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Roma senza il Papa: La Repubblica romana del 1849

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Dopo cinque mesi, il 3 luglio 1849, muore la Repubblica romana. Pio IX torna a Roma nell’aprile del 1850, ‘restaurato ma non libero’: è iniziata l’agonia del millenario potere temporale dei papi.

Roma 1849. Incalzato dal ribellismo dei sudditi, papa Pio IX si rifugia a Gaeta e chiede l’intervento armato delle potenze cattoliche per tornare sul trono. Nel frattempo lo Stato papale si trasforma: a gennaio chiama al voto l’elettorato maschile e convoca l’assemblea costituente. Il 9 febbraio i deputati appena eletti proclamano la nascita della Repubblica romana. È un’esperienza di democrazia avanzata, che chiama a raccolta tutti i maggiori esponenti del patriottismo italiano, impegnando nella difesa volontari delle più varie tendenze ideologiche e delle più diverse provenienze geografiche. A tenerli insieme è la personalità di alcuni capi: Mazzini, per ciò che concerne il profilo politico, Garibaldi e Pisacane per l’organizzazione militare, Mameli come espressione dell’ansia di rinnovamento dell’ultima generazione. Benché raccontata tante volte dai contemporanei e fatta oggetto di molte ricerche storiche, la Repubblica romana del ’49 ha sempre qualcosa di nuovo da dire. La si è vista spesso nella sua dimensione locale, ma è la natura stessa di sede del cattolicesimo universale a metterla al centro degli interessi internazionali. Considerata come un esempio circoscritto dello spirito di rivolta dei popoli dello Stato pontificio, offre invece un punto di raccolta a rivoluzionari anche stranieri, esprime con la sua Costituzione una rilevante sapienza giuridica e propone forme nuove di violenza urbana, senza escludere le donne, chiamate per la prima volta a una presenza non solo simbolica nelle fasi più cruente della lotta. È ricerca di una patria, ma è soprattutto aspirazione alla libertà. E nuovo è anche il riformismo sociale che caratterizza l’attività di governo, causa non ultima della risolutezza con cui le potenze europee, perfino quelle non cattoliche, accettano la repressione.

246 pages, Kindle Edition

First published March 9, 2014

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Profile Image for Matteo Di giovanni.
23 reviews
February 11, 2019
Potrebbe essere meglio. I primi due capitoli sono piuttosto confusionari e manca un’introduzione che contestualizzi adeguatamente i fatti e i personaggi soprattutto se non si è pienamente a conoscenza dell’epoca storica in cui si svolgono. Il risultato è che molti fatti, personaggi e riferimenti risultano piuttosto vaghi. Anche l’aspetto dell’ambiguità della politica francese rimane vago, si capisce il perché di questo atteggiamento ambiguo ma non come ci si è arrivati e quali conseguenze sul lungo periodo si sarebbe aspettato Luigi Napoleone per giustificare il suo intervento.
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