تقف أولريكا على رؤوس أصابعها وهي تطل من نوافذ البيت الصيفي. كل شيء، حتى أدق التفاصيل، ما يزال تماماً كما تتذكره: غرفة الجلوس المريحة بأرائكها المخططة؛ خزانة البحارة؛ المقعد الهزاز الأبيض، والرفوف التي تحيط الجدران كلها، مكتظة بالأجزاء والقطع... كان ذلك أشبه بالتحديق مباشرة في الماضي الذي عاد كله إليها مرة واحدة: أسرة الجيران التي كان من السهل الوقوع في حبها، وابنة الأسرة التي كانت صديقتها الأولى الحقيقية.
تعمل الروائية هيرمانسون على مزيج بين الواقعية والحكاية الخيالية، مستجيبة لاهتمام أدب الشمال المتجدد بالواقعية في أواخر القرن العشرين. وتوظف الكاتبة تقنية «تيار الوعي» وتناوب أصوات القص لتوليف حبكة درامية تحيل الرواية إلى منطقة قصة الغموض. وتتولى القص شخصيتان، تتناوبان الرواية بالتوازي، ولا تتبين العلاقة بينهما إلا في الشوط الأخير من القص مع انحلال العقدة.
росто поразительно, как литерaтурные шведы отличаются от литературных датчан. Там где датчане упорно отыскивают и препарируют унылое говно, шведы вытаскивают на свеt Божий какие-то совершенно милые, земные детали. Они потрясающе умеют рассказывать о жизни as it is. Действительно, в какой-то степени можно говорить о скандинавском магическом реализме как о вполне оформившемся литературном течении.
Странно, никак не пойму, о чем эта книга. Вот контуры вижу: все (не)счастливы по-своему, поиск зарытых в детстве кладов, тяжелая жизнь интровертов, скелетики рыб, одетые в плащи из водорослей (нет, это не метафора) -- текст осязаемый и очень резко дует соленым северным ветром, маня в пучину безумия (боже, что это со мной, что за "пучина безумия"?!), но от него почему-то не осталось удовлетворенного ощущения to the miracle and back, которое всегда дают книги Джоанн Хэррис, раз уж о ней заговорили. То есть хорошо и очень атмосферно, но, на мой вкус, уж слишком импрессионистично.
2 de 5 estrellas⭐️⭐️ (no está mal) No busques un thriller en esta novela porque no lo vas a encontrar. Es una novela más bien costumbrista con toques mágicos que se desarrolla en gran parte en los años 60 en Suecia y en el verano. Me ha encantado leer qué hacía una familia acomodada en sus vacaciones en esa época que personalmente me encanta. En cuanto a la trama, al final del libro no me ha parecido gran cosa y algunos aspectos son un poco rocambolescos además de macabros. No guardare un gran recuerdo de esta novela ni de ninguno de sus personajes pero si que se han metido en mi cabeza paisajes y formas de vivir intensamente al verano
رواية عميقة تتحدث عن الصداقة، عن كوخ صيفي، عن شاطئ المحار، عن التوحد، عن عالم صامت لا يتقبل عالمنا، عن الانعزال، عن الشعور بالفقد، عن الذكريات التي لا تموت، عن الأيام التي تأخذك لمفترق طرق، و تعود بك للماضي بين الحين و الآخر، عن التمني، تكفير الذنب، باختصار عن واقعية الحياة،. هذه الرواية ستأخذك بعيداً و حين تنتهي منها لن تعود مثل السابق، شيء ما سيتغير فيك، شيء ما بداخلك سيوجعك و يظل يعيد أحداث الرواية مراراً و تكراراً.
