Kasumi è nata e cresciuta nell'Hokkaido, ma fugge ben presto a Tokyo, dove sogna di realizzare una vita libera e diversa da quella monotona e squallida dei suoi genitori. Sposatasi con un tipografo mite e serio, Kasumi cerca una via di fuga nelle braccia di un cliente del marito con il quale inizierà una relazione segreta e appassionata, che indurrà l'uomo a comprare una casa nell'Hokkaido per ospitare la donna e la sua famiglia. Nel corso di questo soggiorno, la figlia maggiore di Kasumi scompare senza lasciare traccia. Convinta che la scomparsa della bambina sia il meritato castigo per aver tradito il marito, le figlie e, anni prima, i genitori, Kasumi intraprende un viaggio alla ricerca della figlia che la ricondurrà alle sue origini.
NATSUO KIRINO (桐野夏生), born in 1951 in Kanazawa (Ishikawa Prefecture) was an active and spirited child brought up between her two brothers, one being six years older and the other five years younger than her. Kirino's father, being an architect, took the family to many cities, and Kirino spent her youth in Sendai, Sapporo, and finally settled in Tokyo when she was fourteen, which is where she has been residing since. Kirino showed glimpses of her talent as a writer in her early stages—she was a child with great deal of curiosity, and also a child who could completely immerse herself in her own unique world of imagination.
After completing her law degree, Kirino worked in various fields before becoming a fictional writer; including scheduling and organizing films to be shown in a movie theater, and working as an editor and writer for a magazine publication. She got married to her present husband when she turned twenty-four, and began writing professionally, after giving birth to her daughter, at age thirty. However, it was not until Kirino was forty-one that she made her major debut. Since then, she has written thirteen full-length novels and three volumes of collective short stories, which are highly acclaimed for her intriguingly intelligent plot development and character portrayal, and her unique perspective of Japanese society after the collapse of the economic bubble.
Today, Kirino continues to enthusiastically write in a range of interesting genres. Her smash hit novel OUT (Kodansha, 1997) became the first work to be translated into English and other languages. OUT was also nominated for the 2004 MWA Edgar Allan Poe Award in the Best Novel Category, which made Kirino the first Japanese writer to be nominated for this major literary award. Her other works are now under way to be translated and published around the world.
I recommend this book because it's an original detective story: the reader knows the facts through the different characters's points of views, thanks to which unfolds the range of assumptions about the central point, Yuka's disappearance. The reader, like a detective, is brought to form his own opinion on the facts: nothing is directly revealed. The book also goes into depht in human relations. I really like it!
Il tempo è un cerchio piatto. Tutto quello che abbiamo fatto e faremo, lo faremo ancora e ancora e ancora(True detective, stagione 1, episodio 5)
La scomparsa improvvisa di Yuka, una bambina di cinque anni, dal luogo dove sta trascorrendo le vacanze insieme alla propria famiglia ha effetti devastanti sulla vita di tutti coloro che, a diverso titolo, ne vengono investiti. Kasumi, madre di Yuka e di Rika (due anni), vive l’accaduto come una colpa per la sua relazione con Ishiyama e per essere scappata di casa vent’anni prima senza più dare proprie notizie; la coincidenza che la sparizione sia avvenuta nell’isola di Hokkaido, da dove lei stessa era scappata e dove era tornata per una breve vacanza con il suo amante, rafforza questa convinzione. La disperazione acuisce il senso di solitudine che l’ha sempre caratterizzata sin da piccola e la pone davanti alla consapevolezza che la sua volontà di guardare alla realtà delle cose senza fronzoli, senza palliativi le rende impossibile stabilire relazioni autentiche con gli altri, siano essi il marito, l’amante o la figlia più piccola.
