Talitha ha oltrepassato il confine che da millenni separa i popoli della superficie di Nashira dagli Shylar, gli esseri immortali che dimorano nel sottosuolo. Laggiù, dove il tempo è un eterno presente, si nasconde la chiave che forse potrà fermare le esplosioni di Cetus, il sole che ciclicamente distrugge ogni forma di vita in un'apocalisse di fuoco. Intanto un arcano incantesimo ha riportato in vita Saiph per ricongiungerlo a Talitha e ai guerrieri che la accompagnano nella missione. Nei meandri di Shyla scopriranno un mondo multiforme e traboccante di vita, abitato da animali feroci e creature simili a divinità. L'energia magica che lo pervade è governata da regole misteriose e l'enigmatica Nera, guida spirituale degli Shylar, farà qualsiasi cosa per preservarla, a costo di allearsi con l'essere più abietto che calpesta la terra di Nashira: Megassa, padre di Talitha che ha votato la sua vita alla distruzione della figlia e dei suoi alleati…
Licia Troisi was born in Ostia, a little place by the sea near Rome. She’s been passionate about writing since her childhood. She took classical studies at high school and studied astrophysics in the university. She started to write her first trilogy, Cronache del Mondo Emerso (Chronicles from the Emerged World), at the age of 21. She got married in 2007 and is currently a PhD student in Rome. Music, movies and comics are among her interests.
La seguente recensione contiene semi-spoiler, ma tanto è tutto così prevedibile che se vi spiattellassi i dettagli non ve ne accorgereste nemmeno. Quindi, se vi va, leggete lo stesso.
Tutto ciò che c'è da dire riguardo alla conclusione de I regni di Nashira è perfettamente riassumibile nel seguente assunto: il pathos è pari a zero. Gran parte dei difetti che questo romanzo ha, se non tutti, sono infatti riconducibili a questa grave, immensa, vorace, spropositata lacuna. Vi farò due esempi banali.
Come si è scoperto già nel libro precedente, Saiph è tornato dal regno dei morti per motivi ancora ignoti. Già dai primi capitoli, dunque, il lettore comincia a pregustare le gioie del ricongiungimento tra il ragazzo e i suoi compagni; non fosse che, non appena il gruppo si riunisce, tutti cominciano subito a parlare della missione, così, con rilassatezza e savoir-faire, come se il povero cristo -date le circostanze, forse dovrei scriverlo con la maiuscola, ma tant'è- fosse stato soltanto mandato al bar e finalmente si fosse rifatto vivo con il caffé. Poco ci mancava che lo rimproverassero per il ritardo. Esempio numero due: non dirò a chi mi riferisco, ma Il destino di Cetus contiene un numero che non specificherò di morti di un certo peso. Benissimo. Avete presente quando c'è una mosca che vi ronza intorno, voi afferrate il primo giornale che vi capita a tiro e senza neppure guardare la spiaccicate contro il muro? Ecco, queste sono le morti di questo libro.
Molto interessante, invece, la connessione esistente tra l'immortale popolo degli Shylar e la Catastrofe periodicamente causata dai due soli, ma anche lì, lo sviluppo è praticamente inesistente. Non viene data alcuna spiegazione soddisfacente del perché e percome il ciclo delle due stelle sia legato a un macchinario che si trova sul pianeta, vengono fatte allusioni sommarie e fuori luogo al fatto che gli Shylar sono in realtà alieni venuti da un altro mondo con astronavi avanzatissime e la situazione si risolve nel giro di poche pagine con tanta celerità da portarti quasi a chiederti cosa te li sei letti a fare quattro libri interi se alla fine era tutto lì. Non so, può anche trattarsi di un'impressione puramente soggettiva, ma mi è parso tutto alquanto arbitrario.
Ultimo tasto dolente: Talitha. Di una passività sconcertante. In questo libro, giuro, non fa letteralmente niente. Se non ci fosse stata, la trama sarebbe andata avanti lo stesso e con la massima tranquillità.
Per concludere, un sacco, un'immensità di materiale promettente lasciato allo stato brado, incolto. Il mio voto non cola a picco perché la leggibilità resta -anche se mi sembra che lo stile di Licia vada peggiorando di libro in libro e che alla Mondadori, visti i refusi presenti nel testo, i suoi manoscritti, prima di mandarli in stampa, manco li leggano più- e perché come finale di saga si comporta degnamente: chiude tutte le questioni che aveva lasciato aperte. Se lo faccia bene o male, questo tocca ad ogni lettore deciderlo per sé.