La perdita dell’innocenza in un romanzo ben congegnato ma che manca di spessore
Marie Hermanson è una giornalista e scrittrice svedese contemporanea; nata nei pressi di Göteborg nel 1956, è autrice ad oggi di una quindicina di romanzi, alcuni dei quali tradotti in varie lingue. Anche in Italia gode di una certa fortuna editoriale: la casa editrice Guanda ha infatti pubblicato, a partire dal 2001, cinque sue opere, la prima delle quali fu, nel 2001, proprio La spiaggia, il romanzo che diede notorietà internazionale all’autrice, edito in Svezia tre anni prima con il titolo originale di Musselstranden, ovvero La spiaggia dei mitili. Evidentemente gli editor di Guanda preferirono evitare di richiamare direttamente il mollusco nel titolo, forse per la scarsa dose di poeticità che la traduzione letterale avrebbe comportato. La spiaggia è una sorta di giallo/thriller, genere che l’autrice frequenta abitualmente, il che ne fa una tipica rappresentante della letteratura di questa nostra (disgraziata) epoca. È anche un libro costruito con una certa qual maestria strutturale, risultando una lettura gradevole e a tratti financo interessante, anche se non scevra di un certo manierismo. Nei quattordici capitoli di cui è composto si alternano due storie di cui sono protagoniste due donne, ed ogni capitolo è intitolato con il loro nome. Trattandosi di un romanzo costruito anche sulla suspense, non intendo svelare più di tanto la sua trama: è però necessario soffermarsi sulle due protagoniste, che peraltro non si incontreranno mai, sul contesto in cui la vicenda si svolge e su alcuni degli avvenimenti principali, che vengono di fatto svelati al lettore sin dalle prime pagine per mezzo di alcune ellittiche riflessioni di una delle due protagoniste. La prima donna che il lettore incontra è Kristina. I capitoli che la riguardano sono scritti in terza persona, in uno stile quasi aulico che mira ad entrare nella complessa personalità del personaggio. Secondo una tecnica usuale nella letteratura contemporanea, viene presentata al lettore in azione, senza che egli sia messo preventivamente a conoscenza di chi sia: nel primo brevissimo capitolo sta pagaiando all’alba su un kayak verso alcuni isolotti al largo di una costa a lei nota, in un paesaggio che si intuisce essere quello di un fiordo, circondata da uccelli marini, veri padroni delle isole. Del secondo lungo capitolo è protagonista Ulrika, voce narrante dei suoi capitoli: è una trentanovenne ricercatrice etnografica di Göteborg, che in particolare si occupa delle leggende nordiche legate al rapimento di bambini e adulti da parte dei Troll, che rinchiudono le loro vittime all’interno delle montagne. Ulrika è divorziata e ha due figli ancora bambini, Jonatan e Max. Chi sia e quale sia la sua storia il lettore lo scoprirà lungo le pagine del romanzo, perché anche lei si presenta senza preamboli, mentre sta entrando nel giardino di una villa non sua, a Tångevik, sulla costa a nord di Göteborg, in compagnia dei figli. La villa è quella dei Gattman, una famiglia di intellettuali di sinistra di Stoccolma, lui noto scrittore, lei giornalista, che vi passavano l’estate negli anni ‘60 e 70. Nel 1961 poco lontano da lì anche i genitori di Ulrike hanno costruito una casetta al mare, e la bambina, l’anno seguente, quando ha cinque anni, diviene amica della più giovane dei quattro figli dei Gattman, Anne-Marie, sua coetanea. Per alcune estati le due bambine si frequentano assiduamente: Ulrika considera Anne-Marie la sua amica del cuore, mentre per quest’ultima Ulrika è solo la compagna delle vacanze, e una volta a Stoccolma si fa sentire raramente. Ora, nell’autunno del 1996, Ulrika ha deciso di portare i figli in gita in quei luoghi, ed una volta lì la ghè vegnü ‘n ment tüta l’infansia (cit.), e la narrerà come detto in prima persona. La giornata si conclude in un modo quantomeno singolare. Ulrika porta i figli in una spiaggetta di difficile accesso, la spiaggia dei mitili che dà il titolo al romanzo, teatro del drammatico episodio che pose fine alle sue estati dai Gattman (di cui ancora il lettore non sa praticamente nulla) e lì suo figlio più piccolo, intrufolatosi in una fenditura tra le rocce, percorre una sorta di cunicolo al termine del quale rinviene uno scheletro umano. Ulrika