Offering Truth, Kendra Baird Runnels
Non solo Kasumi ma tutti i personaggi che animano le pagine di Morbide guance sono soli e nell’impossibilità di comunicare: la differenza è che essi non ne sono consapevoli; tutto cambia con la sparizione di Yuka perché l’evento diventa un catalizzatore che accelera una profonda intuizione: solo uno sguardo autentico, privo di compassione, su se stessi e sugli altri è l’unica via per spezzare il cerchio e uscire dalla coazione a ripetere. Kasumi affronta l’ultimo tratto del percorso che la porta alla consapevolezza con Utsumi Junichi, malato terminale, che decide di aiutarla nella ricerca di Yuka; anche Utsumi, paradossalmente, inizia a vivere al di fuori della ripetizione coatta, comprendendo se stesso e gli altri, nel momento in cui accetta la realtà della sua situazione e cioè che a breve morirà nonostante sia giovane e trovi ingiusto che la sua vita debba terminare senza che sia riuscito a realizzare gli obiettivi che si era prefissato.
Proprio ora che con grande sforzo cominciava a capire qualcosa, la sua vita stava per finire. No, era perché era vicino al termine che aveva finalmente capito.
Nel momento stesso in cui la realtà è accettata nella sua nudità, senza nessuno degli orpelli con cui di solito viene rivestita, la potenza delle energie psichiche rompe gli argini e torna a fluire liberamente attraverso i sogni che svelano a Kasumi e a Utsumi verità possibili, basandosi su desideri inconfessati o intuizioni prima ingabbiate dalle convenzioni e dalla rigidità della razionalità.
We carry Knowledge, Jacque Hudson (2011)
L’autrice sembra dirci che nel momento in cui la fantasia non viene più convogliata nell'estenuante lavoro diurno di piegare la realtà ai nostri desideri, essa diventa una forza potente che ci consente di accedere a nuove prospettive e definire nuove modalità di entrare in relazione con sé e con gli altri, un fiume in piena che però porta con se anche una componente distruttiva che travolge e distrugge.
Kirifuri waterfall on mount Kurokami in Shimotsuke province, Katsushika Hokusai.
Sullo sfondo, a far da cornice alla solitudine dei diversi personaggi, c’è un Giappone paternalistico che stigmatizza coloro che vogliono vedere la loro vita senza quei veli che ne addolciscono i contorni e ne ammorbidiscono la durezza; così è il medico che decide se dire o meno al paziente la gravità della sua malattia, decidendo al posto suo quali siano le terapie più adeguate o, ancora, è il marito l’unico che si arroga il diritto di prendere decisioni per l’intera famiglia. L’autonomia decisionale è un lusso che possono permettersi solo quelle persone che poi accettano la solitudine e l’isolamento.
I am so sad I didn't like this! I absolutely adored Out and Grotesque, so I was confident I was going to love this too. Unfortunately, it didn't really work out for me.
I don't mind unlikeable characters; on the contrary, I usually tend to like them, if they are well drawn, and I really liked following Kirino's awful characters in her previous two books. In this novel, however, I couldn't bring myself to care about any of them, nor did I find them interesting. Kasumi and Utsumi, the two main characters, are the most well drawn but I never felt real interest for them. I was mostly annoyed by their action, and I didn't appreciate the introspective parts.
As for the story, I was disappointed as well. I really liked the beginning, but I started to lose interest quite early on, mostly because the plot was a little slow moving and it was more focused on the main characters. And, while I didn't really expect this to be a traditional, twisty mystery, the unsolved ending annoyed me.
I'm still looking forward to reading more by Natsuo Kirino, and I still consider her one of the best authors I've read recently. But unfortunately this one didn't work for me.