Okay. Ilaria, sta' calma. "I regni di Nashira" sono stati la prima saga che lessi di quest'autrice. Comprai il primo volume quand'era appena uscito, quattro anni e mezzo fa. Avevo letto molte recensioni negative su quest'ultimo volume e forse per questo, o forse perché non volevo che finisse, ne ho posticipato la lettura. E invece, credo sia il migliore della saga. È sempre un dolore quando una saga finisce, ma quando l'hai seguita per così tanto tempo è davvero dura. Ovviamente, presto recensione sul blog. Se la merita.
Quest’ultimo volume è decisamente più attivo degli altri. Non che qui non ci siano momenti più lenti, ma accadono meno spesso e sono più brevi, naturali come in qualsiasi altro libro. Anche qui però viene narrato troppo, ci sono cose che avrebbero potuto essere tolte per favorire la scorrevolezza, ma ormai sappiamo che questa saga presenta questo problema. Tutti sommato, è stata una lettura godibile. I protagonisti sono cambiati rispetto all’inizio del loro viaggio, persino Talitha la vediamo un po’ cresciuta. È come se lo shock vissuto alla fine del terzo libro l’abbia resa più spenta e riflessiva, il che non è affatto un male visto quanto era sciocca e impulsiva. Alcuni personaggi ci abbandonano per sempre, l’autrice non è stata clemente sotto questo punto di vista; ma sono abbandoni che ho vissuto con il cuore in pace, perché i personaggi avevano fatto il loro corso, vissuto la loro vita e raggiunto il loro scopo. È stata un fine completa. Certo, resta sempre il problema delle incongruenze di trama, ma qui è più minimizzato o forse ci si fa meno caso perché il ritmo è più rapido. Giusto quando Saiph li salva in un posto impossibile da raggiungere per chi non sa la strada è strano. Tutto troppo facile. Ma il resto è ok. Succedono cose che ci si aspetta ma viviamo anche fatti inaspettati e situazioni incredibili. Ho trovato il finale un po’ troppo prolungato, tanto che la suspense faticava a rimanere viva. Però neanche di quello mi lamento. Ho apprezzato il finale e ho apprezzato l’epilogo, anche se forse un po’ troppo roseo, vista la situazione.
Già dal terzo volume avevo intravisto elementi che non mi piacevano più. Nonostante la trama e i personaggi fossero interessanti e diversi dal solito, la scelta dell'autrice di celare il proprio pensiero politico, religioso e altre ideologie dietro il racconto non mi è parsa una cosa produttiva. Il fantasy dev'essere fantasy e basta. La narrazione inizia a farsi più movimentata solo negli ultimi capitoli, quando ritroviamo delle battaglie mozzafiato. Per quanto riguarda il resto, è a tratti troppo lento, talvolta ripetitivo. Bella l'idea del mondo sotterraneo degli Shylar, così come l'introduzione di questi esseri; un po' meno la mescolanza di fantascienza che fa apparire Nashira non più come un pianeta. Talitha ritrova il suo spirito soltanto nell'ultima parte, mentre per quasi tutta la narrazione sembra quasi un personaggio secondario a favore invece di Saiph. Che dire? Consigliato per finire la saga, ma Licia Troisi ha scritto opere migliori.
Tre stelle perché nonostante le molte cose che non mi siano piaciute rimango legata alla storia di Saiph e Talitha e, soprattuto, il ritmo della narrazione è un po’ più incalzante rispetto agli altri tre. Nel complesso il più bello dei quattro. Di solito con i libri della Troisi sbatto contro la lentezza dei primi volumi della saga e poi approdo all’ultimo volume nel quale trovo più ritmo, più azione, più movimento. Però rispetto ad altre sue saghe I regni di Nashira resta abbastanza lenta. Molto bella comunque l’articolazione del personaggio di Saiph profonda e dinamica, anche se ad un certo punto un po’ perdo il senso di tutte queste continue evoluzioni del suo essere. La caratterizzazione di Talitha invece sparisce, assorbita interamente dall’amore per Saiph. Dopo Niahl e Dubhe mi aspettavo qualcosina di più.
