Protagonista di questo giallo, che miscela ad arte tensione amore e ironia, e racconta anche di una rinfrancante cospirazione della solidarietà umana, è Milano. La città di Expo 2015, che «accoglie 20 milioni di visitatori», dove gli architetti sono archistar, le sedie «sistemi di seduta» e le feste sono eventi. E contrapposta a questa metropoli, la Milano delle periferie multietniche dove la disperazione sa ancora lasciare spiragli alla speranza, cioè alla vita vera. Due città che sono due mondi, e un involontario, scanzonato protagonista che li percorre in lungo e in largo da preda e cacciatore insieme. Carlo Monterossi è il fortunato autore di una trasmissione tivù di genere piagnucoloso, Crazy Love, un grande successo commerciale di cui non va per nulla fiero. A casa sua, nella baraonda di una festa, finisce un giovane orientale in stato confusionale. Somiglia in modo impressionante a un architetto giapponese acclamato come una star all’Expo, ma non ricorda nemmeno il proprio nome e non vuole che si chiami la polizia. Il giorno dopo, il giovane orientale sparisce e Carlo Monterossi trova il suo appartamento devastato da una perquisizione. Di colpo la sua esistenza agiata e tranquilla è sconvolta da eventi che gli paiono inspiegabili ma evidenti: qualcuno cerca qualcosa ed è abbastanza determinato da seminare cadaveri, anche il suo, per trovarlo. Mentre si apre l’inchiesta ufficiale affidata all’abile vicesovrintendente senza carriera Ghezzi, Carlo Monterossi comincia la sua strana latitanza in periferia, inseguito da un assassino con la nostalgia del posto fisso, mosso da mandanti misteriosi. Al quartiere Corvetto, che «pensava fosse solo un’uscita della tangenziale, e invece è un mondo», conduce insieme a una bizzarra banda di complici e amici la sua indagine per tentare di uscire dai guai, tra improbabili urbanisti rivoluzionari, gang di latinos dal coltello facile e un’anziana coppia di sudamericani che guida e organizza la sua «Resistencia». È qui che Carlo trova una cosa e ne scopre tante altre, alcune belle, alcune brutte, alcune sconvolgenti. E una meravigliosa.
pagina 150: "maria non finge nemmeno per un secondo di schernirsi e dire no grazie". robecchi, se devo stare ancora qui a spiegarti la differenza tra schernire e schermirsi, te saluto core!
Carlo Monterossi: "da qualche tempo la sua abilità nel mettersi nei guai è centuplicata rispetto alla già rispettabile norma." Ma è pur vero che i guai gli piovono addosso. Questa volta hanno le sembianze di un giapponese smemorato: se lo ritrova spaesato alla sua festa di compleanno, poi sparisce ed infine lo ritrova nella sua auto, vi lascio immaginare come. Carlo scappa, letteralmente fugge e finisce in un quartiere satellite di Milano, il Corvetto. "Per Carlo il Corvetto era un'uscita della tangenziale, e ora scopre che è un mondo. Maggioranza islamica, minoranza latina, italiani poveri, quelli che non c'è riforma che tenga." È il mondo dei latinos, quelli dal sangre caliente, quelli dalla musica dolce della grande Orquesta di Willie Colón sulla quale ballare, quelli del rum distillato dal demonio, quelli che per due settimane lo ospiteranno come un amico, come un figlio... Ed è anche il mondo di María. Bella, ha due occhi che... María che sta lottando per avere, come tanti altri connazionali, il permesso di soggiorno e un passaporto che le permetterebbe di andare e venire dal suo Paese, María che per averlo dovrebbe sottostare alle solite voglie di chi lo rilascia... E Carlo si reinventa il mestiere di cavaliere per salvare la sua dama, e con lei molti altri... e ne combina un'altra delle sue... Ma stavolta gliel'appoggio!
Storie di spionaggio, di servizi segreti, di progetti e personaggi da mandare all'aria, miste ad altre storie: emarginazione, ricatti, soprusi, speranze, solidarietà... Resistencia."
