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190 pages, Kindle Edition
First published August 13, 1992
Due parole sulla trama, o meglio, sulla premessa che dà il via al romanzo: Morgan, il migliore amico di Ditto, il nostro protagonista, fa una dichiarazione:
«La letteratura è una stronzata» disse Morgan. «O quantomeno lo è la narrativa. I romanzi. I racconti. È come il caffè che ci propinano qui. Una frode. Un surrogato.»
E Ditto ha tutte le intenzioni di confutare questa tesi, scrivendo il resoconto di una gita che ha intenzione di fare.
Sebbene il perno del romanzo sia proprio questo dibattito iniziale, Chambers non si pone alcun tipo di limite nel trattare temi diversi. D'altronde esiste un modo migliore per dimostrare che la letteratura - pardon, Morgan - la narrativa non è una stronzata?
E tutto sommato mi è piaciuto come ha reso il tumulto adolescenziale di Ditto, il suo desiderio per Helen, un personaggio che farà due rapide apparizioni di discreta importanza (è proprio lei a scatenare l'idea per la gita), il suo conflitto con il padre e le riflessioni sulla letteratura.
È la resa che non mi ha convinta. Di Chambers ho apprezzato, in questo romanzo come in Danza sulla mia tomba, come non abbia paura di osare con lo stile. È sicuramente di un altro livello rispetto a tutti quei romanzi young adult fotocopia e stilisticamente piatti. Un pregio, che però può ritorcersi contro.
Chambers gioca con le parole, con la punteggiatura, con l'impaginazione, con l'intero romanzo. Solo che, secondo me, in Breaktime ha osato troppo, fino a causare un senso di nausea.
Vi riporto qualche esempio pratico.