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Lepanto: La battaglia dei tre imperi

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«Non appena in Occidente si sparse la voce della prossima uscita della flotta turca, papa Pio V decise che quella era l'occasione buona per realizzare un progetto che sognava da tempo: l'unione delle potenze cristiane per affrontare gli infedeli in mare con forze schiaccianti, e mettere fine una volta per tutte alla minaccia che gravava sulla Cristianità. Quando divenne sempre più evidente che la tempesta era destinata a scaricarsi su Cipro, il vecchio inquisitore divenuto pontefice, persecutore accanito di ebrei ed eretici, volle affrettare i tempi.»

È la primavera del 1570. Un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, l'Europa cristiana infligge ai turchi una sconfitta catastrofica. Ma la vera vittoria cattolica non si celebra sul campo di battaglia né si misura in terre conquistate. L'importanza di Lepanto è nel suo enorme impatto emotivo quando, in un profluvio di instant books, relazioni, memorie, orazioni, poesie e incisioni, la sua fama travolge ogni angolo d'Europa.

Questo libro non è l'ennesima storia di quella giornata. È uno straordinario arazzo dell'anno e mezzo che la precedette. La sua trama è fatta degli umori, gli intrecci diplomatici, le canzoni cantate dagli eserciti, i pregiudizi che alimentavano entrambi i fronti, la tecnologia della guerra, di cosa pensavano i turchi dei cristiani e viceversa. Per tessere i suoi fili ci sono volute la prosa appassionante e la maestria rara di Alessandro Barbero.

784 pages, Paperback

First published January 1, 2010

47 people are currently reading
516 people want to read

About the author

Alessandro Barbero

116 books847 followers
Si laurea in lettere nel 1981 con una tesi in storia medievale all'Università di Torino. Successivamente perfeziona i suoi studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel 1984 vince il concorso per un posto di ricercatore in Storia Medievale all'Università degli studi di Roma "Tor Vergata".
Nel 1996 vince il Premio Strega con il romanzo "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo".
Dal 1998, in qualità di professore di Storia Medievale, insegna presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro".
Oltre a saggi storici, è anche scrittore di romanzi.
Collabora con il quotidiano "La Stampa", e lo speciale "Tuttolibri", la rivista "Medioevo" e con l'inserto culturale del quotidiano "Il Sole 24 Ore". Dal 2007 collabora ad una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva "Superquark".
Il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”.

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Displaying 1 - 30 of 33 reviews
Profile Image for Dvd (#).
512 reviews93 followers
September 6, 2021
19/04/2020 (*****)
Saggio colossale, documentatissimo, critico nello scandagliare le fonti (numerosissime da parte cristiana, scarse da parte ottomana) e, come tipico in tutta la produzione saggistica di Barbero, molto attento a evitare di cadere nei luoghi comuni, cercando con l'aiuto dei numeri e dell'analisi le risposte più logiche e coerenti ai dubbi che momenti storici importanti e spesso, per ragioni di propaganda o di sciatteria, assai confusi, si sono sempre portati appresso.

La battaglia di Lepanto (1571) rimane uno dei più famosi scontri militari della storia, entrata direttamente nella leggenda al pari di altri scontri similmente celebri come Maratona, Canne, Austerlitz. Famosa, anche perché fu probabilmente il più gigantesco scontro navale della storia, avvenuto curiosamente nello stesso identico braccio di mare (poco più a sud) dell'altro grande scontro navale del Mediterraneo passato alla storia, Azio.

Fu gloria meritata? Dal punto di vista politico e strategico, molto probabilmente no: i vincitori non riuscirono in nessun modo a trarre vantaggi territoriali o tattici dalla vittoria, i Veneziani persero in ogni caso Cipro (la cui invasione da parte ottomana era stato l'evento scatenante che aveva portato alla guerra, e poi alla battaglia), i Turchi nel 1572 riuscirono a mettere in acqua una flotta di entità quasi pari a quella di Lepanto (anche se di scadente qualità).

