Filippo ha quattordici anni e abita a Scampia, dove la vita gli dà una sola possibilità: entrare nel Sistema, la camorra. Un pomeriggio, però, suo zio gli chiede di accompagnarlo alla palestra di judo di Gianni Maddaloni. Con il tempo, il judo gli insegna a guardare le cose in modo nuovo, e presto il ragazzo dovrà scegliere tra un destino segnato dal clan di Toni Hollywood e la speranza di una nuova vita di quello dei Maddaloni. Con la prefazione di Gianni Maddaloni. Età di da 10 anni.
Tatami, judogi, shido, waza ari, tomoe nage sono solo alcuni dei termini che in questi otto anni ho sentito ripetere a mio figlio Paolo al ritorno dalla palestra o durante le innumerevoli gare a cui l’ho accompagnato in giro per il nord Italia. Inizialmente non li capivo, ma soprattutto non capivo che il judo è veramente una disciplina che educa al rispetto dell’avversario, alla fatica, alla cedevolezza da non intendersi come il cedere davanti ai soprusi dei più forti ma il saper sfruttare la forza dell’altro per farla propria, è il saper cadere per rialzarsi più forti di prima. Per ragazzi nati in un quartiere difficile come Scampia, può essere la via per uscire dal Sistema-camorra e la palestra fondata da Gianni Maddaloni è la prova che una vita basata sulla legalità è possibile anche lì, scegliendo di percorrere una strada fatta di sudore e sacrifici, perché ”il destino non è un’ombra legata al piede. È solo un chewing-gum sotto la scarpa. Uno se vuole, se lo stacca.”
Filippo ha quattordici anni e vive nel comprensorio delle Vele a Scampia. Il padre si trova in prigione, il fratello, detto Ninja, collabora con un boss della camorra e la madre trascorre il tempo fra il letto e la chiesa. Il ragazzino ha già iniziato a lavorare per il Sistema facendo la vedetta per i palazzi, cioè controllando che non arrivi la polizia e facendo alcuni scippi in motorino con i suoi amici; fatica a presentarsi a scuola, ha però un particolare talento per il pianoforte, ma il suo unico interesse è fare tanti soldi. Un giorno lo zio lo accompagna alla palestra di judo di Gianni Maddaloni, soprannominato O’ Mae’, sperando di riuscire ad allontanarlo dalla malavita. Filippo, però, farà molta fatica ad inserirsi perché si sentirà in bilico fra due mondi completamente agli antipodi, ma ciò gli permetterà di scoprire che esiste anche un altro modo di vivere oltre la delinquenza, rispettando le regole. Un romanzo straordinario che unisce il tema dello sport a quello della mafia e per il quale lo scrittore si è ispirato alla storie vere raccontate proprio da Maddaloni stesso. È un libro duro, ci sono molte scene dolorose e realistiche, e per questo emoziona e commuove. Mio figlio di dieci anni, appassionato di judo, ne è rimasto colpito, si è sentito coinvolto e mi ha fatto moltissime domande sulla camorra. Abbiamo inoltre scoperto che esiste anche la serie tv chiamata “Il clan”, visibile su RaiPlay, e abbiamo visto le prime puntate. Il romanzo non è ripreso alla perfezione, ma è una buona serie, nonostante il libro, come sempre, “sia migliore”. Non posso fare a meno di consigliarlo: per una lettura autonoma non prima degli 11/12 anni per i temi trattati e un maggior coinvolgimento con i protagonisti . Può essere anche un romanzo consigliato dagli insegnanti della secondaria di primo grado come lettura estiva. Garlando si dimostra nuovamente un autore brillante che sa parlare agli adolescenti in modo diretto ed emozionante. Non potrete non tifare per Filippo, in tutti i sensi.
"Perché, come dice 'o Maè, il destino non è un'ombra legata al piede. È solo un chewingum sotto la scarpa. Se uno vuole, se lo stacca."
Questa storia di Garlando mi ha appassionato di più di quella dedicata a Giovanni Falcone, forse perché parla di fatti e situazioni che accadono in realtà più vicine a me geograficamente. Un libro che riesce ad amalgamare persone reali, ritagli di storie vere con parti romanzate arrivando dritto al punto: far comprendere, far emozionare e in alcuni frangenti, vi assicuro, anche far commuovere per la veridicità di alcune scene. Il judo viene descritto egregiamente da Garlando sia in termini sportivi che come una speranza in una terra di nessuno, dove esistono idoli come Diego Armando Maradona, Armando Izzo, ma gli idoli sono anche "Il Falco", "Il Ninja" e capiclan vari. L'autore dimostra ancora una volta di saper parlare agli adolescenti con tono spigliato e disinvolto e coinvolgere in modo naturale.
Non mi aspettavo un libro così intenso e coinvolgente: una storia che parla di sport come cammino di vita e mezzo di riscatto, che consiglierò sicuramente a tutti i miei alunni.
Libro meraviglioso. L’ho letto a scuola e non credo di aver mai letto grazie alla scuola un libro così bello, che ti dimostra come può cambiare la vita
Una storia avvincente ed appassionante in cui il judo non é semplicemente uno sport, ma bensì una speranza, un modo per vivere e sopravvivere in un mondo dove niente é certo
C'è tanta verità in questa storia cucita da tanti scampoli di storie vere, mi ha commosso, mi ha coinvolto e mi ha fatto dimenticare la copertina fumettosa che secondo me tradisce un target un pochino più alto di quello che sembra