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Il defunto odiava i pettegolezzi

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Mosca, 14 aprile 1930. Intorno alle undici del mattino i telefoni si mettono a suonare tutti insieme, come indemoniati, diffondendo «l'oceanica notizia» del suicidio di Vladimir Majakovskij: uno sparo al cuore, che immediatamente trasporta il poeta nella costellazione delle giovani leggende. Per alcuni quella fine appare come un segno: è morta l'utopia rivoluzionaria. Ma c'è anche il coro dei filistei: si è ucciso perché aveva la sifilide; perché era oppresso dalle tasse; perché in questo modo i suoi libri andranno a ruba. E ci sono l'imbarazzo e l'irritazione della nomenklatura di fronte a quella «stupida, pusillanime morte», inconciliabile con la gioia di Stato. Ma che cosa succede davvero quella mattina nella minuscola stanza di una kommunalka dove Majakovskij è da poco arrivato in compagnia di una giovane e bellissima attrice, sua amante? Studiando con acribia e passione le testimonianze dei contemporanei, i giornali dell'epoca, i documenti riemersi dagli archivi dopo il 1991 (dai verbali degli interrogatori ai «pettegolezzi» raccolti da informatori della polizia politica), sfatando le varie, pittoresche congetture formulate nel tempo, Serena Vitale ha magistralmente ricostruito quello che ancora oggi è considerato, in Russia, uno dei grandi misteri – fu davvero suicidio? – dell'epoca sovietica. E regala al lettore un trascinante romanzo-indagine che è anche un fervido omaggio a Majakovskij, realizzazione del suo estremo desiderio: parlare ai posteri – e «ai secoli, alla storia, al creato» – in versi.

284 pages, Kindle Edition

First published May 21, 2015

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About the author

Serena Vitale

88 books21 followers
Serena Vitale è una scrittrice e traduttrice italiana, vincitrice del Premio Bagutta nel 2001 con La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe, Premio letterario Piero Chiara e Premio Napoli nel 2015.

Pugliese d'origine, si trasferisce nel 1958 a Roma con la madre e uno dei fratelli.

Allieva di Angelo Maria Ripellino, si avvicina allo studio della lingua russa, trasferendosi dal 1967 al 1968 a Mosca per approfondirne la conoscenza. Proprio nella casa di Ripellino incontra per la prima volta il poeta Giovanni Raboni nel 1969. L'anno seguente inizia con lui una lunga convivenza, che culmina con le nozze del dicembre 1979.[1] Il matrimonio naufragò due anni più tardi, quando Raboni si lega sentimentalmente a Patrizia Valduga.

Nel 1972 è a Genova come docente di lingua russa presso la locale università.

Professore ordinario di letteratura russa presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, vive nel capoluogo lombardo.

Carriera letteraria
Autrice dai primi anni settanta di saggi e approfondimenti su autori quali Josif Aleksandrovič Brodskij, Aleksandr Sergeevič Puškin, Vladimir Nabokov, Marina Ivanovna Cvetaeva, Sergej Esenin, Michail Bulgakov, Sergei Timofeevič Aksakov, Isaak Babel' o Jurij Valentinovič Trifonov, Vladimir Majakovskij.

Nel 1979 pubblica Testimone di un'epoca: conversazioni con Viktor Sklovskij.

Ha tradotto anche Bella Achmadulina, Ladislav Fuks, Ludvik Vaculik, Vladimir Majakovskij, Milan Kundera, Osip Mandel'štam, Vladimir Zazubrin, Vasilij Makarovič Šukšin, Andrej Platonov e Fëdor Dostoevskij.

Nel 1995 scrive per Adelphi Il bottone di Puškin, che ottiene successo internazionale e viene tradotto in sei lingue.

Nel 2000 con Arnoldo Mondadori Editore pubblica La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe, che si aggiudica il Premio Bagutta ed il Premio Chiara.

Nel 2006 ancora con Arnoldo Mondadori Editore pubblica altri venti racconti in L'imbroglio del turbante.

Si cimenta anche con il romanzo, sempre per la medesima casa editrice: esce nel 2010 A Mosca, a Mosca!.