Ed in primo piano - questa volta - il tenero romanticismo di Carlo Monterossi, mentre lo sfondo è sempre appannaggio della musica di Bob Dylan, anche se alle volte fa un po' male...
🎶 There's a new day at dawn and I've finally arrived / If I'm there in the morning, baby, you'll know I've survived / I can't believe it, I can't believe I'm alive / But without you it just doesn't seem right / Oh, where are you tonight? 🎶 (*)
(*) 🎶 C'è un nuovo giorno all'alba e sono finalmente arrivato / Se sarò qui domani mattina, baby, saprò di essere sopravvissuto / Non ci posso credere, non riesco a credere di essere ancora vivo / Ma senza di te tutto questo non ha senso. / Oh, dove sei stanotte? 🎶
[Bob Dylan - Where are you tonight? (Journey through dark heat)]
Quando l'ho acquistato ho pensato: "alla fine chi se ne frega della trama, è Robecchi, quello che cerco è solo una scrittura scorrevole e divertente." E beh, niente...l'ho trovata, eccome! Ecco, diciamo che se siete qui unicamente per la trama potreste rimanere un po' delusi perchè il giallo alla fine è un po' tirato per i capelli, anche se dal mio punto di vista devo ammettere che gli elementi di suspense non sono affatto mancati e che le ultime 50 pagine le ho divorate.
Ma insisto, la storia può essere più o meno piacevole secondo i gusti, ma il punto forte di questo libro rimane lo stile, che io adoro da matti. Ed è per questo che lo avevo scelto
Devo ad Alessandro Robecchi una nuova esperienza di lettura: non mi era mai successo di iniziare un romanzo, finirlo (alla velocità della luce, ma fino a qui siamo nella piena normalità), leggerne l’ultima pagina e… ricominciarlo da capo cinque minuti dopo.
Con la prima lettura ti godi la trama, partecipi empiricamente alle avventure di Carlo Monterossi, soffri e ti esalti con lui per la direzione che prende la vita di questo autore televisivo pentito dalla sua creatura di maggior successo. Il protagonista del già fulminante “Questa non è una canzone d’amore”, amante di Bob Dylan e (si intuisce) della buona letteratura, è alle prese con una festa di compleanno (triste) ricca di invitati (tristissimi) e di imbucati (se possibile più tristi ancora), tra cui un giapponese che pernotta in casa Monterossi salvo tramutarsi in cadavere nella sua macchina poche ore più tardi. L’autore di format comprende che è il caso di nascondersi, e in una Milano divisa fra l’attesa dell’EXPO e le sue mille contraddizioni sociali, si sviluppa una vicenda costellata di personaggi fenomenali, confronti cultural-etnici, indignazioni per l’utilizzo malefico di quel po’ di potere che alcuni non riescono proprio a gestire. Una lunghissima volata verso un finale splendido e struggente.
Dicevo, però, che Robecchi mi ha costretto a una seconda e quasi immediata lettura. Una seconda occasione per tuffarsi nella meravigliosa ambientazione milanese (a pagina 244 c’è casa nostra!) e per approfittare delle suggestioni che ci regala l’autore: così finisci per passare una serata su Youtube con i pezzi di Bob Dylan, o su Wikipedia alla ricerca dei versi di un poeta peruviano (Cesar Vallejo, ed è una scoperta meravigliosa).
Il nuovo romanzo di Alessandro Robecchi contiene un bel po’ di regali. A voi trovarli, scartarli e farli vostri. Non rimarrete delusi, neppure per un istante.
Gradevole, bello e scorrevole lo stile, una bella accozzaglia di personaggi "tratti da una storia vera" (o per meglio dire da una cronaca di tutti i giorni). Storia giallorosa milanese con visioni di fondo sul prossimo disastro annunciato dell'Expo, forse un po' troppo "morale" e a quasi lieto fine, ma ogni tanto ci vuole anche questo, non si possono sempre leggere storie alla Sin City. Purtroppo non riesco ancora (è il secondo romanzetto della serie) a provare troppa empatia per il protagonista, imbranato ma non troppo deus ex machina suo malgrado grazie all'odiatissimo lavoro televisivo che lo rifornisce di soldi. Vabbè, magari a Robecchi non gli daranno il Nobel per la letteratura. O forse sì, ma non per questa serie. Che però è una piacevolissima lettura.
