Leto je 2014. godine. Svetsko prvenstvo u fudbalu tek je počelo, Čezare će napuniti dvanaest godina, živi u velikoj kući sa ocem, direktorom fabrike nameštaja, majkom, koja je hirurg, i sestrom. Preko brda mu živi deda, koga obožava, i koji, ispostaviće se, ima tajanstvenu tetovažu na ruci. Život je sjajan! No kada se deda ne pojavi na njegovoj rođendanskoj zabavi, Čezare sedne na bicikl i pojuri kod njega... taman da vidi kako dedu odvoze u bolnicu. Tu i tada prvi put vidi dedinu tetovažu bradatog čoveka, za koga isprva pomisli da je Isus Hrist... I tu, uz dedin bolesnički krevet, počinje dečakovo neverovatno putovanje kroz revolucionarnu avanturu legendarnog Če Gevare u njegovoj herojskoj borbi za pravedniji svet. Ali i njegovo iznenadno shvatanje kako ni u njegovom svetu nije sve tako sjajno. U ovom romanu Luiđija Garlanda pred nama oživljavaju neki izvanredni karakteri, likovi srčani, duhoviti i živi, kakvih čini se kao da nema dovoljno u knjigama za mlade, ni u knjigama uopšte. Ujedno je to priča o odrastanju i idealima, ali i poziv da se oseti nevolja drugih, da se razume kako je nekakva revolucija uvek u toku, i da se traži taj pravedniji svet za sve...
Ovaj roman počinje sledećom situacijom: u prelepoj italijanskoj vili žive prebogati industrijalac, njegova žena, njegova ćerka, njegov sin i njegova služavka...
Ali ne. Ovo nažalost nije Pazolinijeva Teorema u nekoj verziji podesnoj za decu* nego roman (za decu) koji ukršta priču o svetskom prvenstvu u fudbalu 2014 (kad je knjiga i pisana), sentimentalnu priču o dedi i unuku, malo satire na kapitalizam i jednu masnim bojama naslikanu hagiografiju Ernesta Če Gevare. U načelu, sve ono što vole mladi. Pa ipak, ovde je naprosto utrpano previše toga a ne uvek dovoljno usklađeno (pre svega vrlo naivan politički angažman), malo šta je provučeno između redova a previše toga se nabija na nos, likovi su za trunku previše pojednostavljeni i uopšte autor je nekako želeo i jare i pare. To mu je očigledno sjajno uspelo - Garlando je za "Leto" dobio nagradu Strega za dečju knjigu - ali meni lično nije najbolje leglo. Možda i zbog epiloga koji se dešava "deset godina kasnije" tj. 2024. tj. ove godine, iako je roman objavljen 2015. tako da informisani čitalac danas može samo da uzdahne nad njim. Iskreno bih više volela da se knjiga zadržala na manjem broju tema koje autoru bolje leže, konkretno na fudbalu i odnosu sa dedom - pasaži o utakmicama i naročito oni posvećeni Mariju Baloteliju su valjda najupečatljiviji i najistančaniji u knjizi - a ozbiljni umetnički obračun s kapitalizmom ipak bih ostavila Pazoliniju.
*bože, na šta bi to ličilo? ne znam! ali dala bih solidne pare da to otkrijem.
«Sentire gli schiaffi degli altri vuol dire voler bene, amare. Senza amore non ci sarebbe stata la rivoluzione del Che. [...] Si può essere duri, senza perdere la tenerezza. Non vergognartene mai, Cesare. Non c'è contraddizione. Si può essere innamorati e rivoluzionari. Anzi, da innamorati si fa ancora meglio la rivoluzione, perché l'amore è la più spietata delle rivoluzioni. Non risparmia nulla, non fa feriti.»
Quanto ho amato questo libro! Una lettura breve ma intensa, una piccola gemma 💎 Questi sono i libri che servono nelle scuole, per crescere le nuove generazioni con indole rivoluzionaria, con la capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie e di riconoscere il valore dell'umanità. Se lo insegnassero così il Che a scuola, non se lo scorderebbe più nessuno.
Mia sorella Regina, dal sedere alato, era una fashion blogger. Suona bene, riempie la bocca, come dire astronauta della Nasa, in realtà significa semplicemente che andava a fare la spesa e poi lo raccontava al mondo. Tutto qui.
