La Resistenza a lungo è stata considerata solo una “cosa di sinistra”: fazzoletto rosso e Bella ciao. Poi, negli ultimi anni, i partigiani sono stati presentati come carnefici sanguinari, che si accanirono su vittime innocenti, i “ragazzi di Salò”. Entrambe queste versioni sono parziali e false. La Resistenza non è il patrimonio di una fazione; è un patrimonio della nazione. Aldo Cazzullo lo dimostra raccontando la Resistenza che non si trova nei libri. Storie di case che si aprono nella notte, di feriti curati nei pagliai, di ricercati nascosti in cantina, di madri che fanno scudo con il proprio corpo ai figli. Le storie delle suore di Firenze, Giuste tra le Nazioni per aver salvato centinaia di ebrei; dei sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che sceglie di morire con i suoi parrocchiani dicendo “vi accompagno io davanti al Signore”; degli alpini della Val Chisone che rifiutano di arrendersi ai nazisti perché “le nostre montagne sono nostre”; dei tre carabinieri di Fiesole che si fanno uccidere per salvare gli ostaggi; dei 600 mila internati in Germania che come Giovanni Guareschi restano nei lager a patire la fame e le botte, pur di non andare a Salò a combattere altri italiani. La Resistenza fu fatta dai partigiani comunisti come Cino Moscatelli, ma anche da quelli cattolici come Paola Del Din, monarchici come Edgardo Sogno, autonomi come Beppe Fenoglio. E fu fatta dalle donne, dai fucilati di Cefalonia, dai bersaglieri che morirono combattendo al fianco degli Alleati. La Resistenza ha avuto le sue pagine nere, che vanno raccontate, come fa anche questo libro, da Porzûs a Codevigo; così come racconta le atrocità spesso dimenticate dei nazisti e dei fascisti: Boves e Marzabotto, le torture della X Mas e della banda Koch. La storia è scandita dalle voci dal lager e dalle lettere dei condannati a morte, che spesso chiedono la riconciliazione nazionale e si dicono certi che dal loro sacrificio nascerà un’Italia migliore. A 70 anni dalla liberazione, mentre i testimoni se ne stanno andando, è giusto salvarne la memoria e raccontare ai giovani cos’è stata davvero la Resistenza, e di quale forza morale sono stati capaci i nostri padri.
È un libro da leggere? Sì. La butto lì, ma potrebbe essere un'idea inserire libri come questo nelle antologie di italiano, invece degli estratti di Twilight...
Innanzitutto, il libro è una sorta di ri-costruzione, di ri-analisi di un pezzo molto recente (e molto discusso) della storia italiana: la Resistenza. Cazzullo si prende l'onere di ri-raccontare questa parte di storia senza romanticismi, idealismi, bugie di potere e "storpiamenti" comodi (ad esempio: non tutti i partigiani erano comunisti e non tutto l'Esercito era composto da vili traditori, anzi...). Per ogni capitolo, una storia (non necessariamente di un personaggio noto o di una figura di spicco, ma anche di gente comune o di coloro il cui ricordo, per convienze di partito, è stato offuscato), un evento, un massacro, una strage. L'incipit, che dà anche il titolo al libro intero, è la lettera che Franco Balbis, nel 1944, scrive ai genitori; sta andando a morire per l'Italia... per l'Italia in cui lui crede così tanto da sacrificarle la vita:
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Qualcuno avrà notato che ho latitato nella lettura di questo libro e il motivo è proprio qui sopra. Mi sono dovuta interrompere e per molto tempo, perché non ho avuto il coraggio di leggere oltre tutte quelle storie, tutte quelle morti e quei sacrifici in nome di un ideale, di una Patria nella quale, poi, purtroppo, loro stessi non si riconoscerebbero oggi (v. Spoon River su Facebook, ultimo capitolo che raccoglie testimonianze di "gente comune" scritte da amici, parenti e conoscenti). Le tante lettere riportate in fondo a ogni capitolo hanno in comune alcuni elementi (come evidenzia chiaramente lo stesso Cazzullo): l'amore per la Patria, il dispiacere per i familiari che restano, le raccomandazioni ai figli per concentrarsi nello studio che li rende liberi e utili alla Patria stessa. Se si riesce a superare il concetto che tutti questi uomini e tutte queste donne sono morti per un ideale, i sopravvissuti hanno sempre vissuto con l'orrore delle torture sulle spalle (alcuni si sono anche uccisi) e i loro aguzzini hanno fatto la bella vita in qualche paese dell'America del sud o in Stati europei conniventi (la stessa Italia, in alcuni casi, non ha condannato), be', è un libro che si può leggere agilmente in meno tempo di quanto non ho fatto io.