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Profile Image for philosophie.
696 reviews
February 2, 2018
Για τον θάνατό μου να μην κατηγορηθεί κανείς και, παρακαλώ, να μην γίνουν κουτσομπολιά. Ο μακαρίτης τα σιχαινόταν φοβερά.
Η Βιτάλε ανασκευάζει την προσωπικότητα και τις ώρες που οδήγησαν στην αυτοκτονία του Μαγιακόφσκι μέσα από μαρτυρίες τρίτων, των συγχρόνων του, των εφημερίδων και αρχείων της εποχής, μέσα από φήμες και κουτσομπολιά που διαδίδονταν, προσφέροντας, ως εκ τούτου, τη φιγούρα του ποιητή μέσα από ένα κατεξοχήν παραμορφωτικό πρίσμα, καλειδοσκοπικά, με εμβόλιμα τα ποιήματά του, τα μόνα που δίνουν το στίγμα του ίδιου μες στο χαοτικό κόσμο των "δικαστών" του.
Profile Image for Thomas.
236 reviews82 followers
January 18, 2018
Βαθμολογία: ★★

Διάβασα το μισό και έμαθα κάποια σημαντικά πράγματα για τον Μαγιακόφσκι, αλλά ο τρόπος που ήταν γραμμένο με έχασε και δεν θεώρησα ότι συνεχίζοντάς το θα κέρδιζα κάτι παραπάνω. Η παράσταση «Η ιστορία του Β.Μ.» που συμπτωματικά παιζόταν στη Θεσσαλονίκη και είδα, ήταν πολύ ανώτερη.
Profile Image for Tittirossa.
1,062 reviews333 followers
September 14, 2017
Un inno ai pettegolezzi, di regime, degli amici, dei nemici. Delle amanti in carica, passate presenti e future. Dei vicini, dei testimoni, dei passanti. Della Ceka e del primo KGB. Di Stalin e Kruscev. Di tutti quelli che hanno cercato di mettergli il cappello in testa. Dei tanti che hanno cercato di appropriarsene.
Non si può non provare simpatia per Volodja che sentiva scemare il talento e ne soffriva, più della mancanza d’amore della pischella di turno (la Polonskaja con le casalinghe preoccupazioni mi ricorda il carteggio Lolli-Mascagni di famigliare memoria).
Non deve essere facile convivere con se stessi quando l’arte non si fa viva. Non si è tutti Picasso, capaci di farsene una ragione commerciale e di sopravvivere (lucrandoci) al proprio successo. Forse per un pittore copiare se stessi è meno imbarazzante. Per un poeta deve essere terribile.
Ernst insegna, quando non riuscì più a scrivere una pagina vera e sincera anche lui scelse il fuoco di un’arma.
Per il resto, con un libro come questo bisogna fidarsi assai. Non so il russo, non conosco la storia russa più di qualche nozione, non conosco l’opera e la vita di M., e le fonti sono per me (e presumo per il 99% dei lettori) inarrivabili. Mi sono fidata e mi sono lasciata trasportare in un pastiche letterario in cui Vitale ha unito acume investigativo a una sconsiderata* conoscenza della storia russa.
Adesso ne so un po’ di più di M., di Russia rivoluzionaria, di poesia (ma proprio pochino), però non è tra i libri che mi abbiano lasciato un segno.
Figlio più di una propria (della Vitale) curiosità e dell’urgenza di narrare una storia in modo risolutivo (tipo: io sì che ho saputo cercare e leggere tra le righe, e mettere in fila le testimonianze).

*sconsiderata perché oltre alla letteratura c’è un tale caos politico che rivaleggia solo con l’Italia dei Comuni e delle Signorie. Con Guelfi e Ghibellini, bianchi & neri, papalini e filo-imperatore, dissidenti e rivoluzionari: certo, gli ante-italiani avevano più stile e non c’era la Siberia, ma più o meno il clima quello era.
Profile Image for Giovanna.
52 reviews186 followers
October 23, 2016
Resto con la sensazione che questo libro sia un'occasione persa: la professoressa Vitale, con la marea di documenti che aveva raccolto, avrebbe potuto parlare della morte di Majakovskij da mille angolature, rielaborare il materiale in una forma che avvicinasse di più il lettore; invece il volume resta una raccolta di stralci di verbali, documenti, dichiarazioni che si fanno sempre più ripetitive man mano che si va verso la fine. Manca, per di più, una guida che imprima una direzione a tutte le voci che si fanno spazio nel libro.

