Sospesi tra storia e invenzione in un Medioevo che sembra vero, sono qui raccolti in un unico volume tre romanzi di Laura Mancinelli, in cui l'autrice approda a una visione fantastica e ironica della tradizione e della società medievale. I dodici abati di Challant, dove, in una cornice di ironia mondana e gaudente, dodici monaci ricevono l'incarico di sorvegliare un feudatario che eredita un castello con la clausola di mantener fede a un maligno obbligo di castità. Il miracolo di santa Odilia, immagine della vita che si afferma in chiave religiosa, ma non trascendente, attraverso la storia di due Odilie: la prima devota e pia, la seconda giovane e bella. E infine, conclusione ideale di questa metafora, Gli occhi dell'imperatore, dove una contessa piemontese, un cavaliere-musico-poeta e l'imperatore Federico II, ormai prossimo alla morte, partecipano a un affascinante percorso di avventure e sentimenti, che è anche un intreccio di entusiasmo, rassegnazione e senso del destino.
Laura Mancinelli (Udine, 18 dicembre 1933 – Torino, 7 luglio 2016) è stata una germanista, medievista e scrittrice italiana. Docente universitaria, traduttrice e autrice di romanzi storici, si è laureata nel 1956 in lettere moderne all'Università di Torino, con una tesi in letteratura tedesca.
Termino la lettura del libro della Russo lasciando un Federico II di Svevia quattordicenne, e mi viene voglia di ritrovarlo adulto in una lettura che mi era piaciuta molto, tanti anni fa, in un racconto della Mancinelli. Mi pareva di ricordarlo adulto, ma per essere più precisi l'imperatore qui è ormai invecchiato, stanco e malinconico. A parte questo, nonostante la distanza di oltre dieci anni, l'impressione prodotta dalla rilettura non perde di freschezza, la scrittura della Mancinelli è proprio nelle mie corde.
Da qualche parte nei commenti precedenti a questo, qualcuno ha scritto che "Bianca è insopportabilmente donna dell'amor cortese": a parte quel "insopportabilmente", l'affermazione mi trova d'accordo: era l'Italia tutta che si fiondava come un razzo (un grosso razzo-stivale...) in quella precisa direzione, e la Mancinelli rende perfettamente il senso di questa corsa forse non precipitosa ma certo densissima di eventi e personaggi, e altrettanto densa di codici e linguaggi ben precisi. Federico II altro non è stato se non un precursore di tanti famosi signori e principi che sarebbero comparsi di lì a poco (poco, si fa per dire...) sulla scena della Storia: guardandoli dal nostro punto di vista, sembrano principini che si occupano di smancerie da telenovela, ma sono state proprio quelle smancerie a contraddistinguerli ed elevarli rispetto degli zotici capi-tribù. E allora ben venga l'amor cortese, ché sono la musica e la poesia a distinguerci dalle bestie.
E non è tutto: accanto al racconto romantico di Bianca e alla vena malinconica di Federico II ormai invecchiato, la Mancinelli inserisce con un gusto tutto shakespeariano i dialoghi tra la balia e lo scudiero di Tannhäuser, i voli dei falchi e le corse del grosso cane Pelone che all'occorrenza si trasforma anche in una borsa dell'acqua calda. Un gioiellino, lettura caldamente consigliabile.
Se or siam fatti nemici, non d’essi soli è la colpa … «Il sole di maggio calava dietro le colline tutto indorando il cielo ad occidente. la piccola compagnia sotto il caprifoglio rompeva il silenzio con brevi conversari a voce rattenuta per non guastare la perfezione di quel meriggio che lentamente cedeva alla sera. Anche gli animali tacevano, anche gli uccelli. Tutto pareva attendere il quotidiano morir del giorno con la quieta malinconia della certezza che l’indomani il giorno sarebbe risorto.». I DODICI ABATI DI CHALLANT (1981) Ambientato verso la fine del XIII Secolo in un castello della Val d’Aosta. Protagonista l’incantevole Bianca, marchesa di Challant. Il Duca Franchino di Modena, vedovo della sorella di Bianca, eredita il feudo con una clausola di castità. Dodici abati vengono incaricati di vegliare sull’osservanza di tale clausola. Tanti i personaggi che giugnono al castello, e movimentano la vita dei dodici abati e Bianca(neve). L’ottimo cavaliere Venafro; l’Inventore, Enrico da Morazzone; il Filosofo, scacciato dalla Sorbona, perché in odore di Eresia, in quanto seguace di Abelardo (1079 – 1142. “Non si deve credere in nulla se prima non lo si è capito” …); La saggia Pretessa (che tanto mi ricorda la Donna del Fiume di Candace Robb); madonna