RECENSIONE DI “MORBIDE GUANCE” DI NATSUO KIRINO Kasumi è una giovane donna dell’Hokkaido che, al compimento dl diciottesimo anno di età, decide di fuggire, abbandonando quelle terre fredde e desolate circondate dal freddo mare dell’arcipelago giapponese, lasciare la vita dura e faticosa dei suoi genitori, proprietari di una tavola calda; troppo occupati a lavorare da non avere il tempo di dedicarsi con affetto alla loro unica figlia. Fuggita a Tokyo, Kasumi sogna una vita ricca e movimentata. Ma la realtà si rivelerà ben diversa dai suoi sogni. Trovato lavoro nella tipografia di Michihiro, lei che sognava di diventare una grafica, finisce per sposarlo. Diventa poi madre di due figlie, Risa e Yuka, la primogenita, che le assomiglia come una goccia d’acqua. Ma Kasumi è un’anima in pena: insoddisfatta della sua vita matrimoniale, oberata di lavoro ma sempre senza molti soldi da spendere, Kasumi finisce per intrecciare una relazione extraconiugale con Ishiyama, il miglior cliente della tipografia di suo marito. Ai suoi occhi, il suo amante le appare come un uomo brillante, alla moda, ricco e realizzato nel lavoro e poco importa che entrambi abbiano una famiglia. Entrambi sarebbero pronti a mollare tutto e tutto pur di vivere liberamente la loro passione. Quando Ishiyama, con la scusa di poter soddisfare la sua passione per la pesca, acquista uno chalet nell’Hokkaido, proprio in quella regione dalla quale Kasumi era fuggita vent’anni prima senza mai più farvi ritorno e senza mai più rivedere i suoi genitori, i due amanti concepiscono l’idea di una vacanza con le loro famiglie. In realtà, questo è solo un pretesto per poter vivere la loro passione quanto più liberamente possibile. Durante questo soggiorno, però, la figlia maggiore di Kasumi, Yuka, di soli cinque anni, scompare misteriosamente. La bambina non verrà mai più ritrovata ma Kasumi non si rassegnerà alla sua perdita e inizierà un lungo viaggio alla sua ricerca che la porterà a ripercorrere a ritroso il suo passato, nella speranza o forse sarebbe meglio dire nell’illusione di scoprire cosa sia davvero accaduto alla sua bambina. La scomparsa di Yuka verrà da lei vissuta come una punizione: per aver abbandonata senza se e senza ma i suoi poveri genitori, per aver tradito senza rimpianti le sue modeste origini, per aver tradito il marito. E il racconto della sua ricerca diventerà il racconto introspettivo delle emozioni e dei pensieri di Kasumi. “Morbide guance” di Natsuo Kirino nell’edizione Beat, è stata una lettura impegnativa. Amo molto questa autrice e la letteratura giapponese in generale. Ne riconosco le peculiarità che sono ben lontane dalla nostra cultura e dalla nostra visione del mondo e delle cose ma questa volta, devo dire, sono rimasta un po’ delusa. Innanzitutto, il romanzo viene presentato come un thriller ma di giallo ha ben poco se non niente. È vero che spunto della vicenda è la scomparsa misteriosa e mai risolta di una bambina di cinque anni ma in realtà questa scomparsa è solo un pretesto per analizzare le vite dei protagonisti che ruotano intorno alla bambina. Della madre, soprattutto, Kasumi, una donna insoddisfatta, sempre alla ricerca di qualcosa, egoista e presa solo da se stessa, pronta anche ad abbandonare le sue stesse figlie pur di vivere con il suo amante. La scomparsa della figlia viene vissuta allora una sorta di punizione, un contrappasso: che Kasumi viva la stessa pena e lo stesso dolore che vent’anni prima lei stessa ha causato ai suoi genitori. È forse l’incomunicabilità il leitmotiv di questo romanzo: quella tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra amanti. “Non poteva confidarsi con nessuno e, anche se lo avesse fatto, nessuno l’avrebbe capita; questa incomunicabilità se la portava dentro come una bruciatura indelebile”. Solo in Utsumi, un ex poliziotto malato terminale che decide di aiutarla a trovare la figlia, Kasumi sembra trovare un amico sincero, pronto ad ascoltarla e con il quale confidarsi come non aveva mai fatto prima di allora forse consapevole che lui non potrà o vorrà giudicarla essendo ormai terminale e quindi distaccato dalla vita terrena. Una lettura molto particolare, difficile e forse un po’ lenta. Secondo me non tra le migliori della Kirino. Anche il finale, aperto ad ogni possibile interpretazione ma in fondo con una sola, possibile soluzione è stata, almeno per me, una piccola delusione.