Certo, un libro così concepito fa percepire bene il girare a vuoto dei pettegolezzi; un libro così (poco) strutturato rimanda alle pagine spezzattate e sincopate dei futuristi. Questi effetti, però, vengono pagati in pesantezza del testo e noia di lettura, per quanto mi riguarda. Tutto questo girare intorno ai documenti, tra l'altro, non porta a granché di nuovo, e tra l'inizio del libro e la sua fine non si conquista quasi terreno dal punto di vista delle informazioni sul suicidio.

Apprezzabili, comunque, sia la serietà delle ricerche che stanno alle spalle del libro, sia la restituzione da parte della Vitale dell'atmosfera sovietica di quegli anni terribili. Tante, infine, le citazioni di Majakovskij stesso che danno vitalità al libro. Tra tutte, la mia preferita resta quella in cui Majakovskij, a chi gli chiede se gli capiti mai di rileggere Puškin (fare questa domanda a un russo è come chiedere a un italiano se gli capiti mai di mangiare la pasta), risponde: «Mai. Lo conosco a memoria».
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
August 30, 2017
Docente universitaria, Serena Vitale è avvezza alle tesi di laurea: questa, molto corposa, con trenta pagine di fonti, è sulla fine del poeta e drammaturgo Vladimir Majakowskij. Contiene tutto quanto l'autrice ha potuto raccogliere sul tema, i fatti - certi, probabili, possibili, dubbi, inspiegabili - e le parole - pettegolezzi compresi - di uno stuolo di testimoni a vario titolo, spesso in contrasto fra loro. Esporre “tutto” su un argomento è decisamente troppo, per me. Quanto poi a presentare questo scritto (vedi seconda di copertina) come “romanzo-indagine”, è sbagliato e fuorviante: indagine sì, ma... romanzo? Può essere discutibile la definizione “tesi di laurea” - tecnicamente, in effetti, non lo è -, ma il libro a questa assomiglia: molto più che a un romanzo.
Profile Image for Edmond Dantes.
376 reviews31 followers
October 29, 2015
nelle vie di Mosca [New York] il poeta è da solo e nessuno lo salverà
adattamento da Morte di un Poeta dei Modena City ramblers
4 Stelle ma con la vecchia scala delle valutazioni...Buono non Ottimo...
La Serena Vitale riprende il Canovaccio del (a mio parere) migliore Bottone di Puskin per raccontare morte/indagini/oblio e monumentalizzazione di un libero poeta...
Se non fosse morto nel 1930 sarebbe stato sicuramente fucilato nel 1937, come tanti dei suoi amici poeti, delle spie che lo attorniavano o delle normali persone finite nell'ingranaggio stalinista...
Anche Lui come Puskin muore non per un colpo di pistola ma per "mancanza di aria" inevitabile paragone tra la burocratica asfissiante aria del regno di Nicola I e il sanguinario (ma era migliorata la tecnica) dominio di Iosif I...
Lui stesso si rendeva conto di essere sulla stessa china di Puskin (eterna avanguardia dei poeti): se nei versi giovanili, da buon futurista , si prometteva di scaraventarlo nel "pattume" nell'ultimo anno alla domanda "Legge Puskin?" rispondeva "Mai! Conosco tutti i suoi versi a memoria"
Profile Image for Simone Subliminalpop.
668 reviews53 followers
September 10, 2015
Molto interessante e godibile (anche grazie alla sua agile struttura) soprattutto per chi conosce e apprezza Majakowskij, ma anche per avere un quadro (ovvio, parziale) della Russia dell'epoca.
Profile Image for MariaRosaria.
30 reviews2 followers
April 2, 2016
Ricostruzione storica della morte di un grande poeta futurista in un Paese in crisi di identità.
Profile Image for Giubi.
127 reviews12 followers
September 15, 2022
Con "Il defunto odiava i pettegolezzi" Serena Vitale scrive un podcast true crime ante tempore (peraltro dal titolo assurdamente invitante). E' sia un peccato che un crimine che l'editore non se ne sia accorto, perché si presterebbe così tanto all'ascolto più che alla lettura.