Dal punto di vista militare, Lepanto segna invece una svolta: mostra a tutte le marine del mondo come la superiorità delle artiglierie a bordo (archibugi compresi) dia un vantaggio incalcolabile a chi la possiede: l'evoluzione già in atto, soprattutto nelle marine atlantiche, di costruire navi a vela sempre più grosse e sempre più fornite di cannoni, metterà a breve in soffitta le vecchie e gloriose galere - tranne che nel Mediterraneo - e tutti i loro difetti: l'eccessiva fragilità; il bassissimo pescaggio, che comportava enormi difficoltà a tenere il mare aperto o agitato, con possibilità di utilizzo che si limitavano al cabotaggio e al periodo estivo; la necessità di una grande quantità di manodopera da mettere ai remi; il ridottissimo spazio a bordo. I Veneziani, come d'altra parte i Turchi, rimarranno indietro su questo aspetto (e gli effetti si vedranno a fine Seicento, quando il Mediterraneo verrà colonizzato dagli agili e potentissimi vascelli inglesi, francesi e olandesi), anche se le galere rimarranno presenti sullo scenario meditteraneo ancora a lungo (e non per gusto antiquario, ma perché ancora fondamentali in tale mare dal punto di vista tattico per i loro pregi - la superiore manovrabilità in ambienti con poco spazio, come tutte le baie mediterranee, e in battaglia; il bassissimo pescaggio, che si trasformava in punto di forza sottocosta e per operazioni anfibie; ovviamente, la propulsione a remi, che garantiva movimento anche senza vento, situazione tipica del Mare interno in estate).

Infine, Lepanto è soprattutto una vittoria propagandistica, che gli occidentali sanno sfruttare appieno grazie alla stampa, dando l'impressione di una svolta storica (che ci fu, ma non a causa della battaglia, quanto piuttosto del divario tecnologico fra Europa e Impero Ottomano in atto e in continuo ampliamento).

Stupisce, soprattutto a seguito di quel mito che proprio la propaganda occidentale costruì in maniera tanto efficace, considerare - come fa giustamente Barbero - Lepanto come una vittoria quasi matematica: la superiorità sia numerica in fatto di galere che, soprattutto, di artiglierie (schiacciante) non poteva che portare alla vittoria della flotta della Lega.
Il mito dell'invincibilità turca fu spesso gonfiato ad arte per nascondere le inefficienze degli Occidentali, nonché veniali gelosie e interessi di bottega che avevano con enorme dabbenaggine spalancato agli Ottomani le porte del Mediterraneo.

Anche a Lepanto la ferocissima rivalità fra Spagnoli (e Genovesi, vassalli del Re Cattolico) e Veneziani era arrivata a un passo da far esplodere l'alleanza, e sia l'esito della disastrosa campagna dell'anno precedente che la perdita di Cipro erano state frutto da un lato della mancata collaborazione fra le potenze occidentali e dall'altro delle inefficienze mostrate da un punto di vista logistico e militare. Sicuramente, l'Impero Ottomano aveva confermato in guerra una efficienza sconosciuta agli occidentali, la stessa che gli aveva permesso di infliggere una sconfitta dopo l'altra nell'ultimo secolo a eserciti e flotte europee, e che proveniva dalle grandi (ma meno immense di quanto gli europei amassero credere, crogiolandosi nell'inevitabilità della sconfitta di fronte alle inesauribili orde islamiche) risorse materiali dell'impero, dalla sostanziale meritocrazia ivi imperante (che permetteva al figlio di un pastore di diventare Gran Visir, cosa incomprensibile a un gentiluomo europeo dell'epoca) e dalla tecnologia bellica, campo in cui i Turchi almeno fino al XVI secolo furono all'avanguardia.
Rimane un fatto che l'alleanza dei principali stati europei avrebbe sancito l'inevitabile sconfitta del Gran Turco, qui come in precedenza e in futuro: gli stati europei uniti sotto un unico comando erano sostanzialmente invincibili. Lo sarebbero anche oggi, in linea teorica (del tutto teorica).