Un giapponese (o cinese, o coreano, o una cosa così) che dorme sul divano. No, non è lo strano remake del film di Verdone ma l'inizio di questo giallo tutt'altro che semplice da risolvere. Nella Milano della grande Expo, quella stessa città che aspetta milioni di visitatori che a quanto pare si sono nascosti molto bene, Carlo Monterossi si ritrova suo malgrado invischiato in una storia che tocca aspetti tra loro molto distanti: una star dell'architettura, i Servizi Segreti (o meglio la Ditta), la famosa Esposizione Universale e la comunità latina della città. L'unica sua pecca è stato decidere suo malgrado di dare una festa durante la settimana del Salone del Mobile. Ecco, da lì il creatore del programma più trash della Tv italiana, Crazy Love, non solo si ritrova appunto un giapponese con un bernoccolo grande quanto un'albicocca sul divano immacolato del soggiorno, ma anche la casa devastata e un mandato di arresto sul groppone. Unica soluzione: la latitanza, ovviamente, spalleggiato dall'amico Oscar. Chi è sto giapponese? E cosa cercano quelli che cercano il giapponese e ora pure Carlo?
Questo è il secondo libro di Alessandro Robecchi (QUI la recensione del primo Questa non è una canzone d'amore) e oramai sono completamente innamorata del suo stile e del suo modo di scrivere. Ironico e pungente, Robecchi sa dare al lettore una storia molto complessa e intricata senza però lasciarlo spaesato, senza annoiarlo. Anzi! Carlo, il nostro protagonista, l'Uomo dai mille guai, non si limita ad accompagnarci nel giallo per capire che sta succedendo. No. Con il suo ironico sarcasmo (ridondanza? ma si che ci sta) ci mostra anche una città in pieno fermento per la Grande Esposizione ma che non è pronta o non è all'altezza di un evento del genere, una città che guarda ai grandi palazzi e ai faraonici padiglioni della fiera ma che invece si dimentica (o forse vuole proprio nascondere) del barbone che si accuccia sui gradini di una lavanderia fallita pensando che sia il posto più bello del mondo o che al suo interno tante persone, immigrati o meno, regolari o meno, si arrabattano alla ricerca di una soluzione a problemi ben più gravi di questa o quella delegazione in visita. Si sente l'amore per Milano dell'autore, la mostra, la descrive, la osserva, ma non per questo si nasconde dietro a un dito o fa finta di non vedere la corruzione e le sue idiosincrasie. E Milano in questo modo diventa anche un po' protagonista oltre che ambientazione del tutto particolare. Perché il problema, il cuore di questa storia, nasce proprio nel cuore della città.
Tanti sono i personaggi che troviamo in questo romanzo. Esattamente come nel primo libro, non solo Carlo è circondato da un nugolo di persone, ma in un alternarsi di capitoli seguiamo anche la polizia che cerca di scovare un pluriomicida e gli antagonisti di Carlo. Tutti sono alla ricerca di qualcosa e di qualcuno e la domanda sorge spontanea: chi sarà il primo a trovarlo?
Bravo Robecchi! Bravo nel creare un protagonista che esce fuori dai cliché della giallistica italiana e che ci sa divertire ma anche un po' incuriosire con questi riferimenti ad una Lei che ancora non sappiamo chi sia o dove sia; un protagonista che ci intenerisce e che sento tanto nelle mie corde. Bravo nel farci muovere nella comunità latina milanese, fatta certo di bande e spaccio ma anche di persone per bene. Bravo nell'architettare un giallo curioso e unico nel suo genere. Ma bravo soprattutto a dare a tutto ciò una continua nota ironica che porta tutto un altro piano di lettura.