Nel complesso le do tre stelle perché sono un’inguaribile romantica e la storia di Talitha e Saiph mi ha colpita molto.
3,5⭐️ Questa serie è stata un sali e scendi continuo, ma devo dire che nel complesso mi ha accompagnato, è stata una fedele compagnia delle mie notti insonni. Credo sia una serie facilmente godibile soprattutto verso la fine. Conosciamo ormai bene lo stile della Troisi, ma ormai essendo così famigliare glielo perdoniamo. Quest'ultimo volume soprattutto era molto dinamico, sono pochi i punti lenti rispetto a quelli precedenti, e anche se ci sono non creano particolari fastidi. Nel complesso è una buona serie, leggera ma con spunti interessanti, soprattutto perché anche noi ci stiamo avvicinando a una crisi climatica di una certa importanza, anzi, ci siamo già. Peccato che non basta perdere l'immortalità per scongiurare la nostra. La consiglio per chi vuole un fantasy leggero, in particolare indicato per ragazzi giovani dagli undici anni.
Il destino di Cetus è il libro conclusivo della tetralogia I regni di Nashira di Licia Troisi a cui dà una degna conclusione. Degna in senso lato in quanto persistono i difetti presenti anche nei volumi precedenti. Difetti come la presenza di termini buttati a caso che cercano di restituire un linguaggio più alto, qualche buco di trama qua e là e la scelta delle morti, discutibili per il semplice fatto che persiste sempre lo stesso schema: buona azione del personaggio -> MORTE. E quando non avviene è solo perché il personaggio servirà a mandare avanti la trama in futuro. Nonostante tutto le storia è molto scorrevole, ci sono dei bei personaggi (no Talitha, non parlo di te), i colpi di scena sono imprevedibili e viene data risposta a tutte le domande lasciate in sospeso nei volumi precedenti. In conclusione la lettura della serie è godibile ed appassionante, chiudendo un occhio ogni tanto.
Questo volume è forse il migliore della saga, con meno momenti morti e più azione, qualche colpo di scena interessante ma gestito male (e che alla fine è un colpo di scena solo a metà perché già lo si poteva intuire 100 pagine prima). talitha rimane un personaggio fastidio, che cresce poco niente nel corso della storia, ho apprezzato molto di più i momenti dedicati ai protagonisti secondari: profondi, con uno sviluppo coerente con gli eventi che affrontano... L'aspetto romantico, poi, in alcuni casi è fin troppo forzato e non ha senso. Quindi sì, carino da leggere, scorrevole come sempre, ma senza soffermarsi troppo
Fine degna e meritata per i protagonisti. Alcuni passaggi mi hanno fatto ridere, come il sommergibile di legno sopravvissuto in un ambiente umido per qualche migliaio di anni, e ancora funzionante. Tra l'altro, riuscendo a sopravvivere a una piovra. Ha sempre bisogno di una correzione, come per i volumi precedenti, ma rimane una bellissima saga con idee originali. Slow burn non scontato. Licia Troisi non delude.
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Fossi stato la scrittrice avrei sicuramente omesso qualche cosa e approfondito invece qualche aspetto per esaltare più i personaggi; ciò non toglie che la storia rimane comunque avvincente e che mette la parola fine a questa ottima saga.
Un trip mentale se posso dire, sono entrata in questa serie che avevo letto La ragazza drago 10 anni fa ed ero tipo "massí sarà tranquillo" Poi è morto tipo il 90% del cast...
Dite quello che volete ma ho avuto comunque la depressione quando sono morti Verba, Griff e poi Melkise.
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Le altre serie di Licia Troisi mi hanno tenuta incollata alle pagine e mi hanno coinvolto molto... questa purtroppo no. La storia in sé è originale e poteva essere sviluppata meglio, mi è sembrato che i personaggi rimanessero descritti in modo un po' superficiale e ho fatto fatica a finire i libri. Alla fine l'epilogo era abbastanza scontato, non mi ha convinta del tutto.