ovviamente avvisa la polizia e poco tempo dopo viene a sapere che con tutta probabilità lo scheletro appartiene ad una giovane donna scomparsa nel novembre del 1972, Kristina Lindăng; la notizia la fa sobbalzare, perché all’inizio di agosto di quello stesso anno proprio su quella spiaggia fu ritrovata la piccola figlia adottiva dei Gattman, Maja, scomparsa alcune settimane prima. Maja era stata adottata dai Gattman a Bangalore nella primavera del 1969, durante un viaggio in India. Crescendo si era rivelata autistica, e a tre anni ancora non parlava, mostrando indifferenza per l’affetto dei genitori e dei fratelli adottivi e una tremenda cocciutaggine. Molto affezionata ad Anne-Marie, l’unico suo modo di comunicare con il mondo erano i disegni a penna che eseguiva continuamente, minuti e ripetitivi, sorta di linguaggio figurato indecifrabile dagli adulti. Nel 1972 i quattro figli dei Gattman e Ulrika, ormai grandi i primi tre e quindicenni Anne-Marie e l’amica, hanno il permesso di passare la festa di mezza estate - il Midsommarafton che in Svezia è molto sentito e si celebra il venerdì del solstizio - in tenda su un’isola al largo della costa, dove si radunano anche molti altri giovani. Anne-Marie, bella e slanciata, è molto più donna di Ulrika, e si sta staccando sempre più da lei che, piccola e grassottella, soffre l’allontanamento dell’amica e ne invidia l’avvenenza; nonostante tutte le vaghe aspettative adolescenziali che ripone in quella notte magica nella quale musica, alcool e sesso la fanno da padroni si ritroverà solitaria sugli scogli a meditare sulla propria inadeguatezza, anche se nel cuor della notte sarà ad un passo dal perdere la verginità con Jens, il fratello di Anne-Marie. I turbamenti della giovane Ulrika e i divertimenti della piccola comunità vengono però sconvolti all’alba dalla sparizione di Maja, che aveva costretto Anne-Marie e il gruppo dei ragazzi a portarla con loro sull’isola. Dopo il risveglio all’alba per festeggiare la mezza estate nessuno l’ha più vista e le frenetiche ricerche sull’isola si riveleranno infruttuose. La sparizione della piccola ha l’effetto di stravolgere i rapporti familiari, anche perché essendo i coniugi Gattman personaggi in qualche modo pubblici il caso ha una grande eco mediatica. Maja verrà ritrovata inspiegabilmente dopo circa sei settimane su uno sperone roccioso della musselstranden. Le vicende narrate da Ulrika sono come detto intervallate dai capitoli dedicati a Kristina, leggendo i quali viene poco a poco ricostruito il ruolo svolto da quest’ultima nel dramma. Le pagine dedicate a Kristina sono molto inferiori per numero a quelle narrate da Ulrika: ne ho contate 54 su un totale, in questa edizione, di oltre 250. Mi limito ad accennare al fatto che Kristina è una giovane donna con seri problemi mentali, cui l’assistenza sociale ha procurato una casetta non lontano da Tångevik, dove sembra aver ritrovato il suo equilibrio grazie al rapporto con la natura, in particolare con gli animali selvatici, alle gite in kayak verso gli isolotti della zona e alla collezione di piccoli oggetti trovati nei dintorni, quali pietre, ossa, piume etc. che personalizza dipingendoli e aggiungendovi elementi decorativi. La spiaggia è un romanzo ambizioso, che l’autrice ha senza dubbio costruito con cura, innanzitutto come detto dal punto di vista strutturale. Nelle ultime pagine il lettore scopre che nella finzione il romanzo è stato scritto da due persone diverse, e a ciò corrispondono due stili di scrittura nettamente differenti. Ulrika racconta il suo passato, remoto e prossimo, in uno stile cronachistico, con una razionalità e una certa dose di pedanteria tipica di chi è abituato a scrivere saggi e articoli di carattere scientifico, mentre i capitoli su Kristina sono stati scritti da una persona con velleità artistiche, comunque con una visione più creativa della scrittura. Non si può dire che Hermanson non sia abile nel variare il proprio linguaggio attribuendone uno specifico a ciascuno dei due scrittori fittizi, e le differenze vanno ben al di là della semplice variazione della voce narrante, investendo modalità descrittive e la stessa costruzione sintattica. Questa abilità fa però sorgere il dubbio che per l’autrice il linguaggio usato rappresenti una