Insomma, non è una lettura semplice: la realtà è lì, nuda e cruda, contenuta nelle tante lettere scritte pochi istanti prima di dire addio alla vita (e il libro potrebbe essere un'ottima spinta per approfondire alcune storie meno note). E non è facile, no, non è facile per niente leggere tutte quelle vite spezzate, tutte quelle storie interrotte a metà o da poco cominciate. Tra le tante storie riportate, un elemento le accomuna tutte: il fatto che, in un determinato momento anche se per ragioni simili ma differenti, un uomo o una donna si sono alzati. Hanno detto basta e hanno deciso di andare controcorrente, rischiando la pelle. Invece, oggi andiamo avanti come caproni e ci accontentiamo di quello che ci raccontano senza nemmeno un po' di analisi critica (e spesso dimenticando anche i precedenti).
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Tante sono le insegne, i monumenti, gli edifici pubblici e le vie "intitolati a...", le placche e le medaglie (molte attribuite postume) che "decorano" la nostra Italia. Sono un onore sì, ma sono anche tanto dolore, tanta amarezza, tanta sofferenza. Ed è bene che ci siano, che siano lì come monito, ma ognuno di noi dovrebbe anche ricordarsi del perché sono lì. Sono tanti i monumenti ignorati, le placche e le insegne dimenticate… forse dovrebbero tutti essere "degradabili" come il momento alle partigiane nel parco di Villa Spada a Bologna in modo che il ricordo debba restare vivo.
"Gli uomini e le donne della Resistenza avevano ragione. Fecero la scelta giusta, schierandosi contro l’invasore nazista e i suoi collaboratori. Combatterono la buona battaglia". Ecco uno di quei bellissimi libri che andrebbero letti e studiati nelle scuole… e questo, in particolar modo, andrebbe letto ad alta voce ad alcuni adulti dalla memoria corta. Il libro di Aldo Cazzullo raccoglie le testimonianze di uomini e donne che oseremmo definire eroi comuni, eroi di tutti i giorni, a poche ore dalla loro morte per mano dei nazisti. Contemporaneamente, l'autore , pur schierandosi dalla parte giusta della storia, non cerca colpevoli ad ogni costo e non giustifica le efferatezze compiute da entrambe le parti in causa (nazisti da una parte e partigiani dall'altra). Accanto ai nomi di personaggi noti (Pertini, Mattei e don Bagiardi, i primi nomi che mi vengono in mente), grazie al certosino lavoro di ricerca di Cazzullo, è bellissimo leggere, pur nella drammaticità degli eventi, i nomi di uomini e donne che sono stati dimenticati troppo frettolosamente o forse non avremmo mai conosciuto. Dalle lettere dei condannati a morte, perché di questo tratta il libro, ecco emergere il loro orgoglio di essere italiani, ecco emergere il loro orgoglio di aver detto semplicemente "no" al nemico; ma, soprattutto, ecco emergere un incredibile senso di "perdono" verso i loro stessi aguzzini affinché possa nascere (è il loro ultimo desiderio prima di morire) una nuova Italia ed una pace condivisa. [https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
Un libro interessante, utile, importante. Come ho già scritto per "La guerra dei nostri nonni" è un libro che andrebbe adottato in tutte le scuole, necessario e terribile, scritto in modo accattivante e che umanizza ciò che normalmente è "solo" una successione di dati e numeri. Non si possono leggere queste pagine e restare indifferenti. In più se si ha la fortuna di aver potuto parlare della seconda guerra mondiale con i nostri nonni (almeno per la mia generazione) si troveranno tantissimi riferimenti e aneddoti familiari e "già sentiti".
Un libro verdaderamente conmovedor, imposible no mostrar sensibilidad al leer las historias. Anécdota: mientras viajaba en tren por el norte de Italia, leía sobre la presencia de los nazi en los alrededores de uno de los principales lagos de la región, justo cuando estaba transitando por esa zona, sentí verdaderos escalofríos. Aldo Cazzullo nunca falla.
Cinque stelle sono sicuramente meritate. Il libro è sicuramente da leggere, ma… … Qualcosa nella scrittura di Cazzullo non mi convince fino a in fondo. Forse la volontà di raccontare proprio tutti rende il libro più come un elenco che come un racconto. Forse.