La morte del poeta Majakovskij, avvenuta il 14 aprile 1930 e da subito etichettata come il suicidio di un "malato d'amore", è ricostruita da plurime voci. E' un susseguirsi di quei pettegolezzi (i vicini che accorrono, i testimoni degli ultimi giorni di vita, le amanti, gli amici...) che, proprio in uno scritto di qualche giorno antecedente alla sua morte, il defunto dichiarava di detestare.

Vitale e le sue collaboratrici accademiche ripercorrono tutti gli archivi ed i materiali desecretati dopo la caduta dell'URSS, i diari delle donne che hanno amato il poeta e degli artisti che lo conoscevano, i rapporti della polizia e dei medici legali ed interrogano esperti odierni sull'attendibilità degli stessi.

Ogni capitolo non è cha la continua rimessa in discussione delle "non verità" raggiunte poco prima, in un crescere di informazioni che aggiungono sempre qualcosa di nuovo all'intrigo.

Non è un libro comune, soprattutto nella letteratura italiana contemporanea. Arricchente, sperimentale, a tratti secco ed imparziale, a tratti con un narratore invasivo quanto uno speaker radiofonico. E' un'esperienza interessante, da dosare con letture più leggere e quando si ha la possibilità di riscontrare alcune circostanze e nomi che potrebbero non essere di immediata comprensione a chiunque poco conosca la storia russa.
Profile Image for Valentina.
50 reviews1 follower
December 19, 2025
Le due stelline solo per l'enorme ricerca dell'autrice, altrimenti questo libro non è solo una noia mortale, ma per me un'indagine abbastanza inutile, a fronte delle migliaia di pagine che, come dice l'autrice stessa, sono state scritte sulla morte di Majakovskij. Non so cosa mi aspettassi da questo libro, forse un ritratto più canonico del monumentale poeta sovietico e invece si tratta di una vera e propria indagine; partendo dallo stile tipico della cronaca (senza contare le brevi e ironiche incursioni da parte di chi scrive), vengono riportati i presunti fatti e le testimonianze relative agli ultimi giorni di Majakovskij. Il poeta non ne esce indenne, a mio parere: la sua figura si rimpicciolisce fino a diventare non solo una persona qualunque ma a tratti perfino squallida, una persona piena di contraddizioni, risentimento, debolezze e manie; certo, chi non lo è? Ma questo ritratto in miniatura mi è parso ingiusto: "il defunto non amava i pettegolezzi", ma questo libro ne è pieno. Forse il titolo porta con sé quel tono ironico che ogni tanto appare tra le pagine? Potrebbe anche essere un tentivo per riflettere sulle differenze tra il poeta e la persona: da una parte una personalità che incute timore e reverenza, dall'altra un uomo in piena crisi; sicuramente un tema interessante ma in particolare in questo libro/inchiesta a tratti quasi fastidioso, oltre che, tornando all'inizio di queste righe, noioso.
Menomale per le poesie diasseminate qua e là.
19 reviews
April 14, 2020
"Non incolpate nessuno della mia morte e, per piacere, non fate pettegolezzi. Il defunto li odiava. Mamma, sorelle e compagni, perdonatemi – non è questo il modo (non lo consiglio ad altri) ma non ho vie d’uscita. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è composta da Lilja Brik, mia madre, le mie sorelle, e Veronika Polonskaja. Se per loro organizzerai una vita tollerabile – grazie. Le poesie già iniziate datele ai Brik, ci penseranno loro. Come si dice – l’incidente è chiuso, la barca dell’amore si è schiantata contro l’esistenza quotidiana. Io e la vita siamo pari e a nulla serve l’elenco dei reciproci dolori, disastri, offese. Buona permanenza al mondo. Vladimir Majakovskij".
Profile Image for Federica.
121 reviews27 followers
May 11, 2019
Un'interessante inchiesta sulla morte del poeta Vladimir Majakovskij, su cui sinceramente non sapevo praticamente nulla (se non che fosse un autore futurista). Mi sarebbe piaciuto che l'autrice si soffermasse di più sulla dicotomia tra Majakovksij inviso al governo russo e Majakovskij morto, elevato ad artista supremo del governo comunista.
Profile Image for Don Mario.
339 reviews50 followers
October 27, 2016
Scelto dalla critica per il Premio Mondello, questo testo ha suscitato la mia curiosità per l'impostazione del tutto originale. L'autrice, nota traduttrice ed esperta di letteratura russa, ricostruisce la vicenda del poeta Majakovskij a partire dalla sua morte. E lo fa usando pochissimo la forma narrativa, ma invece presentando l'abbondante materiale da lei raccolto, con il distacco di un pubblico ministero che presenta referti e testimonianze.