Il romanzo conclusivo di questa (per me) sudatissima serie si pone un gradino sopra i precedenti tre capitoli, ma continua ad avere tanti nuovi difettucci. Viene finalmente accennato alla causa della catastrofe che porta Cetus a spazzare via ogni forma di vita su Nashira, ma tutte le cause e le implicazioni non vengono chiarite a sufficienza. Sono arrivata a considerare questo ultimo capitolo come una frettolosa conclusione di tutti gli eventi dei precedenti romanzi, nel quale la Troisi ha voluto concentrare tanti, troppi eventi e informazioni, rinunciando conseguentemente ad un loro approfondimento. In sostanza: avrebbe potuto benissimo saltare alcuni tediosi e fini a se stessi punti dei precedenti romanzi a favore di un’analisi e una spiegazione più esaudente del tutto. Non viene spiegata l’esatta motivazione dell’immortalità dei Shylar, la razza di Verba, né perché sottoterra la pietra dell’aria non sia dannosa alla salute mentre in superficie sì, non sapremo mai perché Saiph è tornato in vita e sinceramente, nonostante l’abbia riletto tre volte, ho ancora dei dubbi sul finale. A questo si aggiungono diverse piccole assurdità: la superficialità delle motivazioni di Grele che, ricordiamo, guidano il suo odio contro Talitha fino all’ossessione; una persona che può vedere ogni luogo di Nashira in uno specchio, ma invece di cercare il suo avversario (che gli ha sottratto qualcosa) e raggiungerlo, cerca un nemico del suo nemico (e quindi suo amico) e lo ingaggia per cercarlo al posto suo; l’azione isolata di un singolo individuo contro il nemico che, nonostante abbia un esercito pronto a combattere alle sue spalle, fa tutto di testa sua senza nemmeno provare a coordinarsi alle forze armate. Passando ai pro: non mi aspettavo nulla di ciò che la Troisi ha svelato sulla catastrofe, è stata una spiegazione interessante, che miscela il fantasy classico con la fantascienza (peccato per il poco approfondimento però!) Secondo pro sono i personaggi che, nonostante le loro piuttosto intricate vicende amorose, si mostrano pronti a fare la cosa giusta per quanto dolorosa e spaventosa. Sono molto più adulti rispetto a quelli che ci sono stati presentati nel “Sogno di Talitha” e finalmente dimostrano pienamente la loro età e ne hanno una conseguente maturità. E in ultimo: i martiri. Leggendo qualche recensione mi pare di capire che i morti di questo ultimo romanzo non siano stati molto apprezzati, anzi, hanno scatenato perplessità. Io, dal canto mio, li ho trovati giusti. Non si esce da una guerra, una ribellione, una contro-ribellione ecc.. senza perdere delle vite. E non è giusto salvare dei personaggi solo perché nella rosa dei principali. Nella realtà nessuno è protetto dal lutto, anzi, più si partecipa alla storia più si diventa facili bersagli. In conclusione: questa serie purtroppo non mi è piaciuta. Forse ne sarebbe valsa la pena anche solo per questo ultimo romanzo, ma purtroppo manca della perfezione che avrebbe risollevato le sorti del tutto. Forse l’autrice avrebbe dovuto prendersi più tempo per riallacciare meglio le fila del discorso, ma ormai questo rappresenta, per me, il suo primo vero fallimento.
Con questo libro termina definitivamente la mia passione per Licia Troisi. L'ho finito a stento, certi giorni non mi andava neanche di leggere (cosa per me assurda) tanto non avevo voglia di sapere come continuava questa storia. Ho terminato il libro come si termina un'epoca. Mi dispiace dirlo ma con lei ho chiuso. E mi dispiace sul serio! Nihal e Dubhe sono il top del top, sono tra le eroine che mi hanno fatto amare il fantasy classico, che me lo hanno fatto conoscere e approfondire, ma è tempo di mettere la parola fine a questa autrice. Ho letto tutti i suoi libri comprese le novelle quindi è stata una decisione molto ponderata. Già con La Ragazza Drago la qualità era scesa, ma va bhè cambia l'età dei personaggi, la mentalità, le ambientazioni... ci sta! è un libro di genere diverso e quindi non l'ho comparato con il mondo emerso...ma poi Le Leggende del Mondo Emerso??? No, no e poi no! Terribile! Dall'inizio alla fine. Anzi no, l'inizio non era male, ma dal secondo libro in poi... apriti cielo. E vogliamo parlare di che schifezza è stato Pandora? Non gli ho trovato un senso! E infatti resterà a vita volume unico in libreria, non mi interessa proprio sapere cosa ne sarà di lui. Con Nashira avevo sperato bene, l'inizio molto promettente ma era un libro che poteva concludersi in 2/3 libri, la storia allungata col brodo, il finale che non spiega un bel niente, succede quel che succede e poi dice "Epilogo" embé??? Cosa è successo??? Mi dispiace veramente tanto perché la Troisi è un'autrice italiana e me ne vantavo, scriveva bene e cose originali. Non fotocopie come queste ultime "opere". Ripiegherò sulla Randall, lei finora non mi ha delusa! Scusate lo sfogo ma quando ci vuole ci vuole!