Pietà e rabbia Ci meritiamo quello che ci accade nella vita? C’è un senso karmico in questo libro che per un attimo si crede la protagonista meritevole di ciò che le accade. Poi il dolore filtra attraverso le pagine ed arriva a noi lasciandoci un velo di malinconia.
4.5 ❇ A parte una scena in particolare che gli fa perdere quel mezzo punto e che non spoilererò, è uno dei miei preferiti fino ad adesso ...se non fosse stato per quel singolo avvenimento...
Another compelling thriller from Kirino, who carefully dissects the human mind, uncovering all the dreams and darkness that lay inside. This time the protagonist is Kasumi, a strong-minded yet fragile woman who has to deal with her guilt and atonement after her eldest daughter goes missing. An excellent psychological study with a haunting ending that will keep you thinking.
[The full review will soon be republished on my blog Scrabbled Rambles, stay tuned :) ]
Questo è un libro che va avanti da solo. E' lento, ma allo stesso tempo incalza. Il personaggio principale, Kasumi, è una donna a cui scompare, durante una vacanza in montagna, la figlia che lei stessa definisce come la preferita. Da qui, le vite di tutte le persone coinvolte, subiscono dei cambiamenti importanti. Kasumi è un personaggio fastidioso, ambivalente, profondamente insicura e bisognosa di affetto e attenzioni. Sembra non portare mai niente fino in fondo. Scappa di casa a 18 anni per fare la designer, ma non sa disegnare, si infila in un lavoro non soddisfacente per sbarcare il lunario, poi in un matrimonio non particolarmente felice, con le conseguenze che ci aspettiamo in un romanzo. Non rassegnandosi alla scomparsa della figlia, intraprende una ricerca senza speranza che la porterà ovviamente a cercare altro oltre alla figlia. E parte di questo viaggio lo farà con un altro personaggio che per molti aspetti le è speculare: un poliziotto anche lui non particolarmente simpatico, malato terminale. La storia prosegue incastrando sensi di copla, viaggi, indagini, sogni, sospetti. Cosa è sogno? Cosa è immaginazione? Chi ha rapito/ammazzato la piccola Yuka? In un miscuglio di tutto questo, meravigliosamente costruito e in cui ogni personaggio è caratterizzato superbamente, se ne vanno in un soffio 500 e passa pagine.
Ho scoperto la letteratura giapponese relativamente tardi, ma fino ad oggi ogni opera a cui mi sono approcciata mi ha lasciato un'ottima impressione, e quando sono soggetta al blocco del lettore, ricorro sempre a un'autore/autrice di questa nazionalità per sbloccarmi: finora mai fallito!! Questa di "Morbide Guance" è nello specifico una storia davvero particolare, che prende mano a mano che si procede nella lettura una piega sempre diversa (da romanzo erotico d'amore, a detective story semi noir, a opera introspettiva..) Ciò mi ha permesso di apprezzarlo nella sua interezza e di gustarmi i registri stilistici diversi messi in campo volta per volta dall'autrice. La narrazione è tratteggiata secondo me magistralmente, con flashback che permettono un inquadramento dei personaggi graduale ma preciso, che vengono inseriti in maniera mai scontata; episodi apparentemente distaccati dalla storia che poi vengono invece prontamente ripresi successivamente; cambi narrativi frequenti che rendono il procedimento della storia sempre incalzante..il tutto coronato poi da un finale che secondo me è stato studiato perfettamente. Insomma, blocco del lettore prontamente superato, libro consigliatissimo, ancora una volta w i romanzi giapponesi!!