Lo stile di scrittura è leggero, scorrevole, divertente. Anche i personaggi più marginali sono a 360°, e contando la lunghezza del libro, è una cosa che ho apprezzato molto. Ricordo di aver letto un libro dell'autore alle medie e ho amato e tifato per Camilla esattamente come ho fatto con Cesare. Sullo sfondo un'Italia in crisi, i mondiali ed in primo piano il rapporto tra Cesare e il nonno che è di una dolcezza infinita ❤️🩹
«Sai qual è il primo atto ufficiale del Che? Inaugura un'accademia culturale per i suoi soldati e per i contadini che hanno fatto la rivoluzione. E il 13 gennaio, non sono passate neppure due settimane da Santa Clara. Sulla Sierra Maestra insegnava a leggere e a scrivere al lume di candela, ora che è arrivato al potere crea le scuole. L'istruzione è il suo chiodo fisso, lo sai. Ricordi il motto? Più libri, più liberi; ogni cosa che impari, spezza una catena. Vuole che tutti i cubani possano studiare almeno fino alla sesta elementare.»
Una piccola perla, questo libro, che mi ha regalato in poche pagine tanta tenerezza e una freschezza di sentimenti che in effetti puo' essere vera e piena solo a 12 anni.
La storia e' ambientata nella industriosa provincia milanese in pieno periodo di crisi. Ci sono i mondiali di calcio in diretta dal Brasile e l'azienda in cui lavora il padre di Cesare molte altre persone sta per chiudere. Il punto di vista da cui viene narrata la storia e' quello di Cesare, appunto, ragazzino di 12 anni benestante, molto legato al nonno Riccardo, il quale ha un malore proprio il giorno del compleanno del nipote. Ed e' cosi che Cesare scopre che il nonno ha un tatuaggio di Che Guevara sul braccio e durante la convalescenza il nonno gli raccontera' la storia del rivoluzionario cubano che ha lottato per tutta la vita non per ottenere il potere quanto per liberare la povera gente dalle ingiustzie. Ed e' attraverso la storia del Che che Cesare inizia a fare il suo ingresso nel mondo adulto, rendendosi conto che la rivoluzione la puo' fare chiunque e che per farla non occorrono gesti eclatanti ma possono bastare piccoli cambiamenti della propria condotta quotidiana, insieme a sentimenti sinceri e l'onesta' di riconoscerli.
Una bella storia, tenera e delicata, di affetto tra nonno e nipote, di fiducia e legami che possono tenere unite le famiglie e gli amici nonostante tutto. Giustizia, ingiustizia, bene e male visti dal punto di vista di un 12enne, senza i filtri e le malizie degli adulti. I personaggi sono vivi su questo palcoscenico e le emozioni che trasmettono sono autentiche, credo che chiunque potrebbe riconoscersi nella maggior parte di esse.
E concludo con questa frase del comandante Ernesto Che Guevara, riportata spesso da nonno Riccardo e che trovo vera, vera, vera: "piu' libri, piu' liberi". Cosi' si fa la rivoluzione.
Estate 2014. Il giorno del compleanno di Cesare il nonno non si presenta. Finita la festa, Cesare inforca la sua bici e si presenta a casa di suo nonno in tempo per vederlo portare via dell'ambulanza. Nel trambusto riesce a intravedere un insolito tatuaggio nel braccio di suo nonno che non aveva mai notato prima: un uomo con una barba folta e un cappello con 5 stelle stampate sopra. Alla prima occasione pedala fino alla clinica dove è ricoverato suo nonno per farsi raccontare la storia di quello strano uomo col cappello con 5 stelle: Ernesto Che Guevara.