In una successione di stralci di testimonianze, verbali di indagine, ricostruzioni di eventi, articoli di giornale, alternati a brani di poesie, presentazioni di personaggi, fotografie... si va dipanando un vero e proprio giallo. Perché in un'epoca in cui tutto veniva controllato e manipolato, la morte di uno dei principali poeti del regime (reso poi il principale per volontà di Stalin, con una sistematica operazione di riesumazione e "revisione" dopo anni di imbarazzato oblio) viene riferita da moltissime voci e con molte discrepanze.

Leggendo si passa dal suicidio per motivi sentimentali, al sospetto di pressioni politiche che gli hanno reso la vita impossibile, fino a ipotizzare un omicidio camuffato da suicidio. (Tre poliziotti caduti in disgrazia per un dettaglio di troppo nei loro rapporti...; tempistiche che non quadrano...; pistole scomparse, riapparse, sostituite...). E le sue amanti? Erano amanti o agenti incaricati di controllarlo? D'altra parte emerge anche una personalità narcisista, impulsiva, propensa alla depressione: uno che ha minacciato il suicidio diverse volte; che possedeva armi più o meno proprio per questo.

Si respira anche un po' dell'aria opprimente dell'Unione Sovietica, dove tutti controllavano tutti e diffidavano di tutti; dove è impossibile capire se dice sul serio il poeta che preferisce cantare la progressista scintilla elettrica imprigionata nel ferro da stiro, ripudiando il vezzo borghese di indugiare sul fulmine che squarcia la notte. Forse cerca solo di sopravvivere.

Insomma, una lettura soprattutto curiosa. Per un personaggio non particolarmente attraente, al centro di un giro di persone per nulla attraenti. Sorprendente (anche nelle sue poesie) ma un po' opprimente.
Profile Image for Martina.
203 reviews113 followers
November 2, 2022
Il defunto odiava i pettegolezzi ma la sua vita, sia pubblica che privata, ne è piena, come questo libro.
Majakovskij, uno dei poeti contemporanei russi più famosi, si suicida (? anche questo è in dubbio) nella propria stanza, al cospetto dell'amante, ormai ex, Nora. Lascia una lettera d'addio parecchio strana e anche i dettagli e le testimonianze non coincidono tanto tra loro, dal modello di pistola al modo in cui è stata usata fino al corpo che cambia posizione a seconda dell'intervistato e a una scala misteriosa che un attimo prima è appoggiata fuori alla finestra del poeta e l'attimo dopo scompare).
E tutti, e davvero dico tutti, hanno la loro teoria su cosa/come/perché sia accaduto, confondendo ulteriormente le acque.

Majakovskij aveva vari motivi personali per suicidarsi e, al contrario della Vitale, non reputo strano che fosse allegro nei giorni precedenti il fatto (è piuttosto comune che, una volta presa la decisione estrema, i suicidi/aspiranti tali mostrino un atteggiamento più positivo, perché finalmente credono di aver trovato la soluzione unica a tutti i loro problemi) ma penso anche non sia da escludere che ci sia di mezzo il governo sovietico, in qualche modo.

E per quanto riguarda la testimonianza di Nora, palesemente odiata dalla Vitale, credo che lei, ultima amante e praticamente testimone del fatto, magari non abbia raccontato tutta la verità riguardo il rapporto con Majakovskij ma più perché lo temeva (lui aveva un comportamento davvero terribile nei suoi confronti, continue scenate e litigate, la seguiva, voleva che abbandonasse la carriera per fargli da moglie, era dipendente e ossessionata da lei) e dipingere il marito indifferente come possessivo era il modo ideale per rifiutarsi a lui senza prendersi la responsabilità (e subire la rabbia diretta del poeta), e perché era lusingata, come le altre, che un poeta del suo calibro si interessasse a lei (che finirà i suoi giorni in un ospizio per attori poveri).
Le altre, da Lilja a Tatà, che in un primo momento ricambiano la passione di Majakovskij ma presto si stufano, letteralmente, di questo uomo- "Cucciolo" (come lo chiama la Brik, che pretende attenzioni di continuoe che, nel momento in cui arriva Veronika, si è completamente alienato i suoi amici).