Kasumi era fuggita dall’Hokkaido, da un luogo in cui oltre al mare e alle pietre di sabbia non vi era altro per lei. Era giunta a Tokio per abbracciare una vita differente da quella a cui era destinata. Lì conobbe Michihiro, titolare di una tipografia, e lo sposò. Un’attrazione particolare la legava a Ishiyama, uno dei clienti della tipografia, e inevitabilmente divennero amanti. Si incontravano presso love hotel rubandosi attimi di vita, ma Ishiyama decise di comprare uno chalet nell’Hokkaido, in un luogo difficile da raggiungere, con l’intenzione di abbandonare tutto e vivervi con Kasumi in futuro. Ishiyama, in quanto cliente della tipografia, invitò la famiglia di Kasumi a passare le vacanze estive nello chalet. Prima della partenza concordarono di incontrarsi la notte in un ripostiglio, ma una mattina i loro programmi furono interrotti. La piccola Yuka, la figlia somigliante a Kasumi, era svanita in un attimo di distrazione. La sera prima nello sgabuzzino, mentre i due amanti facevano l’amore, la donna aveva pensato di poter abbandonare pure le figlie per quell’uomo, quel pensiero impresso nella mente non fece che accrescere il suo senso di colpa, una colpa che non trovava espiazione. Cercarono ovunque ma la bambina sembrò essersi volatilizzata. Da quell’undici Agosto mutarono i destini di tutti i presenti. Ogni undici del mese la madre compie un giro di chiamate e di conversazioni per verificare se vi sono aggiornamenti sul caso. Un rituale estenuante che termina solo quattro anni dopo con l’incontro di Utsumi. Kasumi si lascia aiutare da Utsumi malgrado le forze dell’ uomo siano ormai giunte al termine. Il male che logora Utsumi lo rende uno scheletro, l’aspetto di un uomo morente non passa inosservato, è proprio questo aspetto ed il sapore di morte che aiutano Kasumi a rompere il bozzolo in cui è rimasta chiusa in quattro anni. Trama e ritratti psicologici dei personaggi sono particolarmente interessanti, infastidisce talvolta l’assenza di una netta distinzione tra passato e presente. I contorni sono sfumatissimi quando nella narrazione vengono inseriti i sogni di Utsumi, in questo caso l’effetto di confondere è riuscitissimo poiché i sogni appaiono di volta in volta come delle verità. Anche qui come nel precedente libro la Kirino parte da un avvenimento forte che spinge il lettore ad indagare su ciò che alberga nell’animo dei personaggi, ad osservare come esso possa mutare le vite.
kirino's mysteries, set in japan, are always elegantly and bloodily creepy in a deep way. and so i read them with great pleasure. this was not my favorite, i like out and grotesque better, but still utterly fascinating study of the life of teens pressured to be perfect and brilliant and how squeezed out of humanity they become...
Cos'è Natsuo Kirino? Un’ espiazione dolorosa, sale su una ferita nata dai sensi di colpa e dall’impotenza. "Le quattro casalinghe di Tokyo" è stato un pugno nello stomaco, questo non è stato da meno. Insieme a Murakami, sono i pochi ai quali perdono i finali non finali.
Mi aspettavo un giallo più tradizionale, devo ammetterlo. In realtà non so nemmeno se si può definire giallo o thriller, visto che non è chiaro come sia sparita la bambina, nemmeno nell'epilogo. Ho avuto più l'impressione che il libro volesse raccontare il percorso di Kasumi che fin dall'inizio cercava la libertà. Un romanzo molto psicologico, devo dire. Kasumi viene talmente assorbita dalle ricerche di Yuka che finisce per trascurare la figlia che le rimane, per non parlare della vita stessa. Finisce per vivere con l'unico scopo di ritrovare la figlia, convinta che sia ancora viva, finché non incontra Utsumi. Questo Utsumi si fa avanti per aiutare nelle ricerche, ma è solo per ingannare la noia. Questo libro è pieno di persone poco empatiche, secondo me. Kasumi immersa nel senso di colpa, Michihiro che non si capisce se è solo ingenuo o rassegnato, Utsumi che offre il suo aiuto per un semplice capriccio... C'è da dire che il tutto è abbastanza realistico, solo che non so se tutta questa realtà fa per me. Se il mio scopo è evadere dalla realtà ha poco senso andare a leggere libri così. Ah, però ho constatato come la mia passione per anime e manga mi abbia aiutato a fare a meno del glossario alla fine del libro dove spiegavano termini specifici come "tatami" e via dicendo. Sono soddisfazioni.