mera variabile tecnica, e non sia intimamente connesso con la modalità necessaria all’efficacia comunicativa della narrazione. Detto in altri termini, mi pare che l’autrice sia stata più attenta a mostrarci quanto sia brava nel variare il tono del racconto piuttosto che ad individuare un linguaggio coerente con la storia che intendeva narrare. Certo, la variazione del linguaggio è uno dei classici della narrativa di ogni tempo (si pensi all’Ulisse, esempio preclaro in tal senso), ma a mio avviso è efficace se è figlia di un intento parodistico, enciclopedico o comunque intimamente connesso con il messaggio che il testo intende fornire al lettore. Qui invece mi pare che ci si trovi di fronte unicamente ad una prova di abilità piuttosto fine a sé stessa. Sia come sia, un corollario della presenza di due scrittori è che il lettore scopre come la storia di Kristina, che dovrebbe fornire la soluzione del mistero della scomparsa di Maja, sia in realtà frutto della rielaborazione di uno scrittore, fatta sulla base di indizi piuttosto scarsi, il che insinua una certa dose di dubbio sul fatto che le cose siano andate veramente così. Sicuramente l’ambizione della scrittrice è stata di usare il genere per parlare d’altro, e se dovessi indicare una parola che lo indica essa sarebbe perdita. La notte di mezza estate del 1972 rappresenta un momento di perdita dell’innocenza a vari livelli. A livello individuale perdono l’innocenza Ulrika e Anne-Marie, non tanto da un punto di vista sessuale (probabilmente la seconda ha già avuto le prime esperienze e la prima, come detto, sfiora solo il primo amplesso) quanto nel rapporto tra di loro. L’infanzia finisce per sempre nel momento della sparizione di Maja e da quel momento le due non saranno più amiche come prima. Dato il fatto che l’età di Ulrika è esattamente quella della scrittrice, che entrambe sono di Göteborg e che il 1996 dell’attualità nel romanzo corrisponde presumibilmente all’anno della sua scrittura, non posso escludere che in Ulrika vi siano alcuni tratti autobiografici, e che l’intento primario di Hermanson fosse proprio quello di fissare sulla carta il suo processo di perdita dell’innocenza infantile. Allargando il cerchio, comunque, il trauma della perdita di Maja porta alla dissoluzione dell’innocenza della famiglia Gattman, che si disgregherà in breve tempo, con esiti drammatici. Ad un livello ancora più ampio, quella notte di mezza estate forse segna anche simbolicamente per l’autrice l’inizio della perdita dell’innocenza della società svedese, che avrà il suo tragico momento culminante con l’assassinio, quattordici anni dopo, di Olof Palme, ufficialmente mai chiarito nelle sue cause e nei suoi mandanti (e qui si potrebbe dire, come per molti degli altri delitti eccellenti dell’ultimo secolo, citando Pasolini: ”Io so. Ma non ho le prove”). Sono molte infatti le osservazioni nel romanzo che inducono al confronto tra un allora e un oggi nel quale la Svezia è radicalmente mutata: il territorio è pesantemente urbanizzato, la proprietà privata prende il posto di quella pubblica, i rapporti personali sono molto più tesi e l’individualismo ha preso il posto della solidarietà. Tutto si è come offuscato, ed emblema di ciò sono ancora una volta i coniugi Gattman, che significativamente passano dall’essere intellettuali organici alla morte per alcolismo uno ed alla crisi religiosa l’altra; e ciò avviene, si badi bene, nonostante l’esito apparentemente felice della scomparsa di Maja. La stessa adozione di Maja è di fatto la conseguenza di una perdita, in quanto – anche se a mio avviso tardivamente – l’autrice introduce nel romanzo il colpo di scena di una figlia persa dai Gattman subito dopo il matrimonio. Un altro elemento cardine del romanzo è il suo legame con le leggende nordiche legate ai rapimenti da parte dei Troll. Anche in questo caso siamo di fronte a perdite, in quanto poche vittime tornano, e chi ce la fa, racconta Ulrike ad una conferenza, ”viene spesso descritt[o] come incert[o], stran[o], confus[o]. […] Altri sembrano indenni e tornano alla loro vita normale, ma presto vengono colpiti da qualche inspiegabile malattia e muoiono”. Anche Maja ricompare dopo essere stata dentro una montagna: tra l’altro, visto che la soluzione razionale del mistero è