Maravì, da Napoli; il Mercante veneziano; il Trovator … cortese; l’Astrologo. «- Voi siete molto buono, Venafro. Venafro sorrise in silenzio, poi disse: - Non so neppure che cos’è la bontà. sto con voi perché mi fa piacere. La vostra presenza mi rende ora lieto ora triste, qualche volta mi fa soffrire molto. Ma sempre mi tiene vivo, mi fa godere di più della gioia, rende più acuti i miei occhi e più sensibili le mie orecchie; la mia mente è più desta, e se mai occorresse, avrei più coraggio. Senza di voi, forse non soffrirei, ma vivrei di meno. E la vita e tutto quello che abbiamo.». La storia? come fosse … Dodici piccoli … abati … IL MIRACOLO DI SANTA ODILIA (1989) Colline del Monferrato, Alto Medioevo (476-1066). Odilia dei Conti di Agliano, viene destinata al convento, dove la vecchia zia Odilia, badessa, inutilmente ha cercato il miracolo che tanto lustro avrebbe portato alla casata. Ancora fanciulla, assiste ad un torneo e si invaghisce di un giovane cavaliere in partenza per le Crociate. Non ancora ventenne è già anche lei Badessa, e si adopera per migliorare le condizioni di vita del convento e del contado attorno. Anche qui, personaggi che impreziosiscono questo splendido arazzo: Ser Francesco, un nobile vicino, suor Buccia, la cuoca; il cavaliere-pellegrino; il Vescovo Zenone, bonario e saggio, e altri ancora … «Zenone: Io credo che l’esistenza di un uomo, la sua anima forse, ma di anima preferisco non parlare, sia parte di quel tutto formato dalle esistenze degli esseri umani. Ciò che l’uomo fa, di bene e di male, non muore con lui, ma sopravvive nelle conseguenze che ogni gesto provoca nella vita dell’umanità, nelle sue conseguenze, lo ripeto, piccole, piccolissime, o grandi. L’uomo è parte di una totalità: nessuno sfugge a questa totalità, e ad essa l’uomo dà il suo apporto, in modi e misure infiniti, nel bene e nel male. In questa totalità tutto resta; in essa l’uomo sopravvive anche quando è morto.». Riuscirà il gelsomino a ... compiere il miracolo? … GLI OCCHI DELL’IMPERATORE (1993) XIII Secolo. Due castelli in Puglia e Piemonte. La Contessa Bianca Lancia attende da anni, nel suo castello in Piemonte, un segno di re Federico II di Svevia, padre di suo figlio Manfredi. Federico è trattenuto in Puglia nel suo castello. Il fedele cavaliere Tannhaüser e la sua arpa; Ben Zargan, consigliere arabo dell’Imperatore; il pirata Stefano; un viaggio per mare da Genova ad Amalfi; un matrimonio in articulo mortis … «Ma ora mostratemi la via per la capanna, signora, che io possa un poco riposare, poi che così dolce accoglienza ha lenito il dolore che nel mio cuore è insediato come ospite costante.» Rubando alla Treccani … prosa questa, naturale, semplice, scorrevole, limpida, elegante, lirica ... preziosa!
I primi due romanzi brevi/racconti lunghi (I dodici abati di Challant e Il miracolo di Santa Odilia) mi sono piaciuti molto. Le protagoniste femminili sono piene di carattere (nel medioevo, hurrà!), le storie sono divertenti e ironiche.
L'ultima parte (Gli occhi dell'imperatore) mi è parsa una puntata di una telenovela. Bianca, la protagonista, è insopportabilmente donna dell'amor cortese.
Tre brevi racconti che sembrano proprio tre favole o tre leggende ed io li ho letti prendendoli come tali. Una scrittura super scorrevole ed incalzante, che non annoia mai. Quando decidi di prendere questo libro in mano per leggerlo devi assicurarti di avere davvero del tempo perché poi te ne staccherai a fatica. I capitoli sono brevissimi e miscelano ironia, fantasia, un po’ di poesia e armonia, tutto questo per fare rima ma non ho esagerato nulla. I dodici abati di Challant: una specie di giallo dal sapore tardo medioevale in cui gli abati ospiti di un castello, iniziano a morire l’uno dopo l’altro in situazioni bizzarre e misteriose. Poi c’è Venafro che a me non dispiacerebbe incontrare nella realtà Il miracolo di Santa Odilia: non so perché ma in alcuni passaggi mi ha fatto pensare alla prima parte di L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, ovvero la parte bellissima e stupenda che non meritava quella fine ingloriosa, ma questa è un’altra storia. Forse per la vita monastica vissuta nella gioia e mai nella costrizione o nella privazione. Gli occhi dell’imperatore che poi sarebbe Federico II: bellissima l’atmosfera bucolica che si respira e il crescere di un sentimento forte fra due dei protagonisti principali; sentimento costretto, forse, a restare platonico.