Rimane in ogni caso il fatto che la battaglia fu una sconfitta catastrofica per i Turchi, annichilendone completamente la flotta, da cui la Lega (e in particolare Venezia, la più interessata a quel che succedeva nelle acque del Levante) non seppe trarre beneficio poiché la stagione era ormai troppo avanzata, essendo arrivati a combattere addirittura in ottobre a causa dei mostruosi ritardi di preparazione della flotta alleata: ma sarebbe cambiato poco, ormai.

Il Cinquecento è il secolo in cui il mondo comincia a cambiare. Le potenze mediterranee, rimaste fuori dai grandi circuiti commerciali mondiali, cominciano a rimanere indietro anche in quei campi in cui erano sempre state al vertice, con particolare riguardo alla tecnologia e all'arte militare (sia terrestre che navale). L'evoluzione, da questo punto di vista, si sposta laddove c'è maggiore competizione e dove ci sono più risorse, ieri come oggi, e i grandi flussi commerciali si stavano spostando in quel periodo in maniera sempre più netta verso l'Atlantico. Lepanto fu insomma il canto del cigno di un mondo che stava diventando marginale, e lo sarebbe rimasto per parecchi secoli.

Il saggio, come detto, è monumentale, ma sempre godibile nella lettura. Ovviamente, consigliato.
Profile Image for Savasandir .
273 reviews
April 16, 2024
Dare forma compiuta ai miei pensieri dopo cotanta lettura, colossale, densissima, dettagliatissima, sarebbe un'impresa titanica nonché alquanto inutile, un bignami condensato non renderebbe infatti giustizia all'esperienza immersiva -oserei dire totale- che è stata portare a termine Lepanto.
Motivo per cui, per questa volta, mi limiterò a delle semplici osservazioni sparse, una carrellata delle considerazioni che più mi hanno fatto riflettere:

1) Negli anni Settanta del Cinquecento, ossia quasi cent'anni dopo il varo delle tre caravelle più famose della Storia e meno di vent'anni prima della fabbricazione e immediato affondamento dell'Invicibile Armata, le battaglie navali nel Mediterraneo si combattevano ancora su galere, quelle coi rematori, come ai tempi di Antonio e Cleopatra; "A parcheggiare si fanno meno manovre", pare siano state le lapidare parole a commento pronunciate dal doge della Serenissima.
Uno si prefigura già le guerre di corsa, velieri e galeoni, e invece i galeotti nel 1571 andavano ancora a ruba, nel vero senso della parola, giacché era un'impresa reperirli;

2) Quelli della Lego, in confronto ai Veneziani, sono dei dilettanti: poiché costruire e armare galere da guerra richiedeva parecchio tempo (e schei) e a tenerle poi ferme in rada in attesa di salpare per ipotetiche future battaglie le suddette marcivano, la Serenissima le costruiva per tempo ma le teneva smontate, a centinaia, in magazzini preposti, con tutti i pezzi numerati uno a uno, e alla bisogna una squadra di montatori dell'Arsenale era in grado di assemblarne fino a due al giorno;

3) Circa un anno prima dello scoppio della guerra, quando le corti di tutta Europa si domandavano dove mai il Divano di Costantinopoli avesse intenzione di far dirigere la grande flotta che stava approntando, se contro Malta, se verso la Spagna in soccorso dei moriscos, se verso Cipro per strapparla ai Veneziani; i governatori dei forti di Nicosia e Famagosta ricevettero l'inaspettata visita di piacere di Alì Pascià, ammiraglio del Gran Turco, accompagnato da un insospettabile ingegnere militare con la smodata passione per l'archeologia, in particolar modo per le "vetuste colonne", munito di lettere del Sultano che invitavano i governatori veneziani a concedergli un lasciapassare per la visita di tutte le loro fortificazioni in cerca di queste presunte antiche vestigia, cosa che gli fu subito accordata.
Dove mai avrebbero colpito gli ottomani l'anno seguente? Impossibile prevederlo!