Pubblicato nel 2015 questo romanzo è un po' un giallo e un po' una sorta di favola, anche se nel finale non manca una deriva realistica. Il protagonista è Carlo Monterossi, un autore televisivo di successo, che si trova all'improvviso a doversi nascondere perché qualcuno ha ucciso un giapponese che si era rifugiato in casa sua e, probabilmente, vuole uccidere anche lui. Un amico gli trova un rifugio presso una coppia di sudamericani con i quali presto stringe amicizia. Intanto anche la polizia, che indaga sulla morte del giapponese, lo sta cercando; il resoconto delle indagini si alterna alle vicende di Carlo, che conosce vari personaggi, fra cui una ragazza di cui si innamora, per i quali la coppia che lo ospita è un riferimento e un aiuto. La storia è narrata in modo garbato e ironico, come se l'autore non si prendesse molto sul serio e, come dicevo, somiglia più a una favola moderna che a un poliziesco. Comunque l'ho trovata gradevole e divertente. Di sicuro è una lettura che scivola via senza fatica.
Una spy story in cui Carlo Monterossi si trova coinvolto per caso, con l'Expo 2015 di sottofondo, e da cui cerca di sfuggire per evitare che il killer colpisca anche lui. Intanto indaga-fa da esca-pensa a scrivere un saggio su Dylan, mentre risolve altri problemi con gli extracomunitari sudamericani che lo ospitano, in modo non propriamente pulito. E poi incontra l'ammmore.
Monterossi fa troppo la parte di Superman (malgrado questa volta Robecchi abbia cercato di fargli abbassare un po' le penne), ma l'ironia e i paradossi di certe situazioni (forse) tutte italiane me lo fanno amare ugualmente.
Non all'altezza del primo romando di Robecchi per quanto riguarda "l'intrigo" del giallo in sé. Molto buona invece la descrizione dell'ambientazione del quartiere Corvetto e dei rapporti umani che si creano tra i personaggi del libro.
Noir milanese che riprende ambientazioni già lette in De Carlo (quelli del secolo scorso) e Dazieri, innovandole in un contesto cosmopolita (echi del primo Pennac). Ne viene fuori una storia agile in cui il protagonista evidenzia la sua sublime capacità di far accadere le cose, a dimostrazione che il mondo è dei pigri (se fortunati).
Forse avrei dovuto leggere Questa non è una canzone d'amore prima di dedicarmi a Dove sei stanotte, sta di fatto che questo romanzo non mi ha coinvolto come mi sarei aspettata leggendo la sinossi. La trama non scorre in modo molto fluido, e i personaggi non sono a mio parere ben delineati. In un caso in particolare (mi riferisco al barbone) questo crea anche un problema drammaturgico, o comunque uno svilupparsi poco verosimile di alcuni fatti. Robecchi è piuttosto (è un eufemismo) critico nei confronti dell'Expo, ma neanche questo punto viene approfondito come avrebbe potuto, mancando secondo me un'altra buona occasione di riflessione. La storia d'amore è forse un po' gratuita e sarebbe stata superflua se il giallo fosse stato approfondito meglio. Il mio voto non è più basso perché comunque il romanzo è scorrevole, si lascia leggere senza annoiare e le battute simpatiche del narratore alleggeriscono l'atmosfera e fanno dimenticare le parti un po' più pesanti.
Non conoscevo Robecchi: mi è stato consigliato da un'amica, che ringrazio davvero perché ho scoperto un altro autore a cui, già lo sento, mi affezionerò molto. Lo stile di Alessandro Robecchi è accattivante, un'ironia a volte triste e a volte più spensierata. Tanta nostalgia e tanto realismo nei suoi personaggi e nelle sue storie. Descrive una Milano che vivo ogni giorno, ma che - mi rendo conto - non conoscevo affatto. L'autore mi ha aiutato a scoprire la mia città nelle sue diverse sfaccettature e colori (anche di pelle). Robecchi, lo scrittore "sorpresa".