Majakovskij non era un uomo facile, né per se stesso né per altri. Ossessionato dal suo talento in declino, da un'opera teatrale senza successo, dalla vecchiaia incombente, rimasto senza amici (Pasternak aveva tentato di recuperare i rapporti ma Majakovskij lo aveva rifiutato con decisione), dileggiato da tutti (negli ultimi giorni, il suo umore cupo provoca solo moltissime battute sul suicidio), senza nemmeno tanti soldi (li sperperava tra il gioco e le pretese di Lilja), rifiutato da tutte le sue amanti, la sua fine avrebbe dovuto essere accettata tranquillamente.
Ma così non è accaduto.
Sulla sua morte ma anche sulla sua esistenza rimangono molti interrogativi (si chiamava davvero così o ha "preso in prestito" il nome del fratello morto a tre anni? Come poteva permettersi le sue spese, piuttosto ingenti, con lo stipendio dello Stato? Perché, se era così legato all'URSS, compiva moltissimi viaggi all'estero? Perché, subito dopo lo sparo, vari componenti della GPU si trovano sul posto?) che forse non saranno mai spiegati, non solo perché ci saranno stati fatti dimenticati o fatti dimenticare, ma perché lui stesso, come tutti, era incoerente. Majakovskij, dalla stazza e dalla presenza pubblica gigantesche, nella vita privata aveva una continua necessità di conferme, rassicurazioni, gesti affettuosi e, per tutto il suo odio per il pettegolezzo, la vita che conduceva ne creava a bizzeffe (il matrimonio a tre con i Brik e il tentativo di strappare Veronika al marito, tanto per dirne due).

Ora, arrivando al libro in sé, la prima cosa da dire è che Serena Vitale ha fatto un ottimo lavoro di investigazione, ha dato una voce a tutti e ha reso il libro piuttosto coerente, aggiungendo anche, qua e là, foto e poesie di Majakovskij.
Purtroppo questo è un volume che dovrebbe essere letto alla fine di un percorso su Majakovskij: il lettore perfetto sarebbe quello che ha già familiarità con la sua vita, le opere e la poetica, e che decide di approfondire l'ultimo periodo e cosa accadrà dopo la scomparsa dell'autore.
Io non ho fatto questo lavoro e la mia lettura ne ha risentito, perché credo che avrei apprezzato molto di più le varie testimonianze se non avessi dovuto preoccuparmi di ricordare i nomi e il posto che ognuno aveva nella vita del poeta per 439 persone alla volta (in classico stile russo, ci sono nomi, cognomi, sia del padre che del marito per le donne, patronimici, soprannomi, nomi finti e altro ancora).
Inoltre il modo in cui Vitale sceglie di raccontare la vicenda non è del tutto quello solito di una biografia e i salti tra un capitolo all'altro (a volte c'è solo una poesia, o, in un unico caso, si ha la conversazione tra il poeta morto e San Pietro, in cui Majakovskij lo prega di cambiar posto nell'aldilà per poter evitare la sorella, defunta da poco) spezzano il ritmo della narrazione e non aiutano alla comprensione di una storia già torbida di suo.
Però riconosco e lodo l'autrice per l'aver davvero dato una voce a tutti e, nonostante i suoi commenti sulle persone e testimonianze mostrino bene cosa ne pensasse, per l'aver lasciato libero il lettore di farsi una propria idea: suicidio (ordinato dallo Stato o di sua sponte) o omicidio? Per quale motivo?