4) Così come i giannizzeri, anche i cinque gran visir del sultano di Costantinopoli erano tutti di origini cristiane; venivano scelti a caso nei villaggi quand’erano bambini, strappati alle loro famiglie, cresciuti nel Gran Serraglio e poi, i più svegli, facevano carriera fino alle massime vette del potere; una procedura considerata barbara dal resto dell'Europa, non per il rapimento di minori, beninteso, era piuttosto l'idea pazza che un figlio di contadini qualunque potesse un giorno governare l'impero più vasto del mondo a far ribollire il sangue blu nelle vene della nostra nobiltà; ma scherziamo?

5) Non solo i visir, pure i comandanti in capo della flotta ottomana spesso non avevano alle spalle corone, stemmi, palle nobiliari, banche, capitali, o almeno qualche parentela prelatizia; uno di essi era Uluç Alì (Alì il Rinnegato) italianizzato in Uccialì, calabrese d'umili origini avviato alla vita monastica, convertitosi all'Islam dopo essere stato catturato dai maomettani durante una razzia e diventato poi gran corsaro e bey d'Algeri (e sarebbe troppo facile ora tirare in ballo Mel Brooks e dire: bey Uccialì e castellu uccialà! Infatti non lo faremo, noi no!); fu l'unico comandante turco che da Lepanto riuscì a riportare a casa la nave (e con essa la faccia), cosa che lo portò ad essere immediatamente nominato nuovo kapudan pascià, ovvero grand'ammiraglio e comandante in capo di tutta la flotta ottomana; a dimostrazione del fatto che molta della narrazione storica che mette in scena un Mediterraneo cinquecentesco diviso in due blocchi fideistici contrapposti, monolitici, inconciliabili, invalicabili, è un tantinello esagerata, o perlomeno, i blocchi c'erano ed erano mossi da intenti realmente inconciliabili, ma le maglie erano larghe, tutti commerciavano con tutti e, in fatto di nomine, uno dei due schieramenti era di vedute assai meno ristrette dell'altro;

6) Nel Cinquecento il potere diplomatico del Papato era ancora sconfinato, i nunzi-spia del Papa erano ovunque, (tutti gli Stati avevano spie dappertutto, a dire il vero) ed attraverso costoro Roma tesseva le sue trame, dirigeva la politica di tutte le litigiosissime corti europee. È solo grazie a Pio V se la Spagna di Filippo II, le repubbliche di Genova, Venezia e Lucca, il Granducato di Toscana, i ducati di Savoia, Parma, Urbino, Ferrara e Mantova, e pure i Cavalieri di Malta, si coalizzarono insieme nella Lega Santa, approntando una flotta immensa per contrastare le mire espansionistiche ottomane, ma continuando ugualmente a litigare su tutto: galere da costruire, galeotti da reperire, soldati da armare, conti da saldare, comandanti da nominare, piani di battaglia da eseguire (con le manie di protagonismo del Doria, del Venier, del Colonna e di Don Juan d'Asburgo è un miracolo che la flotta non si sia affondata da sé appena lasciato il porto, e ci sono andati vicinissimi). Il Gran Turco non aveva di questi problemi, le popolazioni a lui assoggettate erano obbligate a fornire, sotto forma di tributo, materiali, risorse e uomini, non doveva scucire mai un soldo, e gli ammiragli della sua flotta dovevano rendere conto solo a lui, non a dieci monarchi diversi;

7) Il lungo capitolo sull'assedio di Famagosta è spettacolare, vale da solo la lettura del tomo; cosa aspettano a fare un film su quell'accadimento?