Un giapponese morto in un baule è tutto quello che ci vuole per sconvolgere la comoda vita di Carlo Monterossi, autore televisivo suo malgrado. Dove sei stanotte è un giallo che non è proprio un giallo, uno strano miscuglio di ingredienti diversi: critica sociale, amore per la musica e il giusto tasso di umorismo... il tutto condito da una sfilza di personaggi che non puoi non amare con una Milano stranamente gradevole come sfondo. Un romanzo piacevole, leggero e gustoso come una birra chiara in una serata estiva.
Bellissimo libro del bravo Robecchi su un'altra avventura "dell'attira guai" Carlo Monterossi. All'inizio il libro è un po' lento e un po' frastagliato. Tuttavia man mano che la storia prende forma, la trama si fa coinvolgente e interessante. In particolare ho apprezzato davvero molto la descrizione e le battute dei momenti più "romantici" della storia. Diverso dal precedente ma altrettanto piacevole e da non volerti più staccare dal libro per vedere come andrà avanti.
DOVE SEI STANOTTE di Alessandro Robecchi La Milano dell'expo 2015 contrapposta alla Milano delle periferie multietniche e del disagio. "Ha smesso di piovere, e c'è un cielo cilestrino che fa impressione. Le luci arrivano di taglio, il pavè bagnato riflette e arrossisce quell'azzurro, lo fa rimbalzare sui vetri delle finestre". (pag. 128)
Buon sequel, ovviamente Robecchi mi ha blandito con la citazione dell'Internazionale Precaria di sanprecariana memoria :) Certo, lui rimane un inguaribile riformista... :)
4.5* https://lalettricesullenuvole.blogspo... Ho fatto passare quasi 5 anni dalla lettura del primo libro di questo autore, di questa serie, e ancora non mi capacito del perché.
Non ho avuto però nessun problema a entrare nella storia, nonostante il tempo passato.
Alessandro Robecchi è un autore che per me è ideale, è arguto, pungente, ironico, con un disincanto che fa arrabbiare ma che capisco e a tratti condivido, insomma un autore decisamente nelle mie corde, così come lo è il protagonista, Carlo Montessori. So che hanno girato una serie con questo protagonista, sto ancora decidendo se sia il caso di recuperarla o meno, ma comunque ho intenzione di leggere tutti i libri relativi a Carlo Montessori, senza magari far passare tutto questo tempo fra l’uno e l’altro!
Questo è il secondo di una serie, ma potrebbe assolutamente essere letto in autonomia. La componente “gialla” è interessante e molto in linea con l’attualità dell’anno in cui è ambientata. Dei due colpi di scena finali, il primo lo avevo intuito, il secondo no, anche se avrei potuto e mi è piaciuto moltissimo questa conclusione, coerente con l’autore e la serie.
Mi è piaciuta moltissimo questa storia, che racconta una Milano diversa, una visione dell’EXPO trasversale, una sottocultura spesso ignorata. Racconta anche la periferia, dove puoi trovare le brave persone così come i delinquenti, ma che spesso viene additata come l’origine di ogni problema. Ho apprezzato molto il voler far capire di non fermarsi alle apparenze, che il fatto di abitare nel quartiere “giusto” non sia sinonimo di essere “giusti”. ... continua sul blog
La trama non è credibile ed è poco intrigante. Tutto quello che capita è scontato e il lettore lo capisce in anticipo di svariate pagine al punto che diventa snervante che i fatti previsti arrivino al dunque. Non c'è nessuna parvenza di verosimiglianza e i personaggi sono macchiette fuori fuoco senza spessore. Rispetto al primo, che già non avevo trovato brillante (ma abbastanza da farmi leggere il secondo), questo è un passo indietro. Ho trovato particolarme fastidiosa la storia d'amore, inutile e fuori contesto, che mi ha anche spinto a chiedermi se il protagonista si sarebbe comportato nella stessa maniera se Maria fosse stata Mario o se semplicemente non avesse ricambiato i sentimenti di Monterossi. Comunque la pecca più grande resta la credibilità, che rasenta l'assurdo dei film di Hollywood e ti fa dire ogni due pagine "si, vabbè. È poi...?" Fastidiose anche le battute troppo reiterate del narratore.
