebbene oggi, come ammette lui stesso, la sua vera, travolgente passione sia un'altra: quella (inattesa) per Ines e Irene, le due figlie di quattro anni. Un libro, piacevole e coinvolgente, che ci parla di musica, smentendo la convinzione che la musica si possa solo suonare o ascoltare.

202 pages, Kindle Edition

First published October 2, 2012

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Profile Image for Svalbard.
1,139 reviews66 followers
December 15, 2020
La felicità esiste, però non è per tutti...

Il violinista Salvatore Accardo in questo libro racconta la sua vita, le persone che ha conosciuto e le sue idee sull’arte e sulla musica.

E’ una lettura non impegnativa e molto piacevole. Il musicista, nato a Torre del Greco da un padre non musicista ma grande amante della musica, e artista a modo suo (ricercato incisore di camei) cominciò a suonare da bambino, trovando nello strumento, per il quale era straordinariamente dotato, possibilità di successo e di realizzazione. Cominciò poi a vincere, giovanissimo, premi su premi, fino a diventare uno dei maggiori e più apprezzati violinisti del nostro tempo, e poi anche direttore d’orchestra. Si raccontano i suoi incontri con altri grandi musicisti, le sue impressioni, le sue gioie e le sue idee; tra tutti gli aneddoti uno dei più simpatici è quello che riguarda Astor Piazzolla, che lo andò a visitare in camerino prima di un concerto in Argentina e gli portò lo spartito di un tango che aveva composto per lui. Visto che non era troppo complicato, decise che l’avrebbe eseguito durante il concerto, come bis. Quando lo fece il pubblico riconobbe la musica del suo musicista nazionale, e il teatro venne giù per gli applausi; il più esterrefatto fu proprio Piazzolla, presente tra il pubblico, che mai avrebbe pensato che il suo pezzo sarebbe stato eseguito quella sera stessa.

Altri episodi divertenti sono le crociere in barca a vela o le partite a carte con Claudio Abbado, Renzo Piano, Luigi Nono e Luciano Berio (e scusate se è poco); altri, meno divertenti, l’aver dovuto lasciare la direzione del teatro San Carlo di Napoli per aver ricevuto minacce di tipo camorristico (un amico di famiglia, un chirurgo di fama, aveva ricevuto un regalo esplosivo che gli aveva fatto perdere un occhio e alcune dita di una mano).

Sono molti i personaggi che Accardo ha incontrato nella sua vita, non solo legati al mondo della musica, e di cui racconta qualcosa (ad esempio Totò o Sophia Loren), o di cui dice comunque qualche parola gentile e piena di simpatia (ad esempio Fabio Fazio, che io sesso conobbi tanti anni fa, quando non era ancora famoso, mi sembrò una persona simpatica e capace; e anche se non ho mai seguito “Che tempo che fa” non ho mai capito perché tutti gli diano sistematicamente addosso; o Luciana Littizzetto - se Accardo sapesse quanto aveva detestato Alban Berg, sulla cui musica io e lei avevamo lavorato insieme ai tempi dell’università… - o Michele Serra, il quale una volta mi piaceva ma adesso mi è diventato un po’ boh… o Giorgio Forattini, che lui apprezza e ammira moltissimo, ma che a me pare abbia seguito un percorso non propriamente evolutivo…)

Lettura piacevole, ma un po’ amara. Perché mi ha fatto riflettere sul fatto che la felicità - e Accardo si descrive come una persona felice, o almeno fortunata - sia il prodotto di una serie di circostanze del tutto casuali e difficilmente riproducibili: la nascita in una famiglia magari non agiata ma con capacità di capire, di credere e di indirizzare; doti indiscusse ma anche voglia di esercitarle (il violino è uno degli strumenti più difficili, non solo e non tanto per l’oggettiva difficoltà tecnica, quanto per il fatto che richiede proprio una fatica estrema suonarlo); l’incontro con persone capaci di motivarti e di incoraggiarti, e non di stroncarti; e soprattutto uno spirito capace di spremere dalla vita e dagli altri solo il meglio. Solo il primo matrimonio non gli era andato molto bene (una legge non scritta ma piena di senso è che i musicisti devono sposare solo altri musicisti) ma con il secondo, con una sua allieva, ricuperò alla grande, al punto di diventare padre di due gemelle a quasi 70 anni.

Ho comunque riscontrato un errore veniale. All’Accademia chigiana, da allievo, Accardo aveva incontrato John Williams, un giovane chitarrista molto dotato ex-allievo di Segovia, che tempo dopo - così dice - avrebbe composto le colonne sonore dei film di Steven Spielberg. Non è così, in quanto il John Williams chitarrista australiano che poi avrebbe fondato il gruppo rock progressivo degli Sky, non è lo stesso John Williams americano, compositore per il cinema, che ha composto in effetti le musiche per i più importanti film di Spielberg e di Lucas - compresa la celeberrima marcia di Guerre Stellari - e che probabilmente non ha mai preso una chitarra in mano in vita sua.
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