8) Infine, la famigerata battaglia navale di Lepanto, celebrata ancor oggi come il trionfo della cristianità contro l'avanzata musulmana, fu sì vinta dalla flotta della Lega Santa (che ne uscì comunque malconcia), ma non ebbe conseguenze sui piani militare, strategico e diplomatico; alla fine la guerra per il controllo di Cipro la vinse lo stesso il Gran Turco.
È cosa nota: noi Occidentali siamo sempre stati molto bravi a trasfigurare la verità storica attraverso il racconto propagandistico della Storia, e così abbiamo trasformato Lepanto in una battaglia fondamentale per le sorti d'Europa. A qualcosa, però, lo scontro navale forse servì: il Sultano capì che i litigiosissimi europei avevano sviluppato tecnologie militari di gran lunga superiori a quelle ottomane e, quando riuscivano a mettere da parte odî e interessi personali, gli Stati d'Europa uniti insieme erano pressoché invincibili, perciò dovette ridimensionare alquanto le sue mire espansionistiche. Dopo Lepanto, il sogno accarezzato per anni da tutti i sultani di una Roma mussulmana si allontanava irrimediabilmente.
Profile Image for Antonio Fanelli.
1,030 reviews204 followers
December 17, 2014
Splendido!
La battaglia in sè dura un solo capitolo.
Il grosso riguarda i due anni che l'hanno preceduta ed è una storia incredibile.
Una storia appassionante, tragica, drammatica, comica.
Da leggere assolutamente
Profile Image for Theut.
1,886 reviews36 followers
August 3, 2023
La storia precedente (2 anni) la storica battaglia di Lepanto, che nel corso dei secoli è diventata la guerra tra due culture per antonomasia (e a cui viene dedicato un "solo" capitolo). E' interessante vedere quante e quali fonti ci siano per lo storico per ricostruire il contesto e cosa ha portato al risultato finale. Ho amato le continue citazioni, anche se ammetto che l'italiano cinquecentesco mi ha un po' rallentata nella lettura.
Profile Image for Leonardo.
77 reviews1 follower
August 30, 2024
Io non pensavo di volere sapere quanto biscotto caricavano nelle galere o quanti rinnegati calabresi ci stavano nell’esercito ottomano eppure è così bello
Profile Image for Francesco.
1,686 reviews7 followers
April 18, 2021
Nonostante dal nome ci si potesse aspettare una ricca disamina della battaglia, con giusto qualche capitolo a mo' di introduzione e contestualizzazione, questo saggio estremamente dettagliato riserva invece appena un capitolo a quella che può tranquillamente essere considerata come la più famosa battaglia navale del Mediterraneo.
Ma la scelta di Barbero è voluta: per capire l'importanza di Lepanto, e per capire che non si è trattato di una vittoria decisiva e risolutiva quanto piuttosto di una vittoria psicologica (un po' come la Battaglia del Mar dei Coralli della Seconda Guerra Mondiale), occorre aver ben chiare le premesse e le motivazioni che hanno portato i due schieramenti a darsi battaglia in un luogo e in una data in cui entrambe le flotte avrebbero evitato accuratamente di trovarsi se solo avessero potuto.
Tutto ovviamente parte con la decisione dell'Impero Ottomano di sottrarre Cipro al controllo Veneziano, nonostante il tributo annuale versato dalla Serenissima al Divano. Grazie soprattuto all'intervento del Papa la contesa di Cipro viene trasformata da una guerra tra due potenze in uno scontro fra cristiani e musulmani, coinvolgendo anche l'Impero Spagnolo e tutti i principali principi italiani nella Lega Santa.
Barbero racconta dettagliatamente (per quanto ci è dato di sapere, ma ci sono volumi di corrispondenze private e pubbliche tra le varie parti che ci consentono di avere un quadro abbastanza preciso) tutto quello che passa tra la dichiarazione di guerra e la vittoria navale. Il tutto con dettagli a volte anche tragicomici, nel suo consueto stile disinvolto.
Se devo fare una critica al professore, non ho apprezzato il ricorso estremo alla fonte originale, in diverse occasioni il riportare brani nell'originale italiano cinquecentesco ha reso la lettura un po' pesante: va però riconosciuto che questo è sicuramente uno dei pregi del libro, dove le note sono sostanzialmente utili per lo storico che vuole ulteriormente approfondire sul testo originale ma non sono assolutamente necessarie per la comprensione del saggio.
Profile Image for Simone Invernizzi.
257 reviews26 followers
October 11, 2023
Adoro il professor Barbero, ho già letto e apprezzato diverse sue opere, e sono un grande appassionato di storia, ma devo essere onesto: non mi sono mai annoiato così tanto. Da un punto di vista storiografico, questo saggio è perfetto: la capacità di analisi e racconto del professor Barbero, nonché il suo scandagliare le fonti con meticolosa precisione e soprattutto obiettività, rendono quest’opera preziosissima da un punto di vista della ricerca accademica. Il valore dei contenuti è indiscutibile, tuttavia ho trovato questa lettura particolarmente spigolosa. I troppi dati e gli eccessivi aspetti tecnici hanno reso a mio avviso l’opera poco piacevole e scorrevole. L’inclusione di svariate citazioni originali in italiano di fine cinquecento inoltre, ha reso il tutto ancora più lento e noioso.