Il libro ha una specie di struttura a cornice infatti, alla fine, è tutto un pretesto per raccontare la storia di Che Guevara a bambini e ragazzi. Cesare va a visitare suo nonno, si fa raccontare un po' della storia del Che, poi torna a casa e qualche giorno dopo ritorna da suo nonno per farsi raccontare ancora la storia. Un difetto del libro sono sicuramente i personaggi. Nessuno di loro è caratterizzato bene, a parte il Che. Per il resto sono tutti macchiette utili alla storia. Un'altra cosa che non mi è piaciuta è lo stile di scrittura. È molto semplice, pieno di similitudini e molto adatto a bambini e ragazzi, ma a me non è piaciuto perchè ormai sono abituato ad altri stili di scrittura molto più complessi. Per il resto il libro è molto scorrevole e l'idea di raccontare la storia del Che ai bambini in questo modo è geniale e originale. Il finale è molto bello e commovente e anche l'epilogo mi è piaciuto perchè penso che rappresenti perfettamente l'essenza del libro. Probabilmente avrei preferito un finale diverso per la CaMerate, l'azienda del padre di Cesare, che non mi ha convinto del tutto, ma che tutto sommato ha il suo perchè.
L'ho letto con sincero piacere: è un libro per ragazzi, scritto grande, di 160 pagine. Se non l'avessi letto con piacere sarebbe stato forse un problema. Con ciò è proprio scritto bene, è avvincente malgrado l'azione scarseggi. Le poche sezioni un po' avventurose sono quelle raccontate dal nonno, in cui si dipana la vita del Che, che comunque risultano scorrevoli e molto ben inserite nella trama, malgrado si tratti di un racconto inserito in un racconto che, molto prevedibilmente, trova spazio puntuale in ogni capitolo. Gigantesco pro per essere un libro con protagonisti dei ragazzini: non è cringe. Non ci sono tentativi goffissimi di inserire termini "slang" o presunti tali, che immancabilmente falliscono nei libri di questo genere, dove però lo sciagurato autore non ha la stessa accortezza di Garlando, ossia di evitare di provare essere realistico al 100%, cercando di immaginarsi come dei ragazzi parlino effettivamente. Garlando qua accetta di non esserlo: non inserisce parolacce o intercalari stupidi. Ne risultano dei ragazzini estremamente educati e incredibilmente poco scurrili, ma non ridicoli per quanto fuori dal tempo e troppo dentro la mente di qualche cinquantenne che ha deciso che tutti i bambini si chiamano "zio" (per fare un esempio). Ho divagato, chiedo scusa. Btw bella lettura, consiglierei, anche per conoscere (persino dettagliatamente!) la vita del Che per chi, come me, la ignorava tranquillamente.
Libro davvero bello, di quelli che ti entrano dentro e almeno un po' ti cambiano. Scritto in un modo molto fluido e scorrevole, racconta dolcemente il dialogo tra nonno e nipote, legati da un filo invisibile che nemmeno sapevano di avere. La differenza la fa ovviamente la storia nella storia, ovvero la rivoluzione attuata da Che Guevara a Cuba, che, per tutti gli amanti del personaggio e della storia in generale, rappresenta senza dubbio quel punto in più che rende un romanzo già bello e vincente, ancora più sorprendente e affascinante.
A mio avviso, più carino di "Per questo mi chiamo Giovanni" dello stesso autore. Avvincente e tenero allo stesso tempo. Molto belle alcune riflessioni sull'amore legato alla lotta e sul sentire il dolore altrui. Una figura che può essere ancora molto carismatica per i ragazzi e non solo. Particolarmente adatto a classi terze per uno studio più dinamico della rivoluzione cubana, possibile un percorso interdisciplinare con geografia sui luoghi dell'America Latina visitati dal Che nel viaggio sulla Poderosa o sui luoghi del conflitto.
Romanzo per ragazzi, lettura scorrevole e piacevole. Interessante il parallelismo con il calcio e con la situazione familiare del ragazzo protagonista. Ottimo modo per avvicinarsi a personaggi e fatti storici importanti.
La capacità espressiva di Garlando è morbida ed efficace. Nessuno racconta storie come lui. Peccato che infili sempre qualche riferimento calcistico ovunque… Perfetto per i ragazzi delle scuole medie
Scrittore fecondissimo dalla penna felicissima, Garlando ancora una volta sa conquistarti e far vibrare le corde del cuore... ora anche io voglio conoscere il Che e scoprirne di più!
Ho letto il libro tramite la biblioteca online e mi è piaciuto talmente tanto che lo comprerò per poterlo rileggere ogni tanto. È un racconto delicato e fresco. Bellissimo il rapporto tra nonno e nipote e la potenza dell'insegnamento che trasmette.