affidata alle congetture di uno dei personaggi e non ha quindi il crisma dell’ufficialità, nulla vieta al lettore di immaginare che Maja sia stata l’ultima vittima dei Troll, al crepuscolo di un’epoca storica in cui eventi del genere potevano ancora accadere. Adesso, dice una anziana vittima rapita da bambina, intervistata da Ulrika, ”non credo prendano più nessuno”, perché "[a]desso c’è la televisione e tutto il resto”. In ogni caso, la conseguenza della sparizione di Maja non è la sua perdita, quanto piuttosto la scomparsa repentina o progressiva, comunque irreversibile, del mondo in cui viveva e in cui vivevano gli altri personaggi. L’anello più debole di questa costruzione narrativa legata al mito, che a parer mio segnala il carattere del romanzo come opera intellettualistica finalizzata almeno in parte a mettere in evidenza la cultura dell’autrice, è il fatto che la protagonista sia, guarda caso, proprio una ricercatrice che si occupa dei miti di imprigionamento nella montagna. Potrebbe esserlo divenuta proprio a seguito del fatto di aver vissuto in prima persona la sparizione di Maja, ma se è così l’autrice non lo mette in evidenza; tutta l’ultima parte del racconto di Ulrika - dove viene narrato cosa accadde nei ventiquattro anni trascorsi dopo la fine drammatica di quell’estate - è comunque piuttosto debole, affidata com’è ad un incontro fortuito nel 1996 tra la narratrice e Jens Gattman ed ai rispettivi scambi di riassuntini di vita. Insinuo maliziosamente che l’autrice si sia resa conto di aver dilatato troppo la prima parte della storia rispetto alle pagine messele a disposizione dall’editore, e quindi abbia trovato in questo trito escamotage letterario il modo di condensare la vita posteriore dei protagonisti in poche pagine. Come accennato sopra La spiaggia è un romanzo piacevole da leggere e ambizioso, forse troppo. Hermanson prende molto sul serio i temi che tratta, che sono importanti anche se non nuovissimi, ma non riesce a mio avviso a dare alla sua opera il respiro e lo spessore necessari per trattarli adeguatamente, cadendo nelle trappole del tecnicismo narrativo e, in alcuni casi, della forzatura a tesi, essendo peraltro, in ciò, rappresentante paradigmatica di una grande parte della letteratura di qualità degli ultimi decenni.
Книжка в дуже елегантний спосіб обігрує легенду про загублену (викрадену троллями?) дитину. При цьому, історія зі зникненням навіть не є основою сюжету - радше каталізатором, що впливає на те як розвиваються події. Дуже поетичний твір з мумітролівською атмосферою літа у Швеції - такого літа, за яким завжди буде сумно і яке неможливо повторити.
Прекрасна книжка з незвичайними героями і підтекстами. Трошки легенд, трошки світлого дитинства і важкого дорослішання, трошки депресії, трошки смерті, багато природи і простору.
It kind of reminded me of Murakami novels. Very smooth reading, a bit tragic, but at the same time light and sunny. This is definitely not a great essential book. But you can read it.
"Таємниці пляжу з мушлями" за настроєм мені дуже резонує з "Вафельним серцем" Марії Парр, так, ніби герої повиростали і світ навколо теж, але дух лишився. Сподобалося, що авторка розкриває інтригу, здається, що повертає читача від міфічного до реального, але десь в глибині залишає відчуття, що все не так просто. Дуже просто і цікаво написано, з персонажами, яким віриш, і чарами, які завжди є. Найкраща книга за останні два роки.
En av mina tidigare läsupplevelser i livet och dem har stannat kvar sedan dess! Jag älskade den; storyn, karaktärererna, miljön, handlingen och mystiken, allt beskrivs så levande så man ser allt framför sig, en av de få böcker i livet som jag läst flera gånger, om jag läst den för första gången idag vid 48 års ålder vet jag inte om jag varit lika såld...men jag är säker på att jag skulle gillat den mycket!
No sé por qué, la historia de este libro no me ha llegado completamente. Quizás pretende ser ese espejo negro del que se habla bien avanzado el libro y a mi me ha dejado con una sensación como de vacío. Aunque sus páginas denotan una exquisita manera de redactar y describir los hechos, lo único que pienso que evoca son esos veranos de la infancia que todos añoramos. El resto de la historia de "misterio" no me ha parecido nada interesante.