È davvero un peccato perché avevo aspettative elevatissime, ma a differenza di altri libri di Alessandro Barbero che ho ADORATO (“Medioevo: storia di voci, racconto di immagini”, “Il divano di Istanbul”, “Carlo Magno: un padre per l’Europa”, “Benedette guerre: Crociate e Jihad”, “9 agosto 378: il giorno dei barbari”, “Donne madonne, mercanti e cavalieri: sei storie medievali”) questo non mi sentirei di consigliarlo, se non ad appassionati del periodo storico in questione o studiosi di storia.
Profile Image for Flaminio Spinetti.
11 reviews1 follower
July 29, 2025
Ho letto diversi saggi del Magister, ma credo che questo libro sia uno dei meglio riusciti. Una mole di dettagli e ricostruzioni dettagliatissime che tratteggiano con vividezza un mondo e gli avvenimenti che hanno portato alla battaglia. Il risultato è un saggio documentato e minuzioso, ma scritto come una narrazione appassionante e quasi "cinematografica". Non fatevi spaventare dalla mole e godetevi un libro imprescindibile per gli amanti della storia e non solo.
Profile Image for DS25.
550 reviews15 followers
May 9, 2020
Lo ammetto: se in copertina ci fosse stato scritto un altro nome non lo avrei finito. La genialità di scrittore storico di Barbero si scontra con la freddezza della trasposizione numerica. Sicuramente il testo è di livello, anche se ho seri dubbi sulla sua cronaca della battaglia. Poco spazio viene dato anche al post, troppo al pre. Un libro discreto, ma non un libro da Barbero: paragonandolo al Carlo Magno, un testo di lunghezza simile - che però mi era scivolato tra le dita con una facilità immensa -, ritengo di non doverlo consigliare rispetto al Crowley.
Profile Image for Francesco Abate.
Author 4 books13 followers
December 24, 2022
La storia raccontata con rigore e allo stesso tempo con la leggerezza di un romanzo. Barbero si conferma uno dei migliori divulgatori in circolazione.
Profile Image for Balmung.
138 reviews14 followers
May 31, 2022
La battaglia di Lepanto avvenne nel 1571 fine Ottobre/inizio Novembre.
Della battaglia effettiva viene speso poco spazio, tre capitoli circa. Personalmente questo è il punto forse del libro.
Inizia dal 1569, la storia è raccontata come fosse un racconto lineare. Inizia parlando di ciò che ha portato alla fatidica battaglia presentando i vari protagonisti con i loro ruoli, sia quelli principali nella battaglia quali generali e condottieri, sia quelli che hanno svolto un ruolo diplomatico e di coordinamento.
L'ho trovato uno dei migliori saggi di Alessandro Barbero, ti intrattiene, non è pesante ed è anche avvincente. Quando a verso la fine si arriva alla battaglia si ha tutto il contesto chiaro, si capisce perché è andata a finire in tal modo e si sa quali step ci sono stati per arrivare a tal punto.
Anche l'epilogo dà quel senso di racconto.