Carlo Monterossi è alle prese con una nuova avventura per lo meno improbabile. Su e giù per Milano tra feste esclusive all’ombra della Madonnina e sobborghi in mano ad emigranti clandestini. La trama è così scontata che il pensiero del lettore è sempre in anticipo di almeno cento pagine su quello che inevitabilmente accadrà. Non mancano i morti, una sana critica alla nuova Milano da bere del ventunesimo secolo, uno sguardo benevolo ed ipocrita su coloro che guardano dai marciapiedi il nuovo miracolo economico… Insomma un libro che non ti lascia nulla se non la voglia di riprendere in mano al più presto un nuovo episodio di Carlo Monterossi. In fondo è per questo che si scrivono romanzetti ultra commerciali no?
Secondo episodio della serie con protagonista Carlo Monterossi. Una storia meno confusa e contorta della precedente e più godibile. Non è ben chiaro (noia?) il motivo per cui il protagonista dovrebbe indagare in proprio invece di rivolgersi alla polizia ma in questo caso la storia è un pochino più chiara anche se non vi sono colpi di scena (ma probabilmente il romanzo non è scritto per averne). Gran parte del libro è una scusa per raccontare Milano, per descrivere personaggi che spesso sono macchiette e per creare spunti comici ma, se non si prende troppo sul serio l'idea di "giallo" il libro è godibile e la lettura di Fabrizio Bentivoglio sottolinea gli spunti ironici e surreali. Qualche ripetizione e tormentone come in tutte le serie e un sapore "televisivo".
E tutti vissero felici e contenti. O quasi. Vissero felici e contenti i poveri ma buoni, i cattivi che poi diventarono buoni in corsa. Vennero puniti i cattivi, ma solo i cattivi stupidi e poveri. I cattivi ricchi e potenti non furono minimamente scalfiti. Con quest'ultima affermazione, si esce dalla favoletta e si entra incontrovertibilmente nella realtà. Per il resto i personaggi sono degli stereotipi, alcuni dei quali sembrano essere usciti dai poliziotteschi anni '70, interpretati da Maurizio Merli, e da quelli anni '80 col Monnezza. Comunque ad un libro scorrevole e ben scritto una stella in più non la si nega e, quindi, il totale fa 3.
Ho scoperto il personaggio di Monterossi grazie alla serie su Prime e i personaggi mi hanno preso, a parte il protagonista c'erano i due killer alla Quentin Tarantino (che in questo libro non ho trovato) e il sovrintendente Ghezzi. Nel libro si respira l'aria di Milano, la trama regge, la prosa è ironica e accattivante. Ho rispolverato Bob Dylan (di cui Monterossi è un cultore) ed ho scoperto Willy Colonna. Lo consiglierei perché scorre bene , è divertente ed anche leggermente rosa, insomma regala qualche ora di svago.
Non sei tu, sono io. Robecchi scrive bene, ha dei bei giri di frase, è ironico; rompe la quarta parete (che poi si potrà dire 'rompere la quarta parete' in letteratura? Mah). Il punto è che Carlo Monterossi non mi sta simpatico: non è Schiavone, non è Montalbano, o Gamache o Maigret. E anche il Ghezzi, insomma. O forse è Milano, perché diciamolo: la Val d'Aosta, la Sicilia, il Québec, Parigi... insomma un pò troppo bauscia.
Secondo libro della serie che vede come protagonista Carlo Monterossi, autore di una trasmissione tv di successo. La storia si svolge durante l'expo di Milano del 2015 e inizia con una grande festa in cui si intrufola un orientale che il giorno dopo Monterossi troverà morto. Da qui inizia la vicenda che coinvolge il protagonista in questa nuova avventura davvero coinvolgente. La scrittura di Robecchi è piacevole e scorrevole.