I read this book back in year 2000 and the past year I been wondering what it was that I liked about it. Therefore I decided to read it once more and this time I think I found it even better.
That I found the book better now could be that I have aged since then. I am more experienced and have a family,which makes it more easier to recognise myself in the protagnoist Ulrika who is devorced, have two boys and is middleaged.
I have also moved to Gothenburg where the story takes place and recognice names of places. I usally look up the surroundings in books while I read, because I think it makes it easier to take a step into the story and become one with it. It is easy to imagine the fictive characters walking down the streets and over the beaches. It makes the reading experience much more enjoyable.
The protagonists Ulrika and Kristina are well made, deep and described in such a way I can recognice myself in both of them even if they in many ways are far from alike. Both of them view the world from a different angle than most people, their love for nature and using all their senses. Both of them feel very real to me.
What makes this book even better is the language the author uses, it's so beautiful, almost poetic. The descriptions of the beaches, the rocks, shells, clambs and birds makes it posible to enter this place even if you have not been there. The way Hermanson explores the feelings of children and teenagers is amazing and one can relate to young peoples issues.
This book is easy to read, and if you have not been to Sweden and experienced its nature, this is the book to dream a way to another place, to a paradise which holds a lot of secrets.
Jag läste den här i skolan för att min lärare tycker att det är typ den bästa och mest filosofiska boken hon någonsin läst.
Det här var nog en av de sämsta böckerna jag läst, i början fick man förhoppningar av att det skulle vara lite spännande, men sen blev jag bara mer och mer besviken för varje sida. Det kändes som att det i princip inte hände någonting i hela boken, det mest intressanta var midsommarafton men sen efter det var det så ointressant och slutet kändes som när man kommer på att man har en svenska uppgift två timmar innan den ska in och man bara skriver någonting för att få in uppgiften. Det ända jag brydde mig om var Jens och Ulrika men även det blev en total besvikelse i slutet det med.
Jag hade önskat att någonting mer intressant hade hänt eller i alla fall att slutet hade varit bättre.
This was hard to get through. It's badly written and quite boring. The story isn't extremely dull, but it's very trivial. And that's not even the worst. The worst part is that all the characters narrate their memories - which sometimes go back 24 years or more - so ridiculously precise, with so much unimportant detail, that the whole narration becomes exceedingly implausible.
There is one point, where a small part of the book becomes somewhat postmodern, but the writer crushes her own metafiction almost immediately. Too bad. With better writing this might have been a good book. Maybe.
Un libro con el que no tenía grandes expectativas pero termino siendo una grandiosa lectura, no entra dentro de mis favoritos pero vaya que será un libro que podré recomendarle a varias personas.
Un libro que me hizo tener que buscar entre páginas anteriores y releer ciertas partes para poder comprender lo que estaba sucediendo, mientras lo leía tenía cierto miedo e incertidumbre al no saber cómo iba a terminar o que iba a pasar capítulo a capítulo, simplemente me capturó entre sus páginas y no pude dejar de leer hasta terminarlo.
A pesar de que es un poco tramposillo el modo en que la autora elige desvelar el quid de la trama y no me acaba de convencer, la novela tiene cierto encanto, que me la ha hecho diferente de otras. Probablamente, el tema del mito del hechizamiento, que le da un punto muy sugestivo a todo lo que se nos cuenta. No está mal, ha encontrado el modo de contar una historia distinta de otras intrigas.
"Ist nicht das ganze Erwachsenenleben ein einziger Versuch, die Geschehnisse der Kindheit und Jugend umzugestalten? Sie zu wiederholen, zu verbessern, sie zu schmirgeln und zu feilen, bis sie mit der Vorstellung, die wir von Moral, Glück und Ästhetik haben, übereinstimmt?" - S.252
رواية صيفية لطيفة تتحدث عن الإجازات الصيفية التي قضتها أولريكا (البطلة) بصحبة آن ماري غاتمان وعائلتها، خصوصا آخر إجازة صيفية والتي أثرت أحداثها على جميع أفراد هذه العائلة وأولريكا.
رواية بسيطة وهادئة ومشوقة تستحق القراءة أمام البحر في وقت الشروق أو في وقت الغروب.