Lo consiglio soprattutto a chi non digerisce molto i saggi perché troppo scolastici
Profile Image for Axie.
220 reviews8 followers
November 20, 2024
Anali dettagliata, saggio veramente esaustivo. Niente da dire se non lodi per il Prof. Barbero
Profile Image for Emanuele Gemelli.
674 reviews17 followers
October 25, 2025
Un Barbero al meglio. Il libro è dettagliatissimo, così tanti nomi, descrizioni, citazioni, tutto e di più sul contesto che ha portato alla battaglia di Lepanto, sugli effetti che questa ha comportato nel mediterraneo nel breve, medio e lungo periodo. Pur avendo letto, mi è sembrato di sentire Barbero con la sua voce e stile raccontarmi questa storia di soldati, navi, armi e culture. Dal racconto si evince quanto sia stupido separare bianchi e neri, cristiani e turchi, quando la Storia porta, individui, popoli e culture ad un continuo mischiarsi, contaminarsi, evolversi, nonostante gli oltranzisti di turno che pensano di essere meglio degli altri solo perché hanno un sopracciglio più sottile degli altri (lo so è un iperbole). Barbero è molto bravo a fare lo storico puro, riportando i fatti citando più fonti possibili e limitando al limite il giudizio personale.
Profile Image for Martinocorre.
334 reviews19 followers
October 10, 2025
Lepanto del prof. Barbero è divulgazione storica al suo meglio, eccone i punti di forza:

Bibliografia di appoggio sterminata con vasto uso di fonti primarie, comprese quelle turche.

Prosa accattivante (giuro, la caratterizzazione dei protagonisti è tale da percepirne la paura, la rabbia, l'inquietudine o la sfrontatezza).

Equilibrio nel giudizio implicito dell'autore, è chiaro che Barbero non fa il tifoso di una o l'altra parte ma riesce ad avere un occhio quanto mai neutrale sulla vicenda.

