Nel corso della nostra vita siamo accompagnati da alcune esperienze fondamentali che ci consentono di conoscere cosa noi siamo e cosa sono gli altri; e fra queste esperienze come non ripensare alla tristezza, alla sofferenza, alla felicità, alla solitudine, alla tenerezza, al desiderio di comunità e di comunità di destino, alla speranza, alla malattia e alla morte volontaria, e ai modi con cui entrare in comunicazione con ciascuna di queste esperienze? Ma cosa è questa parola ambivalente, «comunicazione», che entra in gioco in ogni forma di discorso e di vita? Comunicare vuol dire rendere comune (dal latino munus, dono): è dialogo, relazione. Significa entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri, nella convinzione che comunicazione sia sinonimo di cura. Noi entriamo in relazione con gli altri, allora, in modo tanto più intenso e terapeutico quanta più passione è in noi, quante più emozioni siamo in grado di provare e di vivere.
Mann, Einstein, Goethe, Rilke e tanti altri (Celan Woolf, Kafka, Kierkegaard). Nelle prime due pagine. Cominciamo bene. Ok, ma basta co 'sta risonanza... Buoni argomenti e contenuti, meno convincente la forma (troppe risonanze, troppe...). Il titolo giusto sarebbe stato: La risonanza dell'insignificanza.
"Parlarsi" racchiude un significato molto profondo. Come spesso viene ripetuto all'interno del libro, la comunicazione non è un semplice scambio di parole e idee, ma "l'entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri", cioè l'essere in costante dialogo con se stessi e ,nel frattempo, uscire da se stessi e immedesimarsi nella vita interiore della persona con cui ci si sta relazionando. Le emozioni, in questo, giocano un ruolo fondamentale, poiché senza di esse, dice Borgna, non saremmo capaci di instaurare una comunicazione autentica. Quindi comunicare è anche (e soprattutto) ascoltare. A mio parere, oggi, quando comunichiamo, non ci concentriamo più di tanto su questo aspetto. Questo libro mi è servito a riflettere sul vero valore delle parole, ma anche dei silenzi, che tutti i giorni usiamo, come li usiamo, con chi, quali effetti hanno in noi e quali negli altri. Interessante anche la questione del "tempo della comunicazione", del tempo interiore ed esteriore, e del fatto che oggi la comunicazione digitale sia fatta di un tempo che non lascia spazio ai nostri tempi, che non ci dà cioè il giusto tempo per pensare, per riflettere, meditare.
Eugenio Borgna è stato uno dei più importanti psichiatri e saggisti della sofferenza in Italia. La sua scrittura è sempre attraversata da delicatezza e un’attenzione rara alla dimensione interiore dell'uomo. "Parlarsi" si inserisce nel solco tipico delle sue riflessioni: il dialogo come incontro fondamentale, il valore dei silenzi, la necessità di ascoltare non solo le parole, ma ciò che sta sotto.
Detto questo, il libro non mi è parso particolarmente illuminante, soprattutto se si è già familiari con l'esperienza di Borgna o con le riflessioni introspettive. Molte pagine danno l’impressione di girare attorno a concetti già noti: che l’ascolto richiede tempo, presenza, sospensione del giudizio, che i sentimenti non sempre trovano voce, che l’altro chiede, prima di tutto, di essere visto.
Non c’è nulla di rivoluzionario, però c’è qualcosa di utile. Ci ricorda con gentilezza quanto spesso ci dimentichiamo di ascoltare davvero. In un tempo in cui si parla moltissimo e ci si comprende pochissimo, questa è una verità semplice, ma mai scontata.
Non un libro che cambia la prospettiva, almeno non per me, ma un piccolo invito a rallentare, ad avere cura delle parole e di chi le pronuncia.
Un libro che parla della parola “comunicazione” e del suo significato ma non solo. Parla anche dell’importanza dell’ascoltare gli altri per davvero, dell’importanza dei silenzi e come usare quest’ultimi ma soprattutto con chi.
È un libro con un significato profondo e con molti spunti di riflessione. Infatti la comunicazione viene tratta in diversi contesti ovvero nelle famiglie, nelle scuole, nelle diverse età della vita, digitale, nella malattia ecc.
Questo libro mi ha fatto riflettere molto sulla comunicazione che ho con gli altri ma anche sulla comunicazione che ho con me stessa, l’importanza della solitudine (non l’isolamento), come esprimo le mie emozioni, che hanno un ruolo fondamentale, poiché senza esse non saremmo mai capaci di comunicare.
L'ho dovuto leggere per un esame universitario. Lo trovo un libro con spunti molto interessanti ma è fin troppo filosofico. Le citazioni da altri autori e poeti non mi hanno lasciato niente, molto spesso non trovavo nemmeno il collegamento tra i brani e le poesia citate e il discorso in cui sono state inserite. Inoltre mi ha dato molto fastidio l'uso apparentemente casuale della punteggiatura.
Un breve saggio su un argomento capitale, svolto in modo insoddisfacente. Si nomina l'importanza nell'approccio terapeutico del silenzio e dell'ascolto, dell'empatia col paziente e sul contatto emozionale, ma poi tutto scivola via senza significativi approfondimenti, in un valzer di citazioni letterarie.
"C'è bisogno di intuizione, di una ininterrotta logica del cuore, di una impalpabile leggerezza dell'essere, se vogliamo avvicinarsi al mistero del guardare."
Come una carezza calda, Borgna declina temi come solitudine, silenzio, comunicazione e depressione nei loro risvolti clinici, pisicologici e letterari.
Quando ho comprato questo libricino pensavo trattasse il tema in maniera diversa, ed è stata una meravigliosa scoperta. Intimo e profondo. Per niente banale anzi corto ma pregnante.