(P.S.: se ho scritto Majakovskij in 4392 varianti diverse, no, non l'ho fatto)
Profile Image for Bianca Orazi.
15 reviews2 followers
September 15, 2022
La morte di Majakovskij è tuttora avvolta in un mistero. Fu suicidio, fu omicidio? Le cause furono personali, come il partito vuole dimostrare, o invece politiche? Impossibile da stabilire, anche oggi che gli archivi sono stati resi pubblici, visto che i testimoni del fatto all'epoca dissero quel che dovevano dire, quello che gli fu chiesto di dire, quello che avrebbe salvato la loro di vita.
Nessuno all'interno dell’Intelligentia russa è semplicemente chi dice di essere in quei giorni. Scrittori, poeti, attori, musicisti, tutti devono essere portavoce non solo della loro arte, ma soprattutto della nuova felicità sovietica. E questo li costringeva a sottomettersi a giochi più grandi di loro, di cui presto o tardi sarebbero diventati vittime, a meno di non riuscire a scapparsene all'estero.

E quindi contraddizioni e incongruenze senza fine nella ricostruzione dell'ultima pagina scritta da questo gigante, che forse aveva i suoi bei piedi di argilla, ma che quando riusciva ad ascoltare la sua ispirazione, dimenticando la propaganda, dava vita a versi quali:
"Ma ecco,
gigantesco,
mi incurvo alla finestra,
ne struggo con la fronte il vetro.
Ci sarà, non ci sarà l’amore?
E di qual dimensione,
grande o minuscolo?"
Non so se siano o no sovietici, ma di certo sono struggenti.

Tempi duri per i poeti quelli vissuti da Majakovskij. Per tutti gli artisti o intellettuali, ma per i poeti un vero inferno. La minima traccia di intimismo poteva condurti in un batter d’occhio davanti a un plotone d'esecuzione. Ma come può esistere la poesia se non puoi guardare dentro di te? Come si fa a mettere la poesia al servizio della sola rivoluzione e dei suoi materiali, quanto fittizi, successi? Come dice un altro autore, tale Skvarkin: “Che cosa si può scrivere delle patate, degli orti? Che vogliono da noi?”

La Vitale ha l’anima del detective, oltre a una dedizione decennale alla cultura russa. Come per Puskin, anche qui fa un lavoro minuzioso di analisi dei reperti e incrocio delle informazioni, dando vita ad una indagine minuziosa e appassionante. La lettura, come si può immaginare, non è facilissima, ma vale tutta la pena.
Profile Image for Niklaus.
496 reviews21 followers
May 21, 2018
Ho sentimenti contrastanti riguardo al libro.
Se da un lato è evidente il lavoro di ricerca documentale e la conoscenza dell'autrice della letteratura russa, dall'altro non posso non rilevare che il libro è scritto ... male. Sia come organizzazione e sviluppo tematico che lessicale. Non c'è una vera "logica" nello sviluppo delle indagini sul caso, quindi i capitoli non sembrano seguire una qualche logica. La ridondanza è estrema tanto che si ha l'impressione di avere letto più volte una data prova documentale (in genere una memoria, verbale di interrogatorio o un fatto ricavato da altre fonti). La sintassi è poi quanto meno curiosa con un susseguirsi di paragrafi che delimitati da parentesi e altre caratteristiche che rendono la lettura frammentaria. Capisco bene la necessità di inserire note ma il modo per farlo è quello esemplificato dai libri di Oliver Sacks.
Insomma un libro che non è né un libro investigativo, né un libro di letteratura e nemmeno una vera e propria indagine del periodo storico (ho dovuto cercare in rete chi fossero alcuni personaggi).

Il dubbio è che non sia un caso isolato avendo riscontrato problemi simili nell'altro libro della Vitale "A Mosca, a Mosca!".