Finale dal retrogusto amaro questo, perché diversi sono i punti che non ho apprezzato pienamente nel romanzo, che purtroppo non regge il confronto con le serie precedenti riguardanti il Mondo Emerso. Premetto che avevo comunque un bisogno quasi fisico di questo libro, perché il terzo si chiudeva in maniera a dir poco drammatica (e quanto ho maledetto la Troisi per il finale delle Leggende del Mondo Emerso? Non volevo affatto ripetere l'esperienza). Un quarto volume quindi ci stava, ma non mi sono andate giù diverse cose: troppi viaggi di qui e di la' in tempi umanamente impossibili (stiamo parlando di un PIANETA o sbaglio?), troppa magia, troppi popoli e meccanismi strani che non rendono credibile questo universo. In ogni caso, questa si è rivelata una lettura piacevole e lo stile dell'autrice resta impareggiabile: soprattutto nella seconda metà del libro il ritmo diventa incalzante e il lettore cade nella sua rete. Il lieto fine si, ci stava un po' si e un po' no...pero' di certo non me ne ricorderò come di una saga che mi ha fatto perdere il sonno.
Tre stelle perché darne di meno ad un libro della Troisi mi sembrava brutto, ma ne meritava di meno. Per tutto il tempo speravo che non finisse come Le Leggende e devo dire che ci è andato vicino... Troppi punti sospesi, cose così un po' a caso. Una centrifuga generale! Appena è morto Verba mi sono sentita male. Quando è morto Grif stavo per svenire (figurativamente!). E quando ha ucciso anche Melkise mi sono proprio innervosita!! A quel punto se fosse morto anche Saiph non mi sarebbe proprio importato (in realtà già mi aspettavo dall'inizio che morisse e l'idea mi piaceva anche, ma no, lui vive! Miracolosamente, non si sa manco perché...!) Che Talitha fosse gravida si era capito. Avrebbe affrontato la sua morte tranquillamente tramite l'amore per il figlio, ma niente di fatto. Beh, che dire. Sono contenta che finalmente la saga sia conclusa. Dubito enormemente che leggerò altro dalla Troisi. Licia mi dispiace!
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Questa saga é stata un cammino di lettura lungo e tortuoso. La scrittura della Troisi é sempre molto piacevole, ma purtroppo non riesco a non ripetermi: quattro libri sono forse un po' troppi. Altro neo le situazioni negative o pericolose che sembrano risolversi troppo facilmente. In più, forse per la prima volta, ho trovato molto interessanti (ma poco sviluppati) i personaggi secondari - Lakina e Melkise su tutti - mentre poco "appetitosi" Talitha e Saiph, specialmente lei, sembrava mancare totalmente di personalità. Per una fan della Troisi come me ovviamente é una lettura obbligatoria, ma probabilmente non lo consiglierei a chi si approccia per la prima volta al suo genere.
Iniziato da questo libro, finito col primo, la serie è abbastanza solida e ben fatta, Thalita si ritrova a combattere contro il padre per l’amore verso Saiph, il suo schiavo Femtita. Oltre alla guerra scoppiata tra Talariti e Femtiti incombe il pericolo di Cetus e la sua successiva devastazione totale del mondo, cosa che Thalita e i suoi compagni cercheranno di evitare a tutti i costi. Contattati da Sherva, un essere immortale abitante di Shyla, città sotterranea nascosta per sempre dal resto dell’umanità, verranno catapultati nella missione finale per salvare il loro mondo dalla distruzione dei due Soli.
Si attiene al resto della saga di Nashira, insolito fantasy sull'integrazione senza infamia né lode. Come finale risulta anche abbastanza scontato, la Troisi ci ha offerto di meglio.