Raccolta di tre romanzi brevi accomunati dalla stessa ambientazione nel medioevo piemontese, tra castelli, monasteri, cavalieri, dame e religiosi. Sono romanzi graziosi, scritti con un linguaggio arcaicizzante, ma scorrevole e leggibile. Dei tre ho preferito l'ultimo, Gli occhi dell'imperatore, con la storia d'amore tra Bianca e Tannhauser, ma sono un po' rimasta delusa da un finale che lascia molto all'immaginazione del lettore. Questa, secondo me, è la pecca di tutte e tre le storie: lasciano un po' troppo in sospeso il lettore.
Lo avevo in coda da quasi 6 anni e per un motivo o per l'altro ne ho sempre rimandato la lettura. Sbagliando di grosso: nei tre brevi romanzi/racconti lunghi si viene presi e sbalzati con sapienza nel XIII secolo, tra la Valle d'Aosta, il Monferrato e la Puglia, tra personaggi descritti con bonaria ironia. Piacevolissimo.
Fantastico. Scritto molto bene e con grande ironia lancia uno sguardo nuovo sul Medioevo. Insieme a Vassalli, una scrittrice che mi ha aperto un mondo e mostrato una epoca.
Oggi vi recensisco tre romanzi, che nell’edizione in mio possesso sono contenuti nello stesso libro… che solo leggendo ho scoperto fossero tre storie separate, ma adesso vi spiego perché l’acquistai (e sono passati un po’ di anni) e solo ultimamente ho deciso di leggerlo.
Chi mi segue saprà che sto partecipando alla Made in Italy Books Challenge ideata da Valentina (blogger di Universi Incantati), il tema proposto per settembre è leggere un classico… guardo nella mia libreria e ritrovo questo libro, che avevo comprato quando andavo alle superiori e, per qualche motivo che non mi ricordo più, non lo lessi. Con questa challenge ho trovato il tempo di leggerlo ed ora passo a raccontarvi qualcosa delle trame…
I dodici abati di Challant narra la storia di questi dodici abati che devono sorvegliare il duca Franchino di Mantova, il quale eredita il feudo dove sorge il castello di Challant. Perché devono sorvegliarlo? Perché la clausola apposta nel testamento impone all’erede di rimanere casto fino alla morte. Per vari eventi fortuiti, uno dopo l’altro, i dodici abati vanno incontro a diverse sorti…
Il miracolo di santa Odilia narra la storia di Odilia, fatta diventare monaca dalla famiglia per poter vantarsi di aver un santo in famiglia. Odilia diventa perfino badessa e vive una vita da vera monaca esemplare, ma di miracoli neppure l’ombra. La storia si sposta velocemente – appena al secondo capitolo – su un’altra Odilia, membro della stessa famiglia, che alla morte della precedente omonima, viene fatta diventare monaca e badessa nel medesimo convento. La seconda Odilia vive e dirige il monastero in maniera diversa dalla sua parente… e questa volta si verificherà qualche miracolo?
Gli occhi dell’imperatore narra la storia del viaggio che devono affrontare una contessa e suo figlio per arrivare alla corte dell’imperatore Federico II (nonché padre del ragazzo e che non ha mai conosciuto). In questo viaggio si conosce anche la storia del cavaliere che li accompagna, un cavaliere-poeta a cui è stata fatta una fattura, impedendogli di suonare la sua arpa. Arriveranno dall’imperatore? E poi cosa succederà?
Quando avevo preso questo libro, da subito, il mio istinto mi aveva detto che non mi sarebbe piaciuto più di tanto… e all’istinto bisogna sempre dare retta! Le tre storie non sono riuscite ad appassionarmi e coinvolgermi, sia per le trame in generale e sia per il linguaggio antiquato e – per quanto mi riguarda – poco scorrevole. I personaggi sono poco descritti e caratterizzati e anche il mondo in cui vivono è come se non esistesse. Nessuno dei tre romanzi a mio parere ricrea quell’atmosfera storica e medievale in cui dovrebbero essere ambientati, e anche le trame sono poco credibili e non creano quella curiosità che spinge il lettore a continuare… infatti mi distraevo a ogni riga. Questa è la mia opinione e non toglie che a qualcuno possa piacere.
Mi è piaciuto senza troppo entusiasmarmi. Non è un libro che si legge tutto d'un fiato, ma si gusta piano piano assaporandone i vari aspetti. Il racconto che ho amato di più è "Gli occhi dell'imperatore", che mi ha fatto pensare alla storia di Tristano e Isotta. Anche gli altri racconti sono molto piacevoli "I dodici abati di Challant" mi ha ricordato "Dieci piccoli indiani" di A. Christie, mentre in "Il miracolo di santa Odilia" ho trovato spunti di riflessione.
Molto belli nel loro inizio e nel loro svolgersi tutti e tre i racconti, ma deludenti i finali. Sembrano sempre scritti di fretta, come se l'autrice non sapesse beme come concludere la narrazione. Un vero peccato.