Piero Tony, già sostituto procuratore generale di Firenze, presidente del tribunale per i minorenni della Toscana e da ultimo procuratore capo di Prato, ha scelto di andare in pensione con due anni di anticipo per essere libero di protestare contro un fenomeno tutto italiano, quello dei magistrati che spesso hanno trasformato gli strumenti di indagine in armi puntate contro i cittadini, usandole poi per combattere battaglie politiche. Il suo è un racconto sconcertante, ancor più venendo da un giudice «certificato e autocertificato di sinistra», poiché rivela l'esistenza di un virus capace di minare la giustizia del nostro Paese. Un virus che però può - e deve - essere combattuto.
Risvolto Piero Tony, già sostituto procuratore generale di Firenze, presidente del tribunale per i minorenni della Toscana e da ultimo procuratore capo di Prato, ha scelto di andare in pensione con due anni di anticipo per essere libero di protestare contro un fenomeno tutto italiano, quello dei magistrati che spesso hanno trasformato gli strumenti di indagine in armi puntate contro i cittadini, usandole poi per combattere battaglie politiche. Il suo è un racconto sconcertante, ancor più venendo da un giudice «certificato e autocertificato di sinistra», poiché rivela l'esistenza di un virus capace di minare la giustizia del nostro Paese. Un virus che però può - e deve - essere combattuto.
«Sarebbe bello, sarebbe un sogno dire che è solo un problema di riforme, di risorse, di scelte del governo, di leggi fatte e di leggi non fatte. C'è anche quello, sì, ma il problema è nostro, prima di tutto, e fino a quando non capiremo che c'è tanto che non va, e che quel tanto riguarda non solo l'esterno, bensì anche l'interno della magistratura, la sua anima e la sua cultura, rimarremo inerti ad assistere a un grave e progressivo deterioramento di credibilità e autorevolezza, due condizioni necessarie per l'accettazione di qualsiasi giudizio. E allora no, francamente non posso tacere». ---------------- Ho affrontato questo libro come un'anticipazione del prossimo, e cioè "Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana" di Sallusti-Palamara. Seguo da parecchio tempo le vicende giudiziarie del nostro Paese e da parecchio tempo mi sono convinta che il vero, grande problema dell'Italia sia proprio la Giustizia: o si mette mano ad una riforma VERA o resteremo imprigionati nelle sabbie mobili in cui ci troviamo (alcuni sguazzando, va detto). Secondo il giudice Tony, "due sono i rimedi, ineludibili: separazione delle carriere dei magistrati e sorteggio per il plenum del Csm, in modo che i candidati siano esenti da giri elettorali e non si instauri il circuito del promettere, del dare, del pretendere. Per far decollare il processo così come riformato nel 1989 occorre attivare la centralità del dibattimento – guerra tra le parti davanti a giudice terzo ed imparziale – ed abbandonare la vigente malaprassi della centralità delle indagini preliminari... è un vezzo di tanti magistrati quello di voler essere salvatori, che sia dalla mafia, dalla n’drangheta o dalla immoralità fa poco differenza. A tal proposito Giovanni Falcone amava ripetere qualcosa tipo «ma cosa c’entriamo noi con i fenomeni, noi giudichiamo le singole persone nei termini di legge».
La dura e sofferta decisione di un procuratore generale di sinistra di abbandonare la sua brillante carriera in anticipo, complice la corruzione di gran parte dei suoi colleghi d’ufficio. Perché - parafrasando Tony - una mela marcia fa apparire marcio l’intero albero. Consiglio questa breve riflessione sul sistema della giustizia italiana a giuristi e non. Una critica sferzante e acuta, in grado di mettere in luce le criticità di una giustizia che, spesso e volentieri, ha accettato una chiara e vergognosa ingerenza da parte della politica.
Un’efficace lettura per capire i mali che affliggono la giustizia, la politicizzazione delle toghe che si credono dotate del potete di cambiare le leggi e di perseguire i reati che più ritengono pericolosi secondo i lorometri di giudizio. I problemi che vengono citati sono molti, dalla foglia di fico dell’obbligatorietà dell’azione penale alla commistione tra politica e magistratura. Alcuni casi vengono solo accennati senza citare i protagonisti, altri invece vengono descritti compiutamente. Libro scorrevole ed interessante che dovrebbe essere alla base di qualunque riforma della giustizia.