Primo approccio con questa autrice, grazie al GDL #PaginedaYamato, poco fortunato. Innanzitutto, i protagonisti: Kasumi e Ishiyama sono due fedigrafi egoisti e totalmente assorbiti dal loro amore extraconiugale; da un certo punto in poi, Ishiyama viene messo da parte ed emerge il secondo coprotagonista, Utsumi, un malato terminale, che mi metteva ansia anche per il carattere cinico e crudele. Poi la storia, che personalmente ho trovata inconsistente: a conti fatti, è il racconto di come Kasumi ha vissuto pre e post la sparizione della figlia, e visto che la protagonista mi era cascata decisamente antipatica, la sua storia non poteva che annoiarmi. Ad un certo punto, ho dato un'accelerata alla lettura: volevo vedere come finiva, visto che di indizi l'autrice non ne fornisce, e ogni pista battuta all'inizio non ha portato da nessuna parte. Non ho apprezzato nemmeno la scelta della Kirino di far sognare ai due protagonisti dei possibili scenari, l'ho trovato in qualche modo poco rispettoso del genere giallo in sé. Il finale è quello che ha fatto affossare completamente il voto: appena terminato, mi son detta: "Ah, così è finito?! Che delusione solenne! Che perdita di tempo". Non c'è una vera soluzione al caso e il racconto finale a voce della figlia di cinque anni è assolutamente RIDICOLO.
Un viaggio lungo quattro anni alla ricerca di una bimba perduta. Un viaggio lungo quattro anni alla ricerca di se stessi.
Forse non è più importante cosa sia successo alla piccola Yuka, quando le speranze sono così flebili. Ma bisogna crederci fino in fondo. Kasumi lo fa per se stessa, aggrappandosi con tutta la sua forza a quelle speranze. E, grazie al suo viaggio, la conosciamo fin nel profondo: i suoi sentimenti, le sue emozioni che traspaiono attraverso i suoi gesti e le sue espressioni. Diventa lei, per noi, quella bimba da proteggere dal mondo crudele che le ha portato via la sua Yuka e che, ormai, è diventato del tutto indifferente, se non infastidito, dalla faccenda.
Ma Kasumi ha dentro di sé una forza che nemmeno conosce... sarà una sorta di istinto di conservazione, ma riesce ad andare avanti, senza arrendersi, per il bene suo e di quello di Yuka.
Ho vissuto con Kasumi una breve, ma più che intensa, parte della sua vita. Ora sono felice di averla lasciata andare per la sua strada, qualunque essa sia.
Mi dispiace, ma nulla a che vedere con Grotesque o anche con Le quattro casalinghe, che, seppur non sia il mio preferito, ho apprezzato fino alla fine. Fin dall'inizio son stata titubante, non sono stata particolarmente colpita dal setting o dai personaggi, ma ero convinta che sarebbe arrivato qualcosa a spiazzarmi e a tenermi col fiato sospeso. Sfortunatamente questo qualcosa non è mai arrivato e non posso dire di aver compreso a fondo il finale che, per l'appunto, ho trovato senza senso. Come sempre Kirino ha puntato molto sulla psicologia dei personaggi, ma non trovo che questi siano stati ben caratterizzati, sono anzi andati a cadere in inutili ripetizioni e alla fine son diventati insopportabili. In ogni caso son riuscita a terminarlo per la scorrevolezza della prosa, anche se le ultime 150 pagine son risultate davvero pedanti perchè avevo già capito che non mi avrebbe dato risposte soddisfacenti.
Una storia maledetta e intensa che mi ha fatto ricordare quanto è brava la Kirino: quanto sa scavare bene nella mente dei personaggi, quanta inquietudine sa trasmettere al lettore senza mai cadere nel banale. Qui ho seguito la storia di Kasumi, che spinta dalla volontà di sfuggire allo squallore della sua piccola città, approda a Tokyo per ritrovarsi dentro a un sogno infranto: un lavoro mediocre, un matrimonio infelice, una relazione senza futuro e una figlia che scompare all'improvviso, nel mistero più totale. Una tragedia che, come un'ennesima beffa karmica, la riporterà proprio nell'Hokkaido, luogo da cui pensava di essere scappata per sempre. È stato uno dei libri più tristi che abbia mai letto, sempre avvincente anche quando diventa onirico e crudele nel finale.
Una bambina scompare nel nulla, e la madre inizia a cercarla, prima con lo zoppicante aiuto del marito, e poi con quello di uno strano poliziotto morente per cancro. Potrebbe essere un thriller, ma non è lo, la scomparsa della bambina è solo un pretesto per una cerca che è tutta interiore, sia da parte della madre che di tutti gli altri protagonisti, che finiranno per trovare il loro vero io, o per scomparire in una nullità quotidiana. Un romanzo molto giapponese, nelle ambientazioni così come nelle relazioni tra i personaggi, con un misto per noi occidentali quasi incomprensibile di atteggiamenti molto ritualizzati e di spregiudicatezza.
Très singulier : des personnages à la psychologie fouillée, et une intrigue uniquement fondée sur différents points de vue. Une occasion d'échanger sur le sens de la mort, du manque, de l'impuissance de l'humain face à la fatalité et sa manière de gérer une lourde culpabilité morale à long-terme... Une ambiance pesante à l'image des rigueurs du climat et de la géographie de Hokkaido qui plante un décor tourmenté, à la mesure de la bataille que livre l'héroïne et son compagnon d'infortune. Mon premier Kirino, auteur que je ne connaissais pas, mais dont je vais maintenant surveiller les traductions. Son originalité fait mouche.
Non so perché, ma quando ho incominciato a leggere il libro credevo che fosse un romanzo patinato alla Haruki Murakami, e invece mi sono presto ricreduto. Mi ha totalmente coinvolto. Non ha cadute di tono nonostante sia piuttosto lungo (500 pagine circa) e i personaggi sono caratterizzati in modo eccellente. L'unico neo, a mio parere, sono proprio le ultime pagine. Non mi ha entusiasmato il finale, ma comunque ritengo che il libro sia molto bello. Sicuramente mi procurerò al più presto gli altri due romanzi dell'autrice editi in Italia.
Книга оставила двойственные ощущения. С одной стороны, довольно таки интересная психологическая составляющая на протяжении всей книги, с другой стороны, детективная составляющая слабо развита, открытый финал. слишком много отступлений в самой книге , слишком затянут сам сюжет, если честно, ожидала от этой книги значительно большего, если сравнивать с другими произведениями этого автора.
Beautifully written. A very touching story. I'm so sorry about Yuka and her mother. Natsuo Kirino has the courage to write the saddest stories ever in a very special way that keeps you reading what she writes.
La escritora sigue analizando con pluma despiadada los entresijos de la cultura japonesa. No obstante, en esta ocasión Kirino pierde la crítica cruda e incómoda de "grotesco" en favor de un thriller al uso. La novela avanza con facilidad pero no sorprende ni emociona.
Interesting and thrilling story! Again and as allways Kirino-san knows how to scary readers! Who have read her books before, prepare for new characters, trategy and of course crime. Enjoy!)