Insomma, questo è un saggio che riesce letteralmente a far rivivere un mondo. Bravo Professore.
Profile Image for Baldurian.
1,229 reviews34 followers
August 31, 2021
Un ponderoso saggio sugli antefatti e lo svolgimento della più grande battaglia navale del Rinascimento, con un ampio (e doveroso) spazio dedicato anche alla parte ottomana dello schieramento.
La scrittura di Barbero e i capitoli tutto sommato agili permettono di arrivare alla fine di Lepanto. La battaglia dei tre imperi quasi senza accorgersene. A voler essere pignoli avrei preferito un maggiore spazio dedicato allo scontro vero e proprio (due capitoli mi sembrano un po' pochini) ma, in definitiva, si tratta di un gran bel libro, adatto anche agli appassionati neofiti.
Profile Image for Raimondo Visintin.
37 reviews
September 7, 2020
Tomo monumentale come si usa dire in questi casi.... Scorrevole divertente mai noioso. Alla battaglia viene dedicato uno spazio piccolo se confrontato con il gigantesco palinsesto del contesto storico descritto dall'autore.
La battaglia non fu decisiva, ma insieme alle sventate conquiste di Malta e di Vienna ha contribuito a delineare il confine tra Occidente e Islam che ancora caratterizza il nostro mondo attuale.
Profile Image for Claudia.
34 reviews
November 21, 2025
Un librone ricco, pieno di dettagli, che parte con molto anticipo sulla vera e propria battaglia di Lepanto. Una disanima complessa che tiene conto di tutti i protagonisti: l'impero ottomano, la repubblica di Venezia, il regno di Spagna, il Vaticano. Come sempre il prof. Barbero non lascia nulla di incompiuto, testimonianze, dati, citazioni per un tomo che non si legge certo in poco tempo, ma comunque molto avvincente.
Profile Image for Fulvio Conti.
78 reviews1 follower
February 8, 2022
Che la battaglia di Lepanto sia stata una svolta è indubbio.
Barbero la ricostruisce - a partire dagli antefatti e giungendo sino alle sue conseguenze ultime - con il solito piglio brillante.
Un librone (!) che si legge con piacere, anche se chi conosce già la storia della battaglia non vi troverà molte novità.
Profile Image for Alessandro Nicolai.
307 reviews1 follower
November 16, 2019
Superlativo come tutti i libri di Barbero, per profondità e vastità di temi, per le fonti citate e per i punti di vista ei analisi dell avvenimento varie e approfondite
63 reviews1 follower
April 14, 2020
Barbero scrive superbamente e le sue ricerche bibliografiche sono perfette. Vale la pena anche solo per gli ampi stralci delle lettere e dei rapporti originali.
4 reviews
August 15, 2024
Illuminante… tutto cambia perché nulla cambi. Ancora oggi le dinamiche di propaganda sono le stesse in Occidente.
4 reviews
April 19, 2025
di carattere storico nozionistico, molti numeri e date
Profile Image for Dario Çorkan Landi.
69 reviews5 followers
Read
May 9, 2016
Ben scritto, avvincente ma senza perdere di attendibilità vista la mole di documenti e testimonianze dell'epoca utilizzati. D'altronde che Barbero fosse e un grande storico e una grande narratore lo si sapeva. Io avrei solo dedicato un capitolo in più a descrivere perchè e come una battaglia con esiti militari e strategici quasi nulli sia poi stata "vinta" dall'occidente sul piano dell'immaginario fino a diventare l'episodio che "fermò la conquista musulmana dell'Europa" (niente di più falso ma vabeh).
12 reviews
September 25, 2020
E' sicuramente un bel libro che tratta però prevalentemente della fase di avvicinamento alla battaglia che, infatti, viene affrontata in un solo capitolo.
La narrazione è sempre piacevole ma, come d'uso nei libri del Prof. Barbero, essa si rifà continuamente alle fonti e quindi attesta l'accuratezza scientifica del testo.
Se posso esprimere un parere preferirei, per rendere la lettura più stimolante, che le note fossero a piè di pagina e non in calce.
344 reviews9 followers
May 7, 2015
Un muy buen libro que narra la campaña de dos años que culminó con la batalla de Lepanto y que incluye la conquista de Chipre por el Impero Otomano. Como todos los libros de Barbero, está muy bien contextualizado y nos hace entender cómo y por qué ocurren las cosas que ocurren. La ambientación es fantástica y el detalle también, aunque a veces Barbero es demasiado prolijo.
Profile Image for Danilo Benedetti.
5 reviews
November 25, 2013
A great book, as usual very interesting and deep in the description of how war "worked" at the time. I gave only four start instead of 5 because, even if it remains a great book, this time it didn't manage to reach the peak of "la Battaglia, the account of Waterloo battle".
Profile Image for Mariocarboni.
11 reviews
April 2, 2014
Indispensabile per capire il Mediterraneo di oggi. Non usuale la descrizione dei giochi diplomatici che sottintendevano allo scontro politico ma anche di civiltà . Oggi i giochi si sono riaperti, a volte pericolosi e sulla lama del rasoio .
Profile Image for Orazio Esposito.
1 review
January 17, 2015
Libro stupendo. Utilizzando fonti diplomatiche dell'epoca descrive un periodo storico fondamentale per la storia europea con la leggerezza di un romanziere
Displaying 1 - 30 of 33 reviews

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