La resistenza che non si trova sui libri di storia. Almeno, non ancora. Non solo una "cosa di sinistra" ma un patrimonio nazionale, e che comprende i 600.000 IMI (Internati Militari Italiani), tra cui c'era anche mio nonno materno, i fucilati di Cefalonia, gli alpini della Val Chisone, le suore di Firenze. Un libro commovente, sincero, ben scritto e documentato, che va letto con il cuore aperto e senza bendaggi ideologici.
La resistenza da un altro punto vista, perché in fondo essere partigiani è combattere contro ogni forma di dittatura e oppressione al di là delle differenze politiche, culturali, religiose e di genere. Un libro che deve essere letto, un libro che mi ha emozionato, un libro indispensabile per non dimenticare e per ricordare chi, ognuno a suo modo e con i propri mezzi, ci ha consentito di uscire dal periodo più nero della storia del nostro Paese.
Un'ottima analisi della Resistenza che non fu solo un movimento di "sinistra"o "comunista", la resistenza è stata fatta da cattolici, carabinieri, albini, anarchici, comunisti, socialisti ma, soprattutto, come dice Cazzullo: "il vero protagonista della Resistenza è il popolo anonimo che in diverse forme disse no ai nazifascisti" e "la storia dei resistenti non è storia di vincitori, se non dal punto di vista ideale. E' storia di vittime. Alcune morirono chiedendo vendetta. Altre, forse la maggior parte, morirono perdonando i loro carnefici e invocando la pacificazione". In un momento in cui i testimoni delle barbarie fasciste e naziste non ci sono più e in cui il fascismo, o pseudo tale, sta tornando in auge, spetta a noi portare avanti le testimonianze di chi la Resistenza l'ha fatta senza ulteriori strumentalizzazione, per rispetto dei nostri nonni e dei tanti morti. Anche questa è una forma di Resistenza.
Un libro commovente che tutti dovrebbero leggere per sapere, per non dimenticare, per capire: pensare oggi che quegli italiani che vissero con coraggio e abnegazione gli anni bui della guerra civile abbiano rappresentato una generazione unica e irripetibile della genia italiana è semplicistico e limitativo perché basterebbe ricordare quanti altri italiani si macchiarono insieme alle "bestie" tedesche delle più vergognose azioni nei confronti dei loro fratelli in armi e della popolazione inerme e indifesa per comprendere come un popolo possa essere nello stesso tempo il migliore e il peggiore del mondo
Dei libri che ho letto (o sto leggendo) sulla Resistenza questo è sicuramente il migliore. Spiega in modo schietto perché la Resistenza non è "una cosa di sinistra" e come interpretarla in questo modo faccia un torto a molti che sacrificarono la propria vita (o una parte di essa) a favore della salvezza dell'Italia. Ho trovato molto interessanti in particolare le pagine sul contributo delle forze armate rimaste fedeli ai Savoia e quella sui religiosi, due categorie bistrattate dalla Storia. Un plauso per la scelta di cedere la parola ai lettori nella Spoon River finale, è un modo molto delicato di raccontare piccole storie di resistenza quotidiana.
Un libro di dovere si può dire dove in Italia si pensa che i partigiani fossero tutti di sinistra e l’esercito tutto fascista. Sarebbe ora che nelle scuole e in televisione si insegnasse altro, e che i sinistrini rispettassero la volontà di tanti eroi nazionali che erano monarchici e non certo comunisti. La lettura purtroppo è spesso pesante per via delle molte date, nomi e spiegazioni, che sono frammentarie essendo un sunto di tutte le vicende e i personaggi della resistenza in tutta Italia. Le lettere scritte da chi sapeva di morire sono veramente toccanti. Letture di altri tempi in cui le persone erano pronte a morire per un ideale.
Un libro necessario, soprattutto per i giovani affinché vedano la Storia sgombrata dai dubbi e dalle illazioni che sempre più spesso si stanno addensando intorno alla Resistenza.
Aldo Cazzullo non enfatizza alcunché, ma si limita a descrivere quanto successo: eventi di coraggio e di sacrificio, d sangue, che devono essere ricordati per capire chi siamo stati veramente quando venne l'ora di decidere da quale parte stare.
Non si può commentare molto, ogni singola pagina trasmette chiaramente l'intento dell'autore. E risveglia, in ognuno di noi, l'orgoglio per ogni singola persona che si è sacrificata per un mondo migliore.
Un libro stupendo che offre un punto di vista diverso ed imparziale sui diversi aspetti che hanno caratterizzato la Resistenza. Andrebbe fatto leggere a scuola.