Un peccato, perché la Vitale ha sicuramente cose da dire ma a quanto sembra non un editor in grado di organizzare il flusso di dati.
Profile Image for Virna.
1 review17 followers
September 20, 2019
Si tratta di un libro ricco di dettagli, forse talvolta troppi, ma sommariamente scorrevole. È innegabile che per la maggioranza della narrazione, l'autrice riporta per lo più esclusivamente le fonti a cui ha potuto accedere, in una sorta di elenco. Ma ciò non inganni il lettore: si tratta di un'ottima fonte di informazioni. E, personalmente, ritengo che la frammentarietà delle informazioni proposte sia giustificata dalla natura stessa della grande quantità di informazioni riguardo la morte di questo poeta statuario, anch'essa, per l'appunto, frammentaria. Complessivamente un buon libro per approcciarsi ad un poeta complesso, che questo testo ha contributo a rendere il mio preferito, probabilmente di tutti tempi.
Profile Image for Fabrizio.
239 reviews4 followers
March 28, 2024
Serena Vitale, che abbiamo già letto nell’ottimo “il bottone di Puskin”, in questa nuova opera ci racconta della vita ma soprattutto della morte di un altro grande della letteratura russa, Vladimir Majakovsky, intorno alle cui ultime ore di vita in questi oltre novant’anni passati da allora non si è mai smesso di interrogarsi su quanto realmente accaduto. “Il defunto odiava i pettegolezzi” è uno di quei libri che fanno della lettura una meravigliosa avventura di scoperta di uomini ed avvenimenti e che ci permette di percorrere spazi e tempi infiniti stando comodamente seduti sul divano di casa. Da leggere.
Profile Image for Anna Baboura.
693 reviews16 followers
March 4, 2023
Πολιτική;; Τέχνες;; Ένας θάνατος, μια αυτοχειρία. Το μόνο σίγουρο ήταν πως ο μακαρίτης σιχαινόταν το κουτσομπολιό… και έμαθα περισσότερα τελικά για τον Μαγιακόφσκι.
Profile Image for Yannis.
186 reviews
November 25, 2025
Παρά το θέμα (και τον τίτλο) το βιβλίο με άφησε παγερά αδιάφορο.
Profile Image for Kaosblu.
52 reviews6 followers
October 26, 2015
Un’indagine, una ricostruzione, un racconto intorno al suicidio di Majakovskij.

Se muoio, non incolpate nessuno.

E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare.»

Scrive il poeta nella sua lettera di congedo alla vita.

Serena Vitale ha messo insieme lettere, stralci di corrispondenza,deposizioni, fotografie, ritratti del protagonista, disegni … senza alcuna pretesa di stabilirne la verità, questo libro, riesce però a far respirare l’aria dell’epoca in Unione Sovietica: polizia segreta, Nkvd (antenata del Kgb), OGPU, la perfidia di Gor’kij che lo diceva affetto dalla sifilide, «malattia del capitalismo», il LEF e il REF, la RAPP, Associozione russa degli scrittori proletari, strani personaggi che si erano avvicinati al poeta negli ultimi mesi.

Continua a leggere su Kaos blu
Profile Image for Piego di Libri.
585 reviews39 followers
September 2, 2015
Serena Vitale documenta e mette ordine in questo guazzabuglio, in questo pasticciaccio brutto della Russia di un tempo. Ne viene fuori un ritratto inevitabilmente contraddittorio, frastagliato, segmentato per i diversi punti di vista, le differenti presunte verità.
http://www.piegodilibri.it/recensioni...
Profile Image for ClaudiaBiEnne.
207 reviews8 followers
November 5, 2016
In questa affascinante ricostruzione, Serena Vitale restituisce un'immagine a tutto tondo del vate della Rivoluzione, addentrandosi nella dimensione psicologica e nella vita sentimentale di un uomo piegato dalle circostanze.
Amo questa donna, riesce sempre nell'intento di divulgare la cultura letteraria russa senza tradire la ricostituzione scientifica e l'indagine critica.
Profile Image for dv.
1,398 reviews59 followers
September 4, 2017
Originale nel contenuto quanto nella forma, è un'indagine storica che somiglia a un "giallo" e parla in maniera efficace di poesia. Ottima prova, ottimo risultato.
Profile Image for Marco Montanaro.
Author 8 books14 followers
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September 28, 2017
Vicenda in sé notevole: i russi, le loro identità multiple fatte di patronimici, nickname, vezzeggiativi, e poi quel loro fare del suicidio una raffinata forma d'arte individuale (rimedio contro la colletivizzazione coatta dell'URSS?)... In effetti il libro è abitato e composto di voci, pettegolezzi, suggestioni, congetture... La memoria è un abisso, è fiction, l'autrice - ed è un bene - scompare nella struttura dell'opera, nel nero del sapiente montaggio, di quei "segnetti grafici" - tutti quegli omissis, virgolette, trattini, parentesi d'ogni sorta (che lo stesso M. malsopportava...) - da cui riemerge di tanto in tanto con un misterioso e ironicamente